Incursori dell’Esercito Italiano: Il 9º Reggimento Col Moschin e il Ruolo dei Paracadutisti

da | 11 Mar 2025 | Arruolamento, Esercito Italiano, Lavori da fare

Gli incursori dell’Esercito Italiano rappresentano l’élite delle Forze Armate, un reparto altamente selezionato e addestrato per operazioni speciali in contesti ad alta intensità. Questi operatori sono chiamati a svolgere missioni critiche che richiedono capacità di infiltrazione, combattimento non convenzionale e raccolta di intelligence, operando spesso dietro le linee nemiche o in ambienti ostili. Il loro addestramento è estremamente rigoroso e selettivo, mirato a formare soldati in grado di resistere a situazioni di stress fisico e mentale estremo, garantendo sempre il massimo livello di efficacia operativa.

Nel panorama delle Forze Speciali italiane, il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è l’unità più prestigiosa dell’Esercito Italiano. Questo reparto, con una storia che affonda le radici nella Prima Guerra Mondiale, ha attraversato un’evoluzione significativa, trasformandosi in un corpo d’élite per operazioni speciali e incursioni. La sua capacità di operare in ogni scenario operativo, dalle missioni di guerra non convenzionale alle operazioni di controterrorismo e ricognizione avanzata, lo rende una delle unità più rispettate e temute sia a livello nazionale che internazionale.

Indice

a) Chi sono gli incursori dell’Esercito Italiano?

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Gli incursori sono i soldati d’élite delle Forze Speciali dell’Esercito, selezionati tra i migliori militari dell’Arma per affrontare missioni di estrema difficoltà. Non si tratta di normali unità da combattimento, ma di operatori specializzati che agiscono in piccoli team, spesso in totale autonomia, in scenari operativi che spaziano dalle zone di guerra ai territori controllati da gruppi terroristici o forze nemiche.

Il loro ruolo primario include operazioni di sabotaggio, ricognizione strategica, eliminazione di obiettivi ad alto valore e guerra non convenzionale. Sono addestrati a muoversi inosservati, raccogliere informazioni critiche, colpire con precisione chirurgica e sopravvivere in ambienti estremi senza supporto diretto.

Il percorso per diventare incursore è estremamente selettivo e prevede una formazione che include:

  • Tattiche di combattimento ravvicinato (CQB) e guerra asimmetrica
  • Paracadutismo operativo (HALO e HAHO) per infiltrazioni aeree
  • Tecniche di sopravvivenza e resistenza agli interrogatori
  • Uso avanzato di armi da fuoco e esplosivi
  • Combattimento in ambienti urbani, boschivi e desertici
  • Addestramento con le migliori unità speciali NATO e internazionali

L’incursore deve possedere una resistenza fisica fuori dal comune, ma anche grandi capacità mentali e psicologiche. La loro preparazione non si limita all’addestramento militare: imparano a ragionare velocemente, risolvere problemi complessi e prendere decisioni critiche sotto pressione, qualità fondamentali per operare in contesti estremamente ostili.

b) Il ruolo strategico del 9º Reggimento Col Moschin

Il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è il reparto incursori dell’Esercito Italiano, un’unità specializzata in operazioni di guerra non convenzionale, incursioni e sabotaggio. È considerato il corrispettivo italiano delle Forze Speciali americane (Green Berets) e britanniche (SAS) ed è impiegato in operazioni ad alto rischio sia in Italia che all’estero.

Fondato ufficialmente nel 1918, il reggimento vanta un passato glorioso che lo ha visto protagonista in numerosi conflitti, da quelli mondiali fino alle più recenti operazioni in Afghanistan, Iraq, Libano e nel Sahel. Il Col Moschin è una delle pochissime unità italiane ad avere accesso a tutte le tipologie di missioni speciali, tra cui:

  • Guerra non convenzionale – infiltrazione dietro le linee nemiche per destabilizzare le forze avversarie
  • Ricognizione e intelligence – raccolta di informazioni critiche su obiettivi strategici
  • Antiterrorismo e controinsurrezione – operazioni per neutralizzare gruppi terroristici e supportare forze alleate
  • Recupero ostaggi e evacuazione di personale – interventi in situazioni di crisi con rischio elevato
  • Attacchi chirurgici su obiettivi ad alta priorità – neutralizzazione di bersagli chiave in modo rapido ed efficace

Il 9º Reggimento opera a stretto contatto con altre unità d’élite italiane, come il GIS dei Carabinieri, il COMSUBIN della Marina e il 185º RAO, collaborando anche con le Forze Speciali alleate per missioni congiunte sotto il comando NATO.

Per garantire il massimo livello di efficienza, il Col Moschin seleziona solo i migliori paracadutisti delle Forze Armate attraverso un durissimo percorso di selezione e addestramento. Questo include prove fisiche estreme, test psicologici avanzati e una formazione continua che permette agli operatori di adattarsi ai moderni scenari bellici.

c) La connessione tra incursori e paracadutisti

Gli incursori del 9º Reggimento Col Moschin sono prima di tutto paracadutisti scelti, ed è proprio questa connessione con la Brigata Paracadutisti Folgore che definisce il loro carattere operativo. La capacità di infiltrarsi in territorio ostile tramite lanci da alta quota, sia con tecnica HALO (High Altitude Low Opening) che HAHO (High Altitude High Opening), è una delle caratteristiche che distingue questi operatori dal resto delle unità speciali italiane.

Essere paracadutisti incursori significa avere la capacità di:

  • Lanciarsi da quote superiori ai 10.000 metri, operando in condizioni di ossigeno ridotto
  • Atterrare in totale silenzio dietro le linee nemiche, sfruttando il fattore sorpresa
  • Trasportare equipaggiamenti pesanti e muoversi rapidamente sul terreno
  • Operare in autonomia per giorni senza supporto esterno

Questa combinazione di addestramento avanzato e specializzazione paracadutista permette agli incursori del 9º Col Moschin di essere impiegati in operazioni in qualsiasi ambiente, che si tratti di un deserto, una foresta, una montagna o una città sotto assedio.

La connessione tra incursori e paracadutisti non è solo tecnica, ma anche culturale. I soldati che arrivano al Col Moschin hanno già affrontato le difficoltà e le selezioni durissime della Brigata Paracadutisti Folgore, un reparto che impone una disciplina ferrea, una preparazione fisica eccellente e una mentalità combattiva fuori dal comune.

Solo chi dimostra di avere la tempra per affrontare missioni estreme può ambire a entrare nel 9º Reggimento Col Moschin, un’unità che da oltre un secolo rappresenta l’eccellenza assoluta nelle operazioni speciali dell’Esercito Italiano.

2. Storia del 9º Reggimento Col Moschin

Il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è una delle unità più prestigiose e storicamente rilevanti dell’Esercito Italiano. La sua evoluzione attraversa oltre un secolo di storia militare, partendo dalle prime esperienze di guerra d’assalto nella Prima Guerra Mondiale, passando per il contributo alle operazioni speciali nella Seconda Guerra Mondiale, fino a diventare un’unità d’élite altamente specializzata nelle missioni moderne sotto comando NATO.

L’evoluzione del Col Moschin riflette i cambiamenti nei conflitti e nelle strategie belliche, trasformandolo da un semplice reparto di fanteria d’assalto in una delle Forze Speciali più temute e rispettate a livello internazionale.

a) Le origini nella Prima e Seconda Guerra Mondiale

i) Il reparto d’assalto nella Grande Guerra

Le origini del 9º Reggimento Col Moschin risalgono alla Prima Guerra Mondiale, quando l’Esercito Italiano istituì le truppe d’assalto, conosciute anche come Arditi. Questi soldati furono addestrati per compiere azioni fulminee, infiltrarsi nelle trincee nemiche e destabilizzare le linee avversarie con attacchi rapidi e brutali.

L’impiego degli Arditi nella Battaglia del Monte Grappa e sul fronte del Piave fu determinante per il successo italiano, dimostrando l’importanza delle unità leggere e altamente mobili in un contesto di guerra statica. Le tecniche di combattimento ravvicinato, l’uso di armi leggere e da taglio, la resistenza psicologica e fisica furono elementi chiave che definirono il modello operativo delle future unità incursori.

ii) Il ruolo delle forze speciali durante il secondo conflitto mondiale

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il concetto di forza speciale d’élite si sviluppò ulteriormente, prendendo ispirazione dai reparti di paracadutisti tedeschi (Fallschirmjäger) e dai commando britannici. Anche in Italia vennero costituite unità specializzate, tra cui i Battaglioni Paracadutisti d’Assalto.

Nel 1942, venne istituito il 10º Reggimento Arditi, un’unità che operava in profondità dietro le linee nemiche, con compiti di sabotaggio, intelligence e guerriglia. Il reggimento venne impiegato in operazioni speciali in Nord Africa e sul fronte russo, ma con la fine della guerra e la dissoluzione dell’Esercito del Regno d’Italia, molte di queste unità furono smantellate. Tuttavia, le tecniche sviluppate in quegli anni costituirono la base per la nascita del futuro 9º Reggimento Col Moschin.

b) La trasformazione in unità incursori

i) La creazione ufficiale del 9º Col Moschin

Nel 1953, con la riorganizzazione delle Forze Armate italiane in seguito alla Guerra Fredda, venne istituito il Centro Militare di Paracadutismo, destinato a formare nuove unità d’élite. Nel 1956, nacque il 9º Battaglione d’Assalto Paracadutisti, diretto discendente delle unità Arditi della Prima Guerra Mondiale.

Nel 1975, con il nuovo assetto delle forze speciali, il battaglione fu trasformato nel 9º Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, nome ispirato alla celebre battaglia combattuta dagli Arditi sul Monte Moschin nel 1918. Nel 1995, il reparto venne ulteriormente potenziato, acquisendo lo status di Reggimento Incursori, sancendo la sua definitiva appartenenza al mondo delle Forze Speciali.

ii) Le missioni dalla Guerra Fredda ai giorni nostri

Con la Guerra Fredda, il Col Moschin venne impiegato in operazioni di sorveglianza e difesa contro le minacce del blocco sovietico, sviluppando tecniche di guerra non convenzionale e operazioni clandestine. Con la fine del conflitto bipolare, il reggimento venne schierato in numerose missioni all’estero, tra cui:

  • Libano (1982-1984): partecipazione alla missione di pace con il contingente italiano.
  • Balcani (anni ‘90): operazioni di stabilizzazione in Bosnia e Kosovo sotto l’egida NATO.
  • Afghanistan e Iraq (dal 2001): missioni di eliminazione obiettivi strategici e supporto alle forze alleate.
  • Sahel e Africa Settentrionale (anni 2010): operazioni anti-terrorismo contro cellule jihadiste.

In questi teatri operativi, il Col Moschin ha svolto compiti di ricognizione avanzata, guerra non convenzionale, eliminazione obiettivi sensibili e addestramento di forze alleate, affermandosi come una delle migliori unità incursori europee.

c) L’integrazione nelle operazioni NATO

i) Il contributo del reggimento alle forze speciali italiane

Il 9º Col Moschin non è solo un’unità d’élite autonoma, ma rappresenta il cuore pulsante delle Forze Speciali dell’Esercito Italiano, operando in stretto contatto con reparti come il 185º Reggimento Acquisizione Obiettivi (RAO) e la Brigata Paracadutisti Folgore.

In ambito nazionale, il Col Moschin viene impiegato per operazioni di antiterrorismo, protezione di infrastrutture strategiche e sicurezza interna, mentre in ambito internazionale il reggimento si integra nei più avanzati assetti operativi della NATO.

ii) Collaborazioni con unità d’élite straniere

Grazie all’elevata specializzazione dei suoi uomini, il Col Moschin collabora costantemente con le migliori unità speciali del mondo, tra cui:

  • Delta Force (USA) e Navy SEALs per operazioni congiunte in Medio Oriente.
  • SAS britannico per addestramenti di guerra non convenzionale.
  • GIGN francese per interventi in contesti urbani e antiterrorismo.
  • KSK tedesco per missioni di infiltrazione e intelligence.

Queste collaborazioni hanno permesso al Col Moschin di adottare tattiche innovative, testare nuove tecnologie e migliorare l’interoperabilità con gli alleati, rendendolo una delle unità più temute e rispettate nell’ambito delle Forze Speciali europee.

Conclusione

La storia del 9º Reggimento Col Moschin è un percorso di costante evoluzione, che lo ha visto trasformarsi da reparto d’assalto della Grande Guerra a unità d’élite moderna capace di affrontare minacce globali e operazioni ad alto rischio. Il suo contributo alle operazioni NATO e la sua integrazione con le migliori unità speciali al mondo ne fanno una delle punte di diamante delle Forze Armate Italiane.

Chi entra nel Col Moschin non è solo un paracadutista incursore, ma un soldato pronto a operare nel massimo segreto, con il massimo livello di preparazione e professionalità, sempre in prima linea nelle missioni più critiche per la sicurezza nazionale e internazionale.

3. Addestramento degli Incursori dell’Esercito

L’addestramento per diventare un incursore del 9º Reggimento Col Moschin è uno dei più duri e selettivi dell’Esercito Italiano. I candidati devono dimostrare resistenza fisica, resilienza psicologica, abilità tattiche e un’elevata capacità di adattamento a situazioni estreme. Il percorso per ottenere il brevetto da incursore si articola in diverse fasi, dalla selezione iniziale all’addestramento avanzato, fino all’inserimento operativo nelle missioni reali.

a) Selezione e requisiti per entrare nel Col Moschin

Il processo di selezione per accedere al 9º Reggimento Col Moschin è estremamente rigoroso e viene condotto con criteri simili a quelli delle migliori unità speciali internazionali.

i) Test fisici e psicologici

Per essere ammessi al percorso di addestramento, i candidati devono superare prove che attestino la loro resistenza fisica e mentale. I test includono:

  • Corsa di 8 km con equipaggiamento completo, da percorrere in un tempo massimo prestabilito.
  • Trazioni alla sbarra, piegamenti e addominali in numero elevato e senza margine d’errore.
  • Marcia forzata con zaino da 25-30 kg, per verificare la resistenza allo sforzo prolungato.
  • Nuoto operativo in diverse condizioni, inclusa l’apnea statica e dinamica.
  • Test di stress psicologico, che simulano situazioni di cattura e interrogatorio per testare la capacità di resistere alla pressione.

Solo i candidati che superano queste prove vengono ammessi alle fasi successive dell’addestramento.

ii) Prove di resistenza estrema

L’addestramento iniziale prevede esercitazioni fisiche ai limiti dell’umano. Gli istruttori pongono i candidati sotto estrema pressione fisica e mentale, costringendoli a operare con stanchezza, fame e sonno ridotto. Alcune delle prove più dure includono:

  • Settimane di addestramento in ambienti ostili, come foreste, montagne o zone desertiche, con risorse limitate.
  • Privazione del sonno e stress continuo, per testare la capacità di prendere decisioni sotto pressione.
  • Sopravvivenza in solitaria, dove i candidati vengono lasciati in ambienti impervi e devono trovare il modo di sopravvivere autonomamente.
  • Sessioni di combattimento corpo a corpo, per valutare la reattività e l’efficacia in situazioni di lotta ravvicinata.

Solo coloro che dimostrano di poter sopportare condizioni estreme e di ragionare lucidamente anche sotto stress intenso accedono alla successiva fase di specializzazione.

b) Addestramento avanzato e specializzazioni

Superata la fase di selezione iniziale, i candidati vengono avviati a un percorso altamente specialistico, che comprende diverse discipline operative fondamentali per le missioni degli incursori.

i) Paracadutismo e aviolanci operativi

Gli incursori sono aviotrasportati, il che significa che devono essere in grado di infiltrarsi in territorio ostile via aerea. L’addestramento al paracadutismo è essenziale e comprende:

  • Lanci statici da bassa quota con equipaggiamento pesante.
  • Tecniche HALO (High Altitude Low Opening) e HAHO (High Altitude High Opening), ovvero lanci da alta quota con apertura ritardata per infiltrazioni segrete.
  • Paracadutismo con carichi pesanti, per il trasporto di equipaggiamento speciale durante le missioni.
  • Tecniche di atterraggio di precisione, necessarie per raggiungere punti di infiltrazione specifici senza essere individuati.

ii) Tecniche di combattimento e infiltrazione

Gli incursori devono essere esperti nel combattimento in ambienti urbani, boschivi, montani e desertici. L’addestramento include:

  • Close Quarters Battle (CQB), ovvero combattimento ravvicinato per operazioni di liberazione ostaggi e azioni rapide.
  • Tecniche di infiltrazione stealth, per penetrare nelle linee nemiche senza essere individuati.
  • Uso di armi a corto e lungo raggio, con particolare attenzione alla precisione nei tiri.
  • Coordinazione con unità di supporto, come artiglieria o aviazione, per azioni combinate.

iii) Uso di esplosivi e armi speciali

Gli incursori ricevono una formazione avanzata sull’uso di esplosivi e demolizioni, necessaria per sabotare strutture nemiche o creare vie di fuga. L’addestramento comprende:

  • Tecniche di piazzamento di cariche esplosive in ambienti tattici.
  • Bonifica di ordigni esplosivi (EOD) per operazioni in territori minati.
  • Uso di esplosivi plastici e micro-cariche per infiltrazioni mirate.
  • Distruzione di infrastrutture nemiche, come ponti, bunker e centri di comunicazione.

iv) Sopravvivenza in ambiente ostile

Gli incursori vengono addestrati alla sopravvivenza in scenari estremi, senza supporto logistico. Le esercitazioni includono:

  • Resistenza alla cattura e tecniche di fuga.
  • Sopravvivenza in climi estremi, come deserti, giungle e montagne innevate.
  • Uso di risorse naturali per alimentarsi e idratarsi.
  • Tecniche di mimetizzazione e occultamento per evitare il rilevamento.

Questo tipo di addestramento assicura che ogni incursore possa operare autonomamente in qualsiasi condizione, anche in caso di isolamento dal proprio team.

c) La certificazione finale come incursore

Al termine dell’intenso percorso di formazione, i candidati devono superare una fase finale di valutazione per ottenere il brevetto da incursore e diventare membri ufficiali del 9º Reggimento Col Moschin.

i) Il brevetto da incursore

L’ultima prova consiste in una missione simulata estremamente realistica, che coinvolge tutte le competenze acquisite durante l’addestramento. Gli operatori devono:

  • Pianificare e condurre un’operazione speciale sotto supervisione degli istruttori.
  • Dimostrare precisione nell’utilizzo di armi ed esplosivi.
  • Sopravvivere per un periodo prolungato senza supporto esterno.
  • Eseguire un’infiltrazione in territorio ostile con successo.

Chi supera questa fase riceve il basco amaranto, simbolo dell’appartenenza all’unità incursori.

ii) L’inserimento nelle unità operative

Una volta ottenuto il brevetto, gli incursori vengono assegnati alle unità operative, dove iniziano a partecipare a missioni reali in Italia e all’estero. Da quel momento in poi, fanno parte di un élite militare, con accesso continuo a corsi di aggiornamento, nuove specializzazioni e operazioni riservate di alto livello.

Conclusione

L’addestramento degli incursori dell’Esercito Italiano è tra i più impegnativi al mondo. Solo una minima percentuale dei candidati riesce a completarlo, entrando a far parte di un reparto d’élite in grado di operare nei contesti più ostili e ad alto rischio. Il 9º Reggimento Col Moschin rappresenta il massimo livello di eccellenza nelle operazioni speciali dell’Esercito Italiano, con capacità operative che lo rendono un punto di riferimento internazionale per il combattimento non convenzionale e la guerra asimmetrica.

4. Operazioni e missioni del 9º Reggimento Col Moschin

Il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è una delle unità d’élite più versatili dell’Esercito Italiano, impiegata in missioni ad alto rischio sia in Italia che all’estero. Le sue operazioni spaziano dalla guerra non convenzionale alle missioni segrete di sabotaggio, fino alle operazioni anti-terrorismo in collaborazione con altre unità speciali. Grazie a una preparazione altamente specialistica, gli incursori del Col Moschin sono in grado di operare dietro le linee nemiche, infiltrarsi in territori ostili e condurre azioni mirate con la massima efficienza.

a) Operazioni speciali e missioni segrete

Le missioni condotte dal Col Moschin sono spesso classificate e svolte in contesti operativi estremamente complessi. Questo reparto è specializzato nella guerra non convenzionale, ovvero una serie di operazioni che includono infiltrazioni, sabotaggi e azioni di supporto a gruppi ribelli o forze locali alleate.

i) Sabotaggio e guerra non convenzionale

Il 9º Reggimento è una delle poche unità italiane addestrate alla guerra non convenzionale, un concetto operativo che prevede l’utilizzo di incursori per:

  • Distruggere infrastrutture strategiche nemiche, come ponti, depositi di munizioni e centri di comunicazione.
  • Colpire obiettivi militari di alto valore con azioni rapide e mirate.
  • Creare confusione dietro le linee nemiche, ostacolando le capacità logistiche e operative del nemico.
  • Supportare movimenti di resistenza locali, addestrandoli al combattimento e fornendo intelligence.

Queste operazioni richiedono un alto livello di preparazione e autonomia, in quanto gli incursori devono spesso operare senza supporto diretto per lunghi periodi.

ii) Operazioni dietro le linee nemiche

Una delle principali caratteristiche del Col Moschin è la capacità di infiltrarsi in territorio ostile per raccogliere informazioni, colpire bersagli strategici e disorganizzare le forze avversarie. Per farlo, gli incursori utilizzano diverse tecniche operative:

  • Lanci HALO/HAHO (High Altitude Low Opening / High Altitude High Opening) per infiltrarsi senza essere rilevati dai radar nemici.
  • Infiltrazione terrestre in ambienti ostili, come foreste, deserti e zone urbane sotto controllo nemico.
  • Azioni mirate di estrazione e recupero di ostaggi o personale in difficoltà.
  • Utilizzo di tecniche di occultamento avanzato, come il camuffamento termico e l’uso di droni per la sorveglianza del territorio.

Grazie a queste capacità, gli incursori del 9º Col Moschin sono stati impiegati in missioni segrete in diversi scenari di guerra e di crisi internazionale.

b) Il ruolo nelle missioni internazionali

Il Col Moschin è costantemente impiegato in missioni fuori area, spesso sotto il comando della NATO o delle Nazioni Unite. L’unità è stata protagonista di numerose operazioni nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq e in Africa, dove ha fornito supporto a forze alleate e locali.

i) Missioni in Medio Oriente

Il 9º Reggimento ha avuto un ruolo chiave in molteplici operazioni nei territori del Medio Oriente, in particolare in Iraq e Afghanistan.

  • Operazione Enduring Freedom (Afghanistan): gli incursori del Col Moschin hanno partecipato a missioni di intelligence, infiltrazione e neutralizzazione di cellule terroristiche.
  • Operazione Antica Babilonia (Iraq): il reparto ha avuto il compito di proteggere personale diplomatico e militare, condurre missioni di recon e fornire supporto alle forze NATO.
  • Missioni di eliminazione di bersagli di alto valore (HVT – High Value Target): in collaborazione con unità alleate, gli incursori hanno partecipato a raid mirati contro leader terroristi e strutture operative nemiche.

ii) Supporto a forze alleate in zone di conflitto

Il Col Moschin lavora a stretto contatto con le forze speciali di altri paesi, tra cui i Navy SEALs, il SAS britannico e le forze speciali francesi (COS). Questo consente agli incursori di operare con protocolli comuni, aumentando l’efficacia delle operazioni congiunte.

Le principali attività di supporto includono:

  • Addestramento e supporto a eserciti locali nelle tecniche di combattimento non convenzionale.
  • Protezione delle ambasciate italiane e di diplomatici in aree ad alto rischio.
  • Scorta a convogli umanitari e militari in territori pericolosi.
  • Eliminazione di minacce terroristiche in aree di crisi.

c) Attività anti-terrorismo

Il Col Moschin svolge un ruolo cruciale anche nel contrasto al terrorismo, sia in Italia che all’estero. Gli incursori operano in collaborazione con il GIS (Gruppo di Intervento Speciale) dei Carabinieri e con altre forze di sicurezza nazionali per neutralizzare minacce terroristiche e prevenire attacchi.

i) Operazioni con il GIS e altre unità speciali

Quando si verificano situazioni di alto rischio, il Col Moschin può essere impiegato per supportare operazioni anti-terrorismo in scenari particolarmente complessi. Alcuni esempi di missioni congiunte includono:

  • Liberazione di ostaggi in contesti bellici o in aree controllate da gruppi terroristici.
  • Neutralizzazione di gruppi terroristici attivi in Italia e all’estero.
  • Operazioni sotto copertura per individuare e smantellare reti terroristiche.

La collaborazione con il GIS e il NOCS (Nucleo Operativo Centrale di Sicurezza della Polizia di Stato) permette di coprire diversi scenari operativi, garantendo la massima efficacia nelle missioni di contrasto al terrorismo.

ii) Infiltrazione e neutralizzazione di minacce

Un aspetto fondamentale delle operazioni anti-terrorismo condotte dal Col Moschin è la capacità di infiltrarsi in gruppi terroristici o reti criminali per raccogliere informazioni e preparare interventi mirati.

Le tecniche operative comprendono:

  • Infiltrazione sotto copertura per ottenere informazioni strategiche sui piani dei gruppi terroristici.
  • Sabotaggio delle linee di rifornimento e comunicazione dei terroristi.
  • Esecuzione di operazioni mirate per la cattura o l’eliminazione di capi terroristi.
  • Supporto a operazioni di intelligence internazionale per la localizzazione di cellule operative.

Grazie a queste capacità, il 9º Reggimento Col Moschin è oggi una delle unità più temute ed efficienti nel contrasto al terrorismo globale, operando in totale riservatezza per garantire la sicurezza nazionale e internazionale.

Conclusione

Il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è una delle unità più versatili e letali dell’Esercito Italiano. Il suo ruolo nelle operazioni speciali, il contributo nelle missioni internazionali e la capacità di condurre azioni anti-terrorismo ad altissimo livello lo rendono un pilastro fondamentale delle forze d’élite italiane. La capacità degli incursori di operare in qualsiasi ambiente, infiltrarsi dietro le linee nemiche e neutralizzare obiettivi strategici con precisione lo pone tra i reparti più rispettati e richiesti per le missioni globali più delicate e segrete.

5. L’importanza del paracadutismo per gli incursori

Il paracadutismo è una competenza fondamentale per gli incursori dell’Esercito Italiano, in particolare per il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”. La capacità di effettuare aviolanci operativi consente agli incursori di infiltrarsi rapidamente in zone ostili, evitando le rotte terrestri e garantendo la massima sorpresa tattica. Le tecniche di aviolancio, che spaziano da salti ad alta quota con apertura ritardata (HALO) a infiltrazioni a bassa quota per operazioni fulminee, permettono al Col Moschin di operare in qualsiasi scenario operativo.

a) Il brevetto di paracadutista militare

Il primo passo per un operatore del Col Moschin è ottenere il brevetto di paracadutista militare, che rappresenta il fondamento dell’addestramento aviolancistico e prepara i futuri incursori a operare in contesti estremamente complessi.

i) Requisiti e addestramento

Per ottenere il brevetto di paracadutista militare, un candidato deve:

  • Superare test fisici e psicologici per dimostrare resistenza e stabilità mentale.
  • Affrontare un percorso di addestramento intensivo presso la Scuola di Paracadutismo dell’Esercito Italiano a Pisa.
  • Acquisire competenze nelle tecniche di lancio statico e in caduta libera.
  • Imparare a gestire il paracadute e l’atterraggio in diverse condizioni ambientali.

Il corso prevede una serie di lanci obbligatori, tra cui:

  • Lancio con fune di vincolo da bassa quota, utilizzato per inserzioni rapide.
  • Caduta libera controllata, necessaria per operazioni di infiltrazione discreta.

Dopo aver completato questa fase, gli operatori destinati alle Forze Speciali ricevono un addestramento aggiuntivo per le tecniche avanzate di aviolancio.

ii) Tipologie di aviolancio

Esistono diverse tecniche di lancio utilizzate dagli incursori, ciascuna con uno scopo operativo specifico:

  • Lancio statico con fune di vincolo (Static Line – SL): il paracadute si apre automaticamente appena l’operatore lascia l’aereo, permettendo inserzioni rapide da basse quote.
  • Caduta libera (Free Fall – FF): l’incursore apre manualmente il paracadute dopo un certo tempo di caduta, permettendo maggiore flessibilità nell’atterraggio.
  • Lancio ad alta quota con apertura ritardata (HALO – High Altitude Low Opening): utilizzato per infiltrazioni segrete, con apertura del paracadute solo a poche centinaia di metri dal suolo.
  • Lancio ad alta quota con apertura alta (HAHO – High Altitude High Opening): consente all’operatore di coprire lunghe distanze in volo dopo l’uscita dall’aereo.

Queste tecniche permettono agli incursori di operare in ambienti ostili senza essere rilevati e di inserirsi in territorio nemico senza esporre gli elicotteri o gli aerei di trasporto a pericoli.

b) L’aviolancio nelle operazioni speciali

Il paracadutismo non è solo un metodo di inserzione, ma un elemento cruciale delle operazioni speciali, utilizzato in vari scenari per massimizzare l’effetto sorpresa e la rapidità di intervento.

i) Infiltrazioni da alta quota (HALO/HAHO)

Le tecniche di HALO e HAHO sono fondamentali per le Forze Speciali e rappresentano una delle modalità di infiltrazione più avanzate:

  • HALO (High Altitude Low Opening):
    • Gli incursori saltano da oltre 10.000 metri e aprono il paracadute a bassa quota (circa 800-1.000 metri).
    • Questo consente di eludere i radar nemici, garantendo un’entrata discreta e non rilevabile.
    • Gli operatori atterrano in punti precisi, spesso in piena notte, senza preavviso per il nemico.
  • HAHO (High Altitude High Opening):
    • Il paracadute viene aperto poco dopo l’uscita dall’aereo, consentendo ai paracadutisti di planare per lunghe distanze (fino a 50 km).
    • Questa tecnica permette agli incursori di raggiungere il bersaglio senza sorvolare direttamente l’area ostile.
    • L’assenza di rumore e la possibilità di coordinare l’atterraggio con grande precisione rendono il metodo ideale per missioni segrete.

ii) Lancio con equipaggiamento pesante

Spesso, gli incursori devono trasportare equipaggiamento pesante, che include:

  • Armi ed esplosivi.
  • Sistemi di comunicazione avanzati.
  • Rifornimenti per operazioni prolungate.

Per questo motivo, vengono impiegati lanci con container o pallet dotati di paracadute autonomi, che permettono di trasportare materiali direttamente sul campo di battaglia. Gli incursori devono essere in grado di recuperare e riutilizzare il materiale una volta atterrati, garantendo mobilità e autonomia immediata.

c) Differenze tra paracadutisti incursori e forze aviotrasportate

Sebbene il Col Moschin sia un’unità paracadutista, esistono differenze significative tra gli incursori e le forze aviotrasportate convenzionali, come la Brigata Paracadutisti Folgore.

i) Ruoli tattici distinti

  • Gli incursori del Col Moschin operano in missioni ad alto rischio, spesso in gruppi ristretti e con obiettivi specifici come eliminazione di bersagli, sabotaggio e intelligence tattica.
  • I paracadutisti della Folgore, invece, sono unità aviotrasportate convenzionali, impiegate in operazioni su larga scala, come assalti aerotrasportati o operazioni di supporto alle forze terrestri.
  • Gli incursori sono altamente specializzati e agiscono in totale autonomia, mentre i paracadutisti della Folgore combattono in formazioni più ampie, con il supporto di mezzi e artiglieria.

ii) Equipaggiamento e missioni differenti

Un’altra differenza fondamentale riguarda l’equipaggiamento e le tecniche operative:

  • Equipaggiamento degli incursori:
    • Utilizzano armi più sofisticate, tra cui fucili da precisione, carabine compatte e strumenti per la guerra elettronica.
    • Dispongono di sistemi di comunicazione criptati e strumenti per la raccolta di intelligence.
    • Indossano equipaggiamento tattico leggero, pensato per infiltrazioni discrete e movimenti rapidi.
  • Equipaggiamento dei paracadutisti convenzionali:
    • Portano dotazioni standard, come il fucile d’assalto Beretta ARX160 e protezioni balistiche complete.
    • Operano con mezzi corazzati aviolanciabili, come il Veicolo Blindato Leggero Lince.
    • Il loro scopo è occupare e mantenere posizioni strategiche, piuttosto che effettuare operazioni mirate.

Le profonde differenze tra le due unità dimostrano come il Col Moschin sia una forza altamente specializzata, con una preparazione avanzata nel paracadutismo militare e un impiego operativo molto più selettivo rispetto alle forze aviotrasportate convenzionali.

6. Il legame tra il 9º Col Moschin e le altre forze speciali

Il 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” è una delle più importanti unità d’élite dell’Esercito Italiano, ma non opera in isolamento. La sua efficacia è amplificata dalla collaborazione con altre forze speciali italiane, creando una rete di reparti altamente specializzati che possono operare congiuntamente in scenari di guerra, missioni segrete e operazioni antiterrorismo.

Gli incursori del Col Moschin lavorano a stretto contatto con il GOI (Gruppo Operativo Incursori) della Marina Militare, il GIS (Gruppo di Intervento Speciale) dei Carabinieri, il 17º Stormo Incursori dell’Aeronautica e altre unità d’élite, sia in ambito nazionale che sotto il comando NATO.

a) Confronto con il GOI della Marina Militare

Una delle unità più vicine al Col Moschin in termini di capacità operative è il GOI (Gruppo Operativo Incursori) della Marina Militare. Tuttavia, esistono differenze fondamentali tra questi due reparti, a partire dagli scenari operativi e dalle tecniche di infiltrazione.

i) Differenze tra operazioni anfibie e terrestri

  • Il Col Moschin è specializzato in operazioni terrestri, con capacità di infiltrazione aerea e incursioni dietro le linee nemiche.
  • Il GOI è un’unità di incursori anfibi, addestrata per operazioni subacquee, sbarchi d’assalto e missioni in ambienti marittimi e costieri.
  • Il Col Moschin si infiltra principalmente tramite aviolanci HALO/HAHO, mezzi terrestri e incursioni via elicottero, mentre il GOI utilizza sommergibili, veicoli subacquei e mezzi navali veloci.

Questa differenza di specializzazione permette alle due unità di completarsi a vicenda in missioni che richiedono capacità sia anfibie che terrestri, come le operazioni di sbarco e neutralizzazione di obiettivi strategici.

ii) Specializzazioni e ambiti operativi

  • Il GOI eccelle nelle operazioni subacquee, con capacità di attacco a infrastrutture marittime, sabotaggio navale e ricognizione sottomarina.
  • Il Col Moschin, invece, è impiegato per attacchi diretti, azioni di sabotaggio in profondità e operazioni di guerra non convenzionale in ambiente terrestre.
  • Entrambi i reparti sono altamente addestrati nel combattimento ravvicinato (CQB), ma il Col Moschin si concentra più sul guerriglia warfare, mentre il GOI su infiltrazioni discrete in ambiente marittimo.

Nonostante le differenze, Col Moschin e GOI operano spesso insieme in missioni speciali, combinando le loro competenze anfibie e terrestri per creare un approccio multi-dominio alle operazioni militari.

b) Relazioni con il GIS e il 17º Stormo Incursori

Oltre al GOI, il Col Moschin collabora attivamente con altre due unità fondamentali delle forze speciali italiane: il GIS (Gruppo Intervento Speciale) dei Carabinieri e il 17º Stormo Incursori dell’Aeronautica Militare.

i) Collaborazioni interforze

  • Il GIS è l’unità d’élite dell’Arma dei Carabinieri, specializzata in operazioni antiterrorismo, liberazione ostaggi e sicurezza nazionale.
  • Il Col Moschin e il GIS operano insieme in scenari di alto rischio, come la neutralizzazione di gruppi terroristici internazionali e il supporto a operazioni contro insurrezioni e criminalità organizzata.
  • Il 17º Stormo Incursori fornisce supporto aeronautico e di infiltrazione, operando a stretto contatto con gli incursori per l’inserzione via aerea e il recupero di operatori in territorio nemico.

Queste sinergie tra le varie unità garantiscono un’operatività fluida e integrata, permettendo alle Forze Speciali Italiane di rispondere con estrema precisione e rapidità in qualsiasi scenario.

ii) Operazioni congiunte e ruoli complementari

Le operazioni congiunte tra Col Moschin, GIS e 17º Stormo prevedono ruoli ben distinti ma complementari:

  • Il GIS si occupa di sicurezza nazionale e antiterrorismo urbano.
  • Il Col Moschin conduce operazioni di guerra non convenzionale all’estero.
  • Il 17º Stormo fornisce il supporto aereo necessario per le infiltrazioni.

Questa stretta cooperazione garantisce un’efficace risposta operativa in missioni che spaziano dal contrasto al terrorismo internazionale alla guerra asimmetrica in teatri di conflitto complessi.

c) Il ruolo degli incursori nell’intero sistema di difesa italiano

Gli incursori del Col Moschin non sono solo una risorsa d’élite nazionale, ma anche un elemento strategico all’interno del sistema di difesa italiano e internazionale.

i) Operazioni NATO e missioni segrete

Il Col Moschin partecipa attivamente alle missioni NATO, operando in scenari internazionali complessi:

  • Missioni in Medio Oriente: supporto a operazioni contro gruppi terroristici come ISIS e Al-Qaeda.
  • Interventi in Africa e Balcani: missioni di stabilizzazione e addestramento di forze alleate.
  • Operazioni di intelligence e guerra asimmetrica: infiltrazioni per raccolta di dati sensibili.

L’appartenenza del Col Moschin al network NATO consente agli incursori di operare fianco a fianco con le migliori forze speciali del mondo, tra cui Delta Force, SAS britannico, Navy SEALs e GIGN francese.

ii) La crescente importanza delle forze speciali

Negli ultimi anni, il ruolo delle Forze Speciali è diventato sempre più centrale nelle operazioni militari moderne. Le guerre convenzionali lasciano spazio a conflitti asimmetrici, in cui piccoli gruppi altamente addestrati possono neutralizzare obiettivi strategici senza bisogno di grandi operazioni su larga scala.

L’Italia sta investendo sempre più risorse nel potenziamento del Col Moschin, rendendolo un’unità all’avanguardia nella guerra moderna. Tra le innovazioni:

  • Nuove tecnologie di sorveglianza e targeting avanzato.
  • Maggiore autonomia nelle operazioni di ricognizione e attacco.
  • Integrazione con droni e sistemi di guerra elettronica.

Con questa evoluzione, il Col Moschin non solo mantiene il suo ruolo di punta di diamante dell’Esercito Italiano, ma si afferma come una delle unità d’élite più avanzate d’Europa.

7. Conclusione

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Gli incursori del 9º Reggimento Col Moschin rappresentano la punta di diamante dell’Esercito Italiano, un’unità d’élite che, grazie alla sua preparazione avanzata e all’uso di tecnologie all’avanguardia, è in grado di operare con successo in qualsiasi scenario di guerra moderna. Dall’infiltrazione in territorio ostile al sabotaggio di infrastrutture strategiche, passando per le operazioni antiterrorismo e il supporto a forze alleate, il Col Moschin si è guadagnato un ruolo chiave nel sistema di difesa italiano e internazionale.

a) Il futuro degli incursori dell’Esercito

Il futuro del 9º Reggimento Col Moschin si prospetta ricco di sfide e innovazioni. Con l’evoluzione dei moderni conflitti, che si stanno sempre più spostando verso la guerra asimmetrica, il terrorismo globale e le operazioni ibride, il ruolo degli incursori diventa ancora più centrale.

Alcune delle tendenze future che influenzeranno il Col Moschin includono:

  • Espansione delle capacità di guerra cibernetica, con l’integrazione di strumenti di cyber warfare per la raccolta di intelligence e il contrasto alle minacce digitali.
  • Incremento della cooperazione internazionale con altre unità d’élite NATO, per migliorare le operazioni congiunte e lo scambio di competenze.
  • Potenziamento delle operazioni in scenari urbani per contrastare minacce terroristiche e guerriglie urbane.

Inoltre, il Col Moschin potrebbe espandere il proprio ambito operativo, intervenendo con maggiore frequenza in missioni di pace, addestramento di forze alleate e protezione di interessi strategici italiani nel mondo.

b) L’evoluzione delle tecnologie militari

Le tecnologie militari stanno rivoluzionando il modo in cui gli incursori operano sul campo di battaglia. Il Col Moschin sta già adottando sistemi avanzati di sorveglianza, armamenti di nuova generazione e tecniche di combattimento modernizzate, ma il futuro potrebbe portare a innovazioni ancora più rivoluzionarie.

Alcune delle tecnologie chiave includono:

  • Droni autonomi da ricognizione e combattimento, in grado di supportare le operazioni degli incursori e ridurre il rischio per gli operatori.
  • Equipaggiamento con intelligenza artificiale, per analizzare in tempo reale i dati raccolti sul campo e ottimizzare le strategie operative.
  • Materiali avanzati per equipaggiamento e protezione, con l’utilizzo di esoscheletri per migliorare la resistenza fisica dei soldati e armature più leggere ma ultra-resistenti.
  • Sistemi di comunicazione criptata e realtà aumentata, per migliorare la consapevolezza situazionale degli operatori e permettere un coordinamento più efficace sul campo.

L’adozione di queste nuove tecnologie renderà il Col Moschin ancora più letale, preciso ed efficiente, mantenendolo all’avanguardia tra le unità speciali internazionali.

c) L’importanza strategica del 9º Reggimento Col Moschin

Il Col Moschin non è solo un reparto d’élite, ma una risorsa fondamentale per la sicurezza nazionale e la difesa internazionale. Il suo ruolo si estende ben oltre le operazioni di combattimento, toccando aspetti cruciali come la sicurezza globale, la stabilizzazione delle aree di crisi e il contrasto alle minacce ibride.

Il 9º Reggimento continua a:

  • Essere un punto di riferimento per la guerra non convenzionale, con operatori capaci di infiltrarsi dietro le linee nemiche e colpire con precisione chirurgica.
  • Supportare operazioni di intelligence, fornendo informazioni cruciali su obiettivi strategici e movimenti ostili.
  • Operare in scenari di crisi, intervenendo in situazioni di emergenza dove è richiesta la massima professionalità e preparazione.

In un mondo sempre più instabile e caratterizzato da conflitti ibridi e terrorismo transnazionale, la presenza di un’unità come il 9º Col Moschin è essenziale per garantire sicurezza, deterrenza e capacità operativa di alto livello.

Il futuro del Col Moschin è già scritto nella sua storia: un’unità sempre pronta a rispondere alle sfide più difficili, adattarsi alle nuove minacce e mantenere la sua posizione tra le migliori forze speciali del mondo.

 

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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