GIS Carabinieri Donne: È Possibile Accedere all’Unità Speciale?

da | 22 Mar 2025 | Arruolamento, Forze dell'Ordine, Lavori da fare

Negli ultimi decenni, il ruolo delle donne nelle forze armate italiane ha subito una profonda trasformazione. Quello che un tempo sembrava un mondo esclusivamente maschile oggi si sta lentamente aprendo alla presenza femminile, anche nei contesti più operativi e delicati. Tuttavia, quando si parla di reparti d’élite, come il GIS – Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri, la domanda è più che legittima: le donne possono davvero accedere a queste unità?

1. Introduzione: donne nelle forze speciali italiane

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L’obiettivo di questo articolo è fare chiarezza sullo stato attuale dell’inclusione femminile all’interno del GIS, analizzando i requisiti, le possibilità concrete, i limiti strutturali e culturali, nonché le prospettive future di un cammino che, pur essendo avviato, è ancora lontano dalla piena parità.

a) L’evoluzione del ruolo femminile nelle forze armate

Le donne sono entrate ufficialmente nelle forze armate italiane solo nel 2000, con l’approvazione della legge 380/1999. Da allora, hanno potuto accedere a tutti i ruoli previsti, compresi quelli operativi, nei Carabinieri, nell’Esercito, nella Marina e nell’Aeronautica.

Nel corso degli anni, la presenza femminile è cresciuta, soprattutto nei ruoli tecnici, sanitari e logistici. Più recentemente, però, molte donne hanno iniziato a intraprendere percorsi di carriera anche nei reparti addestrativi e nei corpi operativi, dimostrando competenze, disciplina e resistenza paragonabili a quelle dei colleghi uomini.

Tuttavia, l’accesso alle forze speciali rappresenta ancora una sfida complessa: la selezione è estremamente rigida, i criteri fisici e psicologici sono durissimi, e i numeri di partecipazione femminile sono ancora molto bassi.

b) Reparti d’élite e inclusione: un percorso ancora in salita

Sebbene formalmente non esistano limiti di genere all’ingresso nei reparti speciali, la realtà è che le donne faticano a inserirsi in questi contesti per motivi legati sia alla selezione, sia alla cultura interna, sia all’assenza di precedenti concreti.

Reparti come il NOCS, il Col Moschin, il GOI e appunto il GIS, sono noti per i loro standard operativi altissimi, che richiedono eccellenza sotto ogni aspetto: resistenza fisica, capacità mentale, spirito di squadra, tolleranza allo stress, e disponibilità a missioni ad altissimo rischio.

In questo scenario, molte donne non riescono a completare l’iter selettivo, ma ciò non significa che sia impossibile. In altri Paesi europei e nella NATO, le donne fanno già parte delle forze speciali e partecipano attivamente alle missioni. L’Italia, pur con i suoi tempi, si sta lentamente avvicinando a questo modello.

2. Il GIS dei Carabinieri accetta donne?

Il GIS, reparto antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri, è universalmente riconosciuto come una delle forze d’intervento più efficaci e selettive d’Europa. Ma la domanda centrale rimane: è possibile per una donna accedere al GIS?

La risposta, dal punto di vista normativo, è . Ma la realtà è più complessa.

a) Requisiti generali per accedere al GIS

Per entrare nel GIS, non esiste un concorso pubblico aperto a tutti. Si può accedere solo essendo già parte dell’Arma dei Carabinieri e, nello specifico, attraverso una segnalazione interna e una rigidissima selezione basata su prove fisiche, psico-attitudinali e comportamentali.

I requisiti comprendono:

  • Stato di servizio impeccabile
  • Condizione fisica eccellente
  • Resistenza allo stress estremo
  • Capacità operative avanzate (tiro, CQB, mobilità tattica)
  • Totale disponibilità a missioni rischiose e prolungate

Non vi è alcuna norma che escluda le donne, ma di fatto nessuna donna, al momento, è operativa all’interno del GIS. Questo non per una chiusura formale, bensì per la difficoltà di superare uno dei percorsi selettivi più duri delle forze armate italiane.

b) La selezione femminile: ostacoli e possibilità reali

La mancanza di precedenti e la cultura interna ancora fortemente maschile possono rappresentare barriere invisibili all’ingresso di donne nel GIS. Tuttavia, nulla vieta a una Carabiniera, motivata e in possesso delle capacità necessarie, di intraprendere questo percorso.

Inoltre, è importante sottolineare che in altri reparti speciali italiani o NATO, alcune donne hanno già superato con successo l’addestramento e sono state integrate nelle operazioni. Questo dimostra che l’inclusione è possibile, purché supportata da una visione strategica, da strutture adeguate e da un cambiamento culturale graduale ma deciso.

3. Casi noti e testimonianze

Quando si parla di donne nelle forze speciali italiane, e in particolare nel GIS dei Carabinieri, è naturale chiedersi se esistano casi concreti, precedenti storici o testimonianze dirette. La risposta, purtroppo, mette in luce quanto sia ancora lungo il cammino verso una piena inclusione.

a) Ci sono donne operative nel GIS?

Ad oggi, non risultano donne operative all’interno del GIS. Il reparto, per la sua natura riservata, non divulga informazioni dettagliate sul personale, ma da fonti istituzionali e giornalistiche si evince che nessuna donna abbia completato l’intero iter selettivo e addestrativo fino all’impiego attivo nel reparto.

Questo non implica che le donne non si siano mai candidate, ma piuttosto che, al momento, nessuna è riuscita a superare tutte le fasi di selezione, formazione e valutazione sul campo che caratterizzano l’ingresso nel GIS.

b) Confronto con altri reparti speciali italiani ed esteri

In altri reparti speciali italiani, come nel NOCS o nel 17º Stormo Incursori, si registrano episodi più incoraggianti: alcune donne sono riuscite a distinguersi in ambiti operativi o tecnici, anche se spesso in ruoli di supporto più che di combattimento diretto.

Nel panorama internazionale, invece, il discorso è diverso: in Paesi come Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Norvegia, donne sono attivamente impiegate in missioni operative all’interno di reparti speciali. Alcune hanno completato percorsi selettivi durissimi e oggi sono pienamente integrate in team di incursione o di supporto avanzato.

Questa comparazione dimostra che l’inclusione femminile è possibile, a patto che vi sia una visione strategica e un cambiamento culturale profondo, che consenta alle candidate di accedere, formarsi e operare senza barriere implicite.

4. Donne e addestramento operativo: le sfide fisiche e mentali

L’addestramento per entrare nel GIS è tra i più duri al mondo. È pensato per mettere alla prova ogni singolo aspetto del potenziale operatore, sia fisico che mentale, e solo una piccola percentuale di candidati riesce a completarlo. Per una donna, il percorso può essere ancora più impegnativo, non tanto per i limiti oggettivi, quanto per l’ambiente competitivo e per l’assenza di modelli di riferimento.

a) Le prove selettive del GIS

Le prove per accedere al GIS includono:

  • Test di resistenza fisica prolungata
  • Percorsi a ostacoli sotto carichi pesanti
  • Simulazioni di combattimento ravvicinato (CQB)
  • Tiro dinamico ad alta precisione
  • Prove in ambienti ostili e stressanti
  • Esami psicologici e colloqui motivazionali

Sono previste anche fasi di addestramento in condizioni estreme, come la privazione del sonno, la sopravvivenza in ambiente montano o boschivo, e la gestione di situazioni con ostaggi in scenari realistici.

Per le donne, il superamento di queste prove richiede una preparazione specifica, non solo fisica ma anche mentale, dato che l’ambiente addestrativo è storicamente maschile e competitivo.

b) Parità di trattamento o standard differenziati?

Una delle domande più frequenti riguarda la possibilità di standard differenziati per le donne, come avviene in alcuni concorsi militari di base. Tuttavia, nel GIS non esistono standard ridotti: tutti i candidati devono dimostrare di poter affrontare gli stessi scenari e di sopportare lo stesso livello di stress e responsabilità.

Questa scelta è coerente con la natura operativa del reparto: in missione, non ci sono margini di errore. Ogni operatore, indipendentemente dal genere, deve garantire la massima efficacia e affidabilità. La parità, quindi, si traduce in uguaglianza nei requisiti e nel riconoscimento del merito individuale.

5. Conclusione

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L’accesso delle donne al GIS dei Carabinieri è, a oggi, una possibilità teorica ma non ancora una realtà consolidata. Tuttavia, il percorso dell’inclusione femminile nelle forze speciali è iniziato e, con il tempo, potrà dare i suoi frutti anche nei reparti più selettivi e riservati.

a) Il futuro delle donne nei reparti speciali

Il futuro è aperto. Sempre più donne scelgono la carriera militare o nelle forze dell’ordine, e alcune si stanno già distinguendo per determinazione, capacità operative e spirito di sacrificio.

Perché ciò si traduca in una presenza concreta nel GIS o in altri reparti speciali, serviranno:

  • Percorsi di preparazione mirati
  • Mentoring e supporto da parte delle istituzioni
  • Rimozione delle barriere culturali e dei pregiudizi interni

Solo così sarà possibile garantire una vera parità d’accesso, basata sul merito e sull’idoneità operativa, e non sul genere.

b) Dove approfondire e come candidarsi nell’Arma dei Carabinieri

Chiunque, donna o uomo, desideri intraprendere questo percorso deve iniziare iscrivendosi al concorso pubblico per entrare nell’Arma dei Carabinieri, disponibile sul sito ufficiale:

👉 www.carabinieri.it

Dopo anni di servizio, sarà possibile candidarsi per la selezione interna al GIS, previa segnalazione e possesso dei requisiti.

Per restare aggiornati su normative, bandi e opportunità:

  • Segui il sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri
  • Consulta portali ufficiali delle forze armate
  • Valuta corsi di preparazione fisica e psicologica dedicati

Il cammino è complesso, ma non impossibile. E ogni passo avanti verso l’inclusione rende le forze speciali italiane più forti, rappresentative e pronte ad affrontare le sfide del futuro.

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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