Testimoni di Geova e regole sessuali: tutto quello che devi sapere sui divieti e i comportamenti consentiti

da | 29 Mar 2025 | Crescita Personale, Religione, Sette Religiose

Quando si pensa ai Testimoni di Geova, spesso l’attenzione si concentra sulle loro attività porta a porta, sulle adunanze nelle Sale del Regno o sul rifiuto delle trasfusioni di sangue. Ma uno degli aspetti più delicati, invasivi e meno conosciuti della loro dottrina è quello legato al sesso e alla sessualità.

I divieti sessuali imposti dall’organizzazione sono numerosi, specifici e altamente restrittivi. Riguardano non solo i rapporti prematrimoniali, ma anche pratiche intime all’interno del matrimonio stesso, l’autoerotismo, l’omosessualità, la pornografia, le fantasie e perfino il modo di parlare o scherzare su temi sessuali.

Eppure, paradossalmente, si tratta di un tema onnipresente: nelle pubblicazioni, nei discorsi pubblici, nei comitati giudiziari e nelle conversazioni private con gli anziani. Il sesso diventa un campo minato, dove ogni scelta personale può trasformarsi in un atto punibile o motivo di sorveglianza spirituale.

Indice

1. Introduzione: perché parlare di sesso nei Testimoni di Geova

L’organizzazione dei Testimoni di Geova non si limita a offrire una guida etica, ma costruisce attorno alla sessualità un vero e proprio codice normativo che va ben oltre la sfera morale. Le regole sono tanto rigide quanto ambigue, spesso lasciate all’interpretazione dei comitati locali, con conseguenze che possono essere devastanti per la vita privata degli individui coinvolti.

Chi viola queste regole — anche solo nel pensiero — può essere convocato, ammonito, sospeso o addirittura disassociato. La sessualità non è vista come un aspetto naturale della vita, ma come un terreno da controllare per valutare la spiritualità di una persona. Questo genera un costante senso di colpa, paura e repressione, soprattutto tra i giovani.

In questo articolo ti porterò dentro questo sistema di regole invisibili ma onnipresenti, attraverso una panoramica chiara, documentata e — come sempre — arricchita dalla mia esperienza personale e dai miei libri.

Preparati a scoprire cosa succede quando la spiritualità incontra la censura sessuale.

2. La visione geovista del sesso

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a) Il sesso come dono solo per i coniugi

Per i Testimoni di Geova, la sessualità è concepita esclusivamente come un dono concesso da Dio ai coniugi. Qualsiasi forma di espressione sessuale al di fuori del matrimonio è considerata fornicazione, un peccato grave che può portare alla perdita dello “status spirituale”, all’ammonizione pubblica e perfino alla disassociazione.

Non esiste, nella dottrina geovista, il concetto di sessualità come espressione affettiva, esplorativa o personale se non all’interno di un contesto legalmente e religiosamente vincolante. Anche le coppie fidanzate da tempo devono astenersi da ogni tipo di contatto fisico intimo, compresi baci appassionati, carezze o qualsiasi “comportamento che possa eccitare sessualmente”.

In questo quadro, il sesso non è più vissuto come esperienza spontanea o comunicativa, ma diventa un atto esclusivamente funzionale alla procreazione e al rafforzamento del vincolo matrimoniale. Persino all’interno della coppia sposata, l’intimità deve mantenersi “decorosa”, evitando qualunque pratica giudicata “degradante” dalle pubblicazioni ufficiali della Watch Tower Society.

b) Il concetto di “purezza sessuale”

La purezza sessuale è uno dei valori centrali nell’educazione e nella vita quotidiana di ogni Testimone di Geova. Fin da giovani, ai membri viene insegnato che il corpo va mantenuto “puro” agli occhi di Geova, e che pensieri, desideri e fantasie sessuali possono contaminare la propria spiritualità.

Essere “puri” non significa solo evitare i rapporti sessuali, ma evitare anche di fantasticare, di guardare contenuti a sfondo erotico o di leggere testi ritenuti sensuali o provocanti. Anche l’abbigliamento, i gesti, il linguaggio e i comportamenti sociali vengono costantemente valutati alla luce della “castità morale”.

L’obiettivo non è tanto educare alla responsabilità affettiva o sessuale, quanto instaurare un sistema di autocensura interiore, dove l’individuo impara a giudicare sé stesso con la severità dell’organizzazione. I giovani crescono con un senso di colpa cronico legato al desiderio, al corpo e all’esplorazione naturale della sessualità, alimentando disagi profondi e difficoltà relazionali.

In questo scenario, la sessualità diventa qualcosa da temere, da reprimere, da nascondere. E tutto questo, in nome di una presunta “purezza” che, nella pratica, si traduce in controllo e standardizzazione dell’intimità personale.

3. Regole sessuali dei Testimoni di Geova

La sessualità tra i Testimoni di Geova è disciplinata da una serie di regole rigide, che definiscono con estrema chiarezza cosa è permesso e cosa è assolutamente vietato. Queste norme non si limitano alla vita coniugale, ma iniziano ben prima del matrimonio, influenzando il modo in cui si concepisce il desiderio, il corpo e le relazioni affettive.

a) Cosa è vietato prima del matrimonio

i) Masturbazione

Uno dei divieti sessuali più noti tra i Testimoni di Geova riguarda la masturbazione, considerata un atto impuro e moralmente sbagliato. Nelle pubblicazioni ufficiali viene definita come una forma di autoerotismo che “stimola desideri immorali” e “offende la santità del corpo”.
Non importa se viene praticata in solitudine o in coppia: in entrambi i casi è condannata come peccato e può essere oggetto di indagini da parte degli anziani della congregazione, soprattutto tra i giovani. Non bisogna dunque stupirsi che tali repressioni assurde alimentano fantasie sessuali che non di rado sfociano in abusi sessuali tra i Testimoni di Geova.

ii) Rapporti prematrimoniali

Il sesso prima del matrimonio è severamente proibito. Qualsiasi rapporto sessuale tra due persone non sposate viene definito “fornicazione” e può comportare la perdita di incarichi, l’allontanamento dalla congregazione e, nei casi più gravi, la disassociazione.
Anche la semplice convivenza è vista con sospetto: due fidanzati che vanno a vivere insieme senza essere sposati formalmente vengono trattati come trasgressori, anche se dichiarano di non avere rapporti sessuali.

iii) Contatti fisici considerati “impropri”

Non si tratta solo di sesso. Infatti come sottolineato anche nella guida “I Testimoni di Geova possono baciarsi“, anche baci prolungati, carezze intime, abbracci “troppo coinvolgenti” sono considerati comportamenti inappropriati.
Le pubblicazioni della Torre di Guardia invitano a evitare “le manifestazioni fisiche che stimolano desideri carnali”, anche tra fidanzati che intendono sposarsi. Il corpo, in sostanza, non è un veicolo d’amore, ma una potenziale fonte di peccato.

b) Divieti sessuali all’interno del matrimonio

Anche dopo il matrimonio, la sessualità è sottoposta a forti limitazioni. I coniugi possono avere rapporti, ma solo entro i limiti stabiliti dalla coscienza “educata dalla Bibbia” — in realtà, plasmata dalle pubblicazioni ufficiali.

i) Rapporti orali e anali

Queste pratiche sono fortemente scoraggiate, se non apertamente condannate, a seconda dell’interpretazione locale degli anziani. In alcune congregazioni vengono considerate “pratiche degradanti” e “contrarie alla natura umana”, nonostante avvengano all’interno del matrimonio.
Molti coniugi, per non incorrere in sospetti o ammonizioni, rinunciano a ogni forma di sessualità non “tradizionale”, trasformando il rapporto intimo in un rituale standardizzato e privo di spontaneità.

ii) Uso di sex toys o pratiche considerate “perverse”

Anche l’uso di oggetti erotici, lingerie provocante o giochi sessuali è malvisto. Tutto ciò che evoca un’immaginazione considerata “deviata” viene etichettato come segno di impurità. La sessualità è così ridotta a un atto funzionale, privo di creatività e libertà, dove il piacere deve sempre cedere il passo alla sobrietà.

c) Pornografia e fantasie sessuali

La pornografia, in qualsiasi forma, è categoricamente proibita. Guardare contenuti erotici è considerato un peccato grave, che può portare a misure disciplinari anche molto serie.
Ma il controllo non si ferma allo schermo: anche le fantasie sessuali private vengono demonizzate. Pensare a una persona nuda, immaginare un contatto intimo, anche con il proprio partner, può essere motivo di “autoanalisi spirituale” e, nei casi più estremi, oggetto di indagine da parte degli anziani.

Questo tipo di approccio genera un costante senso di colpa e vigilanza interiore, in cui il pensiero stesso viene monitorato e giudicato. La sessualità non è più vissuta come parte naturale dell’essere umano, ma come una zona di pericolo costante da tenere sotto controllo con la mente, la preghiera e il rimorso.

4. L’omosessualità nei Testimoni di Geova

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a) Posizione ufficiale dell’organizzazione

L’organizzazione dei Testimoni di Geova mantiene una posizione rigida e non negoziabile sull’omosessualità. Secondo la dottrina ufficiale, ogni atto omosessuale per i Testimoni di Geova è un peccato grave, equiparabile a fornicazione, adulterio o pratiche sessuali “innaturali”.

Nei loro scritti, i Testimoni fanno riferimento a passi biblici come 1 Corinti 6:9-10 e Romani 1:26-27, interpretati letteralmente per sostenere che Dio condanna ogni forma di relazione omosessuale, sia tra uomini che tra donne. Non esistono distinzioni tra amore, affetto o legame emotivo: l’atto in sé è ciò che rende impura la persona, a prescindere dal contesto.

Questo porta a una netta separazione tra ciò che è considerato “spiritualmente accettabile” e ciò che viene giudicato come “abominio”. In sintesi: l’omosessualità non è tollerata sotto nessuna forma.

b) “Inclinazione” vs comportamento

Tuttavia, negli ultimi anni, l’organizzazione ha cercato di attenuare il linguaggio, distinguendo tra l’inclinazione omosessuale e la pratica attiva dell’omosessualità. Secondo la nuova narrazione, avere impulsi omosessuali non è di per sé peccato, ma cedere a tali impulsi lo è.

Chi riconosce di avere attrazioni verso lo stesso sesso ma si astiene da qualsiasi atto fisico o relazione sentimentale, può essere considerato “spiritualmente forte”. Tuttavia, questa distinzione non ha nulla di inclusivo: si tratta di una “tolleranza condizionata” basata sulla totale rinuncia alla propria identità affettiva e sessuale.

In altre parole, puoi essere omosessuale, ma solo se resti casto e invisibile. Qualsiasi tentativo di vivere la propria affettività o di confrontarsi apertamente sul tema viene visto come segno di ribellione spirituale.

c) Conseguenze per chi pratica o rivendica

Chiunque viva apertamente una relazione omosessuale, o anche solo rivendichi il diritto di farlo, va incontro a gravi conseguenze. Il percorso più comune è quello che porta al comitato giudiziario, un organismo interno alla congregazione che valuta il “peccato” e decide se il membro debba essere ammonito, sospeso o disassociato.

La disassociazione comporta l’esclusione totale dalla comunità, l’interruzione di ogni rapporto anche con familiari e amici, e una marcatura sociale molto forte. Chi viene allontanato per motivi legati all’omosessualità è spesso vittima di stigma, isolamento e profonda sofferenza psicologica.

Inoltre, parlare in termini positivi dell’omosessualità, anche solo per promuovere rispetto e tolleranza, può essere considerato apostasia: un reato spirituale che equivale a una forma di eresia, punibile con le stesse sanzioni.

In conclusione, l’omosessualità, tra i Testimoni di Geova, non è solo un orientamento da reprimere, ma un tema attorno al quale si costruisce una narrativa di esclusione, condanna e controllo. Nessuno spazio per il dialogo, nessun margine per l’accettazione: solo un’unica via possibile, quella della rinuncia assoluta.

5. Le pubblicazioni ufficiali: cosa dicono sul sesso

a) Le riviste “Torre di Guardia” e “Svegliatevi!”

Le riviste “La Torre di Guardia” e “Svegliatevi!” sono i principali strumenti di insegnamento pubblici dell’organizzazione dei Testimoni di Geova. In apparenza, affrontano temi spirituali, educativi o morali. Ma tra le righe — e talvolta anche in modo diretto — le regole sessuali vengono ribadite con forza e precisione.

Nel corso degli anni, decine di articoli hanno parlato di masturbazione, pornografia, rapporti prematrimoniali, omosessualità, abbigliamento provocante, flirt, persino del ruolo delle fantasie sessuali. Tutto viene sempre affrontato con un tono di apparente dolcezza, ma con una chiara direzione: colpevolizzare, inibire, frenare il desiderio.

I titoli sono spesso rassicuranti: “Come mantenersi puri davanti a Dio”, “L’amore vero aspetta”, “I giovani possono vincere le tentazioni”. Ma il messaggio è sempre lo stesso: la sessualità è un potenziale pericolo spirituale, e l’unico modo per essere approvati da Geova è il totale controllo su corpo e pensieri.

b) I manuali interni usati dagli anziani

Accanto alle pubblicazioni pubbliche, esiste una letteratura riservata, destinata solo agli anziani — i responsabili spirituali di ogni congregazione. Uno dei testi principali è il manuale intitolato “Pastore il gregge di Dio”, che contiene linee guida dettagliatissime su come identificare, giudicare e trattare ogni forma di “peccato sessuale”.

Questo manuale non è disponibile ai membri comuni, ma viene usato nei cosiddetti comitati giudiziari, dove si valuta la condotta dei proclamatori accusati di “impurità”. Al suo interno si trovano definizioni esplicite di ogni comportamento sessuale proibito, e si distinguono i peccati “occasionali” da quelli “abituali”, quelli “confessati spontaneamente” da quelli “scoperti”.

Vi si parla anche della necessità, in alcuni casi, di chiedere dettagli sulle pratiche sessuali avvenute — persino su posizioni, gesti e intenzioni. Questo porta spesso a situazioni umilianti e invasive, dove un adulto viene interrogato da un comitato di tre uomini, senza avvocati né testimoni, e senza alcuna formazione psicologica o giuridica.

c) La gestione dei peccati “sessuali” nei comitati giudiziari

Quando un membro commette — o viene sospettato di aver commesso — un “peccato sessuale”, scatta l’indagine spirituale. Gli anziani convocano la persona interessata in una sala privata per formare un comitato giudiziario, con lo scopo di verificare la gravità del peccato, il pentimento e le eventuali “misure disciplinari”.

Tra le colpe giudicate più gravi ci sono: masturbazione abituale, fornicazione, adulterio, pornografia, omosessualità, rapporti orali o anali, e persino conversazioni a sfondo erotico. Se il membro non dimostra pentimento “sincero”, può essere:

  • Ammonito privatamente
  • Sospeso dai privilegi spirituali
  • Disassociato (espulso)

La disassociazione è la misura più dura: comporta la rottura di ogni rapporto sociale e familiare con gli altri Testimoni. Anche i genitori, fratelli o amici stretti devono evitare ogni forma di contatto.

Il processo, completamente interno, non ammette contraddittorio, e il peso delle regole sessuali è tale da influenzare profondamente l’autostima, l’identità e la libertà personale del credente.

6. Le conseguenze della trasgressione

Le regole sessuali dei Testimoni di Geova non sono semplici linee guida morali: sono vincoli rigidi, sorvegliati da un sistema disciplinare interno che sanziona ogni forma di trasgressione, pubblica o privata. Chi non si conforma, anche solo per una “caduta momentanea”, va incontro a conseguenze spirituali, sociali ed emotive devastanti.

a) Disassociazione e perdita dei contatti familiari

La sanzione più grave è la disassociazione, un vero e proprio atto di espulsione dalla congregazione. Viene applicata nei casi in cui il peccatore non si mostra sufficientemente pentito, oppure ha violato in modo grave e consapevole le regole sessuali imposte dall’organizzazione.

Essere disassociati significa perdere ogni legame con la comunità: amici, fratelli, genitori, figli. Persino i membri della propria famiglia, se ancora attivi come Testimoni, sono obbligati a tagliare i rapporti, evitando anche un semplice “ciao” per strada.

Chi viene disassociato sperimenta un isolamento sociale brutale, spesso improvviso e assoluto. Il dolore più grande non è la punizione in sé, ma la sensazione di sparire nel nulla, di non esistere più per coloro che si amavano. Il peccato sessuale, in questo contesto, non è solo una colpa morale: è una condanna all’invisibilità.

b) Colpa, senso di impurità e vergogna

Anche chi non viene disassociato subisce comunque un profondo trauma psicologico. Le regole sessuali, nella loro rigidità, generano un costante senso di colpa, che si insinua nella coscienza come un veleno lento.
Pensare, desiderare, sbagliare — tutto diventa motivo di vergogna spirituale, come se il proprio corpo fosse un nemico da domare.

Molti Testimoni, soprattutto i giovani, crescono con l’idea che qualunque deviazione sessuale sia un’offesa personale a Dio. Questo porta a sviluppare una visione distorta del sesso, non più come linguaggio dell’amore, ma come minaccia al proprio valore spirituale.

Il risultato è una fragilità emotiva profonda, fatta di autocensura, ansia e alienazione, che si aggrava ogni volta che si “pecca” — anche solo con un pensiero.

c) Riabilitazione spirituale o umiliazione pubblica?

Quando un peccato sessuale viene confessato e il peccatore mostra pentimento, può iniziare un processo chiamato “riabilitazione spirituale”. Ma nella pratica, questo percorso è spesso umiliante.
Chi viene “ripreso” perde i suoi incarichi nella congregazione, non può più commentare durante le adunanze o fare predicazione pubblica, e viene tenuto “sotto osservazione” dagli anziani per mesi o anni.

In alcuni casi, il peccato viene menzionato in modo velato durante le riunioni, per “mettere in guardia” gli altri membri, generando un senso di imbarazzo e stigmatizzazione. Anche dopo aver mostrato pentimento, molti continuano a essere visti come “impuri” o “deboli”.

In definitiva, la riabilitazione non è una guarigione spirituale, ma una prova di obbedienza. L’obiettivo non è aiutare la persona a ritrovare equilibrio, ma verificare che sia disposta a sottomettersi nuovamente alle regole.

7. I Testimoni di Geova Hanno Rapporti Sessuali? La mia Esperienza personale di quando il sesso era solo un tabù

a) Il peso dei sensi di colpa

C’è stato un periodo della mia vita in cui ogni pensiero, ogni impulso, ogni desiderio veniva filtrato da un senso costante di giudizio. Non solo da parte degli altri, ma anche – e soprattutto – da me stesso. Avevo interiorizzato un sistema in cui anche i pensieri dovevano essere puri, controllati, approvati.

Non parlo solo della sessualità. Parlo di tutto ciò che riguarda il corpo, la mente, la libertà di sentire. Avevo imparato che ogni emozione troppo forte, ogni spinta troppo spontanea, era da reprimere. Per anni ho vissuto così: camminando in equilibrio su un filo invisibile, tra quello che avrei voluto essere e quello che mi era stato insegnato a diventare.

Il risultato? Una vita fatta di sensi di colpa, di autoanalisi costante, di paura di sbagliare. Anche le cose più semplici, come innamorarsi o lasciarsi andare a una carezza, diventavano motivo di sospetto interiore. Ero il sorvegliante di me stesso, sempre con il fiato corto, sempre con il timore di essere “spiritualmente inadatto”.

b) Il giorno in cui ho riscoperto la libertà del corpo e della mente

La svolta è arrivata quando ho smesso di chiedermi se fossi all’altezza delle aspettative di qualcun altro. Quando ho iniziato a guardarmi allo specchio non più come un peccatore potenziale, ma come un essere umano completo, con diritto alla propria complessità.
In quel momento, ho sentito una leggerezza che non provavo da anni.

Non è stato un gesto eclatante, né una ribellione violenta. È stato qualcosa di più profondo: ho deciso di smettere di avere paura di me stesso. Di fidarmi del mio istinto. Di ascoltare il mio corpo, senza filtri.
E ho scoperto che la spiritualità autentica non si trova nella negazione del desiderio, ma nel rispetto di sé. Che il vero peccato non è il piacere, ma l’alienazione da ciò che siamo veramente.

Da allora, ho iniziato a costruire una nuova relazione con la mia interiorità. Una relazione fatta di rispetto, di consapevolezza, e soprattutto di libertà. Perché nessuna fede, nessuna regola, nessuna pubblicazione ha il diritto di definire il mio valore sulla base di ciò che provo.

8. I miei libri: la sessualità raccontata da dentro

a) Testicoli di Genova: sesso, repressione e paradossi morali

Nel mio romanzo satirico Testicoli di Genova, ho deciso di raccontare – con ironia pungente e verità scomode – le contraddizioni morali e sessuali che attraversano la vita quotidiana di chi vive all’interno dell’organizzazione dei Testimoni di Geova.
Il titolo è provocatorio, ma il contenuto è profondamente serio.

In quelle pagine, la sessualità viene esplorata come campo di battaglia tra istinto e controllo, tra desiderio e senso di colpa, tra la spontaneità umana e l’imposizione di un sistema che pretende purezza assoluta… ma spesso chiude un occhio sui veri problemi.

Attraverso situazioni al limite dell’assurdo ma tristemente reali, il libro mostra come la repressione non produca spiritualità, ma ipocrisia. Come chi predica castità assoluta possa, nel silenzio, essere tormentato da pulsioni che non ha mai potuto comprendere né accettare.
È una satira, sì. Ma è anche uno specchio fedele della vita dietro le quinte di una religione che controlla tutto… a partire dal corpo.

b) Testimoni di Geova e Bibbia: la dottrina sessuale smascherata

Nel mio saggio Testimoni di Geova e Bibbia, invece, ho voluto analizzare in modo critico e documentato le basi dottrinali delle regole sessuali imposte dall’organizzazione.
Versetto dopo versetto, pubblicazione dopo pubblicazione, ho ricostruito il modo in cui i Testimoni usano la Bibbia per giustificare una visione sessuale rigida, colpevolizzante e profondamente distorta.

L’obiettivo di questo libro non è solo denunciare, ma fare chiarezza: mostrare come molti dei divieti oggi imposti non siano altro che interpretazioni forzate, selettive e funzionali al controllo.
Non c’è nulla di spirituale nella negazione del piacere. C’è solo il bisogno di gestire i corpi per governare le coscienze.

Testimoni di Geova e Bibbia non è un libro di polemica, ma di liberazione. Per chi ha vissuto anni sentendosi sbagliato. Per chi ha creduto che l’autoerotismo fosse un abominio. Per chi ha represso il proprio orientamento sessuale nella speranza di essere “accettato da Dio”.
È un libro che aiuta a ritrovare dignità, libertà e senso critico.

9. Conclusione: fede, sessualità e libertà personale

Quando si analizzano le regole sessuali dei Testimoni di Geova, ci si rende conto che non si tratta semplicemente di un codice morale, ma di un sistema di sorveglianza profondo e strutturato, che entra nell’intimità delle persone e ne determina pensieri, desideri e comportamenti.
Ogni impulso viene filtrato, ogni scelta valutata, ogni trasgressione punita. Il corpo non è più uno strumento di espressione e connessione, ma un campo di battaglia tra obbedienza e colpa.

Certo, ogni religione ha i suoi principi etici. Ma nel caso dei Testimoni di Geova, la sessualità diventa un perno centrale del controllo sociale e spirituale. Non c’è spazio per la scoperta, per l’errore, per la crescita attraverso l’esperienza. C’è solo un’unica strada: quella dettata dalla Torre di Guardia.

E allora la domanda è inevitabile: si può davvero parlare di spiritualità quando la sessualità viene vissuta solo come minaccia? Si può parlare di amore, di libertà, di fede… se ogni impulso naturale è considerato un potenziale peccato?

Per molti, la risposta arriva solo dopo anni di sensi di colpa, repressione e dolore silenzioso. Ma una volta che si alza il velo, si scopre che il vero peccato non è il desiderio, ma la paura di viverlo liberamente.

Ora non mi resta che augurarti buona permanenza su Soldionline.biz.

Foto Luca Catanoso

Luca Catanoso

Blogger e scrittore, autore di numerosi libri pubblicati su Amazon. Racconto storie emozionanti di animali, approfondisco tematiche di storia militare, sviluppo personale e molto altro ancora. La mia missione è ispirare, informare e coinvolgere attraverso la scrittura.

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