I Testimoni di Geova Giocano a Carte? Regole, Divieti e Vita Quotidiana

da | 5 Apr 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

Può sembrare una domanda banale, quasi ironica: i Testimoni di Geova giocano a carte?
Eppure, in un contesto religioso come il loro — in cui ogni aspetto della vita quotidiana viene regolato, filtrato, valutato spiritualmente — anche il semplice atto di sedersi a un tavolo per giocare può diventare oggetto di dibattito.

Molti ex membri raccontano che giochi innocui come UNO, scala 40 o briscola venivano visti con sospetto, soprattutto se associati a ambiente mondano, compagnia non spirituale o atmosfere “inappropriate”.

Perché? Perché tra le righe di ogni attività “ludica” si insinua una domanda implicita: sta edificando la tua spiritualità… o la sta indebolendo?

1. Introduzione: una domanda che sembra banale

Ufficialmente, l’organizzazione dei Testimoni di Geova non vieta il gioco delle carte in modo esplicito.
Ma come per tante altre attività (cinema, sport, musica, feste…), non serve un divieto formale per generare autocensura.

Attraverso le pubblicazioni, i discorsi alle adunanze e i commenti degli anziani, si crea un clima in cui anche le attività più innocue vengono valutate in base a criteri morali rigidissimi:

  • “Stimola il pensiero spirituale?”
  • “Potrebbe offendere la coscienza di un fratello?”
  • “Ti rende vulnerabile alle tentazioni del mondo?”

E così, nel dubbio, si evita. Giocare a carte diventa un lusso per chi vuole rischiare di essere etichettato come “poco spirituale”, o peggio ancora, come “mondano”.

In questo articolo analizzeremo a fondo la questione: i Testimoni di Geova giocano a carte o no?, quali giochi sono “tollerati”, quali invece sconsigliati, e che ruolo ha la libertà personale in una religione così attenta al comportamento quotidiano.

2. I Testimoni di Geova possono giocare a carte?

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a) Nessun divieto ufficiale… ma molte restrizioni

A differenza di altri argomenti regolati in modo esplicito (come il sangue o le festività), sul gioco delle carte non esiste un divieto scritto chiaro e universale da parte della Watchtower.
Non troverai un articolo che dice apertamente: “I Testimoni di Geova non possono giocare a carte.”

Tuttavia, le pubblicazioni ufficiali lasciano intendere che certi giochi “possono danneggiare la spiritualità”, e nel dubbio, è sempre meglio evitare.
Chi partecipa a giochi percepiti come frivoli o “poco edificanti” rischia di venire visto con sospetto dalla congregazione o dagli anziani.

Il messaggio non detto è: se vuoi essere considerato spirituale, non esagerare con certi passatempi.

b) La distinzione tra gioco innocuo e gioco “mondano”

Nel mondo geovista tutto viene filtrato secondo una logica binaria: edificante o mondano, spirituale o contaminato.
E questo vale anche per i giochi da tavolo, inclusi quelli con le carte.

  • Un gioco di società come UNO, se fatto tra fratelli, può essere accettato.
  • Una briscola tra amici “del mondo” con tono acceso può essere vista come pericolosa.
  • Una partita a poker, anche senza scommesse, è considerata sconveniente, perché richiama il gioco d’azzardo.

Il problema, quindi, non è il gioco in sé, ma il contesto e le associazioni mentali e culturali che evoca.
Se un gioco ti “espone” a un ambiente che non è approvato, può diventare spiritualmente compromettente.

c) Il rischio percepito di “cattiva compagnia”

Uno dei timori più presenti tra i Testimoni di Geova è la “cattiva compagnia”, concetto molto ampio che va ben oltre le amicizie negative.
Anche una semplice serata in casa, con giochi apparentemente innocui, può essere etichettata come occasione di “corruzione morale” se comporta:

  • risate eccessive;
  • battute inappropriate;
  • clima competitivo o acceso;
  • contatto con persone esterne all’organizzazione.

Questo porta molti membri a rinunciare spontaneamente a giochi come le carte, non per vera convinzione, ma per paura di dare una cattiva testimonianza, o peggio, di finire sotto osservazione.

3. Quali giochi sono accettati e quali no

a) Giochi di società e carte tradizionali

Alcuni giochi sono generalmente tollerati, soprattutto se svolti in un contesto familiare e sobrio.
Tra quelli più diffusi tra i Testimoni troviamo:

  • UNO, Skip-Bo, Phase 10: giochi di carte numeriche senza simboli “ambigui”;
  • Memory e Indovina chi?, specialmente tra bambini;
  • giochi educativi o collaborativi.

Questi sono visti con più indulgenza, in quanto ritenuti privi di connotazioni “mondane” o legate all’azzardo.

b) Il problema delle carte da gioco “classiche”

Le carte francesi tradizionali (asso, re, regina, fante, ecc.) sono malviste da molti anziani e membri più rigorosi.
Perché?

  • Sono spesso associate a gioco d’azzardo, casinò e bar;
  • hanno simboli come cuori, fiori, picche, quadri, considerati “poco spirituali”;
  • evocano ambienti mondani, in netto contrasto con l’ideale di “santità” e sobrietà promosso dall’organizzazione.

Non c’è un divieto scritto, ma chi usa queste carte rischia di attirare critiche, ammonimenti o “consigli spirituali”.

c) Giochi considerati spiritualmente pericolosi

Esistono poi giochi che sono praticamente banditi nel contesto geovista, anche se non in modo ufficiale.
Tra questi:

  • Poker, anche senza scommesse;
  • giochi di ruolo con carte (tipo Magic: The Gathering);
  • giochi con tematiche “magiche”, “spiritiche” o esoteriche, come Tarocchi, Dungeons & Dragons, ecc.

Questi giochi sono considerati “una porta d’accesso all’occulto” o alla “decadenza morale”, e chi ne fa uso potrebbe venire convocato dagli anziani per una “discussione pastorale”.

In sintesi: le carte non sono vietate… finché non somigliano troppo al mondo.
Ma proprio questo margine di ambiguità rende molti membri insicuri, e li spinge ad astenersi del tutto.

4. Il pensiero ufficiale dell’organizzazione

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a) Cosa dicono le pubblicazioni della Watchtower

Le pubblicazioni ufficiali dei Testimoni di Geova, come La Torre di Guardia e Svegliatevi!, non contengono un divieto esplicito contro il gioco delle carte. Tuttavia, spesso affrontano il tema con toni ambigui o indirettamente dissuasivi.

In vari articoli, si legge che i giochi dovrebbero:

  • “non incoraggiare lo spirito competitivo”;
  • “non essere associati a pratiche che possono promuovere avidità o comportamenti scorretti”;
  • “non ledere la coscienza propria o altrui”.

Questo linguaggio aperto all’interpretazione fa sì che, nella pratica, molti giochi (soprattutto con carte tradizionali) vengano evitati per non rischiare di essere visti come “poco spirituali”.
Il risultato è una forma di autocensura che si radica profondamente, soprattutto tra i membri più attivi e osservanti.

b) La condanna implicita dei giochi con “influenze pagane”

In alcune pubblicazioni più datate, la Watchtower mette in guardia dai giochi che derivano da pratiche considerate “pagane” o “spiritiche”.

Le carte da gioco, per esempio, vengono associate alla storia dei tarocchi, ai giochi d’azzardo medievali, e quindi visti come portatori di “influenze negative”.
Anche se oggi queste origini sono culturalmente superate, l’organizzazione continua a diffondere l’idea che alcune forme di intrattenimento “non siano in armonia con lo spirito cristiano”.

Questo tipo di comunicazione non vieta apertamente, ma crea un’atmosfera di sospetto e timore spirituale, che scoraggia la libertà personale e rafforza il controllo comportamentale.

c) Quando anche un hobby può diventare “indegno”

Nell’ideologia geovista, non conta solo ciò che fai, ma l’effetto che ha sulla tua spiritualità (e su quella degli altri).
Perciò anche un semplice hobby, come giocare a carte in famiglia, può essere visto come “indegno” se:

  • diventa un’abitudine che “ruba tempo” allo studio della Bibbia;
  • viene praticato con eccessiva spensieratezza o coinvolgimento emotivo;
  • offre un’immagine “mondana” del Testimone a chi lo osserva da fuori.

Il principio guida non è tanto il gioco in sé, quanto la domanda ricorrente:
“Questo rafforza o indebolisce il mio rapporto con Geova?”

In un simile contesto, anche la scelta di un passatempo diventa un terreno minato, dove la libertà personale è subordinata a criteri morali imposti dall’alto.

5. Esperienza personale dell’autore

a) Quando giocare a carte sembrava una ribellione silenziosa

Ricordo una sera d’inverno, in famiglia. Qualcuno propose una partita a briscola.
Era un momento leggero, rilassato, tra sorrisi e chiacchiere. Ma io, in quel preciso istante, sentii un disagio profondo.

Non era paura del peccato. Era la voce nella testa che diceva: “E se qualcuno lo venisse a sapere?”

Per anni avevo interiorizzato l’idea che giocare fosse frivolo, poco spirituale, potenzialmente pericoloso.
Che persino una partita innocente potesse danneggiare la mia reputazione nella congregazione.

Eppure, quella sera, decisi di giocare.

Fu una piccola ribellione. Silenziosa. Nessuno lo sapeva. Ma per me fu un gesto enorme.
Perché mi resi conto che la paura del giudizio esterno mi aveva rubato anche i momenti semplici.
E che seguire Dio non avrebbe mai dovuto significare rinunciare a se stessi.

Non fu la partita in sé a cambiare qualcosa. Fu la consapevolezza che avevo smesso di vivere secondo coscienza… e iniziato a vivere per compiacere un sistema.

6. Libri consigliati per approfondire

a) Testicoli di Genova: Cronache tragicomiche dal mondo delle visite a domicilio

In questo libro, l’autore racconta in chiave ironica ma penetrante la vita quotidiana di un Testimone di Geova attivo, svelando gli aspetti più grotteschi, assurdi e oppressivi del proselitismo e delle dinamiche interne.
Tra un episodio tragicomico e l’altro, emergono le contraddizioni profonde tra ciò che si predica e ciò che si vive, tra le regole imposte e i desideri umani repressi.

Una lettura perfetta per chi vuole capire fino a che punto anche un gesto semplice come giocare a carte possa diventare terreno di tensione spirituale.

b) Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?

Un saggio critico e ben documentato che mette a confronto le dottrine e le pratiche geoviste con le Scritture e con il cristianesimo storico.
Il libro analizza in modo diretto il meccanismo del controllo comportamentale, incluso l’uso della colpa e della pressione sociale per regolamentare ogni aspetto della vita.

Ideale per chi si chiede: “Fino a che punto può arrivare un’organizzazione religiosa nel dettare ciò che è giusto o sbagliato?”

7. Conclusione

a) Giocare non è peccato, ma per loro può sembrarlo

Nel mondo esterno, una partita a carte è solo un gioco. Ma all’interno dell’universo dei Testimoni di Geova, può diventare un atto sospetto, una prova di “spiritualità debole” o addirittura un rischio morale.

Non perché esista un divieto scritto, ma perché il sistema è costruito per premiare l’autocontrollo e l’obbedienza, anche su scelte irrilevanti.
Così si crea una morale silenziosa: non scritta, ma pesantissima.
Giocare non è peccato. Ma per loro, a volte, può sembrare una colpa da nascondere.

b) La libertà sta nel poter scegliere senza sentirsi in colpa

Il punto non è se sia giusto o sbagliato giocare a carte.
Il punto è: sei davvero libero di decidere?

In un ambiente in cui ogni gesto può essere interpretato, giudicato, segnalato… anche la scelta più innocente diventa fonte di ansia.
E vivere così, sempre con il freno a mano tirato, non è fede: è controllo.

La spiritualità autentica non nasce dal timore, ma dalla coscienza.
E la libertà, quella vera, non è fare tutto ciò che si vuole, ma poter scegliere senza sentirsi sbagliati per ciò che si ama.

Ora non mi resta che augurarti buona permanenza su Soldionline.biz!

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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