Cosa Dicono i Testimoni di Geova al Citofono: Frasi Tipiche, Tecniche e Retroscena

da | 13 Apr 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

È una scena che in tanti conoscono bene: è mattina, magari domenica o un giorno festivo. Il citofono suona. Rispondi e dall’altro capo una voce gentile ti dice:

Buongiorno! Stiamo passando per offrire un messaggio di speranza tratto dalla Bibbia…

Sono loro: i Testimoni di Geova, noti per la loro costante attività di predicazione. Alcuni li accolgono con cortesia, altri li evitano, altri ancora chiudono immediatamente la comunicazione. Ma tutti si sono chiesti almeno una volta: “Ma cosa vogliono davvero dire? Hanno un copione? È solo gentilezza o c’è una strategia dietro?”

La risposta è sì: ogni parola detta al citofono è studiata e allenata, frutto di anni di esperienza, suggerimenti dall’alto e materiale formativo. Nulla è lasciato al caso, neppure il tono di voce. Il fine è uno solo: instaurare un contatto, anche minimo, che possa diventare in futuro una conversazione, poi uno studio biblico, poi – potenzialmente – un nuovo adepto.

1. Introduzione: quando il citofono suona la domenica mattina

Quando un Testimone di Geova suona al citofono, non sta semplicemente condividendo un messaggio spirituale. Sta applicando una strategia comunicativa collaudata, che unisce tecniche persuasive, linguaggio soft e psicologia relazionale. Il contesto iniziale è sempre neutro, rassicurante e amichevole, perché la barriera più difficile da superare è proprio quella del primo contatto.

Frasi come:

  • Stiamo facendo una breve indagine biblica
  • Possiamo lasciarle un pensiero positivo per affrontare le difficoltà di oggi?
  • Secondo lei c’è ancora speranza per l’umanità?

non sono scelte a caso. Servono a:

  • Stabilire una connessione emotiva
  • Evitare il conflitto
  • Invitare alla riflessione, non alla polemica

Tutto viene detto in pochi secondi, prima che la persona dall’altra parte del citofono decida se chiudere, accettare una rivista o – raramente – aprire la porta.

Capire cosa dicono i Testimoni di Geova al citofono significa quindi comprendere l’ingranaggio comunicativo di un’intera organizzazione, che ha costruito il suo sistema di espansione proprio partendo da queste conversazioni di pochi secondi.

2. Le frasi più comuni usate al citofono

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a) Formule di apertura

i) Frasi per incuriosire

I Testimoni di Geova sanno bene che hanno pochi secondi per attirare l’attenzione e superare l’istintivo rifiuto iniziale. Per questo, molte delle formule iniziali usate al citofono sono studiate per creare curiosità. Non partono quasi mai con riferimenti diretti alla religione o al nome dell’organizzazione, ma con domande aperte o spunti che invitano alla riflessione.

Ecco alcune frasi frequenti:

  • Stiamo facendo una breve indagine biblica. Posso farle una domanda?
  • Secondo lei, l’umanità troverà mai la pace?
  • Molte persone si chiedono perché c’è tanta sofferenza. Lei cosa ne pensa?
  • Le interessa sapere cosa dice la Bibbia su questo argomento?

Si tratta di domande semplici ma cariche di significato, progettate per stimolare una risposta emotiva e per lasciare aperto uno spiraglio al dialogo.

ii) Frasi per rassicurare

Se la persona risponde con diffidenza o cerca subito di chiudere la conversazione, entrano in gioco le frasi rassicuranti, usate per mostrare gentilezza, rispetto e assenza di pressioni. Il tono si fa ancora più pacato, la scelta delle parole più empatica.

Alcuni esempi comuni:

  • Non vogliamo disturbare, vorremmo solo lasciarle un messaggio positivo.
  • Siamo qui per portare speranza, non per imporre nulla.
  • Solo pochi secondi del suo tempo, poi ce ne andiamo.
  • Le lasciamo una rivista, se vuole la può leggere con calma.

L’intento è smorzare le resistenze e guadagnare fiducia, almeno abbastanza da consegnare una pubblicazione o proporre una visita futura.

b) Parole chiave ricorrenti

i) Speranza

La parola “speranza” è probabilmente la più usata nei discorsi al citofono. Non è casuale: è una parola universale, che parla a chi è in difficoltà, a chi ha perso la fede nelle istituzioni, a chi cerca risposte.

Frasi come:

  • In un mondo pieno di problemi, c’è ancora speranza?
  • Le persone oggi si sentono senza speranza. Ma la Bibbia offre risposte.
  • Noi condividiamo un messaggio di speranza per il futuro.

Questo termine viene usato come gancio emotivo, perché fa leva su un bisogno umano fondamentale.

ii) Futuro migliore

Accanto a “speranza”, troviamo spesso l’espressione “futuro migliore”, un’altra leva potentissima. In un’epoca segnata da crisi ambientali, guerre, instabilità economica e incertezze personali, la promessa di un domani sereno ha un forte impatto.

Ecco alcune frasi tipiche:

  • La Bibbia promette un futuro migliore per l’umanità.
  • Lei desidera un mondo senza malattie e guerre? Noi crediamo che arriverà.
  • Sapeva che presto Dio eliminerà tutto il male dalla terra?

In questo modo, il Testimone offre una visione positiva ma condizionata: quel futuro sarà accessibile solo a chi accetta il messaggio.

3. Strategie comunicative adottate dai Testimoni

a) Comunicazione indiretta e non conflittuale

I Testimoni di Geova evitano volutamente il confronto diretto nei primi istanti di dialogo. Al citofono non parlano mai in modo dogmatico o critico verso altre religioni o stili di vita. Il loro approccio è indiretto, rispettoso e spesso impersonale.

Questo stile permette di:

  • Non spaventare l’interlocutore
  • Lasciare un’impressione positiva anche in pochi secondi
  • Sembrar neutrali o persino “laici”, pur proponendo un contenuto fortemente ideologico

La comunicazione indiretta è uno dei pilastri dell’efficacia del loro ministero pubblico.

b) Tecniche persuasive nel primo contatto

Nonostante l’apparente semplicità, i Testimoni di Geova utilizzano tecniche persuasive ben rodate. Alcune di queste includono:

  • Domande retoriche, che non cercano una vera risposta ma orientano il pensiero
  • Uso del “noi” (es. “Noi crediamo che…”), che trasmette sicurezza senza imporre
  • Offerta gratuita di materiale, che abbassa le difese
  • Appello all’autorità biblica, con frasi come: “Questo lo dice la Bibbia, non noi”

Tutto è pensato per iniziare un percorso progressivo di avvicinamento, non per convertire immediatamente.

c) Il ruolo delle riviste nel dialogo

Il momento chiave arriva quando il Testimone propone di lasciare una copia di “Svegliatevi!” o “La Torre di Guardia”. Le riviste sono strumenti fondamentali del primo contatto, e spesso costituiscono l’unico elemento tangibile che resta nelle mani dell’interlocutore dopo la conversazione.

Il loro ruolo:

  • Rafforzare il messaggio appena espresso a voce
  • Continuare il dialogo in forma scritta, in modo più pacato
  • Contenere domande, risposte e inviti a visitare il sito jw.org o a ricevere ulteriori visite

Spesso, nel congedarsi, il Testimone dirà:
“Le lascio questa rivista. Se le fa piacere, possiamo tornare un altro giorno a parlarne.”
È il seme del follow-up, il primo passo per passare dal citofono al salotto di casa.

4. Perché citofonano: il contesto teocratico

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a) L’obbligo del ministero porta a porta

Per i Testimoni di Geova, citofonare e predicare non è facoltativo, ma fa parte integrante del loro culto. L’evangelizzazione è considerata un comandamento divino tratto da passi biblici come Matteo 24:14 e Atti 20:20, dove si parla di “annunciare la buona notizia” a tutti, casa per casa.

Ogni membro attivo è incoraggiato — e in certi casi moralmente obbligato — a partecipare a quello che viene definito ministero del campo, che comprende:

  • Predicazione porta a porta
  • Telefonate
  • Stand pubblici in luoghi frequentati
  • Studio biblico a domicilio

Citofonare è quindi solo una variante moderna del vecchio porta a porta, adattata al contesto urbano, dove i portoni chiusi e i citofoni digitali hanno sostituito le porte aperte.

b) Le ore di predicazione da riportare

Uno degli elementi meno noti al pubblico è che ogni Testimone deve tenere traccia delle ore dedicate alla predicazione, da consegnare ogni mese agli “anziani” della congregazione locale. Questo rapporto include:

  • Ore di predicazione
  • Numero di riviste distribuite
  • Studi biblici avviati
  • Video mostrati

I dati non sono raccolti solo per fini statistici, ma anche per valutare la spiritualità e l’impegno del membro. Chi non predica o non riporta nulla per mesi, può essere considerato “inattivo”, perdendo prestigio o incarichi all’interno della comunità.

Questo sistema genera una forte pressione sociale, e spiega perché molti citofonano anche quando sono stanchi, malati o demotivati: non farlo significherebbe “deludere Geova”.

c) L’uso di copioni e scenari preparati

Al contrario di quanto si possa pensare, i Testimoni non improvvisano quando suonano un citofono. Esistono vere e proprie linee guida ufficiali, contenute in pubblicazioni interne, su come affrontare il primo approccio. A volte si tratta di schede stampate, altre di articoli studiati in gruppo durante le adunanze.

Questi copioni contengono:

  • Frasi di apertura già pronte
  • Domande da porre in base al profilo dell’interlocutore
  • Risposte modello a obiezioni comuni (es. “non ho tempo”, “non credo in Dio”, “sono cattolico”)
  • Indicazioni su come concludere la visita

I Testimoni più esperti memorizzano scenari e risposte, così da sembrare spontanei ma mantenendo sempre il messaggio allineato alla dottrina ufficiale.

5. Le reazioni più comuni delle persone

a) Rifiuto immediato

La reazione più frequente è probabilmente il rifiuto diretto e senza possibilità di dialogo. Molti, non appena sentono la parola “Bibbia” o capiscono che si tratta dei Testimoni di Geova, rispondono con:

  • “No, grazie”
  • “Non mi interessa”
  • “Non sono credente”
  • Oppure semplicemente chiudono il citofono in silenzio

I Testimoni sono preparati a questo tipo di risposta e la affrontano con calma. Viene insegnato loro che ogni “no” non è un fallimento, ma un’occasione per dimostrare pazienza e perseveranza cristiana.

b) Cortesia formale

Alcune persone rispondono con gentilezza, ma senza vero interesse. Accettano la rivista, ascoltano la frase iniziale, magari ringraziano per l’impegno, ma non desiderano proseguire il dialogo.

Frasi tipiche in questo caso sono:

  • “Ok, grazie, la leggerò”
  • “Non sono interessato, ma apprezzo la gentilezza”
  • “Non oggi, magari un’altra volta”

Per i Testimoni, anche questo tipo di risposta può essere visto come un piccolo successo, perché lascia una porta aperta per un contatto futuro.

c) Interesse genuino

Più raramente, capita che la persona al citofono mostri curiosità sincera o desiderio di approfondire. In questo caso, il Testimone può:

  • Proporre un secondo incontro
  • Offrire uno “studio biblico gratuito”
  • Invitare a visitare il sito jw.org
  • Lasciare più riviste o opuscoli

Questi momenti sono molto valorizzati all’interno della comunità, e spesso diventano esperienze da condividere durante le adunanze, come esempio di “cuore ricettivo” trovato nel mondo.

6. Esperienza personale: quando ero io a citofonare

a) L’imbarazzo dei primi approcci

Non dimenticherò mai le prime volte in cui mi trovai davanti a un citofono con la cartelletta in mano. Avevo poco più di vent’anni, ero appena entrato nel mondo dei Testimoni di Geova e mi avevano assegnato un turno di predicazione domenicale. Mi tremavano le mani. Mi sentivo come un venditore di parole in un mondo che non voleva ascoltare.

All’inizio, mi limitavo a restare in silenzio mentre il mio “compagno di servizio” parlava. Poi, col tempo, mi fu chiesto di prendere l’iniziativa. Ricordo ancora la sensazione surreale di ripetere frasi imparate a memoria, fingendo naturalezza mentre la voce usciva incerta e forzata.

La cosa più assurda? Nonostante l’imbarazzo, ero convinto che fosse la cosa giusta da fare. Che ogni “no” ricevuto fosse una prova della mia fede, e che ogni citofonata fosse un seme piantato per l’eternità.

b) Il disagio interiore e il senso di colpa

Col passare del tempo, però, iniziarono a emergere crepe profonde nella mia convinzione. Mi rendevo conto che le persone non erano ostili alla “verità” — erano semplicemente stanche, disilluse, spesso già credenti a modo loro. Eppure, noi dovevamo considerarli “nel mondo”, lontani da Geova.

Ogni volta che saltavo un turno di predicazione o riportavo poche ore, venivo assalito dal senso di colpa. Non tanto perché avevo “deluso Dio”, ma perché temevo il giudizio della congregazione, il biasimo velato, le domande scomode degli anziani.

Iniziai a chiedermi: è davvero questo che vuole Dio? Far suonare campanelli a giovani impauriti per diffondere un messaggio che nessuno ha chiesto?

La risposta arrivava da dentro di me, sempre più forte: no.

c) La consapevolezza e la liberazione

Il percorso verso l’uscita fu lungo e doloroso. Ma un giorno, dopo l’ennesima predicazione sotto la pioggia, mi guardai allo specchio e non mi riconobbi più. La mia voce era diventata quella di qualcun altro. I miei pensieri non erano più liberi. Mi sentivo prigioniero di un copione.

Quella consapevolezza fu la scintilla. Iniziai a informarmi, a leggere altro, a porre domande che nessuno voleva ascoltare. E alla fine, con fatica, ho trovato il coraggio di dire basta.

Oggi, ogni volta che sento un citofono suonare la domenica mattina, non provo rabbia, ma compassione. So cosa significa trovarsi dall’altra parte del microfono, convinto di portare luce mentre si ripete ciò che altri hanno scritto per te.

7. Libri consigliati per approfondire

a) Testicoli di Genova: satira pungente

Un libro che dissacra con intelligenza e umorismo l’ambiente dei Testimoni di Geova, raccontando in stile tragicomico le assurdità delle visite a domicilio.
Se vuoi ridere (e riflettere) su esperienze reali che sembrano uscite da un film surreale, questo è il punto di partenza perfetto.

b) Testimoni di Geova e Bibbia: analisi documentata

Per chi cerca un’analisi approfondita e imparziale, questo saggio offre una panoramica completa e documentata della struttura, delle dottrine e delle contraddizioni interne dei Testimoni di Geova.
Un’opera fondamentale per chi desidera capire davvero cosa si cela dietro la facciata di “verità biblica”.

c) Dove trovarli e perché leggerli

Entrambi i libri sono disponibili su Amazon, sia in formato cartaceo che Kindle. Leggerli ti permetterà di vedere con occhi nuovi ciò che fino a ieri appariva innocuo, o addirittura edificante. Ti aiuteranno a mettere in discussione, a riflettere e — se sei stato coinvolto — anche a guarire.

8. Conclusione

a) Il vero significato di quelle parole al citofono

Ora che sai cosa dicono i Testimoni di Geova al citofono, puoi comprendere che dietro quelle frasi educate e ben studiate si cela una strategia missionaria precisa, controllata e incessante. Non si tratta solo di “parlare di Dio”, ma di farlo secondo un copione rigido, con l’obiettivo di portare nuovi membri dentro un sistema molto più complesso.

b) Riflessione personale finale

Io ci sono stato. Ho detto quelle frasi. Ho premuto quei campanelli. E so quanto sia facile confondere la convinzione con la verità, e l’obbedienza con la fede. Ma ho anche imparato che la spiritualità vera comincia dove finisce la paura: la paura di deludere, di sbagliare, di pensare da soli.

c) Invito alla lettura e alla consapevolezza

Se questo articolo ti ha colpito, condividilo. Se conosci qualcuno coinvolto, parlane. Se vuoi approfondire, leggi i libri consigliati. La verità non ha paura delle domande.
Ora non mi resta che augurarti buona permanenza su Soldionline.biz!

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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