I Testimoni di Geova credono nei santi? La risposta breve è no. Ma dietro questo rifiuto netto si nasconde una visione ben precisa della religione e della spiritualità, costruita attorno a un’interpretazione rigida delle Scritture. Per loro, i santi non sono figure da venerare, bensì semplici esseri umani, che non meritano alcuna preghiera o devozione speciale. Questo atteggiato non è casuale: si fonda su versetti biblici specifici, spesso utilizzati come strumenti per condannare il culto dei santi praticato dai cattolici.
In questo articolo approfondirò perché i Testimoni di Geova respingono con forza l’idea della santità e della canonizzazione, spiegando come considerino queste pratiche non solo sbagliate, ma addirittura come forme di idolatria organizzata. Condividerò anche la mia esperienza personale: quella di chi è cresciuto credendo che onorare un santo fosse peccato e che poi, gradualmente, ha scoperto l’importanza di una coscienza libera da condanne e dogmi. Infine, ti presenterò due libri che ho scritto proprio per analizzare in modo critico il sistema dottrinale dei Testimoni di Geova, aiutandoti a comprendere meglio le contraddizioni che spesso si celano dietro a questi divieti religiosi.
Sei pronto a scoprire perché per i Testimoni di Geova i santi vanno bene, ma solo se non disturbano l’ordine teocratico? Buona lettura!
1. I Testimoni di Geova credono nei santi?
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a) Cosa intendono per “santi” e perché rifiutano il culto
I Testimoni di Geova riconoscono il termine “santi” in senso biblico, ma lo interpretano in modo radicalmente diverso rispetto ai cattolici e alle altre confessioni cristiane. Per loro, il termine “santo” indica semplicemente una persona che vive in accordo con la volontà di Dio, aderendo agli insegnamenti della Bibbia. Non è una condizione riservata a pochi eletti o a coloro che compiono miracoli, ma una qualità che potenzialmente appartiene a tutti i veri cristiani.
Nonostante ciò, rifiutano categoricamente il culto rivolto ai santi. Considerano ogni forma di venerazione come idolatria, una grave violazione del principio biblico che riserva esclusivamente a Dio la preghiera e la devozione. La venerazione o l’invocazione di santi, per i Testimoni, rappresenta una deviazione pagana, un’invenzione delle religioni false che corrompe il cristianesimo autentico.
b) Nessuna preghiera, intercessione o devozione ai santi
In coerenza con questa interpretazione, i Testimoni di Geova non rivolgono preghiere né richieste di intercessione ai santi. Non li considerano mediatori tra Dio e gli uomini, ruolo che, secondo loro, spetta esclusivamente a Gesù Cristo. Ritengono inoltre che manifestare devozione verso un santo equivalga a violare il principio della “pura adorazione”, che richiede di indirizzare a Dio solo ogni sentimento religioso.
Per questo motivo, all’interno delle congregazioni geoviste, sono assenti tutte quelle pratiche tipiche della religiosità popolare, come statue, immagini, o celebrazioni dedicate ai santi. Tali pratiche sono giudicate dai Testimoni di Geova non solo inutili, ma anche pericolosamente contrarie al volere divino.
2. Perché rifiutano la venerazione dei santi?
a) Il concetto di santità secondo la Bibbia (secondo loro)
Secondo i Testimoni di Geova, il concetto biblico di santità non ha nulla a che vedere con miracoli, canonizzazioni, o intercessioni soprannaturali. Per loro, la santità biblica consiste semplicemente nell’essere “separati” o “dedicati” a Dio tramite una vita coerente con i suoi comandamenti.
La santità, dunque, non è uno stato da venerare o adorare, ma un modello morale e spirituale a cui tutti i cristiani devono aspirare. Questo approccio semplice ed essenziale li porta a considerare il culto dei santi cattolico come una degenerazione idolatrica, priva di qualsiasi fondamento scritturale.
b) I versetti usati per condannare il culto dei santi
I Testimoni di Geova basano il loro rifiuto categorico del culto dei santi su specifici versetti biblici, come Esodo 20:4-5, che vieta di creare immagini e di adorarle, e 1 Timoteo 2:5, che afferma: “Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini: l’uomo Cristo Gesù.”
Questi passaggi, secondo loro, dimostrano chiaramente che qualsiasi pratica che implichi la venerazione di figure diverse da Dio o Gesù costituisce una violazione diretta della volontà divina. L’uso di questi versetti serve ai Testimoni per giustificare la loro rigida opposizione al culto cattolico dei santi, definendolo un tradimento della vera adorazione insegnata dalla Bibbia.
3. Cosa pensano dei santi cattolici e delle canonizzazioni?
a) Santi come frutto della religione falsa
Per i Testimoni di Geova, i santi venerati dalla Chiesa cattolica non sono altro che prodotti artificiali di una religione considerata apostata e falsa. Ai loro occhi, la canonizzazione—il processo attraverso cui la Chiesa dichiara qualcuno “santo”—è una pratica totalmente estranea alla vera fede cristiana, nonché priva di qualsiasi fondamento biblico. Ritengono che tale procedura sia nata esclusivamente per consolidare il potere ecclesiastico e per introdurre elementi pagani in quella che doveva essere la religione originale e pura fondata da Gesù.
Secondo i Testimoni, la Chiesa ha corrotto il concetto originario di santità, trasformandolo in una sorta di riconoscimento politico-religioso, finalizzato a mantenere il controllo sulle masse.
b) Perché li considerano idolatria organizzata
I Testimoni di Geova definiscono la venerazione dei santi come una vera e propria forma di idolatria organizzata. Per loro, pregare, invocare o anche semplicemente esprimere devozione a figure umane equivale a sostituire la creatura al Creatore, cosa che ritengono contraria ai comandamenti divini.
Non si limitano a considerare questo errore come un semplice sbaglio personale, ma lo vedono come un sistema strutturato, incoraggiato attivamente dalla Chiesa cattolica, per tenere le persone in uno stato di sottomissione spirituale, lontane da quella che definiscono “la pura adorazione” di Dio. L’idolatria, dunque, non è solo un errore dottrinale, ma una vera e propria strategia per mantenere il controllo religioso.
4. Esperienza personale: tra santi banditi e coscienza libera
Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?
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a) Crescere credendo che onorare un santo fosse peccato
La mia esperienza personale è emblematica di come l’insegnamento dei Testimoni possa influenzare profondamente la coscienza di un individuo. Fin da bambino, infatti, ero convinto che onorare o rivolgersi ai santi fosse uno dei peggiori peccati possibili. Ogni volta che vedevo qualcuno pregare di fronte a una statua o celebrare la festa di un santo patrono, provavo un senso di disagio e preoccupazione. Mi era stato insegnato a guardare queste pratiche come pericolose tentazioni, capaci di contaminare la mia relazione con Dio.
Questo modo di pensare mi aveva condizionato profondamente, spingendomi a giudicare duramente chiunque partecipasse a tali pratiche, considerandolo vittima inconsapevole di una falsa religione.
b) Quando ho capito che nessun uomo merita venerazione — né condanna
Con il tempo e la crescita personale, ho compreso qualcosa di fondamentale: nessun essere umano merita venerazione assoluta, così come nessuno merita una condanna cieca e definitiva. Questa consapevolezza mi ha portato a rivalutare completamente le rigide posizioni dottrinali in cui ero stato educato. Ho capito che il rispetto per una persona, la sua storia o il suo esempio di vita non implica necessariamente idolatria, così come la critica alle pratiche religiose altrui non deve necessariamente tradursi in una condanna morale della persona stessa.
In sostanza, ho imparato a liberare la mia coscienza da schemi di giudizio estremi e assolutisti, ritrovando finalmente la serenità di pensiero e il rispetto autentico verso ogni essere umano.
5. Due libri per approfondire la critica al culto dei santi
a) Testicoli di Genova: ironia e verità sul divieto di pensare
Se vuoi esplorare in maniera originale, ironica e coinvolgente il mondo dei Testimoni di Geova e le assurde contraddizioni che lo caratterizzano, il libro “Testicoli di Genova: Cronache tragicomiche dal mondo delle visite a domicilio” fa proprio al caso tuo. Si tratta di una satira pungente e dissacrante che mette a nudo l’assurdità dei divieti religiosi, tra cui appunto quello di venerare o invocare santi e figure umane, evidenziando come certe regole non siano altro che strategie per reprimere il pensiero libero.
b) Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?
Se invece preferisci un approccio più rigoroso e documentato, “Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?” rappresenta una lettura imprescindibile. In questo saggio approfondito, analizzo nel dettaglio le dottrine geoviste, smascherando tecniche di manipolazione mentale e spiegando perché alcune delle loro posizioni più estreme—come la condanna categorica del culto dei santi—siano in realtà costruzioni artificiose volte a mantenere un rigido controllo sui fedeli.
Entrambi i libri sono disponibili su Amazon e ti aiuteranno a comprendere meglio non solo il tema dei santi, ma anche il modo in cui certe religioni limitano consapevolmente la libertà di pensiero.
6. Conclusione: santi sì, ma solo se non disturbano l’ordine teocratico
I Testimoni di Geova non hanno realmente eliminato i santi dalla loro fede. Li hanno semplicemente riposizionati, trasformandoli in figure neutre, che non possono interferire con il rigido ordine teocratico imposto dalla loro organizzazione religiosa. Questo atteggiamento rappresenta una strategia mirata: nulla può essere tollerato che possa deviare il fedele dalla gerarchia prestabilita, in cui tutto passa esclusivamente attraverso Dio e la sua presunta “organizzazione terrena”.
Capire questo meccanismo permette di andare oltre la semplice critica alla dottrina, e di osservare invece come le religioni (non solo quella geovista) possano usare la spiritualità come leva per controllare e influenzare la vita delle persone. Il vero santo, secondo loro, è quello che non disturba, che non pensa, che non pone domande. Ma è davvero così che dovrebbe essere la spiritualità? A te la risposta.
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