Cosa festeggiano i Testimoni di Geova?
Domanda semplice solo in apparenza. Perché se c’è una cosa che li distingue nel panorama religioso mondiale è proprio la scelta accurata — e spesso controversa — di cosa non festeggiare.
Mentre la maggior parte delle persone partecipa con gioia a festività come Natale, Pasqua, compleanni o anniversari, i Testimoni di Geova si astengono con fermezza, sostenendo che molte di queste ricorrenze abbiano origini pagane o siano incompatibili con la “vera adorazione”.
Ma allora cosa festeggiano davvero? C’è almeno una data importante nel loro calendario spirituale?
E cosa succede a chi — dentro o fuori dall’organizzazione — inizia a porsi domande su questo approccio così rigido e selettivo?
In questo articolo rispondo in modo chiaro e approfondito, spiegando:
- quali sono le uniche ricorrenze accettate dall’organizzazione;
- perché vengono rifiutate tutte le altre feste, anche quelle più “innocue”;
- come vivono i Testimoni eventi come compleanni, lauree, Capodanno o San Valentino;
- e infine, cosa succede a chi trasgredisce o si espone troppo socialmente.
Come sempre, ci sarà anche il mio punto di vista personale, tratto da un passato vissuto all’interno di questo mondo… e da un presente in cui la libertà di festeggiare è diventata una forma di autodeterminazione.
1. Cosa festeggiano i Testimoni di Geova?
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a) L’unica celebrazione ufficiale: la Commemorazione
Se ti stai chiedendo “i Testimoni di Geova cosa festeggiano realmente?”, la risposta è sorprendentemente breve: una sola ricorrenza, chiamata “Commemorazione della morte di Cristo”, che si tiene una volta all’anno.
Si tratta dell’unico evento considerato veramente sacro e autorizzato dall’organizzazione. Cade ogni anno il 14 Nisan, secondo il calendario ebraico, e viene celebrato al tramonto, con una cerimonia sobria tenuta presso la Sala del Regno o in altri luoghi pubblici.
Durante la commemorazione, si tiene un discorso formale che spiega l’importanza del sacrificio di Gesù, si fa passare pane e vino (che quasi nessuno consuma) e ci si astiene da ogni forma di celebrazione gioiosa. Nessun canto festivo, nessuna emozione esplicita. Solo silenzio, rispetto e senso del dovere.
Per l’organizzazione, questa è l’unica “festa” ammessa, perché è l’unica chiaramente comandata da Gesù stesso secondo la loro interpretazione della Bibbia.
b) Il significato spirituale e simbolico del 14 Nisan
Per i Testimoni di Geova, il 14 Nisan ha un valore simbolico enorme. È il giorno in cui, secondo la loro dottrina, Gesù morì sacrificandosi per l’umanità. Ma attenzione: non è una Pasqua, e non ha nulla a che vedere con la risurrezione.
La Commemorazione è centrata unicamente sulla morte, senza coinvolgimento emotivo, senza spazio per la gioia o la riflessione personale. È un rito collettivo, standardizzato in tutto il mondo, che serve a dimostrare ubbidienza e appartenenza all’organizzazione.
È anche una delle poche occasioni in cui i Testimoni invitano i “mondani” — ovvero le persone esterne — a partecipare. Ma non per condividere: piuttosto, per osservare e, possibilmente, essere conquistati dal clima “differente” che l’organizzazione vuole trasmettere.
2. Cosa non festeggiano i Testimoni di Geova
a) Feste religiose: Natale, Pasqua e Santi
I Testimoni di Geova rifiutano categoricamente tutte le festività religiose che fanno parte della tradizione cristiana. Questo rifiuto si basa sull’idea che molte di esse abbiano origini pagane e che, nel tempo, siano state corrotte da usanze mondane, rituali idolatrici o interpretazioni spiritualmente fuorvianti. Le celebrazioni incentrate su figure come Gesù Cristo, i santi o la risurrezione vengono considerate in contrasto con la vera adorazione. Tra le festività più note rifiutate ci sono Natale, Pasqua e la Festa di Ognissanti, ma anche altre ricorrenze a esse collegate, come l’onomastico, vengono scoraggiate o vietate.
i) Perché i Testimoni di Geova non festeggiano il Natale
I Testimoni di Geova non festeggiano il Natale poichè per loro non è una festività cristiana autentica. Secondo la loro dottrina, la data del 25 dicembre non corrisponde alla vera nascita di Gesù (che la Bibbia non colloca in quel periodo), ed è invece legata a riti solari pagani. Viene inoltre criticato il carattere commerciale e materialista della festa, considerato in netto contrasto con i valori spirituali. Anche simboli come l’albero di Natale, le luci o Babbo Natale vengono interpretati come elementi estranei e potenzialmente idolatrici.
ii) Perché i Testimoni di Geova rifiutano la Pasqua
Sebbene la Pasqua celebri un evento centrale del cristianesimo – la risurrezione di Cristo – i Testimoni non la considerano una ricorrenza valida. Dunque i Testimoni di Geova non festeggiano la Pasqua perchè secondo loro, la Bibbia comanda solo di commemorare la morte di Gesù, non la sua risurrezione. La Pasqua, inoltre, viene vista come una festa ibridata con elementi pagani (come uova e conigli), che ne comprometterebbero la purezza spirituale. Per questo motivo, i Testimoni partecipano solo al Memoriale della morte di Cristo, celebrato una volta all’anno.
iii) Perché i Testimoni non celebrano i santi
Per la dottrina dei Testimoni, i santi non devono essere venerati né ricordati attraverso feste. Dunque i Testimoni di Geova non festeggiano i Santi poichè qualsiasi forma di culto verso figure considerate “sante” viene interpretata come idolatria, poiché distoglie l’adorazione da Geova Dio. Ricorrenze come Ognissanti o il Giorno dei Morti sono quindi viste come una pericolosa commistione tra religione e superstizione, e vengono evitate con attenzione.
L’onomastico: una ricorrenza da evitare
Anche l’onomastico rientra tra le celebrazioni evitate dai Testimoni di Geova. Pur non essendo una festività propriamente religiosa, è comunque legata al culto dei santi, dal momento che celebra il giorno dedicato al santo patrono di un nome. Per questo motivo, i Testimoni di Geova non festeggiano l’onomastico e rifiutano gli auguri di onomastico, considerandoli espressione di una tradizione religiosa non approvata da Geova.
b) Feste civili: compleanni e anniversari
Anche le festività di natura civile o affettiva – quelle legate alla sfera privata e familiare – vengono scoraggiate o apertamente vietate all’interno della dottrina dei Testimoni di Geova. La motivazione non si basa solo sulle origini religiose (come nel caso delle feste cristiane), ma anche sull’idea che tali celebrazioni pongano l’accento sull’individuo piuttosto che su Geova. Per l’organizzazione, qualsiasi evento che esalti la persona, la sua importanza o i suoi successi è da evitare, perché rischia di incoraggiare l’orgoglio e il culto della personalità. Questo vale per compleanni, anniversari e persino onomastici.
i) Perché i Testimoni di Geova non festeggiano i compleanni
I compleanni sono tra le celebrazioni più universalmente diffuse e amate, ma sono completamente vietati tra i Testimoni di Geova. I Testimoni di Geova non festeggiano compleanni perchè nella Bibbia i compleanni sono menzionati solo due volte – quello del faraone d’Egitto e quello di Erode – e in entrambi i casi sono legati a episodi di violenza e morte (l’uccisione del coppiere e la decapitazione di Giovanni Battista).
L’organizzazione interpreta questi passaggi come prova del fatto che festeggiare i compleanni non sia gradito a Dio. Inoltre, si sostiene che i compleanni esaltino l’ego, ponendo l’individuo al centro dell’attenzione, cosa considerata contraria all’umiltà cristiana.
Il risultato è che bambini e adulti Testimoni non ricevono auguri, regali, torte o festeggiamenti. Questo spesso li isola, in particolare nei contesti scolastici o lavorativi, dove tali ricorrenze rappresentano momenti di condivisione e socialità.
I Testimoni di Geova possono accettare regali? Sì, ma senza ricorrenze
Anche se i Testimoni di Geova non celebrano compleanni, feste religiose o ricorrenze civili, questo non significa che siano contrari in assoluto al concetto di regalo. I doni possono essere fatti e ricevuti, ma devono essere sganciati da qualsiasi ricorrenza specifica.
Ad esempio, è del tutto accettabile fare un regalo a un amico o a un familiare Testimone di Geova “senza un motivo”, come segno di affetto o per sostenere un bisogno pratico. L’importante è non associare quel gesto a festività proibite come il Natale, il compleanno o San Valentino, perché questo lo renderebbe inappropriato secondo la dottrina.
In molti casi, soprattutto tra i bambini, si tende a compensare l’assenza dei festeggiamenti ufficiali con piccoli gesti quotidiani o regali “neutri”. Tuttavia, resta un aspetto delicato, e ogni famiglia può gestirlo con livelli di rigidità differenti. Quindi anche se i Testimoni di Geova accettano regali, tale pratica è comunque normata da alcuni principi.
ii) Gli anniversari di matrimonio o di coppia: una gioia da vivere in silenzio
Anche gli anniversari – che si tratti di nozze o di fidanzamento – non vengono incoraggiati all’interno dell’organizzazione. Sebbene non siano vietati esplicitamente, molti membri evitano di festeggiarli per non sembrare concentrati su sé stessi o sulla relazione umana più che su Dio.
Secondo la visione dei Testimoni, anche un’occasione apparentemente innocua come un anniversario può trasformarsi in un’esaltazione dell’individuo e della coppia, con il rischio di spostare il focus dalla spiritualità alla mondanità. In alcune famiglie si opta per una cena in casa o un gesto simbolico, ma senza eccessi o pubblica celebrazione.
c) Feste nazionali: Capodanno, Festa della mamma, San Valentino
Tra le festività scoraggiate o vietate dall’organizzazione dei Testimoni di Geova rientrano anche molte ricorrenze considerate civili, nazionali o affettive. A prima vista potrebbero sembrare innocue, ma secondo l’interpretazione geovista rappresentano occasioni che alimentano lo spirito mondano, l’idolatria della persona o valori ritenuti contrari alla “vera adorazione”. In questo contesto, non c’è spazio per auguri, regali o partecipazioni: anche gesti affettuosi, se legati a una data ritualizzata, vengono scoraggiati o considerati disobbedienza a Dio.
i) Capodanno: quando il nuovo anno non si celebra
La notte di San Silvestro, con i suoi festeggiamenti collettivi, i brindisi, i fuochi d’artificio e il clima di euforia, viene completamente ignorata dai Testimoni di Geova. Ma per quale motivo i Testimoni di Geova non festeggiano il Capodanno? Capodanno è visto come una festività priva di contenuto spirituale, eccessivamente mondana, spesso accompagnata da comportamenti ritenuti inappropriati come l’ubriachezza, l’esuberanza eccessiva, i brindisi ed il coinvolgimento in usanze di origine pagana.
Non è solo la superficialità della festa ad essere criticata, ma anche l’idea che un nuovo anno debba essere accolto con riti collettivi piuttosto che con riflessione personale. Per questo motivo, molti Testimoni trascorrono la sera del 31 dicembre in modo ordinario o impegnati nello studio personale della Bibbia, evitando celebrazioni, feste o raduni familiari.
ii) La Festa della Mamma (e del Papà): un amore… che non si celebra
Anche ricorrenze come la Festa della Mamma e quella del Papà vengono bandite tra i Testimoni di Geova. Nonostante siano feste nate con intenzioni affettuose e familiari, l’organizzazione le considera espressioni di un’esaltazione dell’individuo incompatibile con il modello cristiano.
Secondo questa visione, onorare i genitori è giusto e doveroso ogni giorno, non in una data stabilita dal “mondo”. Infatti i Testimoni di Geova non festeggiano la festa della mamma poichè a loro dire celebrare il ruolo di madre o padre solo in determinati giorni rischia, secondo la dottrina, di trasformarsi in un culto della persona, una forma sottile di idolatria che mette la figura umana al centro dell’attenzione anziché Geova.
Molti bambini Testimoni crescono così senza realizzare lavoretti per la mamma a scuola o senza portare a casa regali. Una scelta che può sembrare rigida e disumanizzante agli occhi di chi osserva da fuori.
iii) San Valentino: amore terreno o inganno spirituale?
Il giorno di San Valentino, conosciuto in tutto il mondo come la festa degli innamorati, viene categoricamente rifiutato dai Testimoni di Geova. Le sue origini, che si intrecciano con antichi riti pagani legati alla fertilità e alla sensualità, sono considerate incompatibili con la purezza morale richiesta ai fedeli.
Inoltre i testimoni di Geova non festeggiano San Valentino, poichè oltre al legame storico, è la natura stessa della festa a essere malvista: il romanticismo eccessivo, gli scambi di regali e le manifestazioni pubbliche di affetto vengono visti come segnali di mondanità e desiderio carnale. L’amore romantico deve essere vissuto all’interno del matrimonio e con sobrietà; per questo, ogni celebrazione esterna viene considerata superflua e pericolosa per la spiritualità.
Per un giovane Testimone, questo può significare non ricevere mai una lettera d’amore a scuola, non partecipare a una festa tra coetanei, e vivere l’innamoramento come un argomento da trattare con estrema cautela e, spesso, con senso di colpa.
d) Feste scolastiche e popolari: Carnevale, Halloween, lauree
Nonostante possano sembrare occasioni leggere o culturalmente neutre, anche le feste scolastiche o popolari rientrano tra gli eventi da evitare per un Testimone di Geova. L’organizzazione considera ogni ricorrenza che non sia strettamente biblica come un potenziale pericolo spirituale: tutto ciò che promuove l’autoglorificazione, il divertimento “sfrenato” o simboli legati all’occulto è da evitare. Per questo motivo, fin dall’infanzia, i membri imparano a non partecipare a celebrazioni che coinvolgono la scuola, le tappe accademiche o le festività folcloristiche. In molti casi, questa scelta porta all’isolamento, all’incomprensione e perfino alla derisione da parte dei coetanei.
i) Carnevale: tra travestimento e “spirito del mondo”
Il Carnevale è visto dai Testimoni di Geova come una festa eccessiva, caratterizzata da travestimenti, disinibizione e comportamenti ritenuti frivoli o immorali. Nonostante la componente storica e folkloristica, viene associato a un “spirito del mondo” che promuove l’evasione dalle regole morali e la perdita di sobrietà.
I Testimoni di Geova non festeggiano Carnevale e quindi mascherarsi, il partecipare a sfilate o il semplice prendere parte ad attività scolastiche legate a questa festività viene fortemente scoraggiato. I bambini Testimoni vengono istruiti a rimanere in disparte, con l’idea che la loro integrità spirituale sia più importante del conformarsi ai festeggiamenti collettivi. Una posizione che, soprattutto in età scolastica, può risultare molto dolorosa e creare un senso di esclusione.
ii) Halloween: il rifiuto dell’occulto e del macabro
Tra tutte le festività popolari, Halloween è forse la più fortemente condannata dall’organizzazione. I suoi legami con l’occulto, con i morti e con simboli satanici o superstiziosi sono ritenuti inaccettabili. Dunque i Testimoni di Geova non festeggiano Halloween poichè per loro partecipare a questa celebrazione equivale ad aprire una porta al mondo degli spiriti, che secondo la dottrina è governato da Satana.
Di conseguenza, è vietato intagliare zucche, indossare costumi, raccogliere caramelle “dolcetto o scherzetto” o decorare la casa. Anche attività scolastiche a tema Halloween vengono evitate, con i bambini che spesso vengono ritirati da scuola o fatti uscire dall’aula. Il tutto per dimostrare lealtà a Geova e mantenersi “spiritualmente puri”.
iii) Lauree e celebrazioni accademiche: perché vengono evitate
Perfino festeggiare un traguardo scolastico, come una laurea o un diploma, può essere motivo di riflessione critica tra i Testimoni di Geova. La logica è la stessa che si applica a molte altre celebrazioni: queste ricorrenze rischiano di glorificare l’individuo, esaltandone il successo personale anziché attribuire il merito a Geova.
Se un membro della congregazione si laurea, è possibile che riceva solo un complimento sobrio, ma non un festeggiamento organizzato, né regali, né una festa con amici e parenti. Il principio sottostante è che la vera ricompensa non è quella del mondo, ma quella spirituale.
Molti giovani Testimoni rinunciano ad aspirazioni accademiche o a proseguire gli studi per non entrare in contrasto con questi valori, alimentando un senso di distacco sempre più marcato dalla società che li circonda.
3. Quando festeggiano i Testimoni di Geova?
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a) Una sola data fissa all’anno: il 14 Nisan
A differenza delle altre religioni, che prevedono un calendario ricco di festività e celebrazioni, i Testimoni di Geova riconoscono ufficialmente una sola data religiosa all’anno: il 14 Nisan.
Si tratta della data in cui, secondo il calendario ebraico, si celebra la Commemorazione della morte di Gesù Cristo, un evento solenne e sobrio che, nella dottrina geovista, sostituisce completamente la Pasqua e ogni altra festività religiosa.
È una serata in cui non si festeggia in senso tradizionale, ma si partecipa a un rito collettivo. Nessun clima di festa, nessun augurio, nessuna gioia esplicita. Solo un discorso biblico, pane e vino passati di mano in mano (ma consumati solo da pochi) e una presenza numerosa che serve anche a “dare testimonianza”.
Questa è l’unica “celebrazione” riconosciuta dall’organizzazione. Tutto il resto viene considerato superfluo, mondano o spiritualmente pericoloso.
b) Il concetto di “celebrazione spirituale continua”
Un concetto molto presente tra i Testimoni è quello di “adorazione continua”, che in parte sostituisce il concetto di festa.
Secondo la loro teologia, ogni giorno dovrebbe essere vissuto come espressione della fede, quindi non servono date speciali per manifestare la devozione.
Questo ragionamento viene spesso usato per giustificare il rifiuto delle festività: “non serve un giorno specifico per amare tua madre”, “non occorre festeggiare per ricordarsi del sacrificio di Gesù”, “non è necessario un compleanno per volersi bene”.
Ma in realtà, questo approccio toglie valore al momento condiviso, e trasforma tutto in un flusso uniforme dove non esistono picchi di gioia, riconoscimento o gratitudine.
Una spiritualità costante, sì… ma spesso spenta, incolore, priva di umanità.
4. I Testimoni di Geova fanno gli auguri?
a) Perché evitano gli auguri in occasioni comuni
Chi vive o lavora con un Testimone di Geova lo nota subito: non fanno mai gli auguri.
Né a Natale, né a Capodanno, né per un compleanno, una laurea o un anniversario.
Questo atteggiamento deriva direttamente dalla dottrina, che condanna ogni forma di partecipazione alle ricorrenze mondane o religiose. Anche un semplice “auguri” è visto come una forma di approvazione implicita verso qualcosa che Geova disapproverebbe.
Per questo, molti Testimoni preferiscono il silenzio o un sorriso imbarazzato, anche se sanno che chi hanno davanti non capirebbe mai il motivo.
Il risultato è un clima freddo, spesso frainteso.
Chi non conosce queste regole può interpretare il loro silenzio come arroganza, indifferenza o scortesia.
Ma per loro, dire “auguri” è come venire meno alla propria integrità spirituale.
b) Quando e come si esprimono in modo “neutro”
In alcune situazioni, soprattutto sul lavoro o tra parenti non Testimoni, alcuni scelgono frasi “neutre” per non risultare troppo taglienti.
Per esempio:
- “Ti auguro il meglio, in generale”
- “Felice giornata” (senza riferimento alla ricorrenza)
- “Che tu possa stare bene oggi”
Queste formule non sono approvate ufficialmente, ma alcuni Testimoni le usano per “ammorbidire” il messaggio, cercando di mantenere la loro posizione senza risultare troppo distaccati.
Tuttavia, è sempre presente la paura del giudizio interno. Perché anche un augurio velato, se percepito come compromesso, può diventare oggetto di discussione tra i “fratelli”.
Alla fine, anche dire una parola gentile può diventare un campo minato.
E quando anche la gentilezza deve passare attraverso il filtro della dottrina, è difficile sentirsi liberi davvero.
5. La mia esperienza personale: Il giorno in cui ho compiuto 18 anni un giorno di grande tristezza
a) Le prime volte in cui dire “buon compleanno” sembrava sbagliato
Ricordo ancora la sensazione strana, quasi di colpa, la prima volta che qualcuno mi disse “buon compleanno” dopo essere entrato nei Testimoni di Geova.
Non sapevo come reagire. Sorridere? Ignorare? Correggere?
Mi sembrava di essere finito in un mondo in cui anche una frase gentile poteva essere peccato.
Nel tempo, imparai a evitare io stesso quelle parole.
Evitarle per gli altri, certo… ma soprattutto per me.
Perché anche solo pensare di festeggiare qualcosa che mi riguardasse — un traguardo, un giorno importante, un momento di gioia — veniva associato a egoismo, vanità, mondanità.
Così, ho smesso di fare gli auguri. Ma, cosa più grave, ho smesso anche di riceverli.
E con loro, ho smesso di sentirmi parte della vita degli altri.
b) Quando ho capito che ogni giorno può essere una festa, se la scegli tu
La vera svolta è arrivata solo anni dopo, quando ho deciso di uscire dall’organizzazione e ho cominciato a guardare il mondo con occhi diversi.
Ho capito che non serve una data per essere grati, per abbracciare qualcuno, per dire “auguri” o per fare un regalo sincero.
Ma ho anche capito che non serve neanche una religione per stabilire se puoi o non puoi essere felice.
Oggi non ho bisogno del 25 dicembre o del 14 febbraio per festeggiare l’amore, la famiglia o la vita.
Mi basta un momento. Una scelta. Una libertà.
E ogni volta che posso dire una parola gentile senza sensi di colpa, per me…
è già festa.
6. I miei libri per approfondire
a) Testicoli di Genova – Le assurdità viste con ironia
In questo libro ho riversato tutte le contraddizioni, i paradossi e le regole illogiche che ho vissuto nel mondo geovista.
Una satira tagliente e irriverente, che ti fa ridere e riflettere allo stesso tempo.
Se hai mai avuto a che fare con i Testimoni, se hai ricevuto visite a domicilio o hai amici dentro l’organizzazione, questo libro ti farà vedere tutto da una prospettiva completamente nuova.
Una risata può essere liberatoria. E in questo caso, anche profondamente terapeutica.
b) Testimoni di Geova e Bibbia – Le verità che non ti dicono
Questo è un testo diverso: più serio, più analitico, ma non meno intenso.
Un’indagine documentata che smonta, passo dopo passo, le dottrine ufficiali e i meccanismi di controllo mentale dell’organizzazione.
Dalle origini del movimento alle tecniche usate per manipolare la coscienza dei fedeli, questo libro è pensato per chi cerca risposte reali.
E per chi, come me, ha avuto il coraggio di farsi domande.
Due libri. Due approcci diversi.
Un solo obiettivo: aiutarti a vedere chiaro.
7. Conclusione
a) Celebrare non è peccato: è un diritto
Per i Testimoni di Geova, festeggiare è spesso sinonimo di trasgressione. Qualsiasi evento che esuli dalla Commemorazione della morte di Cristo viene visto con sospetto, associato al “mondo”, al peccato, all’idolatria.
Ma la verità è che celebrare non è mai stato un peccato.
È un atto umano, profondo, che affonda le radici nella gratitudine, nel riconoscimento, nella condivisione.
Festeggiare un compleanno, un amore, una conquista, una giornata speciale… è un modo per dire: “la vita ha valore”.
E nessuna dottrina dovrebbe toglierti questo diritto.
b) Festeggiare la vita non richiede autorizzazioni religiose
Non serve un permesso per essere felici.
Non serve un’approvazione spirituale per abbracciare tua madre il giorno della sua festa, per dire “auguri” a un amico, per brindare a un nuovo inizio.
La libertà spirituale comincia proprio da qui: dalla possibilità di scegliere cosa celebrare, quando e come.
Per troppo tempo, ho pensato che la sobrietà fosse sinonimo di purezza.
Oggi so che la vera purezza è autenticità.
E che festeggiare — liberamente, con amore e consapevolezza — è un modo meraviglioso per restare umani.
Perché la vita non si merita solo ubbidienza.
Si merita anche una festa.
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