I Testimoni di Geova Festeggiano San Valentino? Le Contraddizioni

da | 26 Mar 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

I Testimoni di Geova festeggiano San Valentino?
Per molti, questa è semplicemente la “festa degli innamorati”, un’occasione per esprimere affetto alla persona amata con un pensiero, un biglietto o un gesto romantico. Ma per chi fa parte dell’organizzazione dei Testimoni di Geova, anche San Valentino diventa un terreno delicato, regolato da norme implicite e divieti espliciti.

Nel loro mondo, persino l’amore – il sentimento più naturale e umano – deve sottostare a principi rigidi, che definiscono cosa si può e cosa non si può fare, anche all’interno di una coppia sposata.

In questo articolo analizzeremo:

  • perché i Testimoni di Geova non festeggiano San Valentino;
  • quali sono le origini “scomode” della festa secondo la loro dottrina;
  • come vivono l’amore e i rapporti affettivi sotto il controllo dell’organizzazione;
  • e infine, ti racconterò la mia esperienza personale e i libri che ho scritto per aiutare chi vuole capire – o uscire – da questo sistema.

Perché l’amore, quello vero, non ha bisogno di approvazioni religiose per essere vissuto.

1. I Testimoni di Geova festeggiano San Valentino?

a) La risposta ufficiale e le motivazioni

No, i Testimoni di Geova non festeggiano San Valentino.
Per loro, il 14 febbraio non è una ricorrenza innocente o romantica, ma una festa con radici pagane e religiose incompatibili con la loro fede.

Secondo la dottrina ufficiale, ogni celebrazione che non trova fondamento nella Bibbia, o che ha origini in culti religiosi antichi, deve essere evitata. San Valentino rientra a pieno titolo in questa categoria.

Anche se la società moderna ha trasformato la ricorrenza in una giornata commerciale e leggera, per l’organizzazione dei Testimoni resta una festa del “mondo”, dunque non approvata da Geova.

b) Il divieto dietro la festa dell’amore

Il divieto non riguarda l’amore in sé, ma l’idea di celebrare l’amore seguendo una tradizione esterna, non biblica e contaminata dalla cultura popolare.
Regalare un fiore, scrivere un biglietto romantico, fare un pensiero alla persona amata… tutto questo, se fatto il 14 febbraio, assume un significato spiritualmente pericoloso.

Nella loro visione, accettare anche solo un gesto affettuoso legato a San Valentino equivale a compromettere la propria integrità cristiana.
Non importa se si è sposati, fidanzati o semplicemente attratti da qualcuno: quel giorno deve passare come uno qualunque.

2. Le origini “pagane” e la condanna dottrinale

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a) San Valentino tra storia, martirio e romanticismo

San Valentino è una figura storica, spesso identificata con un martire cristiano del III secolo, che secondo la tradizione benediceva matrimoni tra giovani innamorati in segreto.
Ma nel corso dei secoli, la sua immagine è stata fusa con tradizioni pagane e rituali legati alla fertilità e all’amore carnale, come i Lupercalia dell’antica Roma.

Nel Medioevo, la Chiesa cattolica contribuì a cristianizzare questa festa, dandole un volto più spirituale. Ma col tempo, la componente romantica e commerciale ha preso il sopravvento, trasformando San Valentino nella festa degli innamorati così come la conosciamo oggi.

Per i Testimoni di Geova, questa evoluzione è inaccettabile: una festa che nasce da rituali pagani e viene “addolcita” dalla religione ufficiale resta impura agli occhi di Geova.

b) Perché la ricorrenza è considerata inappropriata

Secondo la Torre di Guardia, partecipare a San Valentino significa farsi coinvolgere in pratiche che Geova disapprova.
Il concetto di amore celebrato in quella giornata è visto come terreno fertile per la promiscuità, la vanità e il materialismo.

Anche l’abitudine di scambiarsi doni, biglietti o frasi romantiche viene considerata una forma di “mondanità” che va evitata, soprattutto tra adolescenti o giovani non sposati.

In definitiva, San Valentino è solo un’altra occasione che il Testimone fedele deve lasciar passare in silenzio, spesso ignorando – o reprimendo – il proprio bisogno di affetto, di espressione e di intimità emotiva.

3. L’amore nella vita dei Testimoni di Geova

a) Rapporti sentimentali sotto stretta sorveglianza

L’amore, per i Testimoni di Geova, non è una faccenda privata.
I rapporti sentimentali sono monitorati, valutati e – in molti casi – indirizzati dall’organizzazione stessa.
Ogni relazione deve avere come scopo il matrimonio e, soprattutto, deve avvenire tra due Testimoni “spiritualmente maturi”.

Le uscite, i messaggi, i momenti di intimità vengono vissuti con un senso costante di vigilanza e autocontrollo.
L’idea che l’amore possa essere spontaneo, emotivo, romantico nel senso più umano del termine… è considerata pericolosa.

b) Le regole sulle relazioni e il matrimonio

Non ci si può fidanzare con chi non è Testimone.
Non ci si può sposare “per amore” se questo va contro le regole.
Il matrimonio stesso è spesso vissuto più come un dovere spirituale che come una scelta libera e piena.

Non sono rari i casi in cui coppie giovani si sposano prematuramente solo per poter vivere la sessualità “in modo approvato”.
E in tutto questo, il romanticismo è spesso visto come un lusso superfluo, quando non addirittura un pericolo.

c) Il concetto di “amore spirituale” vs amore romantico

Ai Testimoni viene insegnato che l’amore spirituale – basato sulla lealtà verso Geova – viene prima di ogni altro tipo di legame.
Il concetto di “agape”, cioè l’amore altruista e devoto, ha la precedenza sull’eros e persino sul sentimento affettivo.

In pratica, puoi anche amare qualcuno… ma se quella persona mette in discussione l’organizzazione, va allontanata.
Il cuore viene subordinato alla “verità”. E così, l’amore romantico diventa qualcosa da ridimensionare, incanalare, sorvegliare.

4. Regali, biglietti e gesti affettuosi: cosa è permesso?

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a) Il sospetto verso regali simbolici o sdolcinati

Anche un semplice bigliettino con scritto “Ti amo” o “Sei speciale” può generare sospetto, se legato a una ricorrenza non approvata.
Un braccialetto, un peluche, un cuore rosso… non sono oggetti vietati, ma fortemente sconsigliati se percepiti come “mondani” o troppo romantici.

Il confine è labile e soggettivo, ma l’ambiente collettivo crea un clima in cui è più sicuro non fare nulla, per non sbagliare.
E così, anche un gesto affettuoso può essere vissuto con senso di colpa o paura di giudizio.

b) Gesti romantici accettati solo “fuori data”

Curiosamente, gli stessi gesti vietati il 14 febbraio possono diventare tollerabili… se fatti in un giorno qualunque.
Un marito che regala dei fiori a sua moglie “perché sì”, non viola alcuna regola.
Ma se quei fiori arrivano a San Valentino, ecco che scatta l’obiezione: “perché proprio oggi?”

Questo paradosso dimostra che il problema non è il gesto, ma il contesto.
Non è l’amore che disturba, ma l’idea che venga espresso seguendo una tradizione non controllata dalla dottrina.

E anche questo, purtroppo, fa parte della logica del controllo.

5. La mia esperienza personale

a) Quando amare diventava una colpa

Amare, per me, non è mai stato semplice.
Non parlo solo dell’amore romantico, ma del bisogno di esprimere affetto, di lasciarmi andare a un gesto, a una parola, a un’emozione.
Quando ero nei Testimoni di Geova, ogni cosa doveva essere filtrata, analizzata, approvata.

Ricordo quanto fosse difficile vivere un sentimento autentico senza sentirmi in colpa.
Se provavo attrazione per qualcuno, dovevo chiedermi se fosse “spiritualmente maturo”, se fosse un buon esempio, se piacesse a Geova.
Non bastava che piacesse a me.

Anche nelle relazioni ufficiali, ogni gesto romantico era guardato con sospetto.
Un biglietto con un cuore poteva sembrare infantile. Un abbraccio, troppo espansivo. Una frase dolce, fuori luogo.

Col tempo, ho imparato a reprimere. Non per scelta, ma per sopravvivenza spirituale.

b) Il giorno in cui ho scelto l’amore… e non la dottrina

Poi c’è stato quel giorno.
Quel momento in cui, davanti a un bivio emotivo, mi sono chiesto: “Ma io sto seguendo Geova… o sto rinunciando a vivere davvero?”

È stato allora che ho capito che l’amore non può essere approvato o vietato da un’istituzione.
Che amare qualcuno, profondamente e liberamente, non è un peccato, ma un atto sacro.

Quel giorno, senza proclami e senza scenate, ho scelto la libertà del cuore.
Ho scelto di non chiedere più il permesso per sentire.
E quella scelta, oggi, la rifarei mille volte.

6. I miei libri sull’argomento

a) Testicoli di Genova – L’amore visto dalla Torre

Questo libro è una satira feroce e ironica, in cui ho raccolto le situazioni più assurde vissute durante le visite a domicilio, comprese quelle legate ai rapporti affettivi.
Racconto di coppie che si nascondono per darsi un bacio, di regole che impediscono un semplice gesto d’affetto, di fidanzamenti vissuti come interrogatori.

È un modo per ridere, ma anche per liberarsi.
Perché quando la religione mette limiti all’amore, è giusto smascherarne il paradosso… anche ridendoci su.

b) Testimoni di Geova e Bibbia – Quando l’amore è sotto controllo

In questo saggio, invece, analizzo a fondo le dinamiche emotive e affettive all’interno dell’organizzazione.
Spiego come il concetto di amore viene manipolato, incanalato, sorvegliato.
Parlo delle regole sul matrimonio, delle relazioni vietate, delle pressioni psicologiche sui giovani che vogliono amare liberamente.

È il libro che avrei voluto leggere quando ero dentro.
E oggi lo offro a chi cerca risposte. O almeno, un punto di partenza per ricominciare ad amare senza paura.

7. Conclusione

a) L’amore non ha bisogno di approvazioni religiose

Non esiste religione al mondo che possa stabilire quando e come amare.
L’amore è un linguaggio universale, libero, spontaneo. E quando viene sottoposto a regole, approvazioni e restrizioni, non smette di esistere: smette solo di respirare.

I Testimoni di Geova sostengono che ogni cosa deve essere fatta “con decoro” e in linea con la volontà di Geova. Ma in nome di questa volontà, quanti gesti d’affetto vengono trattenuti? Quanti “ti amo” non vengono detti? Quanti abbracci vengono censurati?

L’amore non può essere interrotto da una pubblicazione o giudicato da un anziano.
Se è sincero, se è rispettoso, se è umano… allora è già sacro.

b) San Valentino come simbolo di libertà affettiva

San Valentino, in fondo, non è che un giorno. Ma per molti rappresenta la possibilità di celebrare l’amore senza vergogna, senza colpa, senza dogmi.
E non importa se è commerciale, kitsch o superficiale per alcuni.
Per altri, è l’unico giorno in cui trovano il coraggio di dire ciò che sentono davvero.

Ed è proprio per questo che vietarlo diventa un atto di controllo, non di spiritualità.

Che tu scelga di festeggiarlo o no, ricorda che la libertà affettiva è un diritto umano.
E non c’è “verità” che valga quanto un sentimento vissuto in pienezza, senza giudizio e senza paura.

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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