Chi sono davvero i Testimoni di Geova? In cosa credono, cosa li distingue dalle altre religioni e perché sono spesso al centro di dibattiti e polemiche? Se ti sei mai posto queste domande, sei nel posto giusto. In questo articolo approfondiremo ogni aspetto legato ai Testimoni di Geova: dalle origini del movimento alle dottrine fondamentali, dalle pratiche quotidiane ai divieti più controversi, senza tralasciare il lato umano di chi ci è passato dentro.
Parleremo anche di cosa non credono i Testimoni di Geova, delle loro posizioni radicali su politica, medicina e festività, ma soprattutto condividerò con te la mia esperienza personale, vissuta in prima persona all’interno dell’organizzazione. Un percorso fatto di speranze, illusioni, regole stringenti e infine un lungo cammino verso la libertà.
Inoltre, ti presenterò due libri che ho scritto sull’argomento: uno di taglio critico e informativo, l’altro satirico e irriverente. Due prospettive diverse, ma complementari, per aiutarti a comprendere meglio questa realtà spesso fraintesa o idealizzata.
Preparati a leggere un contenuto approfondito, schietto e documentato. Perché prima di giudicare, bisogna conoscere. E prima di scegliere, bisogna capire.
1. Chi sono i Testimoni di Geova
I Testimoni di Geova sono una comunità religiosa cristiana che si distingue per la sua predicazione porta a porta, l’uso esclusivo del nome “Geova” per riferirsi a Dio, l’interpretazione letterale della Bibbia e una rigida aderenza a norme morali e dottrinali. A differenza delle confessioni cristiane tradizionali, essi non credono nella Trinità, rifiutano le festività religiose e civili, e praticano l’ostracismo verso chi lascia l’organizzazione.
Spesso noti per la loro attività missionaria e per la distribuzione delle riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!, i Testimoni di Geova operano a livello globale con una struttura altamente centralizzata, guidata da un Corpo Direttivo con sede a Warwick, New York. Ma per comprendere appieno chi sono i Testimoni di Geova, è fondamentale risalire alle origini del movimento.
a) Origini e fondazione del movimento
i) Gli inizi con Charles Taze Russell
Come sottolineo nella mia guida in cui spiego quando sono nati i Testimoni di Geova, praticamente questo movimento dei Testimoni di Geova nasce alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti, grazie alla figura carismatica di Charles Taze Russell. Nato nel 1852 in Pennsylvania, Russell fu profondamente influenzato dal clima religioso del tempo, caratterizzato da un forte fervore escatologico e da un’intensa attività di predicazione da parte di numerosi gruppi cristiani indipendenti.
Deluso dalle dottrine tradizionali delle chiese protestanti, in particolare riguardo all’inferno e alla Trinità, il fondatore dei Testimoni di Geova Russell iniziò a promuovere una sua personale interpretazione della Bibbia. Nel 1879 fondò la rivista Zion’s Watch Tower and Herald of Christ’s Presence, precursore della moderna Torre di Guardia. A questa pubblicazione si affiancò nel tempo un crescente gruppo di seguaci, noti inizialmente come “Studenti Biblici”.
Questi primi aderenti credevano nella venuta invisibile di Cristo avvenuta nel 1874 (poi ricalcolata in seguito) e nell’imminenza dell’Armageddon, la battaglia finale tra il bene e il male. L’opera di Russell fu profondamente influenzata da altri movimenti millenaristi, ma si distinse per l’attenzione ai dettagli cronologici e per l’enfasi sulla “verità biblica” rivelata solo a pochi eletti.
ii) L’evoluzione del nome e della struttura
Per comprendere bene cosa c’è dietro ai Testimoni di Geova è importante conoscere bene anche il dopo l’era Russell. Praticamente dopo la morte di Russell nel 1916, la guida del movimento passò a Joseph Franklin Rutherford, il quale riorganizzò radicalmente la struttura del gruppo e ne accentuò il carattere autoritario e centralizzato. Fu lui, nel 1931, a coniare ufficialmente il nome “Testimoni di Geova”, basandosi su Isaia 43:10 (“Voi siete i miei testimoni”, dichiara Geova). Questo nome aveva lo scopo di distinguere il movimento dagli altri gruppi religiosi e di marcare la sua identità unica nel panorama cristiano.
Sotto la guida di Rutherford, la società pubblicò nuovi testi dottrinali, rafforzò l’organizzazione piramidale e iniziò a promuovere in modo più aggressivo l’opera di predicazione porta a porta. Anche il messaggio religioso fu semplificato e reso più uniforme, ponendo le basi per la moderna organizzazione dei Testimoni di Geova.
Da allora, la struttura si è evoluta, ma ha mantenuto un forte accentramento decisionale, con tutti gli insegnamenti e le direttive che provengono da un unico centro: il Corpo Direttivo. Considerando tutto ciò reputo opportuno sottolineare che in genere i Testimoni di Geova sono brave persone nel complesso se visti singolarmente. Questo anche perchè sono vittime di tecniche manipolatorie. Dunque anzichè accanirsi verso i singoli adepti di tale culto è più corretto accanirsi verso l’organizzazione nel suo complesso partendo innanzitutto dai vertici di tale organizzazione.
b) La struttura organizzativa globale
i) La Torre di Guardia e il Corpo Direttivo
Il cuore dell’organizzazione è la Watch Tower Bible and Tract Society, nota in italiano come Società Torre di Guardia, fondata da Russell nel 1881 e oggi con sede a Warwick (Stato di New York). Questa entità gestisce tutte le attività editoriali, legali, logistiche e finanziarie del movimento.
A capo dell’intera struttura si trova il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, un gruppo ristretto di uomini (attualmente otto membri) che affermano di essere lo “schiavo fedele e discreto” di cui parla Matteo 24:45-47. Questo gruppo ha autorità assoluta in materia dottrinale, organizzativa e disciplinare, e viene considerato l’unico canale attraverso cui Dio comunica con l’umanità oggi.
Ogni congregazione locale segue le istruzioni provenienti dall’alto senza possibilità di deviazioni. Non esistono interpretazioni personali o autonomie pastorali: ogni discorso, studio biblico o programma viene fornito direttamente dalla sede centrale, garantendo così un’uniformità assoluta in ogni parte del mondo.
Aggiornamento del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
Il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova è composto da un ristretto gruppo di uomini che guidano l’intera organizzazione a livello globale, prendendo decisioni dottrinali, organizzative e morali vincolanti per milioni di fedeli. Sebbene si presenti come una struttura immutabile e spiritualmente ispirata, negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti significativi nella sua composizione, spesso avvolti nel silenzio.
Il fatto che ci sia un aggiornamento del Corpo Direttivo e che il tutto venga trattato con comunicazioni ufficiali minime, spesso limitate a brevi annunci senza dettagli è alquanto ambiguo. Non vengono mai fornite spiegazioni sulle motivazioni, creando un alone di mistero e alimentando discussioni sia tra i fedeli che nel mondo degli ex membri.
Ex membro del Corpo Direttivo: il caso Anthony Morris
Uno dei casi più clamorosi e discussi relativi agli ex membri del Corpo Direttivo è stato quello di Anthony Morris III, per anni volto di punta del Corpo Direttivo e spesso protagonista nei video JW Broadcasting. Nel Febbraio 2023, una comunicazione stringata sul sito ufficiale ha annunciato che “non fa più parte del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova”. Nessuna spiegazione e nessun dettaglio sul fatto che Anthony Morris è stato rimosso dal Corpo Direttivo.
Il silenzio ha generato un’ondata di speculazioni tra i membri attivi e, soprattutto, tra gli ex Testimoni di Geova. Alcuni parlano di possibili disaccordi interni, altri ipotizzano problemi di salute o personali. Il dato certo è che la rimozione è avvenuta in modo inaspettato e senza precedenti di trasparenza, e molti hanno percepito questo episodio come un’ulteriore dimostrazione della totale mancanza di accountability da parte della leadership.
Il caso Morris è emblematico: un uomo che fino al giorno prima rappresentava la “voce di Geova”, sparisce improvvisamente senza spiegazione. E chi fa domande, come sempre, viene etichettato come “critico” o “apostata”.
Il volto meno raccontato del Corpo Direttivo: comfort, status e contraddizioni
Il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova è ufficialmente descritto come un gruppo di uomini dediti al servizio di Dio, modesti e impegnati esclusivamente in attività spirituali. Tuttavia, esistono numerose testimonianze, fotografie e analisi che suggeriscono una realtà ben diversa: uno stile di vita agiato, segnato da privilegi difficilmente conciliabili con il messaggio di sobrietà e rinuncia predicato ai fedeli. Tre elementi spiccano in particolare: accessori di lusso, residenze d’élite e una serie di comodità che ben pochi membri della congregazione possono permettersi.
Orologi di lusso e incoerenza visiva: il caso dei Rolex
Uno dei dettagli che ha attirato maggiore attenzione riguarda le immagini circolate online che mostrano membri del Corpo Direttivo con al polso Rolex ed altri orologi di lusso dal valore di decine di migliaia di euro. In un’organizzazione che invita i fedeli a condurre una vita semplice, ad evitare l’apparenza mondana e a concentrarsi su ciò che è spirituale, la presenza di accessori così costosi risulta quantomeno controversa.
Molti Testimoni vivono con sacrifici economici, dedicando tempo e risorse alla predicazione o alla manutenzione delle strutture religiose, spesso in modo completamente gratuito. Vedere chi li guida spiritualmente ostentare oggetti simbolo di ricchezza provoca un senso di smarrimento e incoerenza, come se l’umiltà valesse solo per la base, ma non per chi sta al vertice.
Residenze esclusive: le abitazioni del Corpo Direttivo
Un’altra questione spesso sollevata riguarda le ville dei membri del Corpo Direttivo, che secondo diverse fonti risiederebbero in alloggi particolarmente confortevoli, ben arredati, situati all’interno o nei pressi delle sedi centrali dell’organizzazione (i Betel). Queste residenze, pur non pubblicizzate, sarebbero dotate di ogni comfort, tra cui pulizie regolari, pasti pronti, vigilanza e manutenzione.
Tutto ciò stride con le raccomandazioni fatte ai membri comuni: evitare spese superflue, non indebitarsi per la casa, vivere con modestia per poter “mettere al primo posto il Regno”. Il divario tra ciò che viene insegnato e ciò che sembra essere vissuto ai vertici può diventare motivo di crisi di coscienza per molti fedeli sinceri.
Dietro le quinte: comodità, status e silenzi
Più che di oggetti o immobili, il vero nodo sta nella rete di privilegi di cui gode il Corpo Direttivo. I racconti di chi ha lavorato all’interno delle strutture dell’organizzazione parlano di viaggi in business class, assistenza medica privata, cuochi e personale di servizio, spese coperte integralmente e nessuna preoccupazione legata al lavoro o al sostentamento quotidiano.
Mentre i Testimoni comuni si sforzano di sostenere economicamente l’opera con offerte volontarie, ore di lavoro gratuito nei cantieri o nel ministero, chi guida l’organizzazione gode di un tenore di vita molto distante da quello che si predica. Tutto questo avviene senza trasparenza, senza un vero controllo da parte dei fedeli e senza possibilità di fare domande.
Alla luce di tutto ciò, sorgono interrogativi legittimi: possiamo ancora parlare di guida spirituale disinteressata? O siamo di fronte a una leadership religiosa sempre più distante dalla realtà che chiede ai suoi seguaci di sacrificarsi ogni giorno? La discrepanza tra il messaggio ufficiale e le dinamiche interne solleva dubbi profondi sul significato stesso di umiltà e servizio.
2. In cosa credono i Testimoni di Geova
Testicoli di Genova: Cronache tragicomiche dal mondo delle visite a domicilio
Un’esilarante satira religiosa che ti farà ridere, riflettere e non rispondere mai più al campanello. Il libro sui Testimoni di Geova come non l’hai mai letto prima!
I Testimoni di Geova si distinguono nel panorama religioso per una serie di credenze che li separano nettamente sia dalle religioni cristiane tradizionali che dai movimenti evangelici più moderni. Le loro dottrine sono il frutto di un’interpretazione rigorosa e selettiva della Bibbia, filtrata e controllata esclusivamente dal Corpo Direttivo. In questa sezione vedremo nel dettaglio a cosa credono i Testimoni di Geova, partendo dai punti centrali della loro teologia.
a) Dottrine centrali
i) Il nome di Dio: perché Geova?
Una delle credenze più distintive dei Testimoni di Geova è l’insistenza sull’uso del nome “Geova” per indicare Dio. Secondo loro, chiamare Dio semplicemente “Dio” o “Signore” è vago e impersonale. Il nome “Geova” deriverebbe da una combinazione delle consonanti del Tetragramma ebraico YHWH e delle vocali di “Adonai”, ed è per loro l’unico modo corretto di rivolgersi al Creatore.
Questo uso esclusivo è diventato un tratto identitario così forte che persino il nome ufficiale dell’organizzazione, “Testimoni di Geova”, è costruito attorno a questa convinzione. Nelle pubblicazioni, negli incontri e nella predicazione, il richiamo al nome Geova è costante e viene presentato come prova del fatto che loro siano l’unico vero popolo di Dio.
Chi è Geova per i Testimoni?
Per i Testimoni di Geova, “Geova” è il nome personale del vero Dio, il Creatore dell’universo, l’Onnipotente. Non si tratta di un semplice titolo come “Signore” o “Dio”, ma di un nome proprio che, secondo loro, Dio stesso avrebbe voluto fosse conosciuto e usato dall’umanità. Dunque non solo i Testimoni di Geova credono in Dio ma si rivolgono a lui chiamandolo con il suo nome proprio.
Secondo la loro interpretazione della Bibbia, conoscere e usare il nome “Geova” è essenziale per ottenere la salvezza. Si rifanno, tra gli altri, a versetti come Salmo 83:18 (“perché tu solo, il cui nome è Geova, sei l’Altissimo su tutta la terra”) e Giovanni 17:6, dove Gesù avrebbe “fatto conoscere” il nome del Padre.
Geova è, per loro, il Dio che guida e protegge il suo popolo, colui che annuncerà presto la fine del sistema mondiale attuale per instaurare il Regno di Dio sulla Terra. È distinto da Gesù Cristo, che è considerato il Figlio di Dio, subordinato e ubbidiente a Geova.
L’enfasi sul nome di Dio è così forte che l’intera identità dell’organizzazione si fonda su di esso: sono “Testimoni di Geova” perché si considerano i soli rappresentanti di Geova sulla terra.
Per approfondimenti leggi “Chi è Geova per i Testimoni di Geova“
Il Nome Geova in Ebraico
Il nome “Geova” in ebraico è una traslitterazione occidentale del Tetragramma ebraico YHWH (יהוה), ovvero le quattro lettere che nella Bibbia ebraica rappresentano il nome personale di Dio. Il significato del Tetragramma è generalmente interpretato come “Egli fa diventare”, a indicare che Dio può diventare qualsiasi cosa serva per adempiere il Suo proposito.
Nell’antico ebraico il nome non veniva vocalizzato, e la pronuncia originale è andata perduta nel tempo, poiché per rispetto i giudei evitavano di pronunciarlo. Nel Medioevo, alcuni studiosi cristiani europei inserirono le vocali di “Adonai” (Signore) tra le consonanti YHWH, generando così il nome “YeHoWaH”, che in italiano diventò “Geova”.
I Testimoni di Geova ritengono che, sebbene “Geova” non sia la pronuncia originale, sia comunque accettabile e rispettosa, in quanto riconosce il nome di Dio e lo distingue da ogni altra divinità generica.
Nella loro Bibbia, la Traduzione del Nuovo Mondo, il nome Geova è stato reinserito oltre 7.000 volte, anche nel Nuovo Testamento, dove non appare nei manoscritti originali.
In Quale Chiesa si Trova il Nome di Geova?
Se vuoi sapere in quale chiesa si trova il nome di Geova sappi che tale nome è estremamente raro nelle chiese cristiane tradizionali, e questo è uno dei motivi per cui i Testimoni di Geova considerano queste religioni “apostate” e infedeli alla vera adorazione.
Nelle chiese cattoliche, ortodosse e protestanti, il nome Geova è quasi totalmente assente, sostituito da titoli come “Dio”, “Signore” o “Eterno”. Solo in alcune Bibbie protestanti storiche, come la Diodati o la King James Version, è possibile trovarlo, ma in numero limitato e solo nell’Antico Testamento.
Non esistono chiese ufficialmente dedicate al culto di “Geova” al di fuori dell’organizzazione dei Testimoni di Geova. Solo nelle loro Sale del Regno o nelle pubblicazioni Watchtower si trova un uso sistematico del nome.
Per i Testimoni, questa assenza è la prova che le altre religioni hanno abbandonato la verità biblica, e conferma che solo la loro organizzazione “fa conoscere il nome di Dio” come richiesto dalle Scritture.
ii) Chi è Gesù Cristo per i Testimoni
I Testimoni di Geova credono in Gesù e considerano Cristo il Figlio di Dio, ma non Dio stesso. Rifiutano categoricamente la dottrina della Trinità, che secondo loro è di origine pagana e non biblica. Per loro, Gesù è la prima creazione di Geova, un essere spirituale potente ma subordinato al Padre, identificato anche con l’arcangelo Michele.
Come riportato nella guida “Come è morto Gesù per i Testimoni di Geova” praticamente gli adepti di questo movimento credono che Gesù sia venuto sulla Terra come uomo perfetto, abbia sacrificato la sua vita per redimere l’umanità e sia poi risorto come creatura spirituale. La sua funzione principale è quella di Re del Regno di Dio, un governo celeste che governerà presto tutta la Terra dopo la distruzione dell’attuale sistema mondiale.
La Commemorazione della morte di Cristo
Dopo aver spiegato chi è Gesù per i Testimoni di Geova è giunto il momento di parlare della Commemorazione della morte di Gesù è la celebrazione più importante per i Testimoni di Geova. Si tiene una volta all’anno, dopo il tramonto del giorno che corrisponde al 14 nisan del calendario ebraico, in obbedienza al comando di Gesù riportato in Luca 22:19: “Continuate a far questo in mio ricordo”.
Durante la Commemorazione dei Testimoni di Geova, i fedeli si riuniscono per un evento solenne che dura circa un’ora. L’incontro inizia e si conclude con un cantico e una preghiera. Il momento centrale è un discorso che evidenzia il significato del sacrificio di Gesù e il suo valore per l’umanità.
Vengono presentati due emblemi: pane non lievitato e vino rosso non adulterato, simboli del corpo e del sangue di Cristo. Questi vengono fatti passare tra i presenti, ma solo un numero molto ristretto di partecipanti, identificati come “unti” o parte dei 144.000 destinati al cielo, li consuma.
L’evento è aperto a tutti e gratuito. Non vengono raccolte offerte e non si richiede alcun impegno da parte dei partecipanti. I Testimoni di Geova invitano amici, familiari e chiunque sia interessato a partecipare a questa cerimonia.
La Commemorazione è un evento di portata mondiale. Ogni anno, milioni di persone, inclusi non Testimoni, assistono alla cerimonia. Ad esempio, nel 2021, oltre 21 milioni di persone hanno partecipato all’evento in 240 nazioni.
iii) Il Regno di Dio e la fine imminente del sistema
Uno dei capisaldi della fede geovista è la convinzione che il mondo attuale sia sotto il controllo di Satana e che presto verrà distrutto ad Armageddon, una guerra finale in cui Dio eliminerà tutti i malvagi. Dopo questa distruzione, secondo loro, Gesù regnerà su un paradiso terrestre restaurato, dove vivranno solo i giusti.
Questo Regno di Dio, per i Testimoni, non è qualcosa che “viene nel cuore” delle persone, come insegnano alcune confessioni cristiane, ma è un governo reale e invisibile, già insediato nei cieli dal 1914. Da allora, credono che Gesù stia regnando in attesa del momento in cui inizierà la distruzione del sistema.
Questa dottrina imprime un’urgenza continua alla loro predicazione: chi non accetta il messaggio dei Testimoni di Geova, infatti, sarà sterminato ad Armageddon. Non si tratta solo di una fede interiore, ma di una vera e propria corsa contro il tempo per “salvare” più persone possibili.
La Fine del Mondo secondo i Testimoni di Geova
La dottrina della fine del mondo è uno dei pilastri centrali della fede dei Testimoni di Geova. Secondo la loro interpretazione biblica, viviamo negli “ultimi giorni” di un sistema di cose malvagio che presto sarà distrutto da Dio stesso durante l’evento chiamato Armageddon. Dopo questa distruzione, il Regno di Dio governato da Gesù Cristo porterà pace, giustizia e vita eterna sulla Terra.
A differenza di altre religioni cristiane che vedono la “fine del mondo” in senso allegorico o spirituale, i Testimoni credono che la fine del mondo è un evento letterale, imminente e globale, in cui tutti i governi umani saranno eliminati per lasciare spazio a un governo divino.
Solo chi è riconosciuto come fedele a Geova e attivo all’interno dell’organizzazione sopravvivrà ad Armageddon, mentre il resto dell’umanità verrà distrutto per sempre. Non si tratta quindi di una “fine del mondo” intesa come la fine del pianeta, ma come la fine della società attuale e l’inizio di una nuova era sotto la sovranità di Dio.
Quanto Manca allo Scoppio della Grande Tribolazione?
Secondo i Testimoni di Geova, l’umanità è vicinissima alla “Grande Tribolazione”, un periodo di caos e giudizio preceduto da un apparente periodo di pace. Questo evento segnerà l’inizio del giudizio finale di Dio sull’intero sistema mondiale, e culminerà con la battaglia di Armageddon.
I Testimoni non forniscono più date precise, ma continuano a insistere sul fatto che viviamo negli “ultimi giorni”, e che tutti i segnali profetici si stanno adempiendo davanti ai nostri occhi: guerre, carestie, terremoti, degrado morale, odio religioso, e persecuzioni contro i “veri servitori di Geova”.
Come sottolineato anche nella guida “Quanto manca allo scoppio della grande tribolazione” in passato, hanno fatto previsioni specifiche per la fine del mondo (1874, 1914, 1925, 1975), poi rivelatesi errate, ma oggi parlano di “prossimità assoluta” e invitano i fedeli a “restare svegli” e “vigilanti spiritualmente” per non essere colti impreparati.
I 144.000 Testimoni di Geova
Uno degli insegnamenti più distintivi dei Testimoni di Geova riguarda la classe dei 144.000 unti, menzionata nel libro dell’Apocalisse. Secondo la loro dottrina, solo 144.000 esseri umani scelti da Dio andranno in cielo per regnare con Cristo, mentre il resto dei fedeli vivrà eternamente sulla Terra trasformata in paradiso.
I 144.000 sono Testimoni di Geova “unti dallo spirito santo”, che ricevono una speranza celeste e parteciperanno alla futura amministrazione del Regno di Dio come re e sacerdoti. La stragrande maggioranza dei Testimoni non fa parte di questo gruppo, ma si identifica con la “grande folla” descritta sempre in Apocalisse, destinata alla vita eterna sulla Terra.
Nel corso delle adunanze annuali della Commemorazione, solo chi si ritiene parte dei 144.000 prende del pane e del vino, mentre gli altri osservano in silenzio, a dimostrazione di questa distinzione spirituale.
L’Armageddon dei Testimoni di Geova
Armageddon, per i Testimoni di Geova, è una battaglia reale e imminente, non un concetto simbolico o spirituale. Secondo la loro dottrina, sarà l’intervento diretto di Dio per distruggere tutti i governi umani, le religioni false e le persone che rifiutano la sua sovranità.
Questo evento metterà fine all’attuale sistema di cose, e segnerà l’inizio del Regno millenario di Cristo, che governerà sulla Terra in collaborazione con i 144.000 unti.
Durante l’Armageddon, milioni di persone moriranno, inclusi tutti coloro che non fanno parte dell’organizzazione dei Testimoni. Dopo questa “purificazione mondiale”, inizierà il nuovo mondo promesso: un paradiso terrestre senza guerra, malattie, inquinamento o morte.
I Testimoni si preparano attivamente per l’Armageddon: spiritualmente, moralmente, e attraverso la predicazione, che secondo loro può “salvare vite” in vista dell’imminente giudizio.
Significato del 1914 per i Testimoni di Geova
Il 1914 per i Testimoni di Geova è una data cruciale nella teologia, in quanto considerata l’inizio del “tempo della fine”. Secondo i calcoli profetici dell’organizzazione, basati su Daniele 4 e altri passi biblici, in quell’anno Gesù Cristo è stato insediato invisibilmente come Re del Regno di Dio nei cieli, e ha iniziato a governare spiritualmente.
Da quel momento, secondo loro, il mondo è entrato in un’epoca di instabilità crescente che porterà all’Armageddon. Eventi storici come la Prima Guerra Mondiale, la pandemia del 1918, il degrado morale e la crisi ambientale sono interpretati come prove dell’avverarsi delle profezie bibliche collegate al 1914.
Anche se per il resto del mondo il 1914 non ha un significato religioso, per i Testimoni è il fulcro della storia moderna, e viene citato costantemente nelle loro pubblicazioni per dimostrare che siamo nel “tempo della fine” già da oltre un secolo.
b) La Bibbia e le interpretazioni dottrinali
i) La Traduzione del Nuovo Mondo
I Testimoni di Geova utilizzano una propria versione della Bibbia, chiamata “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture”. Questa traduzione, pubblicata per la prima volta negli anni ’50, è stata curata da un comitato anonimo e mai identificato pubblicamente, su cui esistono molte critiche da parte di studiosi ed ex membri.
Secondo la Torre di Guardia, questa versione è più fedele ai testi originali e ripristina il nome Geova dove sarebbe stato rimosso dalle traduzioni tradizionali. Tuttavia, molte delle scelte traduttive sembrano funzionali a sostenere le loro dottrine, in particolare quelle su Gesù, lo spirito santo, la salvezza e l’anima.
Molti studiosi biblici accusano questa traduzione di essere tendenziosa e priva di basi accademiche solide. Ciononostante, per i Testimoni è l’unica Bibbia accettabile, e viene utilizzata esclusivamente durante tutte le attività religiose.
ii) Studio personale e guida ufficiale
Una delle particolarità dell’organizzazione è che, pur incoraggiando lo “studio personale”, questo avviene sempre attraverso pubblicazioni ufficiali come la Torre di Guardia, il libro Insegna o le adunanze settimanali. Non esiste libertà di interpretazione: ogni passo biblico deve essere compreso alla luce delle spiegazioni fornite dal Corpo Direttivo.
I Testimoni di Geova sono addestrati a consultare sempre le spiegazioni ufficiali prima di trarre qualsiasi conclusione. L’idea alla base è che solo l’organizzazione sia guidata da Dio e in grado di interpretare correttamente le Scritture. Questo sistema rende lo studio biblico una forma di autoindottrinamento costante, dove la lettura personale è filtrata da un’autorità superiore.
3. In cosa non credono i Testimoni di Geova
Per comprendere davvero chi sono i Testimoni di Geova, non basta analizzare solo ciò in cui credono. È altrettanto importante capire in cosa non credono, ovvero tutte quelle dottrine e pratiche religiose, culturali o sociali che rifiutano apertamente. Le loro posizioni di rifiuto si fondano su una lettura letterale e selettiva della Bibbia, ma spesso si traducono in scelte molto controverse, che possono avere conseguenze significative sulla vita dei membri. In questa sezione approfondiremo alcuni dei rifiuti più emblematici della loro fede.
a) Reiezione della Trinità e dell’immortalità dell’anima
i) Niente Trinità: Dio è uno solo
I Testimoni di Geova non credono nella Trinità. Costoro infatti negano la dottrina della Trinità, considerata da loro una concezione pagana e antibiblica. Secondo la loro interpretazione, Geova è il solo vero Dio, distinto da Gesù Cristo (che per loro è una creatura subordinata) e dallo spirito santo (che non è una persona, ma la forza attiva di Dio).
Per questa ragione, rifiutano ogni forma di adorazione rivolta a Gesù o allo spirito santo, accusando le chiese cristiane tradizionali di aver travisato il messaggio originale della Bibbia.
ii) Niente Adorazione della Madonna
Anche se i Testimoni di Geova di Geova credono nella Madonna, costoro rifiutano categoricamente ogni forma di adorazione o venerazione della Madonna. Nella loro dottrina, Maria è considerata una donna devota e benedetta da Dio, madre terrena di Gesù, ma non ha alcun ruolo di intercessione o culto.
Non esistono rosari, statue, preghiere o processioni in suo onore, e l’idea che Maria possa ascoltare le preghiere o intervenire a favore dei fedeli è vista come una forma di idolatria, condannata dalla Bibbia. Secondo loro, l’adorazione va rivolta solo a Geova, e ogni altra forma di culto è un’infedele imitazione delle religioni pagane.
Anche i titoli attribuiti a Maria dalle religioni tradizionali – come “Madre di Dio”, “Regina del Cielo” o “Immacolata” – vengono considerati eresie introdotte dall’apostasia cristiana dei primi secoli. Nei loro discorsi, pubblicazioni e studi biblici, Maria viene citata raramente, e sempre in tono neutro, mai devozionale.
Questa posizione li distingue nettamente dalla Chiesa Cattolica, dalla Chiesa Ortodossa e anche da alcune confessioni protestanti, rafforzando il loro rifiuto di qualsiasi elemento liturgico o simbolico che non sia esplicitamente approvato dalla Bibbia.
iii) Niente anima immortale: i morti sono incoscienti
Un altro concetto che rigettano completamente è l’immortalità dell’anima. Per i Testimoni, l’anima non è qualcosa che sopravvive alla morte: quando una persona muore, cessa di esistere completamente, come una lampadina spenta. Non c’è inferno di fuoco, né paradiso immediato per i giusti.
La speranza, secondo loro, sta nella resurrezione futura: solo coloro che Dio giudicherà degni torneranno in vita, chi sulla Terra (la “grande folla”), chi in cielo (i 144.000 eletti).
iv) Cosa c’è Dopo la Morte per i Testimoni di Geova
Se vuoi sapere cosa c’è dopo la morte per i Testimoni di Geova, sappi che la morte non rappresenta un passaggio verso un’altra forma di vita, ma un vero e proprio “sonno” privo di coscienza. Secondo la loro interpretazione della Bibbia, quando una persona muore, smette di esistere del tutto, perché l’anima non è immortale.
Non credono quindi che l’anima continui a vivere dopo la morte, né che esista un paradiso spirituale dove si va immediatamente, né tanto meno l’inferno. La speranza che offrono ai fedeli è la resurrezione futura, che avverrà dopo l’Armageddon, quando Dio riporterà in vita miliardi di persone per giudicarle in un mondo nuovo.
Credono nella Reincarnazione?
No, i Testimoni di Geova non credono nella reincarnazione. Considerano questa dottrina completamente estranea alla Bibbia, e la collegano a religioni orientali e filosofie umane, non alla “verità” rivelata da Geova.
Per loro, ogni essere umano è unico e irripetibile, e dopo la morte non c’è nessuna trasmigrazione dell’anima o ritorno in un altro corpo. La vita futura sarà possibile solo se Dio deciderà di resuscitare quella specifica persona, con la sua identità, personalità e ricordi.
Credono nella Resurrezione?
Sì, i Testimoni di Geova credono nella resurrezione anche perchè si tratta di uno dei capisaldi della dottrina dei Testimoni di Geova. La Bibbia, secondo la loro lettura, promette che ci sarà una grande resurrezione dei morti sulla Terra, dopo la fine del sistema attuale (Armageddon). I risorti vivranno in un Paradiso terrestre e avranno l’opportunità di imparare la verità e dimostrare la loro fedeltà a Geova.
I 144.000 “unti”, invece, riceveranno una resurrezione celeste, con un corpo spirituale, per regnare con Cristo in cielo. Ma questa è un’eccezione riservata a pochi: la stragrande maggioranza dei fedeli ha una speranza terrena.
Chi invece non ha vissuto secondo la volontà di Dio o ha rifiutato la verità, non sarà risuscitato: per i Testimoni, la punizione divina è la distruzione eterna, non la sofferenza consapevole.
I Testimoni di Geova nel 1941
Il 1941 è ricordato dai Testimoni di Geova come un anno cruciale nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, ma anche per un evento specifico che segna la visione escatologica dell’organizzazione. Durante un congresso tenutosi a St. Louis (USA), fu distribuito un libro intitolato “I Figli”, che lasciava intendere l’imminenza dell’Armageddon.
In quell’occasione, ai giovani presenti fu detto di non preoccuparsi del matrimonio o di mettere su famiglia, perché la fine del mondo era alle porte. Questo ha avuto un impatto profondo su molti membri dell’epoca, alcuni dei quali rinunciarono a progetti di vita per prepararsi alla fine imminente.
Questo episodio è ancora oggi citato da fuoriusciti e critici come esempio di aspettative apocalittiche e di condizionamento psicologico, anche se l’organizzazione tende a minimizzare il significato profetico attribuito in quel periodo.
I Testimoni di Geova nel 1975
Il 1975 per i Testimoni di Geova è forse l’anno più controverso nella storia recente. In molte pubblicazioni ufficiali dell’epoca, tra cui il libro La Vita Eterna nella Libertà dei Figli di Dio, si lasciava intendere che il 1975 potesse segnare la fine dei 6.000 anni di storia umana e quindi l’inizio del Regno millenario di Cristo.
Sebbene l’organizzazione non abbia mai indicato una data ufficiale per la fine del mondo, moltissimi fedeli interpretarono quei segnali come una previsione concreta dell’Armageddon imminente. Ci furono migliaia di conversioni, aumenti nelle ore di predicazione, e molte persone lasciarono lavoro o studi per dedicarsi a tempo pieno all’opera.
Tuttavia, quando il 1975 passò senza alcun evento apocalittico, ci fu un forte calo nella crescita dell’organizzazione, e un’ondata di delusione e abbandoni. Negli anni successivi, la Watchtower ammise in parte l’errore, ma attribuì la responsabilità all’entusiasmo eccessivo dei membri, piuttosto che a una dichiarazione ufficiale errata.
Credono nel Paradiso
Sì, i Testimoni di Geova credono nel Paradiso, ma con una visione completamente diversa da quella tradizionale. Non si tratta di un luogo celeste in cui vanno le anime dei giusti dopo la morte, bensì di un futuro Paradiso terrestre, che sarà instaurato da Dio dopo la distruzione del sistema mondiale durante Armageddon.
Secondo la loro dottrina, i sopravvissuti fedeli vivranno per sempre sulla Terra trasformata in un ambiente perfetto, senza guerre, malattie, invecchiamento né morte. Anche miliardi di persone morte saranno resuscitate e avranno l’opportunità di imparare la verità, vivere secondo le leggi divine e guadagnarsi la vita eterna.
Soltanto i 144.000 “unti” andranno in cielo, ma la grande maggioranza dei fedeli ha una speranza puramente terrena. Questo rende la loro idea di Paradiso molto concreta, materiale e “realistica”, in contrasto con la visione mistica e spirituale di molte altre religioni.
Come Fanno i Funerali?
I funerali dei Testimoni di Geova sono cerimonie semplici, sobrie e prive di simboli religiosi tradizionali. Vengono solitamente svolti nella Sala del Regno o in una sala funebre, e sono officiati da un anziano della congregazione.
Il discorso funebre non è una messa o una celebrazione dell’anima del defunto, bensì un discorso biblico che esalta la speranza della resurrezione, con un tono positivo e incoraggiante. Vengono letti versetti come Giovanni 5:28,29 e Atti 24:15, che parlano del ritorno dei morti alla vita sulla Terra.
Non ci sono croci, incensi, rituali liturgici o preghiere per l’anima, perché i Testimoni non credono che l’anima sopravviva alla morte. L’accento è posto sulla fede del defunto, sull’esempio che ha lasciato, e sulla speranza futura.
Fanno le Condoglianze?
Sì, i Testimoni di Geova fanno le condoglianze, ma in modo molto sobrio e spiritualmente orientato. Non usano formule tradizionali come “riposa in pace” o “ci guarda da lassù”, perché non credono che l’anima sopravviva alla morte o che i morti osservino i vivi.
Le espressioni tipiche sono del tipo:
– “Ti sono vicino in questo momento difficile.”
– “Che Geova ti dia forza e conforto.”
– “Abbiamo la meravigliosa speranza della resurrezione.”
Il loro modo di offrire supporto è spesso orientato più alla condivisione della speranza biblica che al conforto emotivo nel senso comune.
Possono Fare la Cremazione?
Sì, i Testimoni di Geova possono scegliere liberamente tra cremazione e sepoltura. Non ci sono divieti religiosi in merito, perché ritengono che Dio sia in grado di riportare in vita una persona indipendentemente da come è stato trattato il suo corpo dopo la morte.
La cremazione per i Testimoni di Geova è una scelta che dipende spesso da motivi economici, pratici o familiari, e non ha implicazioni spirituali secondo la loro dottrina. L’importante è che la cerimonia sia rispettosa e coerente con la sobrietà richiesta dall’organizzazione.
Donano gli Organi?
Sì, i Testimoni di Geova possono donare gli organi, ma la decisione è lasciata alla coscienza individuale. Non c’è un divieto ufficiale, ma ci sono linee guida che incoraggiano a valutare con attenzione la questione morale e medica, soprattutto se l’organo viene trattato in modo rispettoso.
L’unico vincolo riguarda l’uso del sangue: se una procedura di trapianto implica trasfusioni, il Testimone potrebbe rifiutarla, in quanto le trasfusioni di sangue sono vietate dalla loro interpretazione delle Scritture.
Usano il Manifesto Funebre?
No, normalmente i Testimoni di Geova non usano il classico manifesto funebre pubblico. Questo perché ritengono che la morte non debba essere esibita o spettacolarizzata, e preferiscono mantenere un profilo discreto anche in questi momenti.
Le comunicazioni avvengono in forma privata o tramite la congregazione, e spesso non viene nemmeno pubblicato un necrologio tradizionale, soprattutto se il defunto era una persona riservata o se non si vogliono coinvolgere conoscenti al di fuori della fede.
Fiori al Funerale: sono ammessi?
Sì, i fiori al funerale dei Testimoni di Geova sono ammessi, ma devono essere sobri e non accompagnati da simboli religiosi. Corone con croci, immagini sacre o biglietti con frasi tradizionali non sono accettati. È preferibile un mazzo semplice con una dedica rispettosa e neutra.
Molti Testimoni, per coerenza con la sobrietà richiesta, scelgono di non portare nulla e di mostrare rispetto con la sola presenza silenziosa. Tuttavia, non esiste un divieto formale sui fiori, a meno che non diventino elemento di ostentazione o richiamo a credenze contrarie alla dottrina.
v) I Testimoni di Geova credono negli angeli?
Sì, i Testimoni di Geova credono negli angeli, considerandoli creature spirituali reali, invisibili agli esseri umani ma attive nel compimento della volontà di Geova. Gli angeli, nella loro dottrina, sono servitori celesti che agiscono come messaggeri, protettori e strumenti di esecuzione del giudizio divino.
Secondo i Testimoni, milioni di angeli popolano il cielo e lavorano sotto la direzione di Gesù Cristo, che è visto come il Capo delle schiere celesti. Questi esseri non sono oggetto di adorazione né possono essere invocati: la preghiera va rivolta solo a Geova, attraverso Gesù.
Gli angeli buoni vengono distinti dagli angeli ribelli, che secondo la loro interpretazione sono i demoni guidati da Satana. Questi ultimi sono accusati di influenzare negativamente l’umanità, ispirare le false religioni, promuovere pratiche occulte e ostacolare l’opera di predicazione.
Gli angeli fedeli, invece, vengono spesso menzionati come protettori invisibili dell’organizzazione mondiale dei Testimoni di Geova. Si ritiene che aiutino nella diffusione del messaggio biblico, guidino le persone sincere verso “la verità” e sostengano l’attività evangelica su scala globale.
La credenza negli angeli non è simbolica ma letterale, e fa parte integrante della visione spirituale dei Testimoni, che considerano il mondo visibile e quello invisibile strettamente collegati nella grande battaglia tra il bene e il male.
b) Rifiuto di festività
Se vuoi sapere cosa festeggiano i Testimoni di Geova, sappi che la maggior parte delle festività comunemente celebrate nel mondo è considerata incompatibile con la vera adorazione. La motivazione ufficiale ruota attorno al concetto di “origine pagana” o “contaminazione religiosa”, secondo l’interpretazione che l’organizzazione fa della Bibbia. Qualsiasi celebrazione non direttamente istituita da Dio viene vista con sospetto, specialmente se legata a simboli religiosi, a culti non cristiani o a valori giudicati mondani.
I Testimoni di Geova non festeggiano feste religiose come il Natale o la Pasqua, ma si anche festività laiche e affettive, come la Festa della mamma o San Valentino, e persino a ricorrenze considerate innocue, come l’onomastico o il Capodanno.
I membri della congregazione vengono istruiti a non partecipare a queste ricorrenze in alcun modo: niente regali, niente decorazioni, niente auguri. Spesso questo li porta a sentirsi emarginati, soprattutto durante l’infanzia o in ambito scolastico e lavorativo, dove le festività rappresentano momenti di aggregazione collettiva.
i) Perché i Testimoni di Geova non festeggiano il Natale
Per la maggior parte delle persone, il Natale è un momento di gioia, condivisione e famiglia. Ma per i Testimoni di Geova, è una festività da evitare completamente. Dunque i Testimoni di Geova non festeggiano il Natale e lo fanno primariamente perchè sono convinti che il Natale non sia una vera celebrazione cristiana, ma una ricorrenza di origine pagana, mascherata da evento religioso.
Secondo la loro dottrina, la nascita di Gesù non è mai stata festeggiata dai primi cristiani e la data del 25 dicembre è stata scelta dalla Chiesa solo per sovrapporsi a festività pagane legate al sole, come il Sol Invictus. Di conseguenza, decorare l’albero, scambiarsi regali o cantare canzoni natalizie è visto come un atto di partecipazione a una pratica religiosa falsa e contaminata.
Ma c’è di più: anche se qualcuno volesse vivere il Natale solo come festa familiare, senza elementi religiosi, i Testimoni vengono ammoniti dal farlo, perché ogni elemento — dalle luci alle canzoni, dalle cene ai regali — è considerato parte di un sistema spiritualmente corrotto. Il Natale, nella loro visione, non onora Dio, ma lo offende.
ii) La Festa della Mamma? Un gesto d’amore… ma vietato
Sorprende molti sapere che anche la Festa della Mamma è vietata tra i Testimoni di Geova. Nonostante sembri un’occasione innocua e affettuosa, viene vista come una festività non necessaria, radicata in tradizioni non cristiane e — come sempre — sospettata di origini pagane.
I Testimoni di Geova non festeggiano la festa della mamma perchè la logica dell’organizzazione, non serve un giorno specifico per onorare i genitori, perché l’amore e il rispetto per madre e padre devono essere dimostrati ogni giorno. Ma nella pratica, questo divieto annulla ogni celebrazione, impedendo anche piccoli gesti simbolici come regalare un fiore, scrivere un biglietto o semplicemente dire “auguri”.
Molti figli Testimoni crescono quindi senza sperimentare l’emozione di festeggiare i propri genitori, e molte madri Testimoni imparano a reprimere qualsiasi desiderio di ricevere un segno d’affetto in questa data. Un gesto d’amore spontaneo viene trasformato in trasgressione, e questo può lasciare strascichi emotivi profondi.
iii) Il culto dei santi: un divieto assoluto per i Testimoni
I Testimoni di Geova non festeggiano i Santi. Infatti loro rigettano con fermezza ogni forma di culto dei santi. Per loro, l’idea stessa di rivolgere preghiere o mostrare devozione a figure che non siano Dio (Geova) è considerata idolatria, cioè una grave offesa a Dio.
Non solo non credono nella canonizzazione o nell’intercessione dei santi, ma praticamente i Testimoni di Geova non credono nei santi perchè considerano questi concetti come vere e proprie distorsioni dottrinali introdotte dalle religioni apostate, in particolare dalla Chiesa Cattolica. Anche simboli come statue, icone, medaglie o immagini sacre sono banditi, perché visti come feticci idolatrici.
Festività come Ognissanti o il culto del santo patrono vengono quindi completamente ignorati, e parteciparvi, anche solo per rispetto culturale, può essere motivo di richiamo o ammonimento da parte degli anziani della congregazione.
Alla lucce di tutto ciò è evidente che i Testimoni di Geova non credono manco nel papa. Infatti per un Testimone di Geova, esiste un solo nome da invocare, un solo Dio da onorare, e un solo modello da seguire: Gesù Cristo, ma mai come oggetto di culto o preghiera, bensì solo come esempio da imitare. Tutto il resto — santi inclusi — è considerato parte del “mondo falso” da cui tenersi separati.
Onomastico: una celebrazione “inutile” secondo la dottrina
L’onomastico, ovvero il giorno in cui si celebra il santo associato al proprio nome, è completamente ignorato dai Testimoni di Geova. Il motivo è semplice: questa ricorrenza si basa su una tradizione religiosa legata al culto dei santi, pratica che la loro dottrina rigetta senza riserve.
Festeggiare l’onomastico per i Testimoni di Geova significherebbe riconoscere il valore spirituale di una figura religiosa umana — cosa che, per i Testimoni, è inaccettabile. Inoltre, non attribuiscono alcuna importanza al nome in sé come evento da commemorare: l’unico nome da onorare è quello di Geova.
Persino ricevere auguri o fare un gesto affettuoso in occasione di un onomastico può essere considerato inopportuno, perché equivale ad aderire a una tradizione estranea ai princìpi biblici. Per questo, molti membri della congregazione arrivano a non sapere nemmeno quando sia il proprio onomastico.
Nella pratica quotidiana, l’onomastico viene completamente ignorato, non menzionato, né riconosciuto, e chi tenta di celebrarlo potrebbe essere visto come “spiritualmente debole” o troppo influenzato dal mondo esterno.
iv) Halloween e il mondo degli spiriti: perché viene rifiutato
Tra tutte le festività, Halloween è forse quella più fortemente condannata dai Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova non festeggiano Halloween poichè secondo loro si tratta solo di una festa “non cristiana”, ma di un evento che, secondo la loro dottrina, promuove il contatto con il mondo degli spiriti, l’occultismo e l’adorazione dei demoni.
Le origini celtiche della festa, legate al culto dei morti e agli spiriti maligni, sono per loro la prova che Halloween è incompatibile con la fede vera. Vestirsi da streghe, mostri o fantasmi non è visto come un gioco innocente, ma come una forma di glorificazione del male e del soprannaturale condannato da Dio.
I bambini Testimoni, quindi, non partecipano mai a festeggiamenti scolastici o sociali legati a questa ricorrenza, rimanendo spesso esclusi dalle attività comuni dei coetanei. Anche semplici decorazioni come zucche intagliate o caramelle confezionate a tema sono evitate con fermezza.
Secondo l’insegnamento dell’organizzazione, ogni coinvolgimento in Halloween, anche solo passivo, equivale ad aprire la porta al mondo di Satana. La condanna è totale e inappellabile, e rappresenta uno dei tanti esempi in cui la dottrina impone un isolamento culturale molto marcato.
v) San Valentino: amore terreno o inganno spirituale?
Anche San Valentino viene visto con sospetto e rigettato dai Testimoni di Geova. Nonostante si presenti come una festa romantica e “innocente”, viene considerata una celebrazione dalle origini pagane e idolatriche, trasformata nel tempo in una farsa consumistica che alimenta desideri egoistici e sessuali.
I Testimoni di Geova non festeggiano San Valentino poichè secondo la visione della congregazione, l’amore non si festeggia con biglietti, regali e cioccolatini, ma si dimostra ogni giorno attraverso la lealtà, il rispetto e la purezza morale. San Valentino è quindi interpretato come una trappola del “mondo” che distrae i giovani dai veri valori spirituali.
Anche i Testimoni fidanzati tra loro evitano di festeggiare questa ricorrenza, per non cedere a “emozioni mondane” o sembrare troppo legati alle usanze popolari. Regalare fiori o scrivere frasi romantiche proprio in quel giorno può essere considerato inopportuno, se non addirittura offensivo per la propria coscienza.
Per molti giovani cresciuti all’interno dell’organizzazione, l’amore viene regolato più da regole che da sentimenti, e San Valentino rappresenta l’emblema di un affetto che, secondo l’insegnamento geovista, ha bisogno di essere purificato dal suo significato terreno.
vi) Carnevale: tra maschere e “mondanità”, un festeggiamento da evitare
I Testimoni di Geova non festeggiano Carnevale poichè secondo loro è una ricorrenza totalmente inaccettabile. Oltre a essere considerato di origine pagana, viene associato a eccessi, disordine morale, travestimenti fuorvianti e comportamenti contrari alla sobrietà cristiana. Le maschere e i costumi, per quanto innocenti possano apparire, rappresentano per l’organizzazione una forma di travisamento dell’identità spirituale, un “gioco” che allontana dalla verità.
Anche per i bambini, partecipare a sfilate o feste in maschera è scoraggiato. I genitori Testimoni sono invitati a spiegare ai figli che il Carnevale non onora Geova e che la vera gioia non si trova nei festeggiamenti del mondo, ma nella spiritualità e nell’obbedienza.
vii) Capodanno: tra fuochi d’artificio e superstizione, meglio a casa
Sebbene il Capodanno sia visto da molti come una festa laica, per i Testimoni di Geova non è una semplice notte di transizione. Praticamente i Testimoni di Geova non festeggiano Capodanno perché porta con sé tradizioni ritenute superstiziose, eccessi nei comportamenti (come l’ubriachezza o lo “sballo”) e uno spirito che inneggia alla mondanità e alla dissolutezza. Il conto alla rovescia, i brindisi, i baci di mezzanotte, i fuochi d’artificio: tutti questi elementi sono considerati parte di un mondo che non appartiene a Dio.
In molte famiglie di Testimoni, la notte di San Silvestro trascorre come un giorno qualsiasi: niente cenoni, niente feste, niente “buoni propositi” (che sono considerati privi di reale valore spirituale se non accompagnati da vera devozione a Geova).
viii) Pasqua: la “festa della resurrezione” che i Testimoni rifiutano
La Pasqua è una delle festività religiose più importanti per i cristiani… ma non per i Testimoni di Geova. Sebbene credano nella resurrezione di Gesù, i Testimoni di Geova non festeggiano la Pasqua per due motivi principali: innanzitutto perché la considerano una festa di origine pagana, che ha assimilato simboli non cristiani come uova, conigli e riti di primavera; in secondo luogo perché ritengono che Gesù non abbia comandato di commemorare la sua resurrezione, bensì la sua morte (cosa che fanno ogni anno nel Memoriale, ma con modalità completamente diverse).
Uova di cioccolato, gite fuori porta, pranzi in famiglia e rituali religiosi sono quindi esclusi dalla vita dei Testimoni. Anzi, parteciparvi potrebbe essere visto come un segno di infedeltà spirituale.
c) Rifiuto dei compleanni
I Testimoni di Geova non festeggiano il compleanno poichè tale pratica è considerata un atto contrario alla volontà di Dio. La motivazione ufficiale risiede nel fatto che nella Bibbia non si trova alcun comando a celebrare il compleanno e gli unici due compleanni menzionati (quello del faraone in Genesi e quello di Erode in Matteo) sono associati a eventi violenti o negativi, come l’uccisione del coppiere e la decapitazione di Giovanni Battista.
Questa interpretazione ha portato l’organizzazione a stabilire che festeggiare il compleanno significhi esaltare l’individuo, ponendolo al centro dell’attenzione in un modo che non sarebbe gradito a Geova. Viene visto come un comportamento narcisistico e mondano, non coerente con la modestia e l’umiltà che dovrebbe contraddistinguere ogni vero credente.
Il risultato pratico è che i bambini Testimoni di Geova non ricevono regali, non soffiano candeline, non partecipano alle feste dei compagni e spesso si trovano isolati durante eventi scolastici o sociali. Questo può creare un senso di esclusione profonda, soprattutto durante l’infanzia, e contribuire a una visione del mondo esterno come ostile e contaminato.
i) I Testimoni di Geova accettano regali? Sì, ma solo fuori dalle festività
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i Testimoni di Geova accettano regali poichè non vietano lo scambio di regali in assoluto. Quello che viene condannato è il contesto in cui il dono viene fatto. In altre parole, non è il regalo in sé ad essere sbagliato, ma l’associazione a festività come compleanni, Natale, Pasqua o qualsiasi altra celebrazione considerata pagana o contraria alla dottrina.
Ricevere o fare un regalo “a sorpresa”, in un giorno qualsiasi, è permesso e anzi può essere incoraggiato come espressione di affetto e generosità cristiana. In alcuni casi, i Testimoni di Geova si scambiano doni in modo discreto, specificando che non hanno alcun collegamento con una ricorrenza tradizionale.
Tuttavia, questa distinzione può risultare difficile da comprendere per chi non appartiene all’organizzazione, e può generare malintesi in ambito sociale, familiare e scolastico. Anche i bambini Testimoni, ad esempio, possono ricevere giochi o vestiti, ma non devono associarli al giorno del loro compleanno, né ringraziare con un “Buon compleanno!” o fare riferimento a una festività. Questo atteggiamento, pur cercando di apparire equilibrato, rivela
d) Nessuna partecipazione a simboli patriottici
I Testimoni di Geova rifiutano qualsiasi forma di partecipazione a riti, simboli o cerimonie patriottiche, come il saluto alla bandiera, l’inno nazionale, le commemorazioni militari o le festività civili. Questo rifiuto si basa sul principio della “neutralità cristiana”: secondo la loro dottrina, il vero cristiano deve rimanere completamente separato dai governi di questo mondo e dalle sue istituzioni.
Giurare fedeltà a una nazione, cantare l’inno o anche solo alzarsi in piedi durante una celebrazione nazionale viene visto come una forma di idolatria, cioè come un gesto di lealtà verso qualcosa che non è Geova Dio. Per questo motivo, fin da piccoli i Testimoni vengono istruiti a non prendere parte a tali gesti, anche se questo significa mettersi in forte contrasto con l’ambiente scolastico o lavorativo.
Molti studenti Testimoni vengono esentati dal partecipare a cerimonie scolastiche, e in passato non sono mancati casi di emarginazione o incomprensione. Tuttavia, l’organizzazione considera queste “prove di fedeltà” come momenti in cui dimostrare la propria integrità spirituale e la propria totale dedizione a Dio.
e) Esclusione dalla politica e dal servizio militare
Un altro aspetto distintivo della vita dei Testimoni di Geova è il totale distacco da qualsiasi forma di coinvolgimento politico o militare. I membri della congregazione non votano, non si candidano, non partecipano a manifestazioni o dibattiti pubblici e non sostengono alcun partito, considerato parte del “sistema di Satana”.
Il servizio militare è sempre stato rigettato con forza, anche a costo di gravi persecuzioni. In molti paesi – Italia compresa – per decenni i giovani Testimoni hanno affrontato la prigione per aver rifiutato l’arruolamento obbligatorio, rivendicando il diritto all’obiezione di coscienza. Questo atteggiamento ha contribuito a creare l’immagine dei Testimoni come “estranei” alla società civile.
Ma questa esclusione non riguarda solo la militanza: anche partecipare a votazioni politiche o semplicemente mostrare interesse verso le questioni civiche è scoraggiato. L’idea è che il Regno di Dio sia l’unico governo legittimo, e che ogni altra forma di governo umano sia destinata alla distruzione imminente ad Armaghedon.
Questa presa di distanza può generare alienazione, senso di impotenza e una visione molto fatalistica del mondo esterno, in cui l’unica speranza è la fine del sistema e l’instaurazione del Paradiso promesso.
i) Neutralità assoluta
Uno dei principi fondamentali della loro fede è la neutralità politica. I Testimoni di Geova non votano, non si candidano, non si schierano mai pubblicamente con partiti o movimenti. Credono che il Regno di Dio sia l’unico vero governo, e che qualsiasi coinvolgimento con la politica umana sia una contaminazione spirituale. Gli adepti di tale organizzazione sono dell’idea che “bisogna dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio“. Per questo motivo i Testimoni di Geova pagano le tasse ma non esprimono nessun sostegno alle varie forze politiche tramite il voto.
Questa posizione è così rigida che persino discutere di politica è scoraggiato tra i membri, per non alimentare divisioni o tensioni.
ii) Obiezione al servizio militare
I Testimoni di Geova sono noti in tutto il mondo per la loro ferma opposizione al servizio militare, tanto armato quanto non armato. Questa posizione nasce da una interpretazione letterale e rigorosa di diversi versetti biblici, tra cui Giovanni 17:16 (“non fanno parte del mondo”) e Isaia 2:4, dove si profetizza un futuro senza guerre. Secondo la loro fede, partecipare a conflitti armati significa schierarsi con i governi umani anziché con il Regno di Dio.
Ma non si tratta solo di rifiutare l’uso delle armi: i Testimoni di Geova sono obiettori di coscienza e non accettano nemmeno incarichi alternativi che rientrino sotto il controllo militare, come il servizio civile obbligatorio in strutture collegate all’esercito. Questo li rende obiettori di coscienza a tutti gli effetti, in una forma radicale e intransigente, motivata esclusivamente da convinzioni religiose.
Un prezzo alto da pagare
Nel corso del XX secolo, questa posizione ha avuto conseguenze pesantissime per migliaia di giovani Testimoni di Geova in tutto il mondo. In epoche di leva obbligatoria, sono stati incarcerati, esclusi dalla vita pubblica o socialmente emarginati, proprio per il loro rifiuto categorico.
- Durante il nazismo, furono tra le prime vittime dei campi di concentramento.
- In tempo di guerra, molti sono stati fucilati o condannati ai lavori forzati.
- In regimi autoritari (come in Corea del Sud o in alcuni Paesi africani), sono stati perseguitati duramente anche in tempi recenti.
Anche in democrazie occidentali, come l’Italia, prima dell’abolizione della leva obbligatoria molti Testimoni finirono in carcere o furono processati, perché rifiutavano anche il servizio civile sostitutivo.
Oggi: una libertà riconosciuta, ma ancora discussa
In molti Paesi, la libertà di obiezione di coscienza religiosa è oggi riconosciuta e tutelata, anche grazie alla pressione esercitata nel tempo da associazioni per i diritti umani. Tuttavia, la posizione dei Testimoni resta unica nel suo genere, in quanto non si basa su convinzioni politiche o ideologiche, ma esclusivamente su motivazioni dottrinali legate alla loro interpretazione delle Scritture.
Rifiutare ogni forma di servizio militare, anche se non comporta uso di armi, è per loro una dimostrazione di fedeltà a Geova, anche a costo di perdere opportunità di studio, lavoro o di libertà personale.
f) Divieto assoluto di trasfusioni di sangue
i) Una dottrina controversa e pericolosa
Uno degli aspetti più criticati e noti dell’organizzazione è il divieto assoluto di trasfusioni di sangue, anche in casi di emergenza. I Testimoni di Geova rifiutano trasfusioni di sangue e basano questo rifiuto su alcuni versetti biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento che proibiscono di “mangiare sangue”, estendendo tale divieto alle pratiche mediche.
Secondo la loro dottrina, accettare una trasfusione equivale a disobbedire a Dio e può comportare gravi conseguenze religiose, come l’espulsione dalla congregazione. Tale divieto vale anche per le trasfusioni nei bambini dei Testimoni di Geova.
ii) Le implicazioni sulla vita dei membri
Questo rifiuto ha avuto, e continua ad avere, implicazioni drammatiche. In diversi casi documentati, bambini e adulti sono morti per aver rifiutato trattamenti salvavita. Per evitare le trasfusioni, l’organizzazione incoraggia l’uso per i Testimoni di Geova di alternative al sangue (chiamate tecniche “senza sangue”), ma non sempre queste sono applicabili in modo tempestivo.
In molte regioni italiane e nel mondo esistono ospedali che collaborano con i Testimoni di Geova, offrendo protocolli di cura senza l’uso di sangue. Queste strutture sono spesso dotate di reparti “bloodless” (senza sangue) e medici formati per adottare tecniche alternative: da strumenti chirurgici ad alta precisione, all’uso di emoderivati minori o farmaci che stimolano la produzione di globuli rossi. L’organizzazione stessa mantiene una rete di Comitati di collegamento con gli ospedali (HLC), il cui scopo è facilitare il dialogo tra medici e pazienti Testimoni, nel rispetto delle convinzioni religiose.
Molti ex membri raccontano di aver vissuto momenti di profondo conflitto tra l’istinto di sopravvivenza e l’obbligo religioso. Altri, invece, sono stati sottoposti a forti pressioni psicologiche da parte degli anziani per conformarsi alla regola, anche a costo della propria salute o di quella dei propri figli. Fortunatamente le regole dei Testimoni di Geova sul sangue non riguardano altri ambiti ben diversi dalle trasfusioni. Per esempio per i Testimoni di Geova le analisi del sangue sono consentite.
4. Che cosa Fanno e Come vivono i Testimoni di Geova
Secondo la loro logica, lo stile di vita è sicuramente influenzato dai 10 comandamenti che i Testimoni di Geova applicano assieme a tante altre regole e principi tratti dalla Bibbia. La vita quotidiana dei Testimoni di Geova è profondamente influenzata dalle direttive dell’organizzazione e da un insieme di regole molto precise che regolano ogni aspetto dell’esistenza: dal modo di parlare al tipo di amicizie, dalla scelta del partner fino al tempo libero. Più che una semplice appartenenza religiosa, essere Testimone di Geova significa vivere all’interno di un sistema rigido e totalizzante, dove ogni comportamento viene osservato e, spesso, giudicato.
a) Vita quotidiana e rapporti sociali
La vita quotidiana di un Testimone di Geova è fortemente strutturata e ruota attorno a ritmi ben precisi, scanditi da impegni religiosi e da una costante attenzione alla propria condotta morale. L’obiettivo principale, dichiarato e perseguito con rigore, è quello di “piacere a Geova” in ogni aspetto dell’esistenza, dalla routine domestica alle relazioni sociali, dalle attività lavorative a quelle ricreative.
Al centro della quotidianità ci sono tre pilastri fondamentali: la predicazione porta a porta, considerata un dovere sacro e un atto di fedeltà a Dio; le adunanze settimanali, che si tengono nelle Sale del Regno e che includono momenti di studio, canto e partecipazione collettiva; e lo studio personale, che ogni Testimone è incoraggiato a svolgere ogni giorno leggendo la Bibbia e le pubblicazioni ufficiali dell’organizzazione.
Questa organizzazione così meticolosa della vita crea una sorta di “microcosmo spirituale” in cui ogni scelta personale è valutata anche in funzione della sua conformità ai principi dottrinali. In questo contesto, anche le relazioni sociali assumono un significato preciso: sono da preferire quelle con altri Testimoni, mentre i rapporti con “il mondo” — cioè con persone esterne all’organizzazione — vengono spesso scoraggiati, poiché ritenuti spiritualmente rischiosi.
Nelle sezioni seguenti esploreremo più nel dettaglio le regole che i Testimoni di Geova devono seguire nel lavoro, nella scuola, nei rapporti affettivi, nei passatempi e nella vita sociale, per capire come queste direttive influenzino profondamente non solo ciò che fanno… ma anche chi possono diventare.
i) Regole sull’amicizia
Le regole in tema di amicizia tra i Testimoni di Geova sono restrittrive poichè i rapporti amichevoli sono perlopiù limitati ad altri membri della congregazione. I rapporti con chi è “del mondo”, cioè non appartenente all’organizzazione, sono scoraggiati e visti come pericolosi per la spiritualità. Queste regole hanno un impatto anche per quanto riguarda l’amicizia tra Testimoni di Geova e cattolici o soggetti appartenenti a qualsiasi altra confessione compreso gli atei. Questo crea una sorta di microcosmo chiuso, in cui i legami sociali sono costruiti quasi esclusivamente all’interno della comunità.
Chi mostra dubbi o comportamenti considerati devianti può essere oggetto di ammonimenti, visite pastorali o, nei casi più gravi, espulsione e isolamento totale da parte della congregazione, inclusi amici e familiari.
ii) Le regole sul lavoro: neutralità, moralità e limiti
Il lavoro è considerato necessario, ma deve rientrare nei canoni morali e spirituali dell’organizzazione. I Testimoni di Geova seguono regole sul lavoro rigide poichè non possono accettare occupazioni che implichino comportamenti contrari alle loro credenze, come lavorare in bar, discoteche, armerie, agenzie di scommesse o in aziende che vendono prodotti ritenuti “immorali”. Anche il lavoro nel campo militare o in attività sindacali è vietato per via della neutralità politica e della separazione dal mondo. Inoltre, viene sconsigliato fortemente qualsiasi impiego che possa interferire con la partecipazione regolare alle adunanze o con il ministero porta a porta. La disponibilità lavorativa deve sempre essere subordinata agli impegni religiosi. Questo può comportare difficoltà concrete per chi cerca un equilibrio tra vita lavorativa e spirituale, soprattutto in ambiti professionali più esigenti.
iii) Scuola e università: studio sì, ma con riserva
Per quanto l’istruzione non venga formalmente proibita, i Testimoni di Geova pongono numerosi limiti alla formazione scolastica, soprattutto se di livello universitario. Anche se non è del tutto corretto affermare che i Testimoni di Geova non possono frequentare l’università, di sicuro l’istruzione superiore è spesso scoraggiata, poiché considerata un ambiente pericoloso per la spiritualità, ricco di “influenze mondane”, ideologie contrarie alla dottrina e tentazioni morali. E’ anche per questo motivo che i Testimoni di Geova non festeggiano la laurea.
Ai giovani viene invece consigliato di imparare un mestiere “pratico” che consenta di mantenersi senza sacrificare il tempo dedicato alle attività religiose. La partecipazione a gite scolastiche, corsi extrascolastici, attività teatrali, sportive o celebrazioni come compleanni e festività è fortemente scoraggiata o vietata. Questo isolamento educativo contribuisce ad accentuare il distacco tra i giovani Testimoni e i loro coetanei, generando spesso un senso di separazione e di inferiorità culturale rispetto al mondo esterno.
b) Etica, moralità e regole interne
L’etica interna dei Testimoni di Geova non è semplicemente un insieme di valori spirituali: è un vero e proprio codice di comportamento obbligatorio, che regola ogni aspetto della vita personale, pubblica e familiare dei membri.
Ogni scelta – dai rapporti affettivi all’abbigliamento, dalla musica ascoltata ai pensieri più intimi – è sottoposta a un controllo costante, alimentato da un sistema di sorveglianza spirituale in cui anche il “fratello” o la “sorella” può segnalare eventuali deviazioni.
L’obiettivo dichiarato di queste regole dei Testimoni di Geova è quello di “mantenersi puri in un mondo corrotto”, ma nella pratica si traduce in una cultura del sospetto e della repressione, in cui la spontaneità e la libertà individuale vengono spesso sacrificate in nome dell’obbedienza.
Di seguito, analizziamo tre ambiti in cui queste regole si fanno particolarmente stringenti e invasive: i rapporti affettivi e la sessualità, l’aspetto esteriore e il linguaggio, e infine l’accesso all’intrattenimento e alla cultura. Analizzando tali ambiti noteremo anche che dentro vigono dentro l’organizzazione dei Testimoni di Geova regole assurde che in quanto tali dovrebbero davvero metterci in guardia.
i) Rapporti affettivi e sessualità
I rapporti sentimentali sono rigidamente regolamentati. I Testimoni possono frequentare solo altri membri della congregazione con l’obiettivo del matrimonio. Le relazioni prematrimoniali sono vietate, e anche il semplice baciarsi o tenersi per mano troppo spesso viene visto come un comportamento inappropriato.
Sicuramente le regole sessuali dei Testimoni di Geova sono estremamente rigide. Questo perchè la sessualità è un tema tabù. La masturbazione è considerata peccato, l’omosessualità è condannata apertamente, e qualsiasi tipo di pornografia è vietato. Chi trasgredisce, anche in forma privata, rischia ripercussioni spirituali molto serie, come la perdita di incarichi o l’espulsione.
Anche le regole sessuali all’interno di un matrimonio sono assai rigide. Infatti certi comportamenti sessuali vengono scoraggiati o condannati se ritenuti “non naturali” o degradanti. Il controllo sulla sfera intima è una delle forme più profonde di ingerenza da parte dell’organizzazione.
Regole all’interno del Matrimonio
Il matrimonio, per i Testimoni di Geova, non è semplicemente un’unione tra due persone, ma un patto sacro regolato da precise direttive bibliche, così come interpretate dall’organizzazione. Dunque tra i Testimoni di Geova le regole del matrimonio sono assai rigide. Esse infatti regolano ogni aspetto della vita coniugale che viene sorvegliato: dalla scelta del partner, al modo di vivere la sessualità, fino alla possibilità di divorziare o avere figli. Non si tratta solo di consigli spirituali, ma di vere e proprie norme sociali interne, la cui trasgressione può comportare conseguenze molto serie. Di seguito analizziamo i punti più controversi e restrittivi del matrimonio dei Testimoni di Geova, per capire quanto controllo l’organizzazione eserciti anche nella sfera privata e affettiva degli adepti.
Dove si Sposano i Testimoni di Geova?
Se vuoi sapere dove si sposano i Testimoni di Geova praticamente gli adepti di questa setta si sposano solitamente nella Sala del Regno, ovvero il loro luogo di culto, che sostituisce la chiesa nel contesto delle loro cerimonie religiose. Tuttavia, poiché non considerano alcun luogo “sacro” in senso tradizionale, il matrimonio può anche essere celebrato in una sala congressi, in una casa privata o in un’altra sede idonea, purché approvata dagli anziani della congregazione.
L’importante non è l’edificio, ma la conformità alla normativa interna e alla legge dello Stato. In alcuni casi, il matrimonio civile viene celebrato separatamente in Comune, mentre il discorso religioso viene tenuto da un anziano in un secondo momento. In altri casi, l’intero rito può svolgersi nello stesso luogo, se le autorità riconoscono legalmente il matrimonio religioso dei Testimoni di Geova.
Durante la cerimonia, non ci sono musiche solenni, riti particolari o letture poetiche. Il momento centrale è un discorso biblico di circa 30 minuti, che sottolinea i principi scritturali del matrimonio e l’importanza del rispetto reciproco tra marito e moglie.
Perché si Sposano Presto?
Molti Testimoni di Geova si sposano presto in giovane età, spesso tra i 18 e i 25 anni, e questo accade per diversi motivi, sia dottrinali che culturali:
- La castità prematrimoniale è assoluta: ogni forma di attività sessuale prima del matrimonio è vietata e punibile con la disassociazione. Il matrimonio diventa quindi l’unico contesto in cui una relazione affettiva può evolversi pienamente.
- Le coppie non possono convivere prima delle nozze: anche la semplice convivenza senza matrimonio è vista come peccato. Questo spinge molti giovani a sposarsi presto per poter condividere la vita insieme senza violare le regole.
- Pressioni interne: spesso, nelle congregazioni i giovani che frequentano a lungo senza sposarsi vengono visti con sospetto, o rischiano di essere oggetto di pettegolezzi. Il matrimonio diventa quindi un modo per dimostrare maturità spirituale e “stabilità” agli occhi della comunità.
- Timore dell’“imminenza di Armageddon”: storicamente, i Testimoni di Geova credono che la fine del mondo sia vicina. Questo ha portato molte generazioni a non rimandare le decisioni importanti, tra cui il matrimonio, per timore di “non fare in tempo”.
Va detto che, nonostante l’ideale sia un matrimonio duraturo, i matrimoni tra Testimoni hanno un tasso di divorzio significativo, proprio a causa della giovane età e della pressione sociale con cui molti si sposano.
Come si Svolge il Matrimonio?
Come sottolineato anche nella guida “Come si sposano i Testimoni di Geova” il matrimonio tra Testimoni di Geova è un evento sobrio, ordinato e privo di elementi ritualistici, molto distante dalle cerimonie religiose cattoliche o ortodosse. La cerimonia principale consiste in:
- Un discorso di circa 30-40 minuti tenuto da un anziano della congregazione, scelto dalla coppia o assegnato.
- Il discorso è incentrato su principi biblici riguardanti l’amore, il ruolo del marito come capo della famiglia, e quello della moglie come “aiuto” e “sottomessa”, secondo Efesini 5:22-33.
- Viene letta una selezione di versetti, non si fanno letture personalizzate, poesie o interventi esterni.
- Dopo il discorso, la coppia pronuncia le promesse matrimoniali, che sono molto semplici e standardizzate.
- Il tutto si conclude con una preghiera.
Non si usano abiti religiosi particolari, ma l’abbigliamento deve essere sobrio e modesto. Le feste dopo la cerimonia sono ammesse, ma devono rispettare uno stile sobrio e spiritualmente rispettabile: niente musica volgare, alcol in eccesso o danze provocatorie.
Un altro aspetto importante è che entrambi gli sposi devono essere battezzati Testimoni di Geova. Sposarsi con una persona esterna all’organizzazione non è vietato civilmente, ma è fortemente scoraggiato e malvisto, e può portare a conseguenze sociali all’interno della congregazione.
Possono divorziare?
Per i Testimoni di Geova possono divorziare solo in caso di adulterio comprovato. In assenza di adulterio tra Testimoni di Geova è impossibile separarsi poichè è visto come un fallimento spirituale, anche se ci sono problemi seri nel rapporto. Chi divorzia “senza motivo scritturale” non può risposarsi, pena la disassociazione. Questo porta molte coppie a restare insieme per obbligo religioso, anche in situazioni emotivamente distruttive.
Possono avere figli?
Sebbene non ci sia un divieto esplicito, avere figli tra i Testimoni è spesso scoraggiato in modo indiretto, soprattutto nei periodi in cui viene predicata l’imminenza della fine del mondo. Alcune coppie scelgono di non avere figli “perché il tempo è breve”, e in passato venivano persino lodate per questa scelta. Il rapporto tra genitori Testimoni di Geova e figli è fortemente normato e i figli devono essere educati nella “verità”, partecipando fin da piccoli alle adunanze e al ministero porta a porta.
Possono sposarsi con cattolici?
I matrimoni “misti” con persone non appartenenti all’organizzazione sono fortemente sconsigliati. Sebbene non vietati formalmente, i matrimoni tra Testimoni di Geova e cattolici o appartenenti ad altre confessioni sono visti come “una trappola spirituale”. La persona non Testimone viene considerata parte del “mondo di Satana”, e spesso il Testimone subisce pressioni per convertirla o viene guardato con sospetto dalla congregazione. Le nozze con cattolici, in particolare, sono viste con molta diffidenza, dato il rifiuto totale dell’autorità papale e delle dottrine trinitarie.
Regole prematrimoniali in fase di fidanzamento
Tra i Testimoni di Geova ci sono regole sul fidanzamento assai stringenti. Infatti non è permesso avere relazioni sentimentali se non finalizzate al matrimonio. Il fidanzamento deve avvenire solo tra membri attivi della congregazione, con regole severe: niente convivenza, baci appassionati, carezze intime o rapporti sessuali prima delle nozze. Le coppie devono essere “sorvegliate spiritualmente” e spesso vengono invitate a mantenere comportamenti pubblici “decorosi”. Ogni deviazione può portare a richiami, perdita di privilegi o addirittura a provvedimenti disciplinari.
Omosessualità: condanna senza dialogo
L‘argomento omosessuali per i Testimoni di Geova è considerato un peccato grave. L’orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale viene descritto come una “pratica contraria alla volontà di Dio”, e viene condannato sia nei discorsi pubblici sia nelle pubblicazioni ufficiali.
Anche chi non agisce fisicamente, ma ammette attrazioni omosessuali, viene visto come spiritualmente “a rischio” e viene esortato a “resistere a Satana” attraverso la preghiera e la disciplina personale.
Non esiste uno spazio di ascolto, comprensione o inclusione: il modello è quello della rinuncia forzata, in cui l’individuo deve reprimere i propri sentimenti per non essere escluso.
Molti ex membri raccontano anni di colpa, vergogna e solitudine, senza alcun supporto psicologico reale.
Possono baciarsi o tenersi per mano? La risposta è: dipende
Se desideri sapere se i Testimoni di Geova possono baciarsi, sappi che anche le manifestazioni d’affetto più innocue vengono regolate. I Testimoni di Geova insegnano che baciarsi, accarezzarsi o tenersi per mano può facilmente “accendere desideri impropri” e quindi dovrebbe essere evitato, soprattutto se non si è fidanzati ufficialmente o prossimi al matrimonio.
Chi esagera, o semplicemente viene “notato” in atteggiamenti affettuosi giudicati fuori luogo, può essere richiamato dagli anziani.
L’obiettivo non è solo la castità, ma il totale controllo del corpo e delle emozioni, anche nelle fasi più innocenti dell’amore.
Gli abusi sessuali: una delle ferite più gravi e nascoste
Uno dei capitoli più drammatici riguarda la gestione interna degli abusi sessuali nei Testimoni di Geova. Negli ultimi decenni, centinaia di casi in tutto il mondo hanno denunciato la copertura sistematica degli abusi da parte dell’organizzazione.
Secondo la procedura ufficiale, per agire disciplinarmente servono due testimoni oculari del fatto: un criterio praticamente impossibile da soddisfare nel caso di abusi.
Molte vittime, soprattutto minori, sono state scoraggiate dal denunciare alle autorità esterne, in nome della “pulizia del nome di Geova”.
Class action, sentenze milionarie e inchieste giornalistiche hanno smascherato una rete globale di silenzi, trasferimenti e protezioni interne, minando profondamente la credibilità dell’organizzazione su questo tema.
ii) Codice di abbigliamento e linguaggio
Regole in materia di abbigliamento
In materia di abbigliamento le regole per i Testimoni di Geova sono assai stringenti. Infatti l’abbigliamento deve essere modesto, sobrio e rispettabile. Gli uomini devono evitare la barba, i capelli lunghi o i vestiti considerati troppo sportivi. Ovviamente vi sono anche regole per le donne Testimoni di Geova. Queste regole influenzano diversi ambiti della loro vita. Pensiamo per esempio al loro rapporto con la sessualità piuttosto che alla loro vita da madre. Ci sono poi quelle che riguardano il loro modo di vestirsi. Le Testimoni di Geova donne la gonna la devono indossare al ginocchio o più lunghe, evitare scollature e non truccarsi in modo vistoso.
Regole in materia di linguaggio
Anche il linguaggio è soggetto a censura. Sono vietate le parolacce, ma anche le esclamazioni ritenute troppo “mondane” come “cavolo”, “accidenti” o “mamma mia”, considerate espressioni da evitare. L’obiettivo è quello di mantenere una condotta “pura” e non contaminata dal mondo esterno.
Questo atteggiamento, però, può diventare estremamente opprimente, soprattutto per i più giovani, che si trovano costantemente sotto osservazione da parte della comunità.
Testimoni di Geova e Tatuaggi
Anche se non esiste un divieto formale di tatuaggi nei Testimoni di Geova, la posizione dell’organizzazione è chiara: farsi un tatuaggio è fortemente scoraggiato. La base dottrinale di questa posizione si trova in Levitico 19:28, dove si legge: “Non vi farete incisioni nella carne per un morto. E non vi farete segni di tatuaggio”. Sebbene questo versetto appartenga alla Legge mosaica, i Testimoni lo citano spesso per giustificare la loro opposizione.
Nelle pubblicazioni ufficiali, come La Torre di Guardia e Svegliatevi!, si sottolinea che i tatuaggi sarebbero legati a pratiche pagane, ribellione e vanità, e non si addicono a una persona che vuole “onorare Geova” con il proprio corpo. I tatuaggi vengono spesso associati a uno stile di vita “mondano”, e chi ne ha uno può trovarsi oggetto di giudizi negativi, specialmente se visibile.
Anche se non porta automaticamente a sanzioni disciplinari, farsi un tatuaggio da battezzato può compromettere l’accesso a ruoli di responsabilità, e viene spesso affrontato in colloqui privati con gli anziani della congregazione. In molti casi, chi si converte viene caldamente invitato a coprire o rimuovere i tatuaggi, se possibile.
In definitiva, per i Testimoni di Geova il corpo deve riflettere “modestia e rispetto verso Dio”, e i tatuaggi sono percepiti come un’espressione di individualismo non compatibile con l’immagine spirituale promossa dall’organizzazione.
Testimoni di Geova e barba: una questione di immagine e obbedienza
Farsi crescere la barba tra i Testimoni di Geova non è vietato, ma è fortemente scoraggiato, soprattutto se si desidera avere ruoli di responsabilità nella congregazione. Nonostante nella Bibbia non esista alcun divieto sulla barba – anzi, nella cultura ebraica antica era un simbolo di dignità – l’organizzazione ha adottato una posizione basata su norme culturali e di “decoro” interno.
Secondo la linea ufficiale, i proclamatori devono avere un aspetto “pulito, ordinato e rispettabile”, e nel contesto occidentale la barba sarebbe vista come simbolo di ribellione o trascuratezza. Questo ragionamento ha origini negli anni ’60 e ’70, quando la barba era associata ai movimenti giovanili controculturali. Da allora, la consuetudine di rasarsi quotidianamente è rimasta una prassi implicita, non scritta, ma ben radicata. Anche se tale pratica è ben radicata, non ci sono divieti invece per quanto riguarda la possibilità che i Testimoni di Geova possono depilarsi altre parti del corpo.
Un fratello con la barba può essere visto come non completamente sottomesso allo spirito dell’organizzazione e difficilmente potrà svolgere incarichi come microfonista, lettore o anziano. In alcune congregazioni, anche solo essere commentatore durante le adunanze potrebbe diventare difficile.
Negli ultimi anni, in alcuni Paesi e contesti più moderni, si sono visti lievi segnali di tolleranza, ma la pressione sociale interna rimane forte: molti scelgono di radersi per non essere esclusi o giudicati.
In definitiva, la barba non è una questione dottrinale ma culturale, eppure viene trattata con la stessa serietà di norme religiose più importanti. Un altro esempio di come, nei Testimoni di Geova, l’immagine esterna sia spesso legata alla percezione della “spiritualità vera”.
iii) Regole e divieti sui passatempi: cosa possono (e non possono) fare i Testimoni di Geova
I passatempi e le attività ricreative dei Testimoni di Geova sono regolati da principi morali e dottrinali molto precisi. Non tutto è vietato apertamente, ma molte attività comuni vengono scoraggiate o fortemente limitate, soprattutto se ritenute “mondane”, “spiritualmente pericolose” o legate a comportamenti immorali. Ogni passatempo, per essere accettabile, deve riflettere “buon senso, modestia e rispetto per Geova”, secondo i criteri dell’organizzazione.
Vediamo alcuni esempi concreti.
I Testimoni di Geova possono giocare a carte?
Per i Testimoni di Geova giocare a carte non è proibito in senso assoluto, ma viene spesso evitato, specialmente se si usano mazzi tradizionali (come le carte francesi) o se il gioco è associato al gioco d’azzardo, alla scommessa o a un ambiente mondano. Giochi innocui, come carte educative o di società, possono essere tollerati, ma è frequente che molti membri rinuncino del tutto, anche per timore di giudizi da parte della congregazione.
I Testimoni di Geova guardano la TV?
Sì, i Testimoni di Geova possono guardare la TV, ma con forti limitazioni. I contenuti devono essere “puliti”, privi di violenza, sesso esplicito, magia, occultismo o tematiche considerate “corrotte”. Sono banditi programmi che promuovono ideologie non in linea con la moralità JW, e molti evitano del tutto serie popolari, film fantasy o talk show. In famiglia, spesso i contenuti vengono filtrati dai genitori o discussi durante lo “studio familiare”.
I Testimoni di Geova vanno al mare?
Sì, i Testimoni di Geova vanno al mare, ma devono mantenere un comportamento sobrio e vestire in modo “modesto”. I costumi da bagno troppo succinti, le spiagge affollate o “trasgressive”, e le situazioni che potrebbero portare a “tentazioni” sono scoraggiati. Inoltre, non è raro che scelgano orari o luoghi meno frequentati, o che evitino del tutto certe attività per non “dare cattiva testimonianza”.
I Testimoni di Geova possono ballare?
Come sottolineo nella mia guida in cui spiego se i Testimoni di Geova possono ballare, il ballo è un’altra attività tollerata solo entro limiti molto stretti. Le danze sensuali, i balli di coppia stretti, le discoteche e i concerti sono vietati o altamente sconsigliati. In alcuni casi, balli semplici tra membri della congregazione durante eventi organizzati privatamente possono essere accettati, purché la musica sia “edificante” e l’atmosfera controllata. Ma nella maggior parte dei casi, il ballo è visto con sospetto, soprattutto se legato alla “mondanità”.
iv) Testimoni di Geova e aborto: posizione ufficiale e conseguenze
I Testimoni di Geova condannano l’aborto in ogni sua forma, considerandolo un peccato grave equivalente all’omicidio. La loro interpretazione biblica si basa su versetti come Esodo 21:22-23 e Salmo 139:16, con i quali sostengono che la vita abbia inizio dal concepimento e che nessuno, tranne Dio, abbia il diritto di toglierla.
Una sorella che decidesse di abortire, anche in caso di violenza sessuale, malformazioni del feto o gravi rischi per la salute della madre, può essere soggetta a sanzioni spirituali, tra cui la disassociazione, se non si mostra pentita. Anche chi aiuta materialmente o incoraggia un aborto può essere ammonito o espulso.
Questo approccio rigido e senza eccezioni è stato spesso oggetto di critiche da parte di ex membri e osservatori esterni, i quali denunciano una mancanza di empatia e di considerazione per le situazioni complesse e personali che portano a una decisione così difficile.
L’aborto, per i Testimoni di Geova, non è una scelta medica o sociale, ma una questione morale assoluta, su cui non esistono gradi di tolleranza o aperture. Anche questo aspetto contribuisce a rendere il loro sistema dottrinale particolarmente vincolante e invasivo nella vita privata dei membri.
v) Regole alimentari dei Testimoni di Geova
Come sottolineato nella guida “Cosa non Possono mangiare i Testimoni di Geova“, l’alimentazione non è un aspetto secondario per i Testimoni di Geova, ma rientra pienamente nella sfera della moralità e della purezza spirituale. Anche se non esiste un elenco preciso di alimenti vietati, ci sono diversi principi e indicazioni che determinano ciò che è considerato accettabile o meno.
Le restrizioni principali si collegano alla Bibbia e, in particolare, al divieto di consumare sangue in qualsiasi forma, come indicato in Atti 15:29. Ma la questione va oltre: anche altri alimenti o abitudini alimentari possono essere scoraggiati se ritenuti “inappropriati” dal punto di vista spirituale, culturale o sociale.
Vediamo alcuni casi specifici:
Possono mangiare il Panettone?
Se ti stai chiedendo se i Testimoni di Geova possono mangiare il panettone, sappi che tale alimento viene generalmente tollerato, ma può essere evitato in alcuni ambienti più rigidi, specialmente durante le festività natalizie. Questo perché i Testimoni di Geova non celebrano il Natale, ritenuto di origine pagana, e il consumo di alimenti tipici delle festività può essere visto come una forma di compromesso spirituale.
Possono Mangiare Dolci?
I dolci in sé non sono vietati, ma viene scoraggiato l’eccesso e l’abuso. Inoltre, dolci associati a feste pagane o religiose, come colombe pasquali, torte natalizie o cioccolatini con simboli religiosi, possono essere considerati inappropriati. Anche qui, più che una regola scritta, è l’atmosfera culturale della congregazione a determinare il comportamento. Dunque nel complesso i Testimoni mangiano dolci ma vi sono alcuni principi che scoraggiano il consumo di questo alimento in precise circostanze.
I Testimoni di Geova mangiano Carne?
I Testimoni di Geova mangiano carne anche se il consumo di carne è consentito, ma solo se priva di sangue. Questo punto è fondamentale, tanto che alcuni Testimoni evitano salumi o insaccati non certificati come “senza sangue”. Anche i metodi di macellazione possono suscitare perplessità, e molti preferiscono informarsi o scegliere prodotti garantiti.
I Testimoni di Geova Sono Vegetariani?
La risposta è no. I Testimoni di Geova non sono vegetariani, né esiste nella loro dottrina alcun incoraggiamento a evitare la carne per motivi etici, ambientali o salutistici. Al contrario, il consumo di carne è considerato del tutto lecito, purché vengano rispettate le regole religiose legate all’astensione dal sangue.
Secondo la loro interpretazione delle Scritture – in particolare Atti 15:28-29 – è vietato consumare sangue, motivo per cui i Testimoni devono assicurarsi che la carne sia stata dissanguata in modo adeguato. Questo può portarli a essere molto scrupolosi nella scelta dei prodotti animali, arrivando perfino a rifiutare insaccati o carni la cui origine non sia chiara.
Tuttavia, è importante sottolineare che questa attenzione non ha nulla a che fare con una forma di rispetto per la vita animale. L’animale può essere ucciso, cucinato e mangiato: l’importante è che nel processo non sia rimasto sangue. Non si tratta, quindi, di una religione che promuove la compassione verso gli animali nel senso profondo del termine, ma di una regola rituale legata a una specifica interpretazione biblica.
Per molti anni, da Testimone di Geova, ero convinto di far parte della vera religione. Seguivo ogni insegnamento con devozione, inclusi quelli legati alla dieta. Pensavo che evitare il sangue bastasse a dimostrarsi puri anche davanti a Dio. Ma dopo essere uscito, col tempo, ho iniziato a rivedere molte cose con occhi diversi.
Una delle questioni che ha davvero messo in discussione le mie certezze è stata la totale indifferenza dell’organizzazione verso il tema del rispetto per gli animali. Com’è possibile, mi chiedevo, che una religione che si definisce “divina” non abbia nulla da dire sull’uccisione sistematica di creature innocenti, su un’alimentazione che fa soffrire, inquina e avvelena anche noi esseri umani?
La mia risposta oggi è chiara: una religione che non insegna l’amore verso gli animali non può essere una vera religione. È una religione del passato, antropocentrica, rigida, e in fondo più diabolica che divina. La spiritualità autentica, quella che libera e non opprime, ci insegna a vivere in armonia con il pianeta e con ogni essere vivente.
Per questo oggi credo che gli animali si amano, non si mangiano. E questa consapevolezza mi ha cambiato per sempre.
Possono mangiare Mortadella?
La mortadella e altri insaccati possono essere considerati “a rischio” a causa della presenza potenziale di sangue residuo o additivi derivati dal sangue. Per questo, come sottolineo nella guida “Perchè i Testimoni di Geova non mangiano mortadella“, praticamente non tutti i Testimoni li consumano, oppure cercano prodotti con etichettature molto chiare o certificazioni specifiche.
Bevono Alcool?
I Testimoni di Geova bevono alcool anche se è strettamente regolamentato. Bere vino o birra in modo moderato è accettabile, mentre l’ubriachezza è considerata un peccato grave. Anche l’atteggiamento verso l’alcool può variare da congregazione a congregazione, con alcuni ambienti più permissivi e altri molto più rigidi.
Bevono la Coca Cola?
I Testimoni di Geova possono bere Coca Cola, ma per molti anni ha suscitato discussioni per via della caffeina. Sebbene oggi sia generalmente accettata, alcune famiglie più conservatrici limitano il consumo di bevande stimolanti come cola o energy drink.
Possono Bere il Vino?
Il vino è usato anche durante le cerimonie religiose, come nel Memoriale, ma solo da chi si considera “unto”, ovvero parte dei 144.000 destinati al cielo. Per tutti gli altri, il vino ha un uso simbolico e viene consumato con cautela anche nella vita quotidiana, per evitare qualsiasi sospetto di eccesso o dipendenza. Dunque i Testimoni di Geova possono bere vino, perchè tale alimento non è demonizzato. Casomai ad essere fortemente condannata è l’alcolismo.
5. La mia esperienza personale con i Testimoni di Geova
Quello che stai leggendo finora è il frutto non solo di uno studio approfondito, ma anche di una vicenda personale vissuta sulla pelle, in un periodo della mia vita in cui ero vulnerabile, confuso e in cerca di risposte. Non parlo dei Testimoni di Geova da osservatore esterno: li conosco da dentro, perché per un tratto importante della mia giovinezza ho fatto parte della loro organizzazione. In questa sezione voglio raccontarti come è iniziato tutto, cosa ho vissuto, e soprattutto cosa ho imparato.
a) Il primo incontro: una porta aperta nella confusione
Avevo diciassette anni, e la mia vita in quel momento era un groviglio di errori, delusioni e frustrazioni. Mi sentivo un fallito, un peso per i miei genitori, e non riuscivo a trovare una direzione. Ero affamato di senso, di risposte, di qualcosa che potesse salvare quel vuoto che sentivo dentro. È stato proprio in quel momento di estrema fragilità che i Testimoni di Geova bussarono alla mia porta. Ero solo in casa, e da ragazzo insicuro quale ero, non seppi dire di no. Li feci entrare.
Non potevo immaginare che quell’incontro, apparentemente banale, avrebbe segnato in modo così profondo il mio futuro.
b) Dallo studio biblico alla Sala del Regno
All’inizio ero curioso, ma non coinvolto. Parlavo loro di Kurt Cobain, che allora era per me una figura sacra, un poeta maledetto, un riferimento esistenziale. Cercavo di trasmettere la mia passione per la sua musica e per i suoi testi, ma loro, con calma e abilità, riuscirono a spostare il discorso sulla Bibbia. Mi proposero di iniziare uno studio settimanale, e accettai. Non avevo nulla da perdere, e tutto da capire.
Col tempo, iniziarono a invitarmi anche alle adunanze. Mi sentivo accolto, ascoltato. Ma il mio coinvolgimento, all’inizio, era ancora superficiale. Non ero pronto a fare il salto. Poi, per un periodo, ci perdemmo di vista. Tornai a navigare nella mia confusione.
Fino a quando, qualche anno dopo, accettai un invito alla Commemorazione della morte di Cristo, e lì qualcosa cambiò.
c) L’integrazione, le regole e il desiderio di appartenere
Quella sera fui travolto da un’ondata di calore umano, sorrisi, accoglienza, entusiasmo. Era il cosiddetto love bombing, anche se allora non conoscevo questo termine. Ero fragile, ancora una volta, e quella comunità così coesa sembrava offrirmi tutto quello che cercavo: senso, ordine, amicizia, persino l’illusione di un amore stabile.
Ripresi gli studi biblici con uno spirito diverso. Questa volta mi immersi davvero. Volevo far parte di qualcosa, volevo sentirmi utile, puro, accettato. Iniziai a partecipare con costanza alle adunanze, a studiare versetti a memoria, a distinguermi come uno studente “promettente”. Avevo un obiettivo: diventare Testimone a tutti gli effetti.
Ma dentro di me qualcosa non quadrava.
d) Il momento della crisi e la decisione di uscire
Più mi avvicinavo al battesimo, più emergevano i dubbi. Pregavo, ma non sentivo nulla. Mi sembrava di parlare al vuoto. E poi cominciai a chiedermi: davvero questa è la verità? O è solo un ricatto psicologico travestito da salvezza?
“Se accetti, vivi per sempre in un paradiso terrestre. Se rifiuti, muori ad Armageddon.”
Non è fede, mi dicevo. È manipolazione basata su promesse e minacce.
Le regole iniziarono a soffocarmi. Non potevo esprimermi, non potevo dire “caspita”, non potevo guardare film d’azione, non potevo ascoltare musica “del mondo”, non potevo avere la barba, non potevo amare liberamente.
Fino a quando dissi basta. Il gesto simbolico della mia ribellione fu decidere di fumare cannabis. Non per trasgredire, ma per riprendermi la mia libertà. Lo dissi apertamente agli anziani: non volevo più fingere.
Poco dopo, fui ufficialmente considerato fuori.
e) La rinascita: musica, natura, libertà e consapevolezza
Oggi, a distanza di tanti anni, posso dire di aver ritrovato la mia strada. Non grazie a una religione, ma grazie alla mia evoluzione personale. Alla natura, agli animali, alla musica, alla libertà di pensiero. Ho imparato ad ascoltarmi, a costruire legami autentici, a vivere con passione e rispetto per me stesso.
i) Cosa ho imparato da questa esperienza
Questa esperienza mi ha insegnato che nessuna promessa di felicità può giustificare la perdita della propria identità. Che l’adesione a un credo, se motivata dalla paura, non è fede ma prigionia. E che le persone più sincere sono spesso quelle più facilmente manipolabili.
Mi ha insegnato anche la compassione: per chi è ancora dentro e non riesce a uscirne, per chi cerca Dio ma finisce in una gabbia.
ii) Un messaggio a chi ci è dentro (o ne è appena uscito)
A te che magari stai leggendo e sei ancora parte di quel mondo…
A te che hai appena trovato il coraggio di uscire…
Voglio dirti che non sei solo. Che una vita piena, autentica, felice è possibile anche fuori da quell’organizzazione. Che puoi riscoprirti, perdonarti, e ricominciare.
E a tutti quelli che, in buona fede, ho cercato di coinvolgere in quella religione, voglio chiedere scusa. Non l’ho fatto per cattiveria.
Ero solo una vittima. Ora sono un uomo libero.
6. I miei libri sui Testimoni di Geova
Dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza all’interno dell’organizzazione dei Testimoni di Geova, ho sentito il bisogno di raccontare ciò che ho visto, provato e compreso. Per farlo, ho scritto due libri molto diversi tra loro, ma complementari: uno è una satira irriverente, l’altro un’analisi critica e documentata.
Entrambi i volumi sono disponibili su Amazon e rappresentano un tentativo, da due angolazioni differenti, di aprire gli occhi, stimolare il pensiero critico e liberare la parola.
a) Testicoli di Genova: la satira che non ti aspetti
i) Descrizione, contenuti e link per acquistare su Amazon
Se hai bisogno di ridere e riflettere allo stesso tempo, questo è il libro che fa per te.
“Testicoli di Genova: Cronache tragicomiche dal mondo delle visite a domicilio” è una satira spietata e ironica che prende di mira proprio le dinamiche più assurde dell’organizzazione geovista.
Ti sei mai chiesto cosa succede davvero durante quelle famose visite a domicilio? Quali pensieri attraversano la mente di chi ti suona il campanello per “parlarti di Dio”? E soprattutto: è possibile ridere di una religione così rigida senza perdere di vista le sue contraddizioni più profonde?
In questo libro troverai:
- Una parodia esilarante delle dottrine e delle pratiche geoviste
- Sketch comici ispirati a momenti surreali vissuti di persona
- Un’analisi divertente ma pungente di regole, divieti e ossessioni religiose
- Uno stile irriverente, ma sempre intelligente
⚠️ Avvertenza: potrebbe causare risate incontrollabili, pensieri critici e un’irresistibile voglia di non rispondere più al campanello!
b) Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?
i) Analisi critica, testimonianze e link per acquistare su Amazon
Questo è il mio libro più personale e profondo.
“Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?” è un saggio che nasce dalla necessità di fare chiarezza. Non è un attacco gratuito, ma un’analisi basata su fatti, documenti e testimonianze.
All’interno del libro racconto non solo la mia storia, ma anche quelle di altre persone che, come me, hanno vissuto dall’interno la pressione psicologica, le regole ferree, l’isolamento e il condizionamento mentale che caratterizzano l’organizzazione.
Nel libro scoprirai:
- Le origini e la struttura del potere geovista
- Le contraddizioni nella loro interpretazione della Bibbia
- I divieti assurdi e il prezzo della disobbedienza
- Le false profezie e le tecniche di manipolazione
- Le testimonianze di chi è riuscito a uscire e ricostruirsi una vita
📌 È un libro utile per:
- Ex membri in cerca di conferme
- Familiari di Testimoni che vogliono capire meglio
- Chiunque sia curioso di sapere cosa c’è dietro le apparenze
7. Differenza tra testimoni di Geova e cristiani
Sebbene i Testimoni di Geova si definiscano cristiani, le loro credenze e pratiche differiscono in modo significativo da quelle del cristianesimo tradizionale, sia cattolico che protestante. Per comprendere davvero chi sono i Testimoni di Geova, è fondamentale analizzare le loro dottrine, le interpretazioni bibliche e il modo in cui vivono la fede nella quotidianità. Vediamo dunque qual’è la differenza tra i Testimoni di Geova ed i Cristiani.
a) Analisi delle Credenze
In questa sezione, approfondiremo alcuni punti chiave che li distinguono, come la predicazione porta a porta, la visione di Gesù Cristo, la struttura gerarchica dell’organizzazione, il rifiuto di simboli religiosi come la croce, e la loro posizione sulla Trinità, sui sacramenti e sulla salvezza. Questi elementi non solo li differenziano dalla maggior parte delle chiese cristiane, ma creano una vera e propria identità religiosa unica e separata.
Attraverso l’analisi delle loro credenze più caratteristiche, potremo capire se e in che misura i Testimoni di Geova possono essere considerati cristiani e come si collocano nel panorama religioso contemporaneo.
i) Credono nella Predicazione Porta a Porta
Uno degli elementi più noti e distintivi dei Testimoni di Geova è senza dubbio la predicazione porta a porta, che rappresenta una vera e propria colonna portante della loro fede e identità religiosa. A differenza della maggior parte dei cristiani tradizionali, che tendono a vivere la fede in modo più riservato o all’interno delle mura della chiesa, i Testimoni di Geova considerano l’evangelizzazione un dovere personale e comunitario imprescindibile.
Questo impegno non è visto come una scelta, ma come un comando diretto di Geova, basato su passi biblici come Matteo 28:19-20 e Atti 20:20. Ogni membro attivo è chiamato a partecipare, anche solo per alcune ore al mese, e viene definito “proclamatore del Regno”. Ciò comporta visitare sistematicamente le case dei propri concittadini, spesso con puntualità quasi militare, proponendo riviste, studi biblici gratuiti e incontri personalizzati.
Il loro approccio è metodico: ogni area è assegnata a una specifica congregazione e viene coperta a rotazione. Non è raro che lo stesso annuncio venga ricevuto più volte da una famiglia nell’arco di pochi mesi, proprio per assicurarsi che nessuno “perda l’occasione” di ascoltare il messaggio del Regno.
Cosa Dicono i Testimoni di Geova al Citofono
Quando suonano il campanello, al citofono i Testimoni di Geova si presentano in modo educato e pacato, con un tono rassicurante. Il loro obiettivo non è quello di creare un confronto, ma di suscitare interesse spirituale. Di solito iniziano con una frase del tipo:
“Buongiorno, siamo Testimoni di Geova della zona e stiamo parlando con le persone di un argomento che molti trovano incoraggiante: il futuro del nostro pianeta.”
Oppure:
“In questo periodo così difficile, stiamo mostrando a chi vuole un breve pensiero tratto dalla Bibbia. Le è mai capitato di chiedersi perché c’è tanta sofferenza nel mondo?”
Questi approcci sono studiati e affinati nel tempo. Ogni annunciatore riceve una formazione dettagliata su come interagire con le persone, come gestire il rifiuto e come adattare il discorso alle reazioni dell’interlocutore. Tutto questo fa parte di un programma organizzativo ben strutturato che guida ogni aspetto della vita del proclamatore.
Le Riviste dei Testimoni di Geova
Un altro elemento cardine della predicazione è la distribuzione delle riviste ufficiali dell’organizzazione, strumenti che accompagnano da sempre le visite porta a porta. Le principali pubblicazioni sono:
- La Torre di Guardia, rivista che approfondisce tematiche dottrinali e profezie bibliche, e viene usata per “rafforzare la fede”.
- Svegliatevi!, più orientata al grande pubblico, con contenuti divulgativi su famiglia, salute, società e spiritualità, sempre da una prospettiva biblica.
Queste riviste dei Testimoni di Geova non vengono vendute: sono distribuite gratuitamente (oggi anche in formato digitale) e vengono spesso offerte come punto di partenza per un eventuale “studio biblico a domicilio”. Il loro stile semplice e diretto è pensato per essere compreso da chiunque, indipendentemente dal livello di istruzione.
Negli ultimi anni, con l’aumento della digitalizzazione, le riviste vengono proposte anche tramite link, QR code o messaggi personalizzati via lettera e telefono, mantenendo comunque lo stile tradizionale dell’approccio “porta a porta”.
Torre di Guardia dei Testimoni di Geova
La Torre di Guardia (in inglese The Watchtower) è la rivista ufficiale più autorevole pubblicata dai Testimoni di Geova. Il suo scopo non è solo informativo, ma profondamente formativo: viene considerata una guida spirituale per i membri dell’organizzazione, contenente spiegazioni delle Scritture, interpretazioni dottrinali e articoli legati alla vita cristiana.
La Torre di Guardia dei Testimoni di Geova è pubblicata in centinaia di lingue, viene letta e studiata collettivamente durante le adunanze, ed è strettamente legata al “corpo direttivo” che guida l’organizzazione dalla sede mondiale di Warwick, negli Stati Uniti.
Chi legge questa rivista non sta semplicemente informandosi: sta ricevendo l’indirizzo spirituale ufficiale per la sua vita quotidiana. E proprio per questo motivo, i contenuti sono altamente selezionati, con uno stile uniforme e privo di firme, poiché tutto è attribuito collettivamente all’autorità spirituale dell’organizzazione.
Proclamatore Consapevole
Essere un proclamatore consapevole non significa semplicemente andare a predicare: implica un’identità costruita sull’obbedienza e sull’impegno costante. Ogni proclamatore è registrato come tale all’interno della congregazione e deve dimostrare regolarmente la sua attività, con un resoconto mensile delle ore spese nella predicazione, delle visite ripetute e degli studi biblici condotti.
Questo sistema di monitoraggio serve non solo per motivare, ma anche per valutare lo “stato spirituale” del membro. Un proclamatore che smette di predicare o rallenta il suo impegno viene spesso considerato “spiritualmente debole”, e può essere oggetto di attenzione particolare da parte degli anziani.
Il termine “consapevole” è fondamentale: nessuno viene forzato, ma tutti sono continuamente spinti a “fare di più per Geova”, spesso attraverso discorsi pubblici, esperienze condivise e modelli da imitare. Questo crea un ambiente altamente orientato alla performance spirituale.
Osservatore Teocratico
Un altro concetto profondamente radicato nella struttura dei Testimoni di Geova è quello dell‘osservatore teocratico, ossia il fedele che osserva tutto — sé stesso, gli altri e il mondo — attraverso le lenti della Bibbia e dell’organizzazione.
L’osservatore teocratico è colui che si sforza di applicare ogni principio dottrinale alla vita quotidiana, evitando influenze “mondane”, selezionando accuratamente amici, letture, programmi TV, attività ricreative e persino vocabolario. Questo atteggiamento si riflette anche nella predicazione, dove ogni conversazione, ogni reazione e ogni contesto vengono interpretati in chiave teocratica.
Essere osservatori significa vivere in costante allerta spirituale, pronti a cogliere ogni segnale che possa rafforzare o indebolire la propria fede. Non è solo una pratica, ma una vera e propria mentalità che permea ogni aspetto della vita del Testimone di Geova attivo.
ii) Credono nei Cantici
Il canto è una componente essenziale nella vita spirituale dei Testimoni di Geova, anche se spesso poco conosciuta da chi non fa parte dell’organizzazione. A differenza di molte confessioni cristiane dove il canto può assumere forme libere o spontanee, nei Testimoni di Geova il canto è strettamente regolamentato, teocratico e funzionale all’edificazione spirituale della congregazione.
I cantici dei Testimoni di Geova vengono eseguiti all’inizio e alla fine delle adunanze settimanali, così come in occasione di assemblee e congressi. Ogni brano è tratto da un apposito libro intitolato Cantiamo a Geova, una raccolta di inni selezionati e approvati dal Corpo Direttivo. Non si tratta di canti ispirati alla musica moderna o di culto emozionale, ma di composizioni semplici, sobrie, spesso accompagnate da basi musicali preregistrate, per mantenere un’atmosfera ordinata e composta.
“Cantiamo a Geova con gioia”
“Cantiamo a Geova con gioia” non è solo il titolo di uno dei cantici più emblematici dell’organizzazione, ma un principio spirituale che riflette lo spirito di appartenenza e devozione dei fedeli. Il canto non è visto come un momento di espressione personale, bensì come un atto di lode collettiva a Geova, parte integrante della disciplina spirituale.
Ogni cantico è basato su versetti biblici, e spesso viene spiegato brevemente prima di essere eseguito, per aiutare i presenti a comprenderne il significato. I Testimoni di Geova ritengono che cantare con gioia rafforzi la fede, unisca la congregazione e prepari i cuori ad accogliere gli insegnamenti della Bibbia.
b) Differenze con Altre Religioni
Nonostante si presentino come cristiani, le differenze tra i Testimoni di Geova e le altre religioni sono notevoli poichè costoro si distinguono in modo netto sia dagli evangelici che dai cattolici che da tutte le altre religioni cristiane, non solo per dottrina, ma anche per stile di vita, struttura organizzativa e visione del mondo. Di seguito, analizziamo le principali differenze con due delle confessioni più diffuse.
i) Differenza tra Evangelici e Testimoni di Geova
Per quanto riguarda le differenze tra Evangelici e Testimoni di Geova, entrambi si considerano fedeli alla Bibbia e contrari alla tradizione religiosa cattolica. Tuttavia, le differenze tra queste due realtà sono numerose e profonde.
- Trinità: gli evangelici credono nella Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), mentre i Testimoni di Geova rifiutano categoricamente questo concetto, considerandolo antibiblico.
- Salvezza: per gli evangelici, la salvezza si ottiene per fede in Gesù Cristo come unico Salvatore, mentre i Testimoni di Geova collegano la salvezza anche all’obbedienza all’organizzazione e all’opera di predicazione.
- Struttura religiosa: gli evangelici hanno una maggiore varietà e autonomia tra le chiese, mentre i Testimoni di Geova seguono un’organizzazione centralizzata e rigidamente controllata dal Corpo Direttivo.
- Culto e liturgia: i culti evangelici possono essere vivaci, con musica contemporanea e preghiere spontanee, mentre le adunanze dei Testimoni sono sobrie, programmate, e focalizzate su studi dottrinali con poco spazio all’improvvisazione.
In sintesi, gli evangelici si identificano con il cristianesimo storico, mentre i Testimoni di Geova rappresentano una realtà del tutto a sé stante, con interpretazioni uniche della Bibbia.
ii) Differenza tra Testimoni di Geova e Cattolici
Le differenze tra cattolici e Testimoni di Geova sono così marcate da rendere i due sistemi religiosi quasi opposti. Le principali divergenze riguardano:
- La figura del Papa: per i cattolici è il vicario di Cristo e capo della Chiesa; per i Testimoni è un semplice uomo, parte di una struttura apostata e contraria alla volontà di Geova.
- La Trinità: i cattolici la considerano dogma fondamentale; i Testimoni la rigettano come un’invenzione pagana.
- I sacramenti: la Chiesa cattolica ne riconosce sette (battesimo, eucaristia, confessione, ecc.), mentre i Testimoni non li celebrano, fatta eccezione per il battesimo per immersione e la commemorazione annuale della morte di Gesù.
- Il culto dei santi e della Madonna: per i cattolici è una parte importante della devozione; per i Testimoni è idolatria.
- La croce: per i cattolici è simbolo sacro di fede; per i Testimoni è rifiutata come simbolo pagano, ritenendo che Gesù morì su un semplice palo.
Inoltre, i Testimoni di Geova non sono cattolici poichè questi ultimi hanno una struttura gerarchica con parrocchie, vescovi e riti stabiliti, mentre i Testimoni si riuniscono nelle Sale del Regno, guidati da anziani locali ma sotto il controllo centrale del Corpo Direttivo.
Usano la Croce?
No, i Testimoni di Geova non hanno la croce come simbolo di fede, né nei loro luoghi di culto, né nei materiali stampati, né a livello personale. Al contrario, ritengono che l’uso della croce sia una pratica pagana introdotta nel cristianesimo apostata nei secoli successivi alla morte di Gesù.
Secondo la loro interpretazione della Bibbia, Gesù non morì su una croce ma su un “palo di tortura”, ovvero un singolo palo verticale, senza braccio orizzontale. Questo dettaglio, per quanto discusso dagli studiosi, viene ritenuto fondamentale dai Testimoni per prendere le distanze da ogni forma di idolatria o simbolismo religioso.
La croce, quindi, non solo è assente nella loro iconografia, ma viene anche considerata fuorviante e contraria alla vera adorazione. Chi indossa una croce o la espone pubblicamente, secondo la dottrina geovista, sta inconsapevolmente perpetuando una forma di culto non gradita a Geova.
Hanno un Prete?
I Testimoni di Geova non hanno preti, né pastori, né figure religiose professioniste. Al contrario delle confessioni cristiane più comuni, dove la guida spirituale è affidata a un sacerdote ordinato, l’organizzazione geovista si fonda sul concetto di responsabilità condivisa e servizio volontario.
Le funzioni spirituali e organizzative sono affidate a “anziani” (una sorta di supervisori spirituali interni), che non ricevono alcun compenso economico e vengono scelti per la loro reputazione e condotta morale all’interno della congregazione. Non celebrano sacramenti, non confessano, non assolvono: il loro ruolo è guidare, insegnare e sorvegliare l’ordine spirituale locale.
Tutti i membri della congregazione, uomini e donne, sono incoraggiati a studiare la Bibbia e a predicare, ma nessuno detiene un’autorità religiosa personale. L’unica autorità riconosciuta a livello globale è il Corpo Direttivo, che ha sede negli Stati Uniti e guida l’intera organizzazione.
Chi sono gli Anziani nei Testimoni di Geova
Gli anziani nei Testimoni di Geova sono uomini adulti battezzati, scelti per il loro esempio spirituale, la loro moralità e la loro devozione all’organizzazione. Il loro compito non è solo amministrativo, ma fortemente spirituale: guidano le adunanze, visitano i fratelli in difficoltà, offrono consigli, sorvegliano la disciplina interna e gestiscono i casi di trasgressione.
Non ricevono stipendio, non indossano vesti speciali e non godono di privilegi mondani, ma sono investiti di una forte autorità interna. Hanno il potere di richiamare, riprendere, o addirittura disassociare un membro che viola le norme dottrinali.
Il loro ruolo è simile a quello di un pastore protestante o di un confessore cattolico, ma senza sacramenti e con un’enfasi maggiore sulla disciplina teocratica. Ogni congregazione ha un corpo di anziani (da 3 in su), e le loro decisioni vengono prese collegialmente, sempre secondo le direttive del Corpo Direttivo.
Sorveglianti Viaggianti: cosa fanno?
I sorveglianti viaggianti sono Testimoni di Geova con esperienza e piena fiducia da parte dell’organizzazione, incaricati di visitare regolarmente le congregazioni in una determinata area geografica. Il loro compito è rafforzare la spiritualità dei fratelli, controllare che tutto si svolga in armonia con le direttive centrali, e offrire formazione agli anziani locali.
Ogni visita dura circa una settimana, durante la quale il sorvegliante tiene discorsi pubblici, studia con gli anziani, fa visite pastorali alle famiglie e verifica che l’attività di predicazione sia regolare ed efficace. A differenza degli altri proclamatori, i sorveglianti viaggianti dedicano la loro vita interamente a questo servizio e ricevono un modesto sostegno economico dall’organizzazione per le spese di base.
La loro funzione è sia ispettiva che motivazionale, e il loro arrivo è sempre considerato un momento importante nella vita della congregazione.
Hanno una Chiesa?
I Testimoni di Geova non chiamano “chiesa” i loro luoghi di culto, né si identificano con una “chiesa” come istituzione religiosa. Chiesa per i Testimoni di Geova è l’equivalente di “congregazione” per riferirsi al gruppo locale di fedeli e “Sala del Regno” per indicare l’edificio dove si riuniscono.
Ritengono infatti che la parola “chiesa” sia associata a strutture religiose corrotte o apostate, quindi preferiscono mantenere una terminologia esclusiva e separata, in linea con la loro dottrina.
Inoltre, non riconoscono alcun edificio come “sacro”, e non usano simboli religiosi o elementi architettonici ornamentali. Le loro Sale del Regno sono semplici, essenziali, funzionali, e spesso assomigliano a normali sale conferenze. L’importante, secondo loro, non è il luogo, ma la verità insegnata al suo interno.
Le Adunanze dei Testimoni di Geova
Le adunanze dei Testimoni di Geova sono l’equivalente delle messe o dei culti nelle altre religioni, ma con caratteristiche del tutto particolari. Si tengono due volte a settimana, generalmente una volta nei giorni feriali e una volta la domenica, e hanno una durata di circa 1 ora – 1 ora e mezza.
Durante le adunanze, non si celebrano riti religiosi, ma si studia la Bibbia seguendo materiali predisposti dall’organizzazione: la Torre di Guardia, il libro “Insegna”, discorsi tematici, letture pubbliche. Tutto è pianificato nei minimi dettagli: ogni settimana è identica in tutte le congregazioni del mondo, con lo stesso programma di studio.
Le adunanze si tengono nella Sala del Regno e sono aperte al pubblico. Si inizia con un cantico, si chiude con un altro cantico e una preghiera. L’atmosfera è sobria, ordinata, priva di emozionalità, incentrata sull’apprendimento collettivo.
Sala del Regno: cosa dicono le Recensioni?
La Sala del Regno è il luogo dove si riuniscono i Testimoni di Geova per le loro adunanze. Dall’esterno, spesso appare come un edificio semplice, sobrio, talvolta anonimo. All’interno, regna l’ordine: niente croci, niente statue, nessuna immagine religiosa. Solo un podio, sedie ben disposte e una piattaforma per i relatori.
Chi ha visitato la Sala del Regno – anche da non Testimone – spesso ne descrive la pulizia, il silenzio e l’organizzazione impeccabile. Le recensioni online evidenziano un ambiente accogliente ma molto serio, dove non c’è spazio per improvvisazioni o spettacolarizzazioni.
Molti apprezzano l’ordine e la gentilezza dei presenti, ma chi si aspetta un luogo ricco di emozioni o di spiritualità vissuta in modo caloroso, potrebbe trovarlo freddo o impersonale.
La Sala del Regno riflette perfettamente l’identità teocratica dei Testimoni di Geova: disciplina, sobrietà, uniformità e devozione all’organizzazione.
Hanno i Sacramenti?
I Testimoni di Geova non riconoscono i sacramenti come li intendono le chiese cattolica e ortodossa. Nella loro dottrina, solo due pratiche hanno un significato simbolico e spirituale: il battesimo per immersione e la commemorazione della morte di Gesù (che non è però considerata un vero sacramento).
Non esistono, quindi, né la cresima, né la confessione, né l’eucaristia nel senso sacrale attribuito da altre confessioni. Ogni forma di ritualismo viene vista come una deviazione dal cristianesimo originale. L’accento viene posto sull’obbedienza alla Parola di Dio e sulla condotta quotidiana, piuttosto che su cerimonie religiose.
Fanno la Comunione?
I Testimoni di Geova non fanno la comunione come nelle chiese cristiane tradizionali. Ogni anno, durante l’unico evento cerimoniale della congregazione – chiamato “Commemorazione della morte di Cristo” – vengono passati pane azzimo e vino rosso tra i presenti, ma solo pochissimi partecipano effettivamente.
Secondo la loro dottrina, solo i 144.000 “unti” possono prendere parte agli emblemi, mentre la maggioranza dei fedeli (la “grande folla”) assiste in silenzio senza mangiare né bere. Questa distinzione, assente nel cristianesimo tradizionale, rende la loro visione dell’eucaristia completamente diversa da quella cattolica, ortodossa o evangelica.
L’Eucaristia tra i Testimoni di Geova
Per i Testimoni di Geova, l’eucaristia non ha valore sacramentale. La Commemorazione annuale della morte di Gesù (che si tiene nella data corrispondente alla Pasqua ebraica) è l’unica occasione in cui vengono utilizzati emblemi di pane e vino, ma – come detto – solo pochissimi ne partecipano.
L’evento è considerato simbolico e commemorativo, non un rito salvifico. Nessuna trasformazione del pane e del vino è ammessa, e non si attribuisce loro alcun valore mistico o divino. Questo approccio li differenzia profondamente dalle chiese che credono nella presenza reale di Cristo nell’eucaristia.
Fanno la Cresima?
No, i Testimoni di Geova non praticano la cresima. Nella loro visione, non esistono tappe sacramentali nella crescita spirituale di un individuo. La consacrazione a Dio avviene solo tramite scelte personali consapevoli, e non attraverso cerimonie scandite nel tempo.
L’idea di una conferma della fede ricevuta da bambini è vista come un’interpretazione umana non supportata dalla Bibbia. Per loro, l’unico passo significativo dopo l’apprendimento è il battesimo per immersione, effettuato in età adulta.
Fanno il Battesimo?
Sì, i Testimoni di Geova praticano il battesimo, ma solo per immersione e solo dopo una preparazione approfondita. Il battesimo rappresenta l’ingresso ufficiale nell’organizzazione e viene effettuato pubblicamente in occasione di assemblee o congressi, spesso davanti a centinaia o migliaia di persone.
Per essere battezzati, bisogna studiare la Bibbia con un Testimone, superare decine di domande dottrinali e dimostrare una condotta morale conforme agli standard dell’organizzazione. Solo dopo questo processo, l’individuo può essere considerato idoneo per “dedicare la sua vita a Geova”.
Battezzano i Figli?
No, i Testimoni di Geova non battezzano i figli neonati o i bambini molto piccoli. Il battesimo infantile è rifiutato perché ritenuto non biblico. Solo chi è in grado di comprendere e accettare le verità dottrinali in modo consapevole può essere battezzato.
Tuttavia, è comune che ragazzi di 12-14 anni, cresciuti in famiglie geoviste, decidano di battezzarsi dopo aver ricevuto l’istruzione necessaria. Questo può generare pressioni familiari, ma ufficialmente l’organizzazione insiste sul fatto che il battesimo debba essere una scelta personale.
Pregano?
Sì, i Testimoni di Geova pregano regolarmente, ma in modo molto diverso rispetto ad altre religioni cristiane. Le loro preghiere sono semplici, dirette, rivolte esclusivamente a “Geova Dio” e mai a Gesù, Maria o ai santi. Non usano formule prestabilite, né rituali ripetitivi.
La preghiera viene incoraggiata in famiglia, nelle adunanze, prima dei pasti e in privato. Viene considerata un dialogo diretto con Geova, da fare con umiltà, rispetto e sincerità.
Pregano rivolgendosi a Geova nel nome di Gesù Cristo, riconoscendo Gesù come intermediario, ma mai come destinatario diretto della preghiera. Usano un linguaggio sobrio e rispettoso, spesso con frasi come:
“Caro Geova, ti ringraziamo per…”
“Ti chiediamo umilmente di guidarci…”
“Nel nome di Gesù, Amen.”
Come sottolineato anche nell’articolo “Come pregano i Testimoni di Geova” le preghiere sono sempre pronunciate ad alta voce durante le adunanze, mentre in famiglia o in privato possono essere silenziose o personali.
Recitano il Padre Nostro?
Sì, i Testimoni di Geova possono pregare il Padre Nostro, ma non come preghiera rituale ripetitiva. Per loro, si tratta di un modello di preghiera, non di una formula da recitare a memoria. Di conseguenza, lo usano solo come guida per formulare le proprie preghiere personali.
Recitano il Rosario?
Assolutamente no. I Testimoni di Geova non recitano il Rosario e ogni altra forma di preghiera ripetitiva, considerandola contraria all’insegnamento di Gesù in Matteo 6:7, dove si parla di “ripetizioni inutili”. Inoltre, poiché il Rosario è rivolto in gran parte alla Madonna, viene considerato idolatrico.
Preghiera della Sera
I Testimoni di Geova non hanno una “preghiera della sera” fissa o obbligatoria, ma molti fedeli scelgono di pregare individualmente prima di andare a dormire, ringraziando Geova per la giornata trascorsa o chiedendo forza per affrontare le difficoltà.
La preghiera è vista come una parte vitale della spiritualità quotidiana, ma non viene mai formalizzata in formule standardizzate.
iii) Differenza tra Testimoni di Geova e Avventisti
Sebbene entrambe le confessioni abbiano origini nell’area del cristianesimo protestante americano dell’800, i Testimoni di Geova e gli Avventisti del Settimo Giorno sono profondamente diversi per teologia, organizzazione e pratiche religiose.
Ecco le principali differenze:
- Dio e Gesù: gli Avventisti credono nella Trinità; i Testimoni rifiutano la Trinità e considerano Gesù una creatura subordinata.
- L’Inferno: entrambe le religioni rifiutano l’inferno di fuoco eterno, ma gli Avventisti credono nell’annientamento dei malvagi solo al giudizio finale; i Testimoni credono che i malvagi semplicemente cessino di esistere dopo la morte.
- Il Sabato: per gli Avventisti è sacro e va osservato (dal venerdì sera al sabato sera); per i Testimoni non esiste il concetto di giorno sacro.
- Alimentazione: gli Avventisti promuovono diete vegetariane o comunque sane, ma i Testimoni non hanno restrizioni alimentari (salvo l’assunzione di sangue).
- Organizzazione: gli Avventisti hanno una struttura ecclesiastica democratica; i Testimoni sono governati in modo centralizzato dal Corpo Direttivo, senza elezione dei capi locali.
- Evangelizzazione: entrambi fanno proselitismo, ma i Testimoni sono molto più strutturati nella predicazione porta a porta.
In sintesi, gli Avventisti si considerano parte della comunità cristiana protestante, mentre i Testimoni si ritengono unici detentori della “vera verità biblica”, separati da tutte le altre religioni.
c) I Testimoni di Geova sono una Religione?
Questa domanda è più complessa di quanto sembri. Dal punto di vista giuridico, culturale e pratico, sì: Testimoni di Geova è una religione. Hanno luoghi di culto, testi dottrinali, una gerarchia interna, pratiche rituali (come il battesimo e la commemorazione), e una visione del mondo fondata sull’interpretazione personale della Bibbia.
Tuttavia, non si identificano con il cristianesimo tradizionale e rigettano ogni forma di collegamento con le religioni “istituzionali”, considerate da loro come corrotte o apostate. Si definiscono l’unica vera religione cristiana, guidata direttamente da Geova tramite il “canale” del Corpo Direttivo.
i) Testimoni di Geova: la Vera Religione?
I Testimoni di Geova sono convinti di essere l’unica religione approvata da Dio sulla Terra. Questo concetto è alla base della loro predicazione e della loro identità. Tutte le altre fedi, incluse le chiese cristiane, vengono considerate parte di “Babilonia la Grande”, ovvero il sistema religioso falso e condannato da Geova.
I Testimoni di Geova si considerano l’unica vera religione e credono che solo chi è affiliato all’organizzazione e segue le direttive del Corpo Direttivo avrà la possibilità di sopravvivere ad Armageddon e vivere nel futuro Paradiso sulla Terra.
Questo approccio esclusivista li isola profondamente dal resto del mondo religioso e genera un forte senso di separazione e superiorità spirituale all’interno della comunità geovista.
ii) Sono Riconosciuti dalla Chiesa?
Assolutamente no. I Testimoni di Geova non sono riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, né da alcuna chiesa protestante o ortodossa. Anzi, sono ufficialmente considerati “non cristiani” dalla maggior parte delle confessioni religiose, proprio a causa delle loro dottrine divergenti (negazione della Trinità, rifiuto della croce, disconoscimento dei sacramenti).
Dal punto di vista civile, però, in molti Paesi europei i Testimoni di Geova sono una religione riconosciuta legalmente registrata, e godono di diritti religiosi e fiscali, anche se spesso suscitano critiche per le loro pratiche interne considerate settarie.
iii) I Testimoni di Geova sono Cristiani?
Tecnicamente sì i Testimoni di Geova sono Cristiani, ma solo secondo la loro autodefinizione. Si basano sulla Bibbia e credono in Gesù Cristo, ma rifiutano molte dottrine centrali del cristianesimo, come:
- la Trinità,
- la divinità piena di Gesù,
- l’eternità dell’anima,
- i sacramenti,
- la croce,
- il culto della Madonna e dei santi.
Per questo motivo, la maggior parte delle chiese cristiane non li riconosce come parte del cristianesimo storico, e li considera un movimento separato o addirittura eretico.
Sono Evangelisti?
No. I Testimoni di Geova non sono evangelisti dunque non fanno parte del movimento evangelico. Pur condividendo con gli evangelici l’uso intensivo della Bibbia e la predicazione pubblica, le loro dottrine sono completamente diverse.
Gli evangelici credono nella salvezza per grazia mediante la fede in Gesù, accettano la Trinità, l’inferno, e il battesimo simbolico, mentre i Testimoni di Geova rifiutano tutti questi elementi.
Sono Ortodossi?
No. I Testimoni di Geova non sono ortodossi né nel senso dottrinale né in quello ecclesiastico. Le chiese ortodosse credono nella Trinità, nella divinità di Cristo, nella liturgia sacramentale, nei santi, e nel battesimo infantile: tutti elementi rifiutati dai Testimoni di Geova.
Sono Protestanti?
Nemmeno. I Testimoni di Geova non sono protestanti. Sebbene abbiano origini nel protestantesimo americano dell’Ottocento, si sono rapidamente separati e hanno costruito una struttura dottrinale e organizzativa totalmente indipendente.
Non credono nella salvezza per sola fede, non riconoscono alcuna affiliazione con Lutero, Calvino, Wesley o altri riformatori, e considerano tutte le chiese protestanti parte del sistema religioso falso.
Sono Ebrei?
No. I Testimoni di Geova non sono ebrei, né lo sono mai stati. Tuttavia, condividono alcune somiglianze concettuali, come:
- l’uso del nome “Geova” (forma italianizzata del tetragramma YHWH),
- il rifiuto della Trinità,
- l’idea di un unico Dio sovrano.
Nonostante ciò, non seguono la Torah, non osservano le festività ebraiche, né si identificano con il popolo d’Israele, se non in senso simbolico.
iv) I Testimoni di Geova sono una Setta?
Secondo il punto di vista dell’organizzazione, no: si definiscono una religione cristiana pura e approvata da Dio.
Tuttavia, dal punto di vista sociologico e psicologico, molti studiosi e fuoriusciti li definiscono una setta a causa di:
- forte controllo sulla vita privata,
- separazione dal mondo esterno,
- autorità centralizzata incontestabile (Corpo Direttivo),
- dottrine apocalittiche,
- sanzioni interne (come la disassociazione e l’ostracismo).
In alcuni Paesi europei, sono stati oggetto di indagini ufficiali per comportamenti settari, pur continuando a operare legalmente come religione. Nel complesso si possiamo affermare che i Testimoni di Geova sono una setta a motivo delle ragioni elencate sopra.
I Testimoni di Geova si Fanno Domande?
Ufficialmente, i Testimoni di Geova sono incoraggiati a studiare e a “meditare” sulle Scritture, ma solo entro i confini stabiliti dall’organizzazione. In teoria, per i Testimoni di Geova farsi domande è positivo, purché le risposte provengano esclusivamente dalle pubblicazioni della Watchtower o dagli anziani locali.
In realtà, esprimere dubbi su dottrine ufficiali, contestare insegnamenti del Corpo Direttivo o fare domande “scomode” può essere visto come spirito critico e potenzialmente apostata. Chi persevera nel fare domande al di fuori del quadro stabilito può essere ammonito o addirittura disassociato.
Per questo motivo, molti ex membri testimoniano che si sviluppa un’autocensura, per cui si evita di pensare “oltre” o di esplorare punti di vista alternativi. In questo senso, l’ambiente può risultare dogmatico e poco aperto al confronto, una caratteristica tipica dei movimenti settari.
Come si Salutano i Testimoni di Geova?
I Testimoni di Geova non hanno un saluto religioso ufficiale o rituale, ma tra loro si salutano con cordialità, spesso usando espressioni come:
- “Ciao fratello/sorella”
- “Pace a te”
- “Che Geova ti benedica” (più raro, ma usato in contesti formali)
- “Ci vediamo all’adunanza!”
Durante le adunanze e le assemblee, i Testimoni di Geova si salutano in modo caloroso ma sobrio, senza baci o gesti vistosi. Spesso accompagnano il saluto con una stretta di mano o un sorriso discreto. Non si usano croci, inchini, segni della croce o formule liturgiche, poiché ogni riferimento a rituali religiosi viene considerato idolatrico.
Verso chi è stato disassociato o considerato “apostata”, invece, non è previsto alcun saluto, nemmeno un semplice “ciao”. Questo rientra nel rigido protocollo di ostracismo applicato verso chi viene espulso dall’organizzazione.
d) Differenze tra la Bibbia dei Testimoni di Geova e le Altre Bibbie
Uno degli aspetti più controversi legati ai Testimoni di Geova è la loro particolare versione della Bibbia, nota come Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture. A differenza delle versioni tradizionali utilizzate da cattolici, ortodossi e protestanti (come la CEI, la Diodati o la Nuova Riveduta), questa traduzione si distingue per una serie di scelte lessicali e dottrinali che riflettono fedelmente la teologia dell’organizzazione.
In questa sezione scopriremo tutto quello che c’è da sapere sulla Bibbia dei Testimoni di Geova e sulle differenze che essa ha con le altre Bibbie, come costoro si rapportano alla Bibbia, chi è “Geova” secondo la loro interpretazione, e chi ha curato realmente la loro traduzione delle Scritture.
i) I Testimoni di Geova leggono la Bibbia?
Sì, i Testimoni di Geova leggono e studiano la Bibbia regolarmente. Anzi, la considerano il fondamento unico della loro fede, rifiutando la tradizione, i concili, le encicliche o le interpretazioni dei padri della Chiesa.
Ogni studio, adunanza o pubblicazione ruota attorno a versetti biblici selezionati, e ogni membro è incoraggiato a leggere la Bibbia quotidianamente. Tuttavia, utilizzano quasi esclusivamente la loro versione ufficiale: la Traduzione del Nuovo Mondo, che, secondo l’organizzazione, è la più fedele all’originale e priva di distorsioni teologiche.
Le altre versioni della Bibbia vengono spesso criticate dai Testimoni, in quanto considerate manipolate dalla dottrina della Trinità e da influenze religiose apostate.
ii) Chi è Geova nella Bibbia?
Ora è giunto il momento di capire meglio chi è Geova nella Bibbia. Praticamente “Geova” è il nome con cui i Testimoni di Geova si riferiscono a Dio Onnipotente, traduzione italiana del tetragramma ebraico YHWH. Secondo la loro dottrina, il nome Geova è centrale e imprescindibile per una vera adorazione, e dovrebbe essere usato regolarmente nella preghiera, nello studio e nella predicazione.
La convinzione è che la maggior parte delle religioni abbia nascosto o rimosso il nome di Dio dalle Scritture, sostituendolo con titoli generici come “Signore” o “Eterno”, perdendo così l’intimità con il vero Creatore.
Nella Traduzione del Nuovo Mondo, il nome Geova appare oltre 7.000 volte, anche in passi dove nelle versioni tradizionali si trova semplicemente “Dio” o “Signore”, compresi alcuni versetti del Nuovo Testamento, dove non è presente nei testi greci originali, ma viene inserito dai traduttori per coerenza teologica.
iii) Chi ha scritto la Bibbia dei Testimoni di Geova?
La Bibbia non è stata “scritta” dai Testimoni di Geova, ma è stata da loro tradotta e reinterpretata. La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture è stata pubblicata per la prima volta in inglese nel 1950 e completata nel 1961, a cura della Watch Tower Bible and Tract Society, ovvero l’ente editoriale dell’organizzazione.
I nomi dei traduttori non sono mai stati ufficialmente divulgati, per mantenere l’attenzione sull’opera e non sugli individui. Tuttavia, secondo fonti esterne e testimonianze di ex membri, il comitato di traduzione era composto da persone prive di qualifiche accademiche riconosciute in lingue bibliche originali (ebraico e greco).
Molti studiosi biblici hanno criticato questa versione per aver manipolato il testo in alcuni punti cruciali, al fine di supportare dottrine specifiche come:
- la negazione della Trinità,
- la subordinazione di Gesù a Dio,
- la “grande folla” e i “144.000”,
- l’interpretazione letterale di Armageddon.
Nonostante ciò, i Testimoni di Geova ritengono che la loro traduzione sia la più pura e affidabile, in quanto libera da “contaminazioni religiose”.
8) Come si diventa Testimone di Geova
Se sei curioso di sapere come diventare Testimone di Geova, sappi intanto che questa non è una semplice adesione formale: si tratta di un processo graduale, lungo e profondamente orientato al controllo e alla trasformazione della persona. L’organizzazione non accetta membri in modo automatico: richiede studio, conformità e totale obbedienza a una serie di regole e dottrine precise.
Vediamo nel dettaglio come avviene questo percorso.
a) Come iniziano: studio biblico con un proclamatore
Il primo passo consiste nello studio guidato della Bibbia con un membro già attivo (detto proclamatore), utilizzando pubblicazioni ufficiali della Watchtower, come “Cosa insegna realmente la Bibbia?” o “Imitiamo la loro fede”.
Questo studio avviene solitamente una o due volte a settimana, a domicilio, ed è gratuito. Ma non è neutrale: serve a costruire una visione teocratica del mondo, filtrata attraverso le interpretazioni del Corpo Direttivo.
Durante questa fase, chi studia viene esortato a cambiare stile di vita, abbandonando progressivamente abitudini e pensieri considerati “mondani”.
b) L’inserimento nella congregazione: adunanze e predicazione
Parallelamente allo studio, si chiede al futuro battezzando di iniziare a frequentare le adunanze settimanali nella Sala del Regno, dove si impara a intervenire pubblicamente e a integrarsi nella comunità.
Dopo un certo periodo, il candidato può iniziare il ministero porta a porta, anche se ancora non battezzato. Questa fase è detta “proclamatore non battezzato”. È una forma di tirocinio che permette all’organizzazione di valutare l’impegno e la sottomissione dell’individuo.
c) Il passo decisivo: colloquio con gli anziani e battesimo
Solo dopo mesi – a volte anni – di frequentazione e conformità morale, il candidato viene invitato a sostenere un lungo colloquio con gli anziani, in cui deve rispondere a decine di domande dottrinali e comportamentali.
Se considerato idoneo, viene autorizzato al battesimo, che avviene pubblicamente in occasione di un’assemblea. La cerimonia è semplice: immersione totale in acqua, ma ha un valore assoluto. Da quel momento, si è ufficialmente parte dell’organizzazione… e si accetta implicitamente anche il rischio della disassociazione in caso di trasgressione.
d) Dopo il battesimo: cosa comporta far parte dell’organizzazione
Il battesimo non è l’arrivo, ma l’inizio di una vita piena di doveri: predicazione regolare, condotta esemplare, partecipazione attiva. Ogni scelta personale viene vagliata alla luce della “verità”.
Chi si battezza entra in una struttura che non ammette uscite indolori: ogni dubbio è visto come una debolezza spirituale, ogni errore come un pericolo per la congregazione.
e) Come rispondere ai Testimoni di Geova: strategie per smontare la loro predicazione
Incontrare i Testimoni di Geova alla porta di casa o per strada è un’esperienza comune a molti. La loro predicazione è ben organizzata, basata su script precisi, e alimentata da una profonda convinzione di avere la verità assoluta. Tuttavia, chi è preparato può smentire i Testimoni di Geova con efficacia, evitando di cadere in trappole dialettiche o in discussioni inconcludenti.
1. Non accettare il loro terreno di gioco
Uno degli errori più comuni è lasciarsi guidare da loro nella conversazione. Ti faranno leggere versetti, ti porranno domande retoriche e sembreranno avere una risposta pronta per tutto. Invece, è utile riportare il discorso su domande aperte e riflessioni personali. Ad esempio:
“Secondo te, Dio punirebbe una madre che accetta una trasfusione per salvare il proprio figlio?”
oppure
“Perché una religione dovrebbe separare le famiglie solo perché qualcuno ha deciso di cambiare idea?”
2. Conoscere i punti deboli della dottrina
Molti Testimoni non conoscono affondo la storia dell’organizzazione, i cambiamenti dottrinali o le contraddizioni interne. Puoi citare ad esempio:
- L’insegnamento che Armageddon sarebbe arrivato nel 1914, poi nel 1925, poi nel 1975…
- Il cambiamento di posizione su argomenti importanti come il trapianto di organi, il fumo o la vaccinazione.
- L’imposizione di regole non scritte, come il rifiuto degli studi universitari o la demonizzazione di film e musica.
3. Smascherare la manipolazione emotiva
Molte delle risposte date dai Testimoni ruotano intorno alla paura: paura di perdere il favore di Dio, di Armaghedon, della disassociazione. Puoi chiedere:
“Pensi che Dio voglia che tu resti in una religione per paura? Non dovrebbe essere l’amore a motivarti?”
4. Rifiutare il concetto di “verità unica”
Un pilastro centrale della loro predicazione è che solo loro sono nella verità. Rispondere con calma ma fermezza può aiutare:
“Io credo che la verità spirituale non possa mai essere monopolizzata da un’organizzazione. La fede non è proprietà privata.”
5. Non entrare in conflitto, ma seminare dubbi
Il vero obiettivo non è “vincere” la discussione, ma piantare un seme. Spesso anche una semplice frase può restare impressa nella mente di un Testimone e far nascere un dubbio che, con il tempo, porterà a un risveglio:
“Sai, anche io pensavo di avere tutte le risposte. Poi ho iniziato a farmi le domande sbagliate per voi… e giuste per me.”
f) “I Testimoni di Geova mi hanno rovinato la vita”: quando la fede diventa un incubo
Per molti ex appartenenti, l’esperienza con i Testimoni di Geova non è solo una parentesi religiosa, ma un trauma profondo e duraturo. Dietro l’immagine di una comunità gentile, ordinata e zelante, si nascondono spesso dinamiche di controllo, isolamento e pressione psicologica tali da lasciare cicatrici per tutta la vita.
Il problema non è solo dottrinale, ma esistenziale: crescere o vivere per anni all’interno dell’organizzazione può significare rinunciare alla propria libertà di pensiero, alle proprie passioni, ai legami affettivi. Il senso di colpa viene inculcato sin da piccoli. Si impara a diffidare del “mondo”, a temere Dio come giudice severo, a vedere la disobbedienza non come una ricerca personale, ma come un crimine spirituale.
Molti raccontano di vite spezzate: sogni infranti per colpa del divieto di frequentare l’università; amicizie e amori stroncati perché “non nella verità”; famiglie distrutte per effetto della disassociazione, dove genitori non parlano più ai figli e viceversa.
Il trauma maggiore arriva proprio quando si esce. Non solo ci si trova improvvisamente soli, ma si scopre di non sapere nemmeno chi si è davvero. L’identità costruita per anni si sgretola, e comincia un percorso lento, difficile e doloroso verso la ricostruzione della propria libertà interiore.
In questa sezione, approfondiremo storie di Testimoni di Geova che si sono rovinati la vita:
- Testimonianze di ex Testimoni di Geova
- Il dolore dei disassociati
- La solitudine dei fuoriusciti
- Esempi di riscatto e rinascita
Perché sì, si può uscirne. Ma il primo passo è dare voce a chi ha trovato il coraggio di dire: “mi hanno rovinato la vita, ma ora sto tornando a viverla”.
i) Testimonianze forti di ex Testimoni di Geova
Non esiste modo migliore per comprendere il reale impatto della vita all’interno dell’organizzazione dei Testimoni di Geova che ascoltare le voci di chi ne è uscito. Le testimonianze di ex Testimoni di Geova sono spesso toccanti, crude e rivelatrici. Raccontano esperienze di sofferenza silenziosa, di dubbi repressi, di colpe costruite e di libertà riconquistate a caro prezzo.
Molti parlano di un’infanzia segnata dalla paura di Armaghedon, l’idea che il mondo potesse finire da un momento all’altro e che solo i Testimoni si sarebbero salvati. Altri raccontano di come la disassociazione li abbia separati per sempre da genitori, fratelli, amici. Altri ancora condividono il trauma di essere stati vittime di abusi, spirituali o psicologici, coperti da una struttura che mette la reputazione dell’organizzazione al di sopra del benessere individuale.
Queste storie non sono casi isolati. Sono il frutto di un sistema basato sul controllo e sull’uniformità. Ma sono anche storie di speranza: perché ogni ex Testimone che trova la forza di raccontare la propria esperienza diventa una luce per chi sta ancora cercando il coraggio di uscire.
Le testimonianze che seguono sono frammenti di vite vere. Alcune sono pubbliche, altre raccolte in modo anonimo. Tutte hanno un valore inestimabile, perché rompono il silenzio.
Le rivelazioni di un ex sorvegliante: dall’interno al risveglio
Quando a parlare è un ex sorvegliante dei Testimoni di Geova, cioè una figura di rilievo e responsabilità nell’organizzazione, le parole assumono un peso diverso. Non si tratta solo di un ex Testimone di Geova, ma di qualcuno che ha visto tutto da dentro, che ha servito per anni come “pastore” itinerante tra le congregazioni, che ha ascoltato confessioni, pronunciato discorsi, e applicato la disciplina interna nei casi più delicati.
In queste testimonianze si scopre l’altra faccia del potere teocratico: le pressioni psicologiche, il controllo delle coscienze, la gestione della colpa e della paura. L’ex sorvegliante racconta come le direttive arrivassero dall’alto, dal Corpo Direttivo, e venissero trasmesse come verità indiscutibili, anche quando sollevavano dubbi etici o morali.
Uno degli aspetti più inquietanti è l’assoluta mancanza di trasparenza: molte decisioni, inclusa la disassociazione di un membro, avvengono in stanze chiuse, senza contraddittorio, con motivazioni vaghe o spiritualmente confezionate. L’ex sorvegliante ammette che più volte ha dovuto reprimere il proprio senso critico per non perdere il ruolo, lo status, la “protezione” spirituale.
Il suo risveglio è iniziato nel silenzio, attraverso domande mai fatte ad alta voce, fino alla dolorosa scelta di abbandonare tutto: incarichi, riconoscimenti, amici, e spesso anche la propria famiglia. Oggi, lontano da quell’ambiente, racconta la verità non per vendetta, ma per aiutare chi è ancora dentro a capire che non è solo.
La sua voce è quella di chi ha conosciuto il sistema meglio di tutti. E oggi, lo denuncia per amore della verità e della libertà.
ii) La disassociazione e il trauma sociale
Essere Testimoni di Geova disassociati non significa semplicemente abbandonare una religione: è un taglio netto da tutta la propria vita sociale, affettiva e familiare. La disassociazione è la sanzione più grave prevista dall’organizzazione, applicata a chi commette “gravi peccati” senza mostrare pentimento o a chi decide consapevolmente di allontanarsi.
Dal momento in cui una persona viene disassociata, scatta un silenzio assoluto: amici, genitori, fratelli, persino i figli, se ancora attivi nella congregazione, non possono più rivolgerle la parola. Anche un semplice saluto può essere considerato un’infrazione. Questo meccanismo si chiama “ostracismo teocratico”, ma nei fatti produce un trauma relazionale profondo, soprattutto in chi ha trascorso tutta la propria vita dentro l’organizzazione.
Molti ex Testimoni descrivono un senso di morte sociale, un vuoto improvviso e destabilizzante. Dopo anni vissuti in una comunità chiusa e totalizzante, ritrovarsi soli, senza più punti di riferimento né contatti affettivi, può causare depressione, ansia, senso di colpa e disorientamento.
Il trauma della disassociazione è spesso invisibile, ma devastante. E non colpisce solo chi se ne va: anche chi resta, ma ha affetti “fuori”, vive un conflitto interiore continuo tra l’obbedienza religiosa e l’amore umano. È una forma di separazione forzata che molti ex membri definiscono disumana.
Ecco perché rompere il silenzio su questo tema è fondamentale. Per aiutare chi ha subito questo trauma a sentirsi meno solo. E per far sapere, a chi ancora è dentro, quanto può costare, in termini di libertà e dignità, un semplice atto di coscienza.
Come comportarsi con un parente disassociato
All’interno dell’organizzazione dei Testimoni di Geova, i rapporti con i disassociati sono rigidamente regolamentati, anche se si tratta di parenti stretti. Secondo le direttive ufficiali che spiegano come comportarsi con un parente disassociato, chi è stato disassociato dev’essere evitato il più possibile, anche in ambito familiare, a meno che non si viva sotto lo stesso tetto o ci siano esigenze pratiche impellenti (come cure mediche o responsabilità legali).
Questo significa che genitori, figli, fratelli o sorelle disassociati vengono tagliati fuori dalla vita quotidiana dei propri cari, anche se il legame di sangue rimane. I familiari attivi nella congregazione sono incoraggiati a limitare al minimo i contatti, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato, per non “compromettere la propria spiritualità”.
Il risultato è spesso devastante: intere famiglie si spezzano, rapporti affettivi profondi vengono sacrificati sull’altare dell’obbedienza religiosa, e il disassociato si ritrova solo, escluso, colpevolizzato. Molti ex membri raccontano dolori indicibili nel non poter nemmeno ricevere un messaggio di auguri o un abbraccio da una madre, un figlio o un fratello.
È importante sottolineare che questa prassi non trova un fondamento diretto nei Vangeli, ma è frutto di un’interpretazione interna e rigida della disciplina ecclesiastica. Una scelta che molti, usciti dall’organizzazione, definiscono inumana e distruttiva.
Chi oggi si trova a dover scegliere tra l’affetto per un parente disassociato e la fedeltà all’organizzazione, si trova di fronte a un dilemma morale: seguire le regole imposte o seguire il cuore. Ed è proprio in questo tipo di situazioni che si può davvero capire quanto una fede possa trasformarsi in controllo.
La lettera di dissociazione: un addio sofferto
Per chi è stato Testimone di Geova, scrivere una lettera di dissociazione è uno degli atti più forti e dolorosi che si possano compiere. Non è solo una comunicazione formale alla congregazione: è un gesto che segna una rottura definitiva con un’intera identità, un sistema di credenze e spesso anche con la propria rete affettiva.
La lettera viene inviata al corpo degli anziani, solitamente in forma semplice ma chiara, in cui si comunica l’intenzione di non voler più far parte dell’organizzazione. Non è richiesto motivare nel dettaglio la propria decisione, ma molti scelgono comunque di spiegare le ragioni profonde del proprio allontanamento: disaccordi dottrinali, esperienze negative, senso di oppressione o desiderio di libertà spirituale.
Una volta accettata la disassociazione, il nome del membro viene annunciato pubblicamente durante un’adunanza, e da quel momento in poi scatta l’ostracismo totale: amici, parenti e conoscenti Testimoni non devono più avere rapporti con lui o lei, nemmeno per un saluto.
Per questo motivo, molti vivono la scrittura della lettera come un atto liberatorio ma anche traumatico. È la scelta consapevole di dire addio a una vita, ma anche di affrontare solitudine, dolore e incomprensione. Alcuni vengono spinti a scriverla per porre fine a un’ipocrisia, altri lo fanno per coerenza interiore, altri ancora per recuperare la propria dignità.
In ogni caso, una lettera di disassociazione non è mai solo un foglio di carta, ma una dichiarazione di coraggio, di rottura e di rinascita. Un gesto che, per molti, segna l’inizio di un nuovo cammino: difficile, ma finalmente libero.
Frequentare un disassociato: cosa succede davvero
Tra le regole più rigide e controverse dei Testimoni di Geova c’è quella dell’evitare completamente i disassociati, cioè coloro che sono stati espulsi dall’organizzazione o che hanno deciso volontariamente di lasciarla. La regola è chiara: nessun contatto, nessun saluto, nessuna comunicazione. Questo vale anche per amici stretti e, in molti casi, per i familiari stessi.
Se un Testimone continua a frequentare un disassociato senza motivo giustificato (come un’emergenza sanitaria o questioni legali), rischia di essere a sua volta ammonito o addirittura espulso. Questa pratica si basa sull’interpretazione estremamente rigida di alcuni versetti biblici che parlano di “rimuovere il malvagio di mezzo a voi”.
Nella realtà quotidiana, però, questa norma produce enormi sofferenze familiari e relazionali. Genitori che smettono di parlare ai figli, fratelli che si ignorano per anni, nonni che non possono vedere i propri nipoti. Il tutto in nome di una “lealtà a Geova” che si traduce in isolamento e dolore psicologico.
Molti Testimoni osservano la regola con zelo, mentre altri vivono una lotta interiore: sentono l’ingiustizia del taglio dei rapporti, ma temono le conseguenze spirituali e sociali di una “disobbedienza”. Alcuni mantengono contatti segreti, altri si adeguano per anni soffrendo in silenzio.
In definitiva, frequentare un disassociato non è solo una questione dottrinale: è una scelta che coinvolge l’amore, la coscienza e l’identità. E spesso, chi sceglie l’amore… lo fa a caro prezzo.
Il nuovo intendimento sui disassociati: più misericordia o solo apparenza?
Negli ultimi anni, l’organizzazione dei Testimoni di Geova ha introdotto modifiche apparentemente più “morbide” riguardo al trattamento dei disassociati, presentandole come un’evoluzione dottrinale più misericordiosa. In alcune trasmissioni ufficiali e pubblicazioni, si è parlato di “atteggiamenti compassionevoli” e di una maggiore enfasi sul recupero del disassociato piuttosto che sulla condanna.
Tuttavia, chi conosce dall’interno la realtà congregazionale sa che questo “nuovo intendimento sui disassociati” è più facciata che sostanza. Le regole fondamentali restano invariate: i disassociati continuano ad essere evitati, anche da parte dei familiari più stretti, salvo casi di coabitazione o necessità pratica. La comunicazione è ancora limitata, e la pressione psicologica sulle famiglie rimane intensa.
Molti ex Testimoni e osservatori esterni hanno evidenziato che questa apparente apertura serve più a migliorare l’immagine pubblica dell’organizzazione che a cambiare davvero le cose sul piano umano. Le pratiche concrete nelle congregazioni non sono cambiate in modo significativo, e le sanzioni verso chi “frequenta” disassociati sono ancora applicate.
In sintesi, la domanda resta aperta: si tratta davvero di un atto di misericordia… o solo di una raffinata strategia di pubbliche relazioni? Per molti, il “nuovo intendimento” è solo vecchia repressione con parole nuove.
9. Cosa aspettano i Testimoni di Geova? Tra speranza escatologica e profezie fallite
Uno degli elementi più caratteristici della fede dei Testimoni di Geova è l’attesa costante della fine del mondo, o, come loro preferiscono definirla, “la fine del sistema di cose”.
Secondo la dottrina ufficiale, viviamo già negli “ultimi giorni” e a breve Geova Dio scatenerà Armaghedon, una guerra apocalittica in cui distruggerà tutti i malvagi, le false religioni e i governi umani, per poi instaurare un paradiso terrestre sotto il Regno millenario di Cristo.
Questa aspettativa non è generica o spirituale, ma concreta e basata su calcoli cronologici, simbolismi biblici e interpretazioni escatologiche elaborate dal Corpo Direttivo. Tuttavia, nel corso della storia dell’organizzazione, queste aspettative sono state segnate da una lunga serie di profezie fallite che hanno lasciato il segno.
Vediamo dunque quali sono quelle che molti definiscono delle vere e proprie bugie dei Testimoni di Geova.
a) Le date che non hanno mantenuto le promesse
Fin dalle origini, i leader dei Testimoni di Geova hanno tentato di predire con precisione la fine del mondo. Alcune delle date più clamorose sono:
- 1914: Russell predisse che nel 1914 sarebbe arrivata la fine del mondo e l’inizio del Regno di Dio in cielo. Quando la data arrivò senza Armaghedon, si reinterpretò l’evento come l’inizio invisibile del Regno celeste.
- 1925: Joseph Rutherford profetizzò che nel 1925 sarebbero risorti Abramo, Isacco, Giacobbe e altri patriarchi, che avrebbero iniziato a regnare sulla Terra. Comprò persino una villa per ospitarli (Beth Sarim), ma la profezia non si avverò mai.
- 1975: secondo le pubblicazioni dell’epoca, il 1975 avrebbe segnato 6.000 anni di storia umana, e quindi era logico aspettarsi la fine in quell’anno. Migliaia di Testimoni lasciarono lavoro, studi e proprietà per prepararsi… ma non accadde nulla.
- Anni ’90: fino alla fine del secolo scorso, si insegnava che la “generazione del 1914” non sarebbe passata prima dell’arrivo della fine. Quando diventò evidente che quei membri stavano morendo, la dottrina fu modificata per includere “generazioni sovrapposte”.
b) Come hanno reagito alle profezie non realizzate?
Ogni volta che una data falliva, l’organizzazione teneva segreto ai Testimoni di Geova quanto accaduto. O meglio non del tutto. Praticamente non ammetteva l’errore in modo diretto, ma parlava di “fraintendimenti da parte dei fratelli”, “eccessivo entusiasmo” o “luce progressiva che si fa più chiara col tempo”.
Questa strategia, pur essendo efficace internamente, ha portato molti fuoriusciti a denunciare una manipolazione delle aspettative, un uso strategico della paura e della speranza per mantenere l’attaccamento all’organizzazione, anche di fronte a continui aggiustamenti dottrinali.
Oggi, pur non indicando più date specifiche, i Testimoni continuano a dire che “la fine è vicina”, che siamo “nel tempo della fine” e che Armaghedon potrebbe arrivare da un momento all’altro. L’urgenza non è sparita: è diventata semplicemente più sottile e meno verificabile.
c) Un’attesa che condiziona la vita quotidiana
L’attesa della fine influenza ogni aspetto della vita dei Testimoni di Geova:
- scelte lavorative e scolastiche ridotte al minimo, perché “questo mondo passerà”;
- rinuncia a carriere, passioni e progetti a lungo termine, in nome dell’imminenza della fine;
- pressione a predicare attivamente, perché “il tempo sta per scadere”;
- giudizio verso chi “abbassa la guardia”, come se la fede si misurasse in base a quanto si aspetta Armaghedon.
In sostanza, l’intera esistenza viene subordinata a un evento che, pur non essendosi mai verificato, è sempre dietro l’angolo.
E per molti ex membri, questa attesa infinita è una delle cause principali di frustrazione, disillusione e trauma psicologico, soprattutto dopo anni di rinunce vissute in funzione di un futuro che non arriva mai.
10. Il patrimonio dell’organizzazione: tra fede e finanza
Sebbene non viene dato uno stipendio ai singoli Testimoni di Geova, dietro la facciata spirituale e l’immagine di sobrietà, i Testimoni di Geova gestiscono un’imponente macchina organizzativa globale con proprietà immobiliari, società editoriali, studi legali e fondi d’investimento.
Spesso presentata come un’opera fondata sulle donazioni, la Watchtower è in realtà uno dei movimenti religiosi più ricchi e finanziariamente strutturati al mondo.
Scopriamo come funziona il suo sistema economico.
a) Le fonti principali di entrata
Nonostante professino la “neutralità economica”, i Testimoni di Geova non pagano la decima come altre religioni, ma incoraggiano donazioni volontarie – continue, anonime e sistematiche. Le principali fonti sono:
- Contributi diretti in Sala del Regno, tramite cassette per le donazioni posizionate in ogni sala;
- Erogazioni online, attraverso il sito ufficiale jw.org;
- Lasciti testamentari, dove interi patrimoni vengono donati all’organizzazione da membri devoti;
- Donazioni “condizionate” di immobili o polizze vita, incentivate da opuscoli distribuiti internamente.
I Testimoni di Geova non percepiscono l’8 per mille. Tuttavia spesso le adunanze includono discorsi che sollecitano la generosità, facendo leva sul concetto di “ricompensa eterna” e sul senso di colpa. Questo sprona gli adepti ad essere generosi nelle donazioni. Ma non è tutto. Essere Testimoni di Geova costa molto non solo in termini di donazioni ma anche sotto forma di altri costi siano essi monetari che morali.
b) Il valore immobiliare globale
Una delle principali fonti di ricchezza dell’organizzazione è costituita dal suo enorme patrimonio immobiliare. In tutto il mondo, la Watchtower possiede:
- Sale del Regno (centinaia solo in Italia)
- Sale delle Assemblee
- Sedi centrali e succursali con strutture alberghiere, logistiche, editoriali
- Ex proprietà rivendute con profitti milionari, come avvenuto con la storica sede di Brooklyn venduta per oltre 1 miliardo di dollari
Un meccanismo particolarmente discusso è la riorganizzazione forzata delle congregazioni locali, che vengono accorpate, costrette a vendere le loro Sale, e i proventi vengono poi gestiti centralmente, senza ritorno alle comunità locali.
c) Donazioni… obbligatorie? Pressioni e colpevolizzazione
Pur parlando di “offerte volontarie”, all’interno delle congregazioni è evidente una pressione psicologica costante a donare.
Si tengono regolarmente “parti” durante le adunanze che invitano a contribuire con mezzi economici, anche indicando cifre ideali per ogni proclamatori o famiglia. Non parliamo poi dell’eredità che Testimoni di Geova defunti lasciano all’organizzazione.
Chi non contribuisce viene considerato meno spirituale, e talvolta escluso da incarichi o considerazione.
d) Opacità finanziaria e mancanza di trasparenza
Uno degli aspetti più controversi è la totale mancanza di bilanci pubblici consultabili. A differenza di altre religioni che rendono pubblici i flussi di denaro, la Watchtower non è tenuta a pubblicare resoconti economici.
Anche i membri più attivi non hanno accesso ai dettagli su come vengono spesi i soldi. Tutto è centralizzato e gestito da pochi individui al vertice.
In Italia, nonostante l’intesa firmata con lo Stato, non esistono pubblicazioni ufficiali dettagliate sulla gestione economica annuale.
e) Contenziosi legali e risarcimenti milionari
Un’altra voce che ha pesato (e pesa) nei bilanci dell’organizzazione è quella dei risarcimenti per cause legali.
Negli Stati Uniti e in altri paesi, la Watchtower ha pagato milioni di dollari in risarcimenti per casi di abusi gestiti internamente e mai denunciati.
Sebbene in pubblico si proclami “casta e pura”, l’organizzazione ha creato fondi speciali per affrontare queste spese legali, spesso coprendo tutto senza informare i membri.
11. Quanti sono e dove si trovano nel mondo
Secondo le statistiche ufficiali pubblicate ogni anno dalla Torre di Guardia, i Testimoni di Geova sono presenti in oltre 240 paesi e contano circa 8,5 milioni di proclamatori attivi (cioè coloro che partecipano regolarmente alla predicazione). Tuttavia, se si includono anche simpatizzanti, bambini e frequentatori occasionali, il numero sale a circa 20 milioni di persone che partecipano annualmente alla loro celebrazione più importante: la Commemorazione della morte di Cristo.
Spiegato quanti Testimoni di Geova ci sono nel mondo, è il momento di conoscere quella che è la loro concentrazione nei singoli paesi. Praticamente le nazioni con la più alta concentrazione di Testimoni sono gli Stati Uniti, il Brasile, il Messico, l’Italia, le Filippine, il Giappone e il Congo. In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, si contano circa 250.000 partecipanti attivi, con migliaia di congregazioni distribuite su tutto il territorio nazionale.
Questi numeri, però, non tengono conto dei molti ex membri, spesso usciti dall’organizzazione a causa di disaccordi dottrinali, pressioni sociali o traumi personali. Il fenomeno dell’uscita e dell’ostracismo è, infatti, un aspetto centrale e molto controverso dell’universo geovista, che analizzeremo nelle sezioni successive.ii) Quanti sono e dove si trovano nel mondo
a) La presenza dei Testimoni di Geova in Italia: numeri, città e curiosità
In Italia, i Testimoni di Geova rappresentano una minoranza religiosa ben radicata, con una presenza capillare in tutto il territorio nazionale. Secondo i dati ufficiali riportati sul loro sito jw.org, nel 2024 si contano circa 250.000 proclamatori attivi nel nostro Paese, su una popolazione di oltre 59 milioni di abitanti. Questo significa che circa 1 italiano su 236 è un Testimone di Geova attivo.
La loro presenza è particolarmente concentrata in alcune regioni del Sud, come Sicilia, Calabria e Campania, dove le congregazioni sono numerose e radicate da decenni. Napoli, Palermo, Catania e Reggio Calabria risultano tra le città con il maggior numero di proclamatori e congregazioni attive.
Un dato interessante è che, nonostante la loro struttura organizzativa sia globale, ogni congregazione è profondamente inserita nel contesto locale. Le adunanze si tengono regolarmente nelle Sale del Regno, che sono edifici di culto riconoscibili e presenti in quasi tutte le province italiane.
Dal punto di vista della comunicazione religiosa, i Testimoni di Geova italiani prediligono l’approccio porta a porta, benché negli ultimi anni abbiano adottato anche forme di evangelizzazione più “moderne”, come i carretti informativi nelle piazze o la predicazione telefonica e via lettera.
Adesso che sai quanti Testimoni di Geova ci sono in Italia mi preme concludere con una curiosità. L’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di Testimoni di Geova per abitante, preceduta solo da Grecia e Portogallo. Inoltre, ogni anno si tiene un congresso nazionale, spesso ospitato in grandi stadi o palazzetti dello sport, con migliaia di partecipanti provenienti da ogni regione.
b) Il trend globale è in calo: perché sempre più Testimoni lasciano l’organizzazione
Negli ultimi anni, l’organizzazione dei Testimoni di Geova sta affrontando un calo visibile a livello globale, soprattutto nei paesi occidentali. Sebbene i dati ufficiali mostrino ancora milioni di proclamatori attivi nel mondo (oltre 8,6 milioni secondo jw.org), il numero complessivo di partecipanti agli incontri e ai battesimi mostra segnali di stagnazione o calo in molte aree sviluppate.
Uno dei fattori principali che determina il calo dei Testimoni di Geova è l’aumento delle disassociazioni volontarie, ossia di persone che decidono consapevolmente di lasciare l’organizzazione. Le motivazioni sono molteplici:
- Delusioni personali o dottrinali, legate a incongruenze tra gli insegnamenti e la realtà vissuta;
- Restrizioni sociali ed emotive, come il divieto di festeggiare compleanni e ricorrenze, o la netta separazione dal “mondo esterno”;
- La politica di ostracismo, che spinge i familiari a interrompere ogni rapporto con chi lascia l’organizzazione, generando traumi affettivi e senso di colpa;
- L’accesso libero all’informazione, grazie a internet, che ha reso disponibili testimonianze, analisi e documenti critici prima difficili da reperire.
Molti ex Testimoni raccontano di aver vissuto per anni in una “bolla mentale”, dalla quale si sono liberati solo dopo un doloroso percorso di risveglio interiore. Questo fenomeno ha portato alla nascita di comunità di fuoriusciti sempre più attive, che offrono supporto psicologico, informazione e condivisione.
Inoltre, il calo delle nascite all’interno dell’organizzazione e la difficoltà ad attrarre nuove generazioni contribuiscono a una diminuzione fisiologica del numero complessivo di membri, soprattutto nei paesi con maggiore accesso a istruzione e pensiero critico.
Un altro segnale importante è la riduzione dei battesimi annuali in paesi come Stati Uniti, Germania e Italia. In queste nazioni, il tasso di nuovi proclamatori non compensa più le uscite, determinando un saldo negativo che inizia a pesare anche sull’organizzazione centralizzata.
c) Personaggi famosi legati ai Testimoni di Geova: chi sono davvero?
Nel tempo, diverse celebrità del mondo dello spettacolo, dello sport e della musica sono state associate ai Testimoni di Geova, suscitando spesso curiosità e dibattiti tra fan e osservatori. Alcuni sono cresciuti all’interno dell’organizzazione, altri l’hanno abbandonata in età adulta, mentre pochi continuano ad aderire apertamente.
Tra i nomi di Testimoni di Geova famosi più noti troviamo:
- Serena e Venus Williams, celebri tenniste statunitensi, cresciute in una famiglia di Testimoni di Geova. Sebbene siano state associate all’organizzazione per molti anni, nel tempo si sono mostrate più distaccate, soprattutto a livello pubblico.
- Prince, l’iconico musicista, è stato uno dei pochi artisti a dichiararsi apertamente Testimone di Geova, aderendo formalmente negli anni ’90 e restando attivo fino alla sua morte nel 2016. Ha smesso di cantare alcuni suoi brani più espliciti per rispettare le regole dell’organizzazione.
- Michael Jackson, forse il nome più famoso in assoluto associato ai Testimoni, è cresciuto nella religione ma se ne è allontanato definitivamente a causa delle sue scelte artistiche e delle controversie legate alla sua vita privata. Anche altri membri della famiglia Jackson, come la madre Katherine, sono stati attivi nell’organizzazione.
Altri nomi da menzionare includono:
- Donald Glover (attore e musicista, noto come Childish Gambino), cresciuto in una famiglia di Testimoni;
- Geri Halliwell, ex Spice Girl, che ha raccontato pubblicamente l’influenza della religione nella sua infanzia;
- Dwight D. Eisenhower, ex presidente USA, il cui padre fu Testimone, anche se lui stesso non lo fu mai formalmente.
Va precisato che l’appartenenza religiosa di molti personaggi pubblici cambia nel tempo, e spesso le loro dichiarazioni vengono interpretate o riportate in modo ambiguo. Inoltre, l’organizzazione stessa non promuove l’idolatria delle celebrità, quindi raramente rivendica in modo ufficiale l’appartenenza di persone famose.
La visibilità di questi personaggi ha comunque contribuito, in parte, a far conoscere l’esistenza dell’organizzazione al grande pubblico, anche se molti, dopo essersene allontanati, hanno raccontato esperienze difficili legate alle restrizioni e alla pressione sociale interna.
i) Calciatori che sono stati (o sono) Testimoni di Geova
Anche il mondo del calcio ha avuto alcuni esempi di giocatori noti legati ai Testimoni di Geova, sebbene – come spesso accade – molti di loro abbiano mantenuto una certa riservatezza sulla propria fede religiosa.
Tra i nomi di calciatori Testimoni di Geova più conosciuti troviamo:
- Kaka, il centrocampista brasiliano, ex Milan e Real Madrid, è spesso stato erroneamente associato ai Testimoni di Geova per via del suo forte credo religioso. In realtà, è un evangelico praticante, ma la confusione è nata proprio perché alcuni media l’avevano inizialmente identificato con i Testimoni.
- Carlos Roa, ex portiere argentino noto per aver difeso la porta della Nazionale durante i Mondiali del 1998, è uno dei casi più emblematici. Roa era effettivamente un Testimone di Geova e decise di abbandonare temporaneamente la carriera per dedicarsi alla predicazione, convinto che la fine del mondo fosse imminente.
- Daniel Sturridge, ex attaccante del Liverpool e della Nazionale inglese, è cresciuto in una famiglia di Testimoni di Geova, sebbene non abbia mai confermato apertamente una sua adesione attuale all’organizzazione.
In Italia, non ci sono casi confermati di calciatori professionisti attivi che siano dichiaratamente Testimoni di Geova, anche se in ambito dilettantistico e giovanile diversi atleti hanno raccontato di aver vissuto il conflitto tra le richieste dell’organizzazione e le esigenze dello sport competitivo, come le partite domenicali o gli allenamenti in concomitanza con le adunanze.
Essere un calciatore professionista e aderire pienamente alle regole dei Testimoni di Geova non è semplice, considerando le restrizioni su festività, impegni domenicali e contesti “mondani” tipici del calcio professionistico. Questo spiega perché molti calciatori con questo background scelgano col tempo di allontanarsi dall’organizzazione, pur mantenendo una forte spiritualità personale.
ii) Attori italiani e internazionali vicini ai Testimoni di Geova
Anche il mondo del cinema e della televisione ha incrociato, in vari modi, l’universo dei Testimoni di Geova. Alcuni attori sono cresciuti in famiglie legate all’organizzazione, altri si sono avvicinati da adulti, mentre molti hanno scelto di allontanarsene, pur portando con sé l’impronta di quell’educazione.
Tra gli attori Testimoni di Geova italiani ed internazionali più noti, spiccano:
- Michael Jackson, pur non essendo un attore di professione, ha recitato in diversi videoclip e film, ed è forse la figura pubblica più famosa legata ai Testimoni. Cresciuto nella fede, se ne è poi allontanato in età adulta.
- Terrence Howard, candidato all’Oscar per Hustle & Flow e noto per il ruolo in Empire, ha dichiarato in passato di avere legami con i Testimoni di Geova, pur mantenendo un profilo spirituale personale e non sempre allineato all’organizzazione.
- Donald Glover, noto per la serie Atlanta e per aver interpretato Lando Calrissian in Solo: A Star Wars Story, è cresciuto in una famiglia di Testimoni, ma ha dichiarato pubblicamente di aver abbandonato quella visione del mondo in età adulta.
Per quanto riguarda l’Italia, non esistono attori di primo piano che abbiano dichiarato pubblicamente una fede attiva nei Testimoni di Geova. Tuttavia, alcuni personaggi del mondo dello spettacolo hanno avuto contatti indiretti o familiari con l’organizzazione, anche se tendono a non parlarne apertamente per evitare polemiche o etichettature.
È importante ricordare che l’organizzazione scoraggia la carriera nel mondo dello spettacolo, ritenuta incompatibile con i principi morali e l’umiltà richieste ai membri. Di conseguenza, molti attori che provengono da famiglie di Testimoni scelgono di allontanarsene prima di intraprendere una carriera artistica, oppure vivono il loro percorso spirituale in modo personale e distaccato dall’istituzione.
In sintesi, la presenza di attori legati ai Testimoni di Geova è più evidente all’estero che in Italia, e quasi sempre si tratta di persone che hanno fatto i conti con un’educazione rigida e, in molti casi, se ne sono progressivamente affrancate.
iii) Cantanti che hanno avuto un legame con l’organizzazione
Il mondo della musica è forse quello in cui più frequentemente si trovano artisti legati, in passato o nel presente, ai Testimoni di Geova. Alcuni hanno aderito all’organizzazione in età adulta, mentre altri vi sono cresciuti fin dall’infanzia. Tuttavia, in molti casi, il rapporto con la fede si è interrotto proprio a causa della carriera artistica, considerata spesso incompatibile con le rigide regole religiose.
Tra i casi di cantanti Testimoni di Geova più emblematici:
- Prince, uno dei più influenti musicisti del XX secolo, divenne Testimone di Geova negli anni ’90, dopo un periodo di profonda crisi personale. Rimase attivo nell’organizzazione fino alla morte, partecipando regolarmente alle adunanze e modificando parte del suo repertorio per conformarsi agli insegnamenti religiosi.
- Michael Jackson, cresciuto in una famiglia di Testimoni, fu un proclamatore attivo nei primi anni di carriera, ma abbandonò formalmente la religione all’inizio degli anni ’80. Il suo allontanamento fu causato anche dalle pressioni dell’organizzazione, che non approvava i contenuti delle sue canzoni e dei suoi video.
- Patti Smith, icona del punk rock, ha raccontato di aver frequentato i Testimoni di Geova durante l’adolescenza, ma ha poi intrapreso un percorso spirituale personale e distante da ogni organizzazione religiosa.
- George Benson, celebre chitarrista e cantante jazz, è rimasto a lungo un Testimone attivo, con uno stile di vita sobrio e allineato alla dottrina, partecipando persino alla predicazione porta a porta.
Altri artisti che sono cresciuti in famiglie legate ai Testimoni di Geova, ma si sono poi allontanati, includono:
- Selena Quintanilla, la regina della musica tex-mex;
- The Notorious B.I.G., che ha spesso fatto riferimento a questa educazione nei suoi testi;
- Donald Glover (Childish Gambino), anche se ormai distante da quel mondo;
- Ja Rule, rapper americano che ha parlato apertamente della sua esperienza da giovane Testimone.
L’organizzazione dei Testimoni di Geova scoraggia apertamente la carriera musicale nel mondo secolare, ritenuta fonte di vanità, tentazioni e contatti con ambienti “mondani”. Per questo motivo, molti artisti che intraprendono la strada del successo si trovano costretti a scegliere tra la fede e la carriera.
Il risultato è un elenco lungo e variegato di cantanti che hanno avuto un legame con i Testimoni di Geova, ma che raramente riescono a mantenere entrambi i mondi in equilibrio.
Nek: fede e musica in bilico tra palco e congregazione
Filippo Neviani, in arte Nek, è uno degli artisti italiani che più spesso è stato associato ai Testimoni di Geova. Originario di Sassuolo, è cresciuto all’interno dell’organizzazione, frequentando regolarmente le adunanze e partecipando alla vita della congregazione locale, prima che il successo musicale lo portasse sotto i riflettori.
Durante gli anni ‘90 e 2000, il legame tra Nek e i Testimoni di Geova è stato oggetto di diverse discussioni, sia tra i fan che nei media. In più occasioni, l’artista ha confermato di avere un forte senso spirituale e una visione della vita improntata a valori etici solidi, ma non ha mai voluto esporsi troppo pubblicamente riguardo alla sua appartenenza religiosa, lasciando spazio a interpretazioni e speculazioni.
Secondo varie fonti, il rapporto con l’organizzazione è stato complesso: da un lato la sua fede personale, dall’altro le esigenze della carriera musicale, considerata spesso incompatibile con la dottrina dei Testimoni di Geova. Il mondo dello spettacolo, infatti, è generalmente visto con sospetto dall’organizzazione, che invita i suoi membri a mantenere uno stile di vita sobrio, lontano dalla celebrità e dai riflettori.
Nek non ha mai rinnegato il suo passato, ma ha preferito spostare il focus su una spiritualità più intima e personale, piuttosto che su un’appartenenza religiosa dichiarata. In alcune interviste ha parlato di una “fede senza etichette”, suggerendo una forma di distacco progressivo dall’ortodossia dell’organizzazione.
La sua carriera musicale, ricca di successi e riconoscimenti, si è dunque svolta in bilico tra palco e congregazione, con scelte che sembrano riflettere un desiderio di conciliare arte e coscienza, pur nella difficoltà di appartenere a un’organizzazione religiosa così strutturata.
Prince: da provocatore a Testimone di Geova convinto
Prince, icona assoluta della musica pop, funk e soul, è uno degli esempi più noti e sorprendenti di artista che ha abbracciato la fede dei Testimoni di Geova. Nato Prince Rogers Nelson nel 1958 a Minneapolis, ha attraversato la scena musicale mondiale con uno stile provocatorio, sessualmente esplicito e artisticamente rivoluzionario, diventando una leggenda già negli anni ’80 con album come Purple Rain.
Ma dietro l’immagine trasgressiva si nascondeva una personalità complessa e spiritualmente inquieta. Dopo anni di eccessi, controversie e conflitti con l’industria discografica, Prince conobbe l’organizzazione dei Testimoni di Geova alla fine degli anni ’90, grazie all’amicizia con il bassista Larry Graham, già membro attivo della congregazione.
Nel 2001 si battezzò e fù così che Prince diventò Testimone di Geova, iniziando un percorso di vita radicalmente diverso: abbandonò i testi espliciti, smise di suonare alcuni dei suoi brani più provocatori e iniziò persino a partecipare regolarmente alla predicazione porta a porta, come un comune proclamatore. Questo nuovo orientamento fu evidente anche nella sua musica, più spirituale e meno orientata alla sensualità degli esordi.
Prince dichiarò in più occasioni che la fede gli aveva dato pace e chiarezza, permettendogli di riconciliarsi con se stesso e con il senso della vita. Tuttavia, questa scelta non fu priva di conseguenze: alcuni fan si sentirono traditi, altri lo ammirarono ancora di più per la sua coerenza.
Anche dopo la sua morte, avvenuta nel 2016, l’eredità spirituale di Prince rimane un aspetto affascinante e poco conosciuto del suo percorso personale. La sua trasformazione da artista ribelle a Testimone di Geova convinto è un esempio emblematico di come l’organizzazione possa attrarre anche personaggi di fama mondiale, offrendo loro una struttura di vita e un sistema di credenze rigoroso ma rassicurante.
Michael Jackson: l’infanzia, la fede, la ribellione
Michael Jackson, il “Re del Pop”, è forse il Testimone di Geova più famoso della storia, o quantomeno quello che ha fatto più discutere per il suo rapporto tormentato con l’organizzazione. Nato nel 1958 a Gary, nell’Indiana, cresce in una famiglia profondamente legata alla fede dei Testimoni di Geova, in particolare grazie alla madre Katherine, fervente proclamatrice.
Fin da piccolo, Michael è coinvolto nella vita religiosa: partecipa alle adunanze, studia la Bibbia e va in predicazione porta a porta, persino quando la fama con i Jackson 5 lo catapulta sotto i riflettori. Tuttavia, questo dualismo tra la sua fede e la carriera artistica si fa sempre più difficile da gestire, soprattutto a causa del contenuto delle sue canzoni e dei suoi videoclip, ritenuti troppo “mondani” e inadeguati per un membro dell’organizzazione.
Il punto di rottura arriva nei primi anni ’80, con l’uscita del video “Thriller”, considerato dai Testimoni di Geova come inaccettabile per via delle tematiche horror e soprannaturali. Per evitare sanzioni religiose, Michael si vide costretto a pubblicare un messaggio all’inizio del video, in cui prendeva le distanze da qualsiasi forma di spiritismo. Nonostante ciò, la pressione crescente lo spinse a prendere le distanze dall’organizzazione nei decenni successivi, pur senza mai rinnegarne del tutto i principi morali di base.
Michael Jackson da Testimone di Geova non fu mai disassociato ufficialmente, ma smise progressivamente di partecipare alle attività religiose, portando avanti una spiritualità più personale, spesso contaminata da elementi esoterici, filosofici e orientali.
La sua storia è un esempio emblematico di come le regole ferree dei Testimoni di Geova possano entrare in conflitto con l’espressione artistica, soprattutto quando si raggiungono livelli di notorietà globale. Nonostante l’allontanamento, il legame con la madre e con parte della famiglia rimase forte, e alcuni dei suoi fratelli continuarono a essere attivi nell’organizzazione anche dopo la sua morte nel 2009.
Adriano Celentano e la madre Testimone di Geova: verità e retroscena
Adriano Celentano, uno dei più iconici cantautori e personaggi televisivi italiani, ha più volte fatto riferimento alla religione nei suoi testi e nelle sue apparizioni pubbliche, suscitando spesso curiosità anche riguardo alle sue origini familiari. Un aspetto poco noto, ma documentato, è che la madre, Giuditta Giuva, era una Testimone di Geova attiva.
Celentano ha raccontato in varie interviste come la fede della madre abbia influenzato profondamente l’atmosfera in casa, soprattutto durante l’infanzia. Le regole morali, la lettura della Bibbia e l’attenzione per la spiritualità erano parte della quotidianità familiare, anche se lui stesso non ha mai abbracciato ufficialmente l’organizzazione.
Nel tempo, Adriano ha sviluppato una sua visione personale della fede, spesso atipica e non allineata a dottrine religiose specifiche. Nei suoi monologhi televisivi, non ha mai nascosto il suo interesse per i temi biblici, ma li ha sempre affrontati con uno stile libero, provocatorio e fuori dagli schemi, distante dalle rigide posizioni dottrinali dei Testimoni di Geova.
La figura della madre di Adriano Celentano come Testimone di Geova è dunque un elemento reale, ma va collocato nel contesto di una famiglia dove la religione coesisteva con l’irriverenza artistica di un figlio destinato a rivoluzionare la musica e la televisione italiane. Non risultano, infatti, tracce di un’adesione attiva di Celentano all’organizzazione, né episodi pubblici che lo leghino ufficialmente alla congregazione.
Il legame con la fede, in lui, si è sempre espresso in forme molto personali e anticonvenzionali, riflettendo una spiritualità inquieta più che una militanza religiosa. E proprio questo contrasto tra le radici familiari e la ribellione creativa ha contribuito a fare di Adriano Celentano una figura così unica nel panorama culturale italiano.
12. Opinioni e controversie sui Testimoni di Geova
I Testimoni di Geova non sono solo noti per le loro credenze peculiari e l’attività di predicazione porta a porta. Sono anche al centro di forti controversie che suscitano critiche da parte di ex membri, studiosi, psicologi e attivisti per i diritti umani. In questa sezione esamineremo alcune delle questioni più discusse: l’accusa di essere una setta, l’ostracismo verso chi ne esce, e le dinamiche di controllo mentale all’interno dell’organizzazione.
a) L’accusa di essere una setta
I Testimoni di Geova vengono spesso etichettati come una setta. Ma cosa significa esattamente questo termine, e perché viene applicato a questa organizzazione?
Secondo molti studiosi delle religioni, una setta è un gruppo che:
- si considera l’unico depositario della verità;
- isola i propri membri dal mondo esterno;
- esercita un controllo rigido sulla vita personale dei fedeli;
- punisce severamente chi dissente o abbandona.
In questo senso, l’organizzazione dei Testimoni di Geova presenta diversi elementi tipici di una setta. La convinzione di essere l’unica vera religione, la demonizzazione di chi è “del mondo”, il divieto di frequentare persone esterne e le rigide norme comportamentali sono tutti segnali indicativi. Tuttavia, ufficialmente si definiscono “una religione cristiana restaurazionista”, e rigettano con forza l’etichetta di setta.
La questione resta aperta: per alcuni sono solo una minoranza religiosa organizzata, per altri un sistema settario a tutti gli effetti.
b) L’ostracismo verso gli ex membri
Una delle pratiche più dolorose e controverse è l’ostracismo, cioè l’esclusione totale di chi decide di abbandonare l’organizzazione o viene disassociato. Questo significa che familiari, amici, coniugi e figli ancora attivi nella congregazione sono tenuti a non avere più alcun contatto con chi è uscito.
L’ostracismo non è solo una conseguenza sociale: è un atto deliberato e prescritto, volto a far pressione psicologica sull’ex membro affinché torni indietro. Molti ex Testimoni raccontano di aver perso tutto: famiglia, affetti, stabilità, contatti umani. Alcuni sono finiti in depressione, altri si sono suicidati. È un meccanismo potente, che funziona proprio perché colpisce il bisogno umano più profondo: quello di appartenere.
L’organizzazione difende questa prassi sostenendo che sia un modo per “proteggere la congregazione” e “aiutare chi sbaglia a ravvedersi”, ma in molti Paesi questa pratica è oggetto di inchieste e critiche per violazione dei diritti fondamentali della persona.
c) Il controllo mentale e la psicologia del gruppo
Un altro aspetto molto discusso è il livello di controllo mentale esercitato all’interno dell’organizzazione. Secondo numerosi psicologi e ricercatori (come Steven Hassan e Margaret Singer), i Testimoni di Geova adottano tecniche di persuasione coercitiva tipiche delle organizzazioni settarie.
Queste tecniche includono:
- la ripetizione costante di concetti chiave (es. “questa è l’unica verità”);
- la demonizzazione del pensiero critico (es. “non seguire il tuo cuore, può ingannarti”);
- la pressione del gruppo (es. “frequenta solo fratelli spirituali”);
- l’induzione alla paura (es. “fuori dall’organizzazione c’è solo distruzione”).
Il risultato è un ambiente altamente controllato in cui il libero pensiero è scoraggiato, la coscienza personale viene subordinata all’autorità del Corpo Direttivo, e l’individuo perde gradualmente la capacità di decidere autonomamente.
Molti ex membri parlano di una vera e propria deprogrammazione necessaria dopo l’uscita, per liberarsi dai condizionamenti mentali interiorizzati nel tempo.
13. Domande frequenti sui Testimoni di Geova
Quando si parla dei Testimoni di Geova, è normale che emergano molti interrogativi. Alcune delle loro pratiche possono sembrare strane o incomprensibili a chi non ha mai avuto contatti diretti con l’organizzazione. In questa sezione rispondo in modo semplice ma approfondito alle domande più frequenti, per chiarire i principali dubbi su chi sono, cosa fanno e cosa credono.
a) I Testimoni di Geova sono cristiani?
Sì, i Testimoni di Geova si definiscono cristiani e si basano sulla Bibbia come unica guida per la fede e la condotta. Tuttavia, la loro dottrina differisce profondamente dal cristianesimo tradizionale.
La differenza tra i Testimoni di Geova ed i cristiani è notevole. Per esempio i Testimoni non credono nella Trinità, non adorano Gesù come Dio e non celebrano la Pasqua nella forma cristiana classica. Per loro, essere cristiani significa seguire l’esempio di Gesù come creatura inferiore a Dio (Geova), servire il Regno e predicare la “verità” agli altri.
Per molte chiese cristiane, invece, le dottrine dei Testimoni sono considerate eretiche o deviate, e la loro identità cristiana è spesso messa in discussione.
b) Accettano cure mediche?
Se desideri sapere se i Testimoni di Geova si curano, sappi che i Testimoni di Geova accettano la medicina moderna e fanno uso di ospedali, farmaci e interventi chirurgici. A conferma di ciò mi preme anche sottolineare che certamente esistono medici Testimoni di Geova. Tuttavia, rifiutano categoricamente le trasfusioni di sangue, anche se ciò comporta un rischio per la vita.
Questo divieto si basa su alcuni versetti biblici che proibirebbero l’assunzione di sangue, interpretati in senso estensivo anche in ambito medico. Sono ammessi solo trattamenti “senza sangue” e tecniche alternative, che però non sono sempre disponibili o sufficienti.
Molti ex membri e medici considerano questa dottrina una fonte di gravi rischi sanitari, soprattutto per i bambini e i pazienti in emergenza. Negli ultimi anni, sono emerse anche cause legali e polemiche su questo punto molto delicato.
c) I Testimoni di Geova possono fumare?
No, i Testimoni di Geova non possono fumare, né tabacco né altri prodotti simili (sigarette elettroniche comprese, se contenenti nicotina). La loro organizzazione considera il fumo una pratica impura e contraria ai principi cristiani, al punto che chi fuma non può essere battezzato né rimanere membro attivo della congregazione.
La base dottrinale di questo divieto si trova in principi biblici legati alla “purezza del corpo”, come quello riportato in 2 Corinti 7:1, che invita i credenti a “purificarsi da ogni contaminazione di carne e spirito”. Sebbene la Bibbia non menzioni esplicitamente il fumo, la Watchtower lo interpreta come un’abitudine che danneggia il corpo, considerato dono sacro di Dio.
Il fumo, inoltre, viene associato a dipendenza, vizio e contaminazione spirituale, tutte cose che, secondo la dottrina, “offendono Geova”.
Di conseguenza:
- Chi fuma è considerato non idoneo per il battesimo.
- Un Testimone battezzato che inizia a fumare può essere disassociato se non smette.
- Anche l’uso di sostanze simili (tabacco da masticare, sigari, pipe, ecc.) è vietato senza eccezioni.
In breve, per l’organizzazione dei Testimoni di Geova fumare equivale a una trasgressione morale, che può portare all’espulsione e all’isolamento sociale.
d) I Testimoni di Geova vengono pagati per quello che fanno?
No, i Testimoni di Geova non ricevono un compenso economico per le attività religiose che svolgono, come la predicazione porta a porta o la partecipazione alle adunanze. Tutto ciò che fanno è considerato volontariato, motivato dalla fede e dal desiderio di “servire Geova”. Questo vale sia per i membri comuni della congregazione, sia per coloro che assumono ruoli di responsabilità a livello locale, come gli anziani o i .
Una parziale eccezione riguarda alcune figure “di servizio speciale” all’interno dell’organizzazione, come i sorveglianti viaggianti, che sono coppie (marito e moglie) incaricate di visitare periodicamente le varie congregazioni di una determinata zona. Come sottolineato nella guida “Quanto guadagna un sorvegliante dei Testimoni di Geova” anche loro non ricevono uno stipendio vero e proprio, ma un rimborso spese e una piccola indennità fornita direttamente dall’organizzazione. Questo include vitto, alloggio e una somma simbolica per le necessità quotidiane, sufficiente a condurre una vita estremamente semplice, priva di beni personali e senza residenza fissa.
Va però detto che questa forma di sostegno è garantita solo a chi ha dedicato tutta la propria vita all’organizzazione, rinunciando a carriere secolari e a percorsi lavorativi tradizionali. Per molti ex Testimoni, questo modello rappresenta una forma di dipendenza dall’organizzazione che può rendere difficile una futura uscita o dissenso, in quanto legata anche alla sussistenza economica.
In sintesi, i Testimoni comuni non sono pagati, mentre alcune figure in servizio speciale ricevono un supporto minimo, gestito internamente, che non equivale però a uno stipendio professionale.
e) I Testimoni di Geova lavorano il sabato?
Sì, i Testimoni di Geova possono lavorare il sabato come qualsiasi altro giorno della settimana. A differenza di altre confessioni religiose che osservano un giorno di riposo specifico (come il sabato per gli avventisti del settimo giorno o la domenica per molti cristiani), i Testimoni di Geova non attribuiscono un valore sacro o obbligatorio a un determinato giorno della settimana.
Per loro, l’adorazione non è legata a un giorno specifico, ma a uno stile di vita continuo. Le loro adunanze possono svolgersi in qualsiasi giorno, spesso infrasettimanali e nel fine settimana, ma questo non implica il divieto di lavorare. L’importante è che il lavoro non interferisca con le attività religiose fondamentali: la partecipazione alle adunanze, la predicazione e lo studio personale della Bibbia.
Tuttavia, se un Testimone ha un’attività lavorativa che regolarmente impedisce la frequentazione delle adunanze o la partecipazione al ministero, gli anziani della congregazione possono incoraggiarlo a rivedere la propria situazione per mettere al primo posto gli “interessi del Regno”. In casi estremi, lavorare troppo può essere visto come un segno di debolezza spirituale.
In sintesi, non c’è nessun divieto dottrinale di lavorare il sabato. Ma l’organizzazione si aspetta che ogni membro metta la religione al centro delle proprie scelte, anche professionali.
14. Conclusione
Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?
Un’indagine profonda su dottrine, controllo mentale e testimonianze inedite. Il libro per chi vuole conoscere la verità dietro una delle religioni più controverse del nostro tempo.
a) Tra verità e controllo: riflessioni finali
I Testimoni di Geova rappresentano una realtà complessa, strutturata e profondamente influente nella vita di chi ne fa parte. Offrono certezze, un senso di appartenenza e una visione ordinata del mondo, ma lo fanno al prezzo dell’autonomia personale e della libertà di pensiero.
Ciò che viene presentato come “la verità assoluta” è spesso accompagnato da meccanismi di controllo rigidi, punizioni sociali, divieti interiorizzati e un linguaggio che induce senso di colpa e paura. Per chi è dentro, può sembrare tutto normale. Per chi guarda da fuori — o riesce a uscirne — è evidente quanto sia facile confondere la fede con la sottomissione.
Questo articolo non nasce dal rancore, ma dal desiderio di fare luce su un’organizzazione che, pur dichiarandosi portavoce della verità, esercita un’influenza profonda sulla mente e sulla vita delle persone.
b) Cosa tenere a mente se stai per entrare o uscire
Se stai valutando di entrare nei Testimoni di Geova, ti invito a informarti a fondo. Non fermarti alle prime risposte, non fidarti solo delle pubblicazioni ufficiali. Cerca anche testimonianze di chi ha vissuto dall’interno e ha avuto il coraggio di mettere tutto in discussione. La fede non dovrebbe mai nascere dalla paura, né essere condizionata dal terrore di un’Apocalisse imminente.
Se invece sei in fase di uscita, sappi che non sei solo. Sì, potresti perdere contatti, affetti, abitudini… ma potresti anche ritrovare te stesso, la tua libertà, i tuoi sogni e una vita autentica, costruita non sulla base di un dogma, ma sulla tua coscienza.
Chiunque tu sia, ovunque ti trovi nel tuo percorso spirituale o esistenziale, ricorda: nessuna organizzazione può sostituirsi alla tua libertà interiore. La verità, se esiste, non ha bisogno di minacce per farsi riconoscere.
0 commenti