Come è morto Gesù per i Testimoni di Geova e come pensano sia risorto?

da | 13 Apr 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

Nel cuore della fede cristiana ci sono due eventi fondamentali: la morte di Gesù e la sua resurrezione. Sono il fondamento del messaggio evangelico, il fulcro della speranza e del concetto stesso di salvezza. Ma non tutte le confessioni religiose ne danno la stessa interpretazione.

Come è morto Gesù per i Testimoni di Geova?
Per i Testimoni di Geova Gesù è risorto davvero?
Sono domande apparentemente semplici, ma che aprono a profondi contrasti teologici e a un sistema dottrinale completamente diverso da quello delle chiese tradizionali.

Indice

1. Introduzione: perché parlare della morte e resurrezione di Gesù?

a) Due elementi centrali della fede cristiana

Chi si avvicina ai Testimoni di Geova scopre presto che molte convinzioni date per scontate nel cristianesimo tradizionale vengono rifiutate o reinterpretate.

Ad esempio, la croce non è un simbolo di salvezza: per loro, Gesù morì su un semplice palo verticale. Non solo: la resurrezione non fu fisica, ma spirituale, e il Gesù risorto non è tornato in carne e ossa, ma come creatura celeste invisibile.

Queste posizioni, sebbene ben documentate nei loro scritti, sono poco conosciute al grande pubblico. Eppure rappresentano uno spartiacque importante, che distingue radicalmente il loro Gesù da quello della fede cattolica e protestante.

b) Perché la visione dei Testimoni è diversa

Comprendere come è morto Gesù per i Testimoni di Geova e cosa affermano sulla sua resurrezione non è solo una curiosità religiosa: è un modo per leggere in profondità la loro visione del mondo, della vita e della spiritualità.

La morte di Gesù, per loro, non è solo un evento storico: è un atto perfettamente calcolato, funzionale a un progetto divino gestito da Geova, in cui nulla è lasciato all’interpretazione personale.
E la resurrezione? Non è un ritorno alla vita terrena, ma un trasferimento eterno nella sfera celeste, riservato a pochi.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio cosa insegnano davvero i Testimoni di Geova su questi due eventi chiave. Ti accompagnerò in un viaggio tra dottrina, simbologia, Bibbia e vissuto personale, per capire se quel Gesù che predicano… è lo stesso di cui parlano i Vangeli.

2. Come è morto Gesù per i Testimoni di Geova?

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Per comprendere come è morto Gesù per i Testimoni di Geova, occorre partire da una delle differenze più evidenti e discusse tra la loro dottrina e quella della maggior parte dei cristiani: il rifiuto della croce come strumento della sua esecuzione.

a) Il rifiuto della croce

i) Origini pagane del simbolo della croce

Secondo i Testimoni di Geova, la croce è un simbolo di origine pagana, adottato solo in epoca posteriore dalla cristianità apostata. Nei loro scritti ufficiali, la croce è associata a culti solari, a divinità precristiane e a forme di idolatria.

Per questo motivo, ritengono che usare la croce come simbolo sacro sia un’alterazione del cristianesimo autentico. Non la indossano, non la venerano e non la utilizzano nei luoghi di culto. Al contrario, la considerano una contaminazione pagana entrata nel cristianesimo dopo la sua corruzione nel IV secolo.

ii) Il termine “stauros” nella Traduzione del Nuovo Mondo

Il fondamento biblico di questa posizione si trova nel termine greco “stauròs”, tradotto tradizionalmente come “croce” ma che, secondo i Testimoni, significa semplicemente “palo” o “tronco verticale”.

Nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, pubblicata dalla Watchtower, il termine è reso sistematicamente con “palo di tortura”, una scelta linguistica che riflette la loro interpretazione dottrinale.

Perciò, Gesù non sarebbe morto su una croce a due bracci, ma su un singolo palo verticale, senza traversa orizzontale.

b) Il “palo di tortura”: descrizione e significato

Il cosiddetto palo di tortura viene descritto come un palo di legno semplice, senza giunture o travi incrociate. Gesù, secondo i Testimoni, fu inchiodato con le braccia sovrapposte sopra la testa, e non allargate in orizzontale.

Questo strumento di esecuzione, così descritto, serve anche da simbolo ideologico: rappresenta il rifiuto della tradizione cristiana dominante, e l’adesione a una “verità biblica più pura”, secondo la loro prospettiva.

c) La commemorazione annuale della morte

La morte di Gesù viene commemorata ogni anno dai Testimoni in una cerimonia molto importante chiamata “Commemorazione della morte di Cristo”, celebrata la sera del 14 Nisan del calendario ebraico.

Durante questo evento, vengono passati pane e vino, ma soltanto i membri “unti” (che si ritengono parte dei 144.000) possono partecipare effettivamente. Tutti gli altri osservano in silenzio.

Non si tratta di una messa o di una celebrazione gioiosa: è un momento austero e riflessivo, centrato sul valore del sacrificio di Gesù e sulla speranza della salvezza futura.

3. Per i Testimoni di Geova, Gesù è risorto?

Dopo aver esaminato come è morto Gesù per i Testimoni di Geova, è fondamentale capire cosa credono riguardo alla sua resurrezione. Anche in questo caso, la loro interpretazione differisce profondamente dalla visione cristiana tradizionale.

a) Resurrezione spirituale, non corporea

i) Nessun ritorno in carne e ossa

Secondo i Testimoni di Geova, Gesù non è risorto con lo stesso corpo umano con cui era morto. Non c’è stata una resurrezione fisica o corporale, ma una resurrezione come creatura spirituale invisibile, simile a ciò che era prima di venire sulla terra.

Essi sostengono che il corpo umano di Gesù fu dissolto da Geova o rimosso in modo miracoloso, e che le apparizioni ai discepoli non avvennero nel corpo originale.

ii) Apparizioni solo in corpi materiali temporanei

Secondo le pubblicazioni della Watchtower, le apparizioni di Gesù dopo la sua morte non dimostrano una resurrezione corporea, ma piuttosto l’assunzione temporanea di corpi umani visibili, creati da Dio per consentirgli di comunicare con i discepoli.

In altre parole, Gesù si manifestò visibilmente, ma non nello stesso corpo che era stato crocifisso. Le ferite mostrate a Tommaso non erano reali, ma parte di una rappresentazione necessaria per essere riconosciuto.

b) Il ritorno al cielo come creatura spirituale

Dopo quaranta giorni di apparizioni, Gesù sarebbe tornato in cielo, non come uomo risorto, ma come essere spirituale glorificato, privo di corpo materiale. Questa resurrezione spirituale viene vista come la conferma del favore divino e del completamento del riscatto umano.

Per i Testimoni, Gesù ha ripreso la stessa natura angelica che aveva prima di incarnarsi, e ora governa come Re invisibile del Regno di Dio.

c) Contrasto con la dottrina tradizionale cristiana

Questa visione entra in netto contrasto con il cristianesimo cattolico, ortodosso e protestante, secondo cui Gesù è risorto corporalmente, apparendo nello stesso corpo trasfigurato, con i segni dei chiodi, capace di mangiare e di farsi toccare.

Per la tradizione cristiana, la resurrezione fisica è la pietra angolare della fede: prova della divinità di Cristo e garanzia della resurrezione futura dei credenti.
Negare la resurrezione corporea significa, per molti teologi, negare il cuore stesso del Vangelo.

4. Differenze teologiche con cattolici e protestanti

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Quando si affronta il tema di come è morto Gesù per i Testimoni di Geova, o della sua resurrezione, è inevitabile notare le profonde divergenze teologiche rispetto al cristianesimo cattolico e protestante. Queste differenze non sono secondarie, ma toccheranno il cuore stesso del messaggio cristiano, influenzando la visione della salvezza, della fede e della natura di Cristo.

a) Croce vs palo

Nel cristianesimo tradizionale, la croce è simbolo sacro, strumento della redenzione e centro della spiritualità. È esposta negli altari, portata come segno di fede, venerata come il legno su cui Cristo ha versato il suo sangue per l’umanità.

Per i Testimoni di Geova, al contrario, la croce è un simbolo pagano, frutto della corruzione post-apostolica della fede. Gesù non sarebbe morto su una croce, ma su un semplice palo di tortura, come riportato nella loro traduzione della Bibbia.
Questa visione rifiuta qualsiasi forma di culto del simbolo, e rende il gesto della morte meno “mistico” e più funzionale, quasi tecnico.

b) Resurrezione corporea vs spirituale

Uno degli aspetti più delicati riguarda la resurrezione. Per cattolici e protestanti, Gesù è risorto in carne e ossa, glorificato ma riconoscibile, e la sua resurrezione è la garanzia concreta della nostra futura resurrezione fisica.

Per i Testimoni di Geova, invece, la resurrezione è avvenuta in forma spirituale: Gesù non è tornato nel corpo umano, ma come creatura celeste invisibile.
Le sue apparizioni sarebbero state proiezioni materiali temporanee, create per interagire con i discepoli, ma non testimonianze di una resurrezione fisica reale.

Questa differenza mina le basi comuni del credo cristiano, e ridefinisce completamente il significato stesso del “Cristo risorto”.

c) Il significato salvifico della morte di Gesù

Per il cristianesimo storico, la morte di Gesù è l’atto d’amore supremo: il Dio incarnato che si offre per i peccatori, aprendo la strada della redenzione a tutta l’umanità. La salvezza, per grazia, è disponibile a chiunque crede.

Nella teologia geovista, invece, Gesù non è Dio, ma un essere creato, e la sua morte è un atto di ubbidienza verso Geova, che permette solo ai giusti di ricevere una speranza di vita eterna, ma non garantisce la salvezza universale.

Solo una piccola élite (i 144.000) ha una relazione diretta con Gesù, mentre la “grande folla” può essere salvata a condizione di ubbidienza all’organizzazione.
Questa visione riduce il valore personale del sacrificio di Cristo, subordinandolo a un sistema organizzativo gerarchico.

5. Esperienza personale: la mia prima commemorazione e i dubbi sulla resurrezione

a) Il rito austero e silenzioso

Ricordo con chiarezza la mia prima Commemorazione della morte di Cristo. Era una sera di primavera, tutto era silenzioso e composto. I presenti erano vestiti con sobrietà, lo sguardo fisso in avanti, l’atmosfera carica di rispetto, ma anche di rigidità.

Il pane e il vino passarono tra le file, senza che nessuno li prendesse. Nessuno, tranne forse una o due persone, “unti”. Gli altri, me compreso, osservavano in silenzio.
Mi era stato detto che Gesù non era morto per me in senso diretto, ma per i 144.000. Io potevo solo assistere, grato, ma senza partecipare pienamente.

Un rito elegante, ordinato, ma profondamente distante. Mancava qualcosa, e io lo sentivo, anche se non osavo dirlo.

b) Le domande che iniziarono a sorgere

Fu proprio quella sera che qualcosa si incrinò.
Mi chiesi: perché Gesù, se è il Salvatore di tutti, non è il mediatore per tutti?
E ancora: perché nessuno prende il pane e il vino, se lui disse “Fate questo in memoria di me”?

Poi iniziai a leggere i racconti della resurrezione nei Vangeli. Tomaso toccava le sue ferite. Gesù mangiava pesce arrostito. I discepoli lo riconoscevano. Era lì, in carne e ossa.
Ma secondo ciò che mi era stato insegnato, era solo una manifestazione temporanea, non reale.

E allora pensai: che senso ha parlare di resurrezione, se non è vera resurrezione?
Se il corpo è sparito, se non è tornato, di quale vittoria sulla morte stiamo parlando?

c) Un nuovo modo di intendere la resurrezione

Quelle domande divennero ferite interiori, ma anche varchi di luce. Mi spinsero a cercare, a leggere Bibbie diverse, a confrontarmi con testi teologici esterni alla Torre di Guardia.
Scoprii che la resurrezione, per la fede cristiana originaria, è un fatto concreto, non simbolico. Che il Cristo risorto non è un fantasma, ma una promessa vivente per ogni essere umano.

Oggi vedo la resurrezione non solo come un evento teologico, ma come un atto di amore totale, di rottura con ogni logica religiosa chiusa.
Non un privilegio per pochi, ma una porta aperta a tutti.

E in quella porta ci sono passato anch’io, per uscire dalla gabbia dell’obbedienza cieca, e cominciare a credere con il cuore, e non solo con la mente.

6. I miei libri per approfondire: dottrina, ironia e verità

Dopo aver vissuto in prima persona l’esperienza nei Testimoni di Geova, aver studiato le loro pubblicazioni, le dottrine e le dinamiche interne, ho sentito il bisogno di dare voce a ciò che in molti pensano ma non osano dire. Ne sono nati due libri, profondamente diversi tra loro, ma complementari: uno ironico, dissacrante, l’altro analitico e documentato. Entrambi scritti con un intento comune: fare chiarezza, con coraggio e onestà.

a) Testicoli di Genova – Dietro le apparenze, la comicità della rigidità dottrinale

Questo libro è la mia risposta creativa e irriverente a un mondo che spesso si prende troppo sul serio. In Testicoli di Genova, ho voluto raccontare, attraverso episodi grotteschi e satirici, la quotidianità assurda, rigida e a tratti comica del mondo geovista.

Tra visite a domicilio, istruzioni surreali su come vestirsi, rapporti ossessivi con il concetto di “purezza”, e la continua sensazione di essere spiati e giudicati, emerge un quadro tragicomico, ma anche profondamente reale.
La morte e resurrezione di Gesù, in questo contesto, diventano meccanismi dottrinali svuotati di emozione, ripetuti come formule da accettare senza domande.

Con ironia e disincanto, mostro come l’apparente spiritualità nasconda spesso controllo, uniformità e paura del dissenso. Un libro che fa ridere, sì, ma anche riflettere – e forse liberare.

b) Testimoni di Geova e Bibbia – Analisi critica delle interpretazioni su morte e resurrezione

Dove la satira si ferma, inizia l’analisi. Questo libro è frutto di anni di studio, confronto tra fonti, e rielaborazione critica delle dottrine geoviste. In particolare, ho voluto dedicare molta attenzione a due temi centrali e spesso manipolati: la morte di Gesù e la sua resurrezione.

Partendo dalle fonti ufficiali della Torre di Guardia, le confronto con il testo biblico in greco, con versioni accettate da studiosi cristiani di tutto il mondo e con l’interpretazione storica della Chiesa.
Dimostro come la dottrina del “palo di tortura” e quella della “resurrezione spirituale” siano frutto di un’elaborazione ideologica, non di una lettura fedele del testo sacro.

Affronto anche il significato del sacrificio di Gesù, il ruolo del riscatto, il concetto di mediatore, la questione del corpo sparito, e l’incoerenza logica della resurrezione “non corporea”.
È un libro per chi vuole capire a fondo, senza pregiudizi ma con spirito critico.
Un manuale per smontare – pezzo dopo pezzo – una costruzione teologica che ha poco a che vedere con il messaggio originario dei Vangeli.

7. Conclusione: un altro Gesù anche nella morte?

a) Il valore simbolico della croce negato

Arrivati a questo punto, non si può non constatare una verità scomoda: il Gesù dei Testimoni di Geova è profondamente diverso da quello delle Scritture cristiane.
Non solo nella sua natura, ma anche nella sua morte.
Il rifiuto della croce, visto solo come oggetto idolatrico e pagano, nega il valore simbolico di un sacrificio pubblico, doloroso, umano e al tempo stesso divino, che ha segnato la storia dell’umanità.

Togliere la croce alla morte di Cristo non è solo una questione iconografica. È un atto ideologico: significa ridurre il suo sacrificio a un evento meccanico, funzionale, depotenziato.
La morte di Gesù, così reinterpretata, perde il suo valore empatico e salvifico universale.

b) Il concetto stesso di resurrezione trasformato

Anche la resurrezione, per i Testimoni di Geova, diventa qualcos’altro.
Non è la vittoria del corpo sulla morte, non è la certezza della nostra futura risurrezione, ma una transizione spirituale invisibile, senza carne, senza ferite, senza abbracci.

Quel Cristo risorto che mangia con i suoi, che cammina, che parla, che si fa toccare – viene cancellato, sostituito da un’entità angelica che appare e scompare.

Si può ancora chiamare “resurrezione”?
O si tratta, piuttosto, di una visione alternativa della fede, dove tutto è spiritualizzato, astratto, scollegato dall’umanità che Gesù ha voluto condividere fino in fondo?

c) L’invito a riflettere: quale Gesù stiamo seguendo?

In definitiva, questo articolo non vuole imporre una verità, ma stimolare una riflessione profonda.
Se Gesù è il centro della fede cristiana, dobbiamo chiederci:
Chi è davvero? Come è morto? È risorto davvero – e in quale forma?

E soprattutto: quale Gesù stiamo seguendo?
Un Gesù umano e divino, crocifisso e risorto in carne e ossa, compassionevole e libero?
O una figura teologica costruita per rafforzare l’autorità di un’organizzazione religiosa?

La risposta, alla fine, è nelle nostre mani. E nella nostra coscienza.

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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