I Testimoni di Geova recitano il Rosario? Scopri cosa pensano di Maria e delle preghiere ripetute

da | 28 Mar 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

I Testimoni di Geova recitano il Rosario? Un viaggio tra divieti, dogmi e spiritualità negata

Tra le preghiere più iconiche e radicate della tradizione cristiana c’è senza dubbio il Rosario. Per milioni di cattolici rappresenta una pratica quotidiana di devozione, meditazione e contatto spirituale, con al centro la figura di Maria. Ma nel mondo dei Testimoni di Geova, questa semplice collana di grani è molto più di un oggetto religioso: è un simbolo di “falsa religione” da cui prendere le distanze.

Ma i Testimoni di Geova recitano il Rosario? Assolutamente no. Non solo lo rifiutano, ma lo considerano una pratica idolatrica, associata a un culto mariano che respingono con forza. La preghiera ripetitiva, l’invocazione a Maria, e perfino il gesto stesso di contare i grani vengono condannati come “tradizioni umane” prive di base biblica.

In questo articolo esploreremo perché i Testimoni di Geova non recitano il Rosario, cosa pensano della figura di Maria, quale significato attribuiscono alle preghiere cattoliche e come queste convinzioni influenzano la loro vita spirituale. Condividerò anche la mia esperienza personale, i dubbi che mi assalirono da giovane Testimone e il giorno in cui provai, di nascosto, a recitare il Rosario — non per religione, ma per ritrovare pace.

Se ti interessa capire come una semplice preghiera possa diventare un terreno di scontro tra fede, controllo e libertà interiore, sei nel posto giusto.

1. Cos’è il Rosario e cosa rappresenta nella fede cattolica

a) Origini e significato del Rosario

Il Rosario è una delle pratiche di preghiera più diffuse nel cattolicesimo. Le sue origini risalgono al Medioevo, ma si basa su preghiere e meditazioni ben più antiche. Strutturato in “misteri” che ripercorrono gli eventi salienti della vita di Gesù e di Maria, il Rosario è composto da sequenze ripetute di Ave Maria, Padre Nostro e Gloria, accompagnate dalla riflessione su momenti chiave del Vangelo.

Per molti credenti, recitare il Rosario è un atto di meditazione profonda, non una semplice ripetizione meccanica. È un modo per entrare in contatto spirituale con Dio attraverso la figura materna di Maria, sentita come intercessora, guida e conforto nei momenti difficili.

b) Il ruolo centrale di Maria e delle preghiere ripetitive

Nel Rosario, la figura di Maria ha un ruolo fondamentale. Non è oggetto di adorazione (che spetta solo a Dio), ma è venerata come madre di Gesù, esempio di fede e mediatrice spirituale. Le preghiere ripetute — come l’Ave Maria — non sono viste come formule magiche, ma come gesti d’amore e devozione, capaci di accompagnare la mente in uno stato di raccoglimento e riflessione.

Per milioni di cattolici, la ripetizione non svuota il significato della preghiera, ma lo approfondisce. È una pratica intima, rassicurante, che unisce voce, cuore e mente. Un modo per non essere soli con le proprie parole, ma per affidarsi a un percorso condiviso da secoli di fede.

2. Perché i Testimoni di Geova non recitano il Rosario

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a) Il rifiuto della devozione mariana

Per i Testimoni di Geova, Maria non ha alcun ruolo spirituale attivo nella vita del credente. È considerata solo “la madre terrena di Gesù”, una donna usata da Geova per portare a termine il suo proposito. Non è venerata, non è pregata, e invocarla è considerato idolatria.

La devozione mariana, così centrale nella spiritualità cattolica, è vista dai Testimoni come una delle prove più evidenti della “falsa religione”, insieme ai santi, alle immagini sacre e ai simboli religiosi. Qualsiasi preghiera rivolta a Maria è, secondo loro, un’offesa a Dio, che deve essere pregato solo direttamente, senza intermediari.

Per questo motivo, il Rosario è categoricamente rifiutato. Non è solo “non usato”: è attivamente condannato.

b) Il rigetto delle preghiere ripetute

Un altro motivo per cui i Testimoni di Geova non recitano il Rosario riguarda la ripetizione delle preghiere, che viene percepita come una “ripetizione vana” condannata da Gesù in Matteo 6:7. Per loro, qualsiasi forma di preghiera standardizzata, ripetuta parola per parola, è sbagliata, perché considerata vuota, meccanica, senza vero sentimento spirituale.

Questo rigore li porta a rifiutare non solo il Rosario, ma qualsiasi pratica devozionale che implichi ripetizioni, come il rosario cattolico, il rosario ortodosso, le novene e persino l’uso regolare del “Padre Nostro” come preghiera liturgica.

In teoria, vogliono proteggere l’autenticità della preghiera. In pratica, finiscono per escludere ogni forma di spiritualità condivisa, sostituendola con una rigidità dogmatica e un controllo totale anche su come, quando e cosa dire a Dio.

3. Cosa pensano di Maria e delle altre figure cattoliche

a) Maria: solo una donna, non “Madre di Dio”

Per i Testimoni di Geova, Maria è solo la madre biologica di Gesù, un personaggio secondario nella narrazione biblica. Non viene mai chiamata “Madre di Dio”, né le viene attribuito alcun ruolo attivo nella salvezza o nella spiritualità dei credenti. Non è venerata, non è interpellata, non è imitata: è una figura storica, importante solo per aver dato alla luce il Messia.

Questa visione riduttiva si riflette nell’assoluto divieto di qualsiasi preghiera a lei rivolta. Anche solo pronunciare l’Ave Maria sarebbe, per un Testimone di Geova, un atto idolatrico, un’offesa a Dio. Qualsiasi riconoscimento di valore spirituale o materno che vada oltre il racconto evangelico è considerato eresia cattolica, frutto della “grande Babilonia”, simbolo biblico del sistema religioso mondiale corrotto.

b) Il concetto di idolatria applicato ai santi

Oltre a Maria, anche tutti i santi vengono rigettati in blocco dai Testimoni. Nella loro visione, non esistono intermediari tra Dio e l’uomo, a parte Gesù Cristo. Pregare un santo, accendere una candela, rivolgersi a un’immagine… tutto questo viene bollato come idolatria.

Non c’è spazio per la spiritualità popolare, né per la ricchezza simbolica della fede. Tutto ciò che non è strettamente biblico (secondo la loro interpretazione) viene eliminato. E così, figure che per milioni di credenti rappresentano guida, conforto, ispirazione… vengono ridotte a superstizioni da evitare.

Il Rosario, che richiama costantemente Maria e propone preghiere rivolte a lei, incarna tutto ciò che i Testimoni rifiutano con più forza: simboli, intercessione, ripetizione, emozione. È per questo che non solo non lo recitano: lo disprezzano.

4. Esperienza personale: quando chiesi perché il Rosario era “sbagliato”

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a) Le risposte dogmatiche ricevute

Ricordo ancora la prima volta che chiesi, ingenuamente, perché i cattolici usavano il Rosario. La risposta fu immediata, secca, senza possibilità di dialogo: “Perché non è biblico. È idolatria. Pregano Maria invece di Geova. Ripetono parole vuote, come i pagani.”

Non ci fu spazio per una riflessione, né per un’analisi delle intenzioni sincere di chi lo recita. Tutto era già deciso: era sbagliato. Punto. E io, come giovane Testimone, dovevo accettarlo senza discutere.

Ma dentro di me quella risposta generò qualcosa. Un dubbio silenzioso, una crepa nel muro della certezza assoluta. Possibile che milioni di persone devote stessero semplicemente sbagliando tutto? Possibile che non ci fosse nulla da salvare in quel gesto antico e profondo?

b) Il giorno in cui provai a recitarlo per conto mio

Molti anni dopo, quando ormai avevo iniziato il mio percorso di distacco dalla congregazione, mi capitò tra le mani un Rosario. Non sapevo nemmeno bene come si usasse, ma sentivo il bisogno di provare. Non per diventare cattolico, non per cercare riti nuovi, ma per dare ascolto a una parte di me che per anni era stata soffocata.

Recitai lentamente le prime Ave Maria, senza sapere esattamente cosa aspettarmi. Ma sentii una pace nuova. Non c’era idolatria, non c’era paura, non c’era dottrina. Solo parole semplici, ripetute con il cuore. E in quel momento capii: non era il Rosario a essere sbagliato. Era la chiusura mentale a esserlo.

Fu uno dei tanti piccoli atti di libertà spirituale che mi hanno aiutato a riappropriarmi della mia fede, fuori dai dogmi imposti.

5. I miei libri: il Rosario come simbolo di libertà spirituale negata

a) Testicoli di Genova: il terrore della “ripetizione vana”

Nel mio romanzo satirico Testicoli di Genova, uno dei temi ricorrenti è l’ansia ossessiva di sembrare “diversi da tutte le altre religioni”, anche a costo di rinnegare qualsiasi forma di spiritualità autentica. C’è un passaggio in cui un personaggio, dopo aver sentito recitare il Rosario in televisione, si tormenta per giorni per averlo ascoltato, convinto che solo udirne le parole possa contaminarlo spiritualmente.

È una scena grottesca, ma realistica. Perché nei Testimoni di Geova, la paura della “ripetizione vana” è così forte da creare fobie religiose, rigidità comportamentali, e un rifiuto totale di ogni gesto che ricordi anche vagamente la liturgia o la spiritualità popolare. In questo contesto, il Rosario diventa simbolo non solo di idolatria, ma soprattutto di libertà spirituale negata.

b) Testimoni di Geova e Bibbia: la distorsione della preghiera

Nel mio saggio Testimoni di Geova e Bibbia, ho approfondito come l’organizzazione non solo limiti la libertà dottrinale, ma anche quella emotiva e spirituale. La preghiera dovrebbe essere un atto di connessione intima, e invece viene trasformata in un’azione sorvegliata, filtrata, regolata.

Il Rosario, con la sua semplicità ripetitiva, non viene neanche preso in considerazione per il suo valore spirituale, ma scartato in automatico perché etichettato come “pagano”. In questo libro ho voluto dimostrare come questa mentalità ristretta allontani i fedeli dalla vera essenza della preghiera, che non è nella forma, ma nell’intenzione.

Il Rosario non è obbligo, non è magia. È una strada. Negarla per principio significa rifiutare anche la possibilità di scelta spirituale. Ed è questo che più di tutto ho voluto denunciare.

6. Conclusione: spiritualità profonda o paura dell’identità altrui?

I Testimoni di Geova non recitano il Rosario. Ma non si fermano lì: lo rifiutano, lo condannano, lo disprezzano. Non si interrogano sul suo significato profondo, non cercano di comprenderne l’origine o l’effetto sui cuori sinceri. Si limitano a etichettarlo come sbagliato, perché non conforme al loro schema.

Ma chi si avvicina a Dio con il cuore, può farlo anche con parole ripetute, se quelle parole risuonano vere. Il problema non è il Rosario. Il problema è la paura dell’identità altrui, la chiusura verso ciò che non controllano, l’incapacità di riconoscere Dio fuori dal perimetro della propria organizzazione.

E allora la domanda è questa: stiamo parlando di idolatria… o di spiritualità autentica che fa paura a chi ha bisogno di regole per sentirsi sicuro?

Ora non mi resta che augurarti buona permanenza su Soldionline.biz.

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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