Quando si parla dei Testimoni di Geova, spesso si pensa solo a persone educate, ben vestite e sempre pronte a bussare alle porte con una Bibbia in mano. Ma dietro questa immagine pubblica si nasconde un mondo fatto di regole ferree, prescrizioni dettagliate e divieti sorprendenti, che condizionano ogni aspetto della vita quotidiana: dalla sessualità all’abbigliamento, dai rapporti sociali fino alla scelta del lavoro o del tempo libero.
Le regole dei Testimoni di Geova non sono semplici indicazioni spirituali: sono norme vincolanti, il cui mancato rispetto può portare a pesanti conseguenze, fino all’espulsione e all’isolamento totale da amici e familiari.
Non si tratta di una religione dove la coscienza personale guida le scelte individuali. Al contrario: ogni comportamento è soggetto a vigilanza e giudizio interno.
Se ti stai chiedendo “cosa i Testimoni di Geova non possono fare”, la risposta non si limita a “non festeggiano il Natale” o “non fanno politica”. La lista è lunga, precisa, e spesso sconosciuta a chi osserva da fuori. In questo articolo entreremo nel dettaglio delle regole di vita che ogni Testimone deve seguire, analizzandone il significato, l’origine e le conseguenze pratiche.
1. Introduzione: vivere secondo le regole dei Testimoni di Geova
Le regole dei Testimoni di Geova hanno un obiettivo dichiarato: “rimanere separati dal mondo”, cioè da tutto ciò che non rientra nella dottrina dell’organizzazione. Questo significa rifiutare celebrazioni, consuetudini sociali e perfino emozioni naturali come il lutto, la rabbia o il desiderio sessuale, se non espressi secondo canoni ben precisi.
Ci sono regole assurde agli occhi di un osservatore esterno, come il divieto di pronunciare espressioni innocue (tipo “accidenti” o “perbacco”), di ascoltare musica ritenuta “mondana”, o di portare la barba lunga. Ma ci sono anche divieti estremamente gravi, come l’assoluto rifiuto delle trasfusioni di sangue, anche in casi di emergenza.
Ogni Testimone è spinto a vigilare su sé stesso e sugli altri, in un clima di controllo collettivo che viene mascherato da amore fraterno. Ma per molti che sono usciti da questa realtà – e io sono uno di quelli – queste regole rappresentano una forma di prigionia mentale e spirituale, dove la libertà individuale viene sistematicamente sacrificata in nome dell’obbedienza all’organizzazione.
Se vuoi scoprire davvero cosa c’è dietro la facciata ordinata e sorridente dei Testimoni di Geova, continua a leggere: stai per entrare in un mondo dove la fede passa per la sottomissione, e dove le regole non sono solo spirituali… ma esistenziali.
2. Le regole generali di vita tra i Testimoni di Geova
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a) Perché seguono così tante regole
Chi osserva i Testimoni di Geova dall’esterno nota rapidamente un tratto distintivo: vivono seguendo una serie molto rigida di regole e divieti. Ma perché i Testimoni di Geova seguono così tante regole? La risposta è legata al loro modo di intendere la fede: per loro, l’adorazione di Dio non passa attraverso una spiritualità interiore libera, ma attraverso l’obbedienza scrupolosa a norme che regolano ogni aspetto della vita.
Queste regole, che i Testimoni di Geova estrapolano anche dai 10 comandamenti, non sono lasciate alla discrezione personale. Vengono stabilite dalla Watch Tower Bible and Tract Society, l’ente legale che governa l’organizzazione, e sono trasmesse attraverso pubblicazioni ufficiali, discorsi pubblici e istruzioni interne. Non esistono gradi di libertà: la conformità è totale o si viene considerati spiritualmente deboli o ribelli.
Per questo motivo, ogni Testimone impara sin da piccolo che non basta “credere in Dio” o “essere una brava persona”: bisogna dimostrarlo attraverso l’aderenza a un codice comportamentale rigoroso, che include ciò che si può o non si può fare, dire, indossare, guardare o perfino pensare. In altre parole, la religione geovista è una religione fatta di regole.
b) Il concetto di “santità” e separazione dal mondo
Alla base di queste regole c’è il concetto di “santità”, intesa come separazione radicale dal mondo esterno. Secondo i Testimoni di Geova, il mondo nel suo complesso – politica, religione, cultura popolare, media, scuola, feste, perfino sport – è sotto il controllo di Satana. Per questo, vivere “santi” significa non mescolarsi con ciò che non appartiene all’organizzazione, né fisicamente né ideologicamente.
Il risultato è un isolamento volontario, spesso mascherato come “protezione spirituale”. I Testimoni evitano amicizie esterne, rifiutano di partecipare a eventi sociali, non festeggiano compleanni, non fanno il saluto alla bandiera, non si impegnano nella vita politica e non prendono parte a riti di altre religioni. Anche piccoli gesti apparentemente innocui, come partecipare a un brindisi natalizio in ufficio, possono essere considerati atti di infedeltà a Geova.
La santità, dunque, non è un ideale interiore, ma un codice di condotta concreto, misurabile e osservabile. Ogni comportamento deve essere conforme alle pubblicazioni della Torre di Guardia e all’approvazione degli anziani locali. In questo modo, l’identità del singolo viene completamente assorbita dall’identità del gruppo.
c) Obbedienza e controllo sociale
Ma chi controlla che queste regole vengano rispettate? La risposta è semplice: tutti controllano tutti. L’intera struttura dei Testimoni di Geova si regge su un sistema di sorveglianza interna che incoraggia la delazione, il giudizio e la disciplina tra membri della stessa congregazione. Non esistono “peccati privati”: ogni errore va confessato agli anziani, e spesso si finisce davanti a un comitato giudiziario che può ammonire, limitare o espellere.
L’obbedienza non è un suggerimento, è un requisito per essere considerati “spiritualmente forti”. Anche solo esprimere dissenso o perplessità sulle regole imposte può essere visto come spirito di ribellione, e portare a conseguenze gravi come l’ostracismo o la perdita di ogni legame sociale.
Il meccanismo è estremamente efficace: la paura di deludere Dio, di essere espulsi o di perdere i propri cari spinge molti Testimoni a reprimere dubbi, emozioni e desideri personali. Il controllo è continuo, non solo sugli atti, ma anche sui pensieri. Si insegna ai bambini che Geova vede tutto, anche ciò che passa nella loro mente. Il risultato è un clima dove la conformità è più importante dell’autenticità, e dove ogni forma di autodeterminazione viene sostituita dall’obbedienza cieca.
3. Cosa i Testimoni di Geova non possono fare: Cosa non sopportano e cosa dà loro fastidio
a) Divieti più noti e impattanti
Le regole che definiscono il comportamento quotidiano dei Testimoni di Geova non si limitano a linee guida spirituali: si tratta spesso di veri e propri divieti assoluti, che toccano ambiti personali, sociali e perfino medici. Per chi osserva dall’esterno, questi divieti possono apparire estremi o difficili da comprendere. Tuttavia, per un Testimone di Geova, trasgredire anche uno solo di questi punti può significare essere ammoniti, disassociati o ostracizzati.
Vediamo ora alcuni dei divieti più conosciuti e discussi, che hanno un impatto diretto sulla vita quotidiana degli aderenti.
i) Vietato festeggiare
La maggior parte delle festività celebrate nel mondo, siano esse religiose o laiche, viene considerata dai Testimoni di Geova incompatibile con la “vera adorazione”. Come sottolineo anche nella mia guida in cui spiego cosa festeggiano i Testimoni di Geova, alla base di questo rifiuto c’è l’idea che molte di queste ricorrenze abbiano origini pagane, oppure siano legate a pratiche religiose che, secondo la loro interpretazione delle Scritture, non trovano approvazione divina.
L’organizzazione insegna che ogni celebrazione non istituita direttamente da Geova debba essere evitata, specialmente se contiene elementi che richiamano simbologie non cristiane, consuetudini “mondane” o forme di culto idolatrico. Questo porta al rifiuto non solo di feste religiose molto diffuse, come Natale o Pasqua, ma anche di eventi apparentemente innocui o affettivi, come la Festa della mamma, San Valentino, l’onomastico o il Capodanno.
I Testimoni vengono istruiti a non prendere parte a nessuna di queste ricorrenze: niente festeggiamenti, niente regali, niente auguri. Una posizione che, in molti contesti, può generare isolamento, in particolare tra i bambini e gli adolescenti, spesso costretti a spiegare la propria assenza durante momenti di festa a scuola o nella vita sociale.
Perché i Testimoni di Geova non festeggiano il Natale
I Testimoni di Geova non festeggiano il Natale poichè secondo loro non è una festa cristiana autentica. Secondo la loro dottrina, questa ricorrenza ha radici pagane e non ha alcun fondamento nella Bibbia. In particolare, viene sottolineato che la data del 25 dicembre non coincide con la nascita di Gesù, e che molte delle tradizioni legate al Natale (l’albero, i regali, Babbo Natale, le decorazioni) derivano da culti antichi non cristiani.
L’organizzazione considera quindi il Natale una forma di falsa adorazione, un compromesso con il mondo che va evitato con fermezza. Ai Testimoni viene insegnato fin dall’infanzia a non prendere parte in alcun modo alle celebrazioni natalizie, a scuola come in famiglia, e a spiegare con educazione ma fermezza il motivo del loro dissenso. Questa scelta spesso porta a isolamento e difficoltà di integrazione, soprattutto nei più piccoli, che si trovano esclusi da uno dei momenti più sentiti della società occidentale.
La Festa della Mamma: un gesto d’amore… ma vietato
Anche la Festa della Mamma, pur essendo una ricorrenza affettiva e non religiosa in senso stretto, viene scoraggiata tra i Testimoni di Geova. Il motivo è che l’organizzazione associa questa festa a un culto idolatrico dell’antichità legato alla venerazione di figure materne divine. Inoltre i Testimoni di Geova non festeggiano la festa della mamma perchè qualsiasi forma di celebrazione che esalti un individuo – anche solo un genitore – può essere vista come una forma di “glorificazione umana” in contrasto con l’adorazione esclusiva riservata a Geova.
Per questo motivo, anche un semplice biglietto, un fiore o una dedica può essere considerato inappropriato. Ai bambini Testimoni viene insegnato a non partecipare alle attività scolastiche legate a questa festa, come la realizzazione di lavoretti o poesie per la mamma. Il messaggio che passa è che l’amore si dimostra ogni giorno, non attraverso ricorrenze mondane.
Il culto dei santi: un divieto assoluto
Nella dottrina dei Testimoni di Geova, il culto dei santi è totalmente respinto perché considerato idolatrico. Infatti i Testimoni di Geova non festeggiano i Santi poichè ritengono che la venerazione di figure religiose, seppur considerate sante in altre confessioni cristiane, rappresenti una deviazione dalla vera adorazione, che deve essere rivolta esclusivamente a Geova.
Non solo non credono nell’intercessione dei santi, ma insegnano che chi prega una figura diversa da Dio sta violando uno dei comandamenti fondamentali. Le feste dedicate ai santi, le immagini sacre, le statue e perfino i nomi di chiese o località ispirati a santi vengono visti come espressioni di una religiosità corrotta, ereditata dal paganesimo e mantenuta in vita dalle “false religioni”.
Di conseguenza, non partecipano a processioni, celebrazioni patronali o onoranze legate a santi e martiri cristiani, mantenendosi completamente distanti da qualunque forma di culto che non sia diretto esclusivamente a Geova.
Onomastico: una celebrazione “inutile”
I Testimoni di Geova non festeggiano l’onomastico poichè tale pratica non ha alcuna rilevanza religiosa o spirituale. Al contrario, viene considerato una celebrazione priva di fondamento biblico, legata alla venerazione dei santi, che la congregazione rifiuta apertamente. Poiché la dottrina geovista rigetta ogni forma di culto verso figure umane, festeggiare il proprio nome in relazione a un santo è ritenuto inappropriato.
Questa ricorrenza viene spesso ignorata completamente, e persino un semplice “auguri per l’onomastico” può essere evitato per non cadere in pratiche considerate inutili o potenzialmente idolatriche. Anche in ambito familiare, non ci si scambia regali né si organizza nulla in occasione di questa data. In linea con l’approccio generale all’identità religiosa, l’onomastico viene visto come una tradizione umana, non approvata da Dio, e quindi priva di valore per chi vuole vivere secondo gli standard geovisti.
Halloween e il mondo degli spiriti
Halloween è considerata una delle festività più incompatibili con la fede dei Testimoni di Geova. L’intera ricorrenza è vista come una celebrazione del mondo degli spiriti, della morte e del soprannaturale, elementi che l’organizzazione condanna apertamente in quanto collegati all’occultismo e al demonismo. Mascherarsi da creature spaventose, decorare la casa con zucche e fantasmi, partecipare a giochi come “dolcetto o scherzetto” viene interpretato come una forma di partecipazione implicita a rituali pagani.
I Testimoni di Geova non festeggiano Halloween poichè secondo la dottrina geovista, ogni coinvolgimento in pratiche che anche solo simbolicamente richiamano gli spiriti maligni espone il credente a pericoli spirituali concreti. Per questo, ai bambini Testimoni viene vietato di prendere parte alle attività scolastiche a tema Halloween, e anche i contenuti legati a questa festa (film, cartoni, dolciumi confezionati ad hoc) sono scoraggiati. Tutto ciò che richiama la “falsa adorazione” va evitato senza compromessi.
San Valentino: amore terreno o inganno spirituale?
Anche San Valentino, per quanto venga presentato come la festa degli innamorati, è vietato tra i Testimoni di Geova. Infatti i Testimoni di Geova non festeggiano San Valentino poichè l’organizzazione ne condanna l’origine, ritenuta pagana e legata a riti dell’antica Roma, ma critica anche la connotazione moderna della festa, vista come promotrice di un amore “mondano”, edonista e spesso superficiale. Scambiarsi cioccolatini, lettere o regali il 14 febbraio è considerato un gesto non spirituale, che mette al centro i desideri dell’uomo anziché la volontà di Geova.
Ai giovani in particolare viene insegnato che l’amore va coltivato in un contesto serio e spirituale, con l’obiettivo del matrimonio all’interno della congregazione. Ogni espressione sentimentale estemporanea, soprattutto se influenzata da feste popolari, è vista con sospetto. Di conseguenza, anche in questo caso, niente cuori, niente rose, niente messaggi d’amore tra compagni di scuola. L’amore vero, secondo la dottrina, non ha bisogno di una data per essere celebrato.
Carnevale e il rifiuto del travestimento
Il Carnevale è una delle ricorrenze che i Testimoni di Geova evitano in modo totale. Dunque i Testimoni di Geova non festeggiano il carnevale poichè per l’organizzazione considera questa festa profondamente radicata in pratiche pagane, nella licenziosità e nell’eccesso, tutti elementi giudicati incompatibili con una condotta cristiana sobria e spiritualmente pura.
Il travestimento, fulcro della festa, è visto con sospetto: “nascondere la propria identità” per gioco o per imitare figure immorali viene interpretato come una pratica poco onesta, e in certi casi addirittura pericolosa dal punto di vista spirituale. Maschere, carri allegorici, sfilate e coriandoli sono quindi scoraggiati non solo per il loro significato storico, ma anche per lo “spirito di festa” che viene associato al “mondo” e alle sue influenze.
Per i bambini Testimoni, questo comporta spesso l’impossibilità di partecipare a recite scolastiche, feste in maschera o giochi collettivi legati al Carnevale, contribuendo ulteriormente al senso di esclusione sociale e scolastica.
Capodanno: quando il nuovo anno non si celebra
Tra le festività apparentemente innocue che vengono rifiutate dai Testimoni di Geova c’è anche il Capodanno. Sebbene non si tratti di una festa religiosa, l’organizzazione scoraggia fortemente qualsiasi forma di partecipazione ai festeggiamenti legati alla fine dell’anno, in quanto viene vista come una celebrazione mondana, fondata su eccessi, superstizioni e comportamenti che non riflettono uno spirito cristiano.
Brindisi, fuochi d’artificio, feste, balli e countdown vengono percepiti come parte di un sistema che enfatizza il divertimento fine a se stesso e l’illusione di “ricominciare da capo” senza un vero cambiamento spirituale. Ai fedeli viene insegnato che ogni giorno è importante davanti a Geova, e che non serve una data precisa per migliorare la propria condotta o per fare bilanci.
Anche in questo caso, i bambini e i ragazzi crescono imparando a non festeggiare Capodanno, a non stare svegli fino a mezzanotte per “contare i secondi”, e a non lasciarsi coinvolgere da quella che l’organizzazione definisce come “una celebrazione del mondo che non ha nulla a che fare con la vera fede”.
Pasqua: tra resurrezione e radici pagane
La Pasqua, pur commemorando un evento centrale della fede cristiana – la resurrezione di Gesù – viene rigettata dai Testimoni di Geova. Infatti i Testimoni di Geova non festeggiano la Pasqua poichè l’organizzazione afferma che questa festa ha origini pagane, legate al culto della fertilità e della primavera, e che gli elementi moderni come le uova, i coniglietti e i dolci pasquali rappresentano un’allusione a questi riti antichi, non a Gesù Cristo.
Inoltre, secondo la dottrina, la morte di Gesù deve essere commemorata nel modo giusto e nella data corretta: con il Memoriale, una celebrazione annuale istituita dalla congregazione, completamente distinta dalla Pasqua tradizionale. Questo evento si svolge secondo criteri precisi e in una data calcolata in base al calendario lunare ebraico, non in primavera come la Pasqua cattolica.
Di conseguenza, i Testimoni non partecipano alle processioni, alle messe pasquali né ad alcuna attività legata a questa festività. I bambini non ricevono uova di cioccolato e le famiglie non organizzano pranzi speciali. Anche se si parla della resurrezione di Cristo, l’uso che ne fa il mondo esterno viene considerato corrotto, commerciale e spiritualmente fuorviante.
Perché i Testimoni di Geova non festeggiano il compleanno
I Testimoni di Geova non festeggiano i compleanni perché ritengono che questa pratica abbia origini pagane e non sia in linea con l’adorazione approvata da Geova. Secondo la loro interpretazione delle Scritture, la Bibbia non incoraggia in alcun modo la celebrazione del giorno della nascita, e i due compleanni menzionati nelle Scritture — quello del faraone (Genesi 40:20) e quello di Erode (Matteo 14:6-10) — sono associati a episodi di violenza e morte.
L’organizzazione considera il compleanno una forma di esaltazione dell’io, un’occasione che pone l’individuo al centro dell’attenzione in modo ritenuto inappropriato. In questa visione, la modestia e l’umiltà devono prevalere, e celebrare se stessi, anche solo per un giorno, viene considerato un comportamento egocentrico e spiritualmente dannoso.
Questo divieto ha un impatto emotivo profondo, soprattutto sui bambini. Non solo non ricevono regali o attenzioni speciali nel giorno della loro nascita, ma spesso devono anche astenersi dal partecipare alle feste dei compagni di scuola, rimanendo isolati in un momento in cui per gli altri bambini la socializzazione è naturale. Col tempo, questo contribuisce a creare una netta separazione tra “dentro” e “fuori”, tra la congregazione e il mondo esterno, rinforzando un senso di diversità e appartenenza esclusiva che è uno dei pilastri dell’identità geovista.
I Testimoni di Geova accettano regali?
Sì, i Testimoni di Geova possono accettare regali, ma solo se non sono legati a ricorrenze o festività che l’organizzazione considera inaccettabili, come compleanni, Natale, Pasqua, onomastici o San Valentino. Il gesto del dono in sé non è condannato, purché non venga interpretato come una forma di partecipazione a usanze “pagane” o “mondane”.
Ad esempio, un regalo fatto per semplice affetto, in un giorno qualsiasi, è pienamente accettabile. Anche doni legati a un trasloco, a un matrimonio o a un nuovo lavoro vengono generalmente considerati appropriati. Tuttavia, se si scopre che il regalo è legato a una festività proibita, potrebbe essere rifiutato per ragioni di coscienza.
In pratica, è il contesto a fare la differenza. All’interno della congregazione, molti scelgono di mostrare affetto attraverso regali “neutri”, senza date significative. Il tutto, ovviamente, rientra nel quadro più ampio di evitare tutto ciò che potrebbe sembrare una trasgressione delle regole imposte dall’organizzazione.
ii) Vietato partecipare alla vita politica o votare
I Testimoni di Geova non votano poichè si considerano “neutrali” rispetto alle questioni politiche del mondo, ma nella pratica questa neutralità si traduce in un divieto assoluto di votare, candidarsi, esprimere opinioni politiche o sostenere un partito.
Non possono cantare l’inno nazionale, fare il saluto alla bandiera, né partecipare a manifestazioni pubbliche di natura politica o patriottica. Anche un semplice gesto come indossare una spilla o esprimere preferenze elettorali può essere visto come compromettente.
L’idea di fondo è che il Regno di Dio, non i governi umani, sia l’unica vera speranza per l’umanità. Tuttavia, questa posizione porta spesso i Testimoni a vivere come osservatori passivi nella società, rinunciando a contribuire attivamente a decisioni civiche che riguardano anche la loro vita quotidiana.
iii) Vietato fare il servizio militare
Tra i divieti storici dei Testimoni di Geova c’è anche quello di non partecipare al servizio militare, in nessuna forma. Questo rifiuto è motivato dal comandamento biblico di non uccidere e dal principio di neutralità, ma nella pratica ha portato migliaia di Testimoni a subire carcerazioni, processi e discriminazioni in tutto il mondo, soprattutto in paesi dove il servizio è obbligatorio.
Anche le forme di obiezione di coscienza che prevedono un servizio civile alternativo vengono accettate solo se non comportano in alcun modo la collaborazione con enti militari o governativi. Chi si rifiuta di arruolarsi spesso diventa un caso emblematico, ma all’interno dell’organizzazione, tale sacrificio viene presentato come un onore spirituale.
iv) Vietato ricevere trasfusioni di sangue
Anche se nel complesso i Testimoni di Geova si curano come qualsiasi altra persona, esistono divere limitazioni che vanno ad influenzare ambiti specifici. Sicuramente il divieto forse più controverso e potenzialmente pericoloso è quello che riguarda le trasfusioni di sangue. I Testimoni di Geova rifiutano categoricamente l’uso di sangue intero e dei suoi principali componenti (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine, plasma), sia per sé stessi che per i propri figli.
Secondo la loro interpretazione delle Scritture, il sangue rappresenta la vita e non va mai “consumato” o “introdotto nel corpo”. Questo ha portato a numerose situazioni drammatiche, in cui pazienti Testimoni di Geova rifiutavano trasfusioni salvavita anche in situazioni di emergenza, subendo gravi conseguenze.
La battaglia per le trasfusioni sui bambini Testimoni di Geova
Negli ultimi anni, a seguito anche delle critiche causate dal rifiuto delle trasfusioni nei bambini dei Testimoni di Geova, l’organizzazione ha introdotto una maggiore flessibilità riguardo a frazioni minori del sangue e tecniche alternative, ma la sostanza non cambia: accettare una trasfusione può portare a sanzioni disciplinari interne, e la pressione psicologica è tale da far apparire questa rinuncia come un atto di fede obbligato.
Il ruolo delle alternative alle trasfusioni
Se ti stai chiedendo quali soluzioni adottano i Testimoni di Geova al posto delle trasfusioni, o quali opzioni mediche esistono oggi per chi rifiuta il sangue, ti invito a leggere il mio articolo dedicato alle tecniche e alternative al sangue per i Testimoni di Geova. Scoprirai un mondo poco conosciuto fatto di strategie cliniche complesse, protocolli ospedalieri dedicati e scelte che spesso mettono a dura prova il confine tra coscienza personale e dogma religioso.
In Italia e nel resto del mondo, diversi ospedali che collaborano con i Testimoni di Geova. Questi offrono cure compatibili con le convinzioni dei Testimoni di Geova, evitando l’utilizzo di trasfusioni. Si tratta di reparti specializzati o medici preparati all’impiego di metodi alternativi al sangue, come tecniche chirurgiche conservative, terapie farmacologiche per aumentare la produzione di emoglobina e strumenti a basso impatto ematico. Per agevolare queste scelte, l’organizzazione dei Testimoni ha istituito dei Comitati di collegamento con le strutture sanitarie (HLC), che aiutano i pazienti a dialogare con i medici e a trovare soluzioni terapeutiche che rispettino la loro fede. Poichè esistono medici Testimoni di Geova talvolta tali comitati s’interfacciano con medici che prestano servizio in questi ospedali.
E’ permesso fare gli esami del Sangue?
Sì, i Testimoni di Geova fanno gli esami del sangue. Questo tipo di procedura medica non comporta una violazione delle regole religiose, perché il sangue viene prelevato solo temporaneamente a fini diagnostici e non viene “riutilizzato” o reintrodotto nel corpo, come accade invece nelle trasfusioni.
La distinzione è fondamentale: per l’organizzazione dei Testimoni di Geova, ciò che è vietato non è il prelievo in sé, ma l’uso terapeutico del sangue, cioè ogni intervento che comporti l’introduzione di sangue (intero o in grandi componenti) nel corpo, anche in situazioni d’emergenza.
Perciò:
- Le analisi di laboratorio sono pienamente accettate.
- Il sangue prelevato per gli esami viene considerato “abbandonato” e non può essere conservato per successive infusioni, a meno che non si tratti di frazioni minori ammesse (come albumina, immunoglobuline, ecc.), che rientrano nelle cosiddette “decisioni di coscienza”.
In sostanza, gli esami del sangue sono permessi, ma la gestione medica successiva ai risultati deve sempre tener conto delle severe limitazioni imposte in materia di trasfusioni.
Molti Testimoni, infatti, portano con sé documenti firmati in cui dichiarano di rifiutare trasfusioni, anche in caso di complicazioni.
4. Regole sessuali tra i Testimoni di Geova
Testimoni di Geova e Bibbia: Setta o Vera Religione?
Un’indagine profonda su dottrine, controllo mentale e testimonianze inedite. Il libro per chi vuole conoscere la verità dietro una delle religioni più controverse del nostro tempo.
La sessualità all’interno della dottrina dei Testimoni di Geova è un tema estremamente normato e carico di divieti. A differenza di molte religioni che si limitano a condannare l’adulterio o la promiscuità, i Testimoni di Geova impongono una vera e propria disciplina sessuale dettagliata, che si estende alla vita privata, ai pensieri, alle fantasie e perfino ai comportamenti all’interno del matrimonio.
Il corpo, secondo la loro dottrina, non è un ambito personale, ma un territorio che dev’essere sottomesso ai principi “biblici” così come interpretati dal Corpo Direttivo. Vediamo nel dettaglio alcune delle regole sessuali dei Testimoni di Geova più significative.
a) Il sesso solo nel matrimonio
Secondo i Testimoni di Geova, l’unico contesto in cui il rapporto sessuale è lecito è quello tra marito e moglie regolarmente sposati. Come sottolineo anche nella mia guida in cui spiego se i Testimoni di Geova possono baciarsi, qualsiasi forma di intimità al di fuori di questo vincolo – anche tra fidanzati, conviventi o coppie innamorate ma non sposate – è considerata “fornicazione” e viene condannata con estrema severità. Dunque fuori dal matrimonio anche un semplice bacio può essere fonte di problemi.
Non importa se due persone si amano o hanno intenzione di sposarsi: se non sono legalmente uniti in matrimonio, non possono avere rapporti sessuali. E chi trasgredisce questa regola, anche solo una volta, rischia di essere convocato davanti a un comitato giudiziario e, nei casi più gravi, disassociato (espulso) dalla congregazione.
Questo crea un forte incentivo a sposarsi giovani, spesso con poca maturità, pur di non restare “infuocati” e rischiare di cadere in tentazione. Inoltre la repressione di tali desideri leciti e naturali, proprio come nella chiesa cattolica, porta gli adempti a sfogare i propri impulsi in modo malato come per esempio compiendo tutta una serie di abusi sessuali che tra i Testimoni di Geova si verificano di frequente.
b) Masturbazione, pornografia e omosessualità
Anche la masturbazione è proibita. Non esiste alcuna tolleranza su questo tema, nemmeno nei casi in cui sia legata a bisogni fisiologici o momenti di fragilità personale. È considerata una “pratica impura”, capace di danneggiare il rapporto con Dio e favorire desideri illeciti.
La pornografia, anche quella non esplicita, è vietata in ogni forma. Sfogliare riviste, guardare video online o seguire profili social che espongono il corpo in modo “provocante” è visto come una forma di contaminazione mentale. Vengono incoraggiati strumenti di autocontrollo come filtri internet, diario dei pensieri, e perfino confessioni periodiche agli anziani.
L’omosessualità, infine, è considerata un comportamento “contrario alla natura” e incompatibile con il cristianesimo. I Testimoni di Geova non solo condannano gli atti omosessuali, ma anche l’orientamento stesso. Infatti l’omosessualità per i Testimoni di Geova peccato grave. Dunque chi dichiara di avere tendenze omosessuali viene considerato spiritualmente a rischio, anche se afferma di non agire su di esse. Il messaggio implicito è chiaro: chi è omosessuale può solo vivere nel celibato assoluto per essere accettato da Dio.
c) Regole contro i rapporti orali e anali
Forse l’aspetto più controverso tra le regole sessuali dei Testimoni di Geova riguarda ciò che accade anche all’interno del matrimonio. Nonostante marito e moglie siano liberi di avere rapporti sessuali, alcuni atti specifici sono fortemente scoraggiati o considerati “impuri”, in particolare:
- Rapporti orali
- Rapporti anali
- Atti considerati “perversi” o “non naturali”
Secondo le pubblicazioni ufficiali, questi comportamenti sono pratiche degradanti, incompatibili con la santità dell’unione coniugale. Nonostante non siano sempre motivo diretto di disassociazione, possono essere oggetto di ammonimento se l’anziano lo scopre durante una confessione o se vengono rivelati durante un processo giudiziario interno.
i) Le pubblicazioni ufficiali sul tema
Tra le fonti più citate c’è la Torre di Guardia (rivista ufficiale dell’organizzazione), che in più numeri ha trattato la questione in modo diretto, etichettando certi atti come “pratiche sessuali degradanti” e incoraggiando le coppie a mantenere “la santità del letto matrimoniale”.
Vengono anche raccontate esperienze in cui coppie sono state ammonite o escluse da incarichi teocratici per aver praticato determinate forme di intimità. La linea guida generale è che anche la sessualità tra coniugi deve rispecchiare la purezza e l’ordine morale dell’organizzazione.
ii) Conseguenze in caso di “fornicazione”
Quando si parla di “fornicazione” nel linguaggio dei Testimoni di Geova, non si fa solo riferimento al rapporto sessuale completo. Anche baci appassionati, toccamenti, messaggi a sfondo erotico o situazioni ambigue possono essere considerati “condotta impura”.
Le conseguenze? A seconda della gravità:
- Colloquio con gli anziani
- Ammonimento pubblico o privato
- Rimozione da incarichi (come lettore, proclamatori, pionieri)
- Disassociazione (espulsione) e ostracismo sociale
È importante notare che, anche dopo il pentimento, l’individuo viene sorvegliato per mesi o anni per “dimostrare” la sua sincerità. Si tratta di un sistema in cui la sessualità, invece che vissuta in modo sano e consapevole, viene trasformata in un campo minato fatto di paura, colpa e controllo.
5. Regole sull’abbigliamento e l’aspetto estetico
Tra gli aspetti più visibili e immediati della disciplina imposta ai Testimoni di Geova ci sono le regole sull’abbigliamento e sull’aspetto fisico. Anche in questo campo, l’organizzazione fornisce linee guida molto precise, spesso non scritte ma trasmesse tramite discorsi, pubblicazioni e pressioni sociali interne.
Lo scopo dichiarato è quello di mantenere decoro, modestia e distinzione dai “modelli mondani”. Ma nella pratica, ciò si traduce in una serie di divieti e standard rigidi che influenzano non solo il modo di vestirsi, ma anche la libertà di espressione individuale.
a) Abbigliamento sobrio per uomini e donne
L’abbigliamento dei Testimoni di Geova ha regole assai stringenti. Infatti esso deve essere sobrio, dignitoso e non appariscente. Frasi come “non attirare l’attenzione su di sé” o “non imitare il mondo” vengono ripetute spesso nelle pubblicazioni ufficiali. Il vestiario non deve evocare sensualità, ricchezza, ribellione o creatività eccessiva. In altre parole, più ti confondi nella massa geovista, meglio è.
i) Regole sulle gonne per le donne
Per le donne Testimoni di Geova le regole sono stringenti e vanno ad influenzare molteplici ambiti della loro vita. Oltre alla loro vita sessuale e a quello della loro vita da madre, tali regole riguardano anche il loro modo di vestirsi. Al riguardo devi sapere che le Testimoni di Geova donne la gonna è spesso un simbolo distintivo. Anche se non esiste un divieto esplicito sui pantaloni, alle adunanze, alla predicazione e agli eventi ufficiali le donne devono sempre indossare gonne o abiti. La lunghezza deve essere sotto al ginocchio, mai troppo corta né troppo attillata.
Le scollature, le trasparenze, gli spacchi o gli abiti aderenti sono considerati inappropriati, se non addirittura indecenti, anche se alla moda o di buon gusto. Questo approccio alla femminilità genera spesso disagio e senso di giudizio continuo, soprattutto nelle giovani ragazze che si confrontano con la realtà esterna.
ii) Codice di vestiario durante le adunanze
Durante le adunanze, è richiesto un abbigliamento “da ufficio formale”: giacca, cravatta e pantaloni lunghi per gli uomini, abiti eleganti ma castigati per le donne. Non sono ammessi jeans, magliette, felpe, scarpe da ginnastica, abiti estivi troppo leggeri o capi casual, nemmeno con temperature elevate.
Questo non vale solo per chi prende la parola: anche chi siede tra il pubblico deve rispettare un preciso codice estetico, pena sguardi, commenti o ammonimenti diretti da parte degli anziani.
b) Barba, capelli e tatuaggi
Anche l’aspetto del viso e dei capelli è regolamentato con estrema attenzione. Tutto ciò che può trasmettere un’idea di ribellione, stile personale o ispirazione “mondana” viene scoraggiato o vietato.
i) I Testimoni di Geova possono avere la barba?
Tecnicamente sì… ma nei fatti è fortemente sconsigliata. La barba tra i Testimoni di Geova viene associata a mode “del mondo”, a simboli di ribellione o a culture ritenute estranee al contesto geovista. Chi la porta rischia di essere escluso da incarichi, come lettore, microfonista o proclamatori.
In alcune congregazioni, chi si presenta con la barba può essere invitato dagli anziani a radersi per dare un “buon esempio”. L’ideale estetico resta quello dell’uomo rasato, con capelli corti e abbigliamento sobrio.
ii) Tatuaggi vietati o tollerati?
I tatuaggi nei Testimoni di Geova sono vietati. La base è Levitico 19:28, interpretato in modo letterale. Farsi un tatuaggio è considerato un atto di disobbedienza e contaminazione, anche se si tratta di simboli religiosi o commemorativi.
Chi entra nell’organizzazione già tatuato può essere tollerato, ma deve coprire sempre i tatuaggi in pubblico, specialmente durante le adunanze o l’attività di predicazione. In alcuni casi, può subire limitazioni nei compiti teocratici, come tenere discorsi o svolgere incarichi visibili.
c) Depilazione e norme sull’igiene personale
Sebbene meno menzionate nelle pubblicazioni ufficiali, le norme implicite sull’igiene personale e la depilazione sono presenti. Come sottolineo anche nella guida “I Testimoni di Geova possono depilarsi“, non esistono vere e proprie leggi scritte su come tagliarsi i peli o lavarsi, ma l’aspettativa è che ogni membro sia curato, pulito, “presentabile” secondo lo standard dell’organizzazione.
Per le donne, la depilazione è data per scontata. Per gli uomini, oltre alla barba, sono scoraggiati tagli di capelli troppo moderni, rasature laterali “da moda secolare” o creste.
L’aspetto esteriore viene considerato una testimonianza del proprio “stato spirituale”: più sei sobrio, pulito e conforme, più sei considerato affidabile e maturo. Questo alimenta un contesto di giudizio costante, dove lo stile diventa un’arma di conformismo.
6. Regole per le donne Testimoni di Geova
Tra le regole più discusse all’interno dell’organizzazione dei Testimoni di Geova ci sono quelle che riguardano la condizione femminile. Anche se nel linguaggio ufficiale si parla di “ruoli complementari” tra uomo e donna, nella pratica la donna occupa una posizione sottomessa, silenziosa e marginale nella struttura religiosa.
Il principio di base è che l’uomo è il capo, e la donna deve rimanere al suo posto. Questo concetto si estende sia alla vita privata (matrimonio e famiglia), sia alla vita pubblica (assemblee e congregazione).
Vediamo nel dettaglio cosa comporta tutto questo.
a) Sottomissione e silenzio nell’assemblea
Nelle adunanze dei Testimoni di Geova, le donne non possono insegnare, predicare o dirigere alcuna attività davanti a un pubblico misto. Questo non vale solo per la predicazione pubblica, ma anche per situazioni più semplici, come condurre una preghiera, leggere una scrittura o partecipare attivamente a una discussione spirituale.
In base a una rigida interpretazione di testi come 1 Corinti 14:34 e 1 Timoteo 2:12, alle donne viene imposto il silenzio e la sottomissione quando ci sono uomini presenti. Anche se preparano i loro commenti per le adunanze, devono limitarsi a leggerli brevemente, con voce calma e tono umile, senza mai assumere un ruolo da “insegnante”.
Le decisioni spirituali e organizzative sono prese esclusivamente dagli uomini: gli anziani e i servitori di ministero sono sempre maschi. Le donne possono solo eseguire compiti secondari o, al massimo, fare da “supporto”.
Questa esclusione è mascherata da rispetto, ma nei fatti genera una sistematica marginalizzazione del pensiero e delle capacità femminili, anche in presenza di donne con più esperienza o preparazione rispetto agli uomini che le “guidano”.
b) Il velo spirituale e il ruolo della moglie
Uno dei concetti più simbolici della dottrina geovista è quello del cosiddetto “velo spirituale”. Anche se non si tratta di un velo fisico (come accade in altre religioni), nella prassi quotidiana alle donne viene richiesto di coprirsi il capo con un foulard in situazioni specifiche: ad esempio, quando pregano o insegnano a un bambino maschio se non c’è un uomo presente.
Il significato è chiaro: la donna non deve mai assumere una posizione di autorità spirituale. Deve sempre mostrare che, anche se momentaneamente guida una preghiera o uno studio, lo fa in assenza di una guida maschile, e solo con umiltà e riserva.
Nel contesto familiare, il ruolo della moglie è regolato da un principio assoluto: deve essere sottomessa al marito come al Signore (Efesini 5:22, secondo l’interpretazione geovista). Questo significa che l’uomo ha l’ultima parola in ogni decisione familiare, e che la moglie deve “rispettarlo” anche quando non condivide le sue opinioni, purché non si tratti di peccati evidenti.
Le donne Testimoni di Geova vengono educate a non contestare, non guidare, non rivendicare autonomia, ma a sostenere, incoraggiare, ed essere “modeste” e “sottomesse”. Anche nel rapporto con altri fratelli della congregazione, devono mostrarsi umili, servizievoli, discrete e rispettose, rinunciando spesso alla propria personalità.
Il modello di riferimento è la “donna saggia e silenziosa” di Proverbi 31, ma nell’interpretazione geovista assume connotazioni molto più restrittive e controllanti.
7. Regole sui rapporti sociali e l’amicizia
Uno degli aspetti più profondi e spesso sottovalutati del sistema geovista riguarda la gestione delle relazioni interpersonali. A differenza di quanto accade in altre religioni, dove l’integrazione nel tessuto sociale è considerata una virtù, i Testimoni di Geova vedono con sospetto qualsiasi legame con chi non condivide la loro fede.
Il risultato è un sistema relazionale chiuso e altamente controllato, dove anche un semplice rapporto di amicizia può diventare motivo di preoccupazione o addirittura di sanzione interna. Vediamo nel dettaglio come funzionano queste regole.
a) I Testimoni di Geova possono avere amici “del mondo”?
Tecnicamente, non è vietato avere amici che non sono Testimoni di Geova. Ma nella pratica, questa possibilità viene fortemente scoraggiata. Il termine “mondo” è usato per definire chiunque non faccia parte dell’organizzazione, e viene spesso associato a pericolo, corruzione morale, influenza negativa.
Durante le adunanze e nelle pubblicazioni ufficiali, si ribadisce continuamente il concetto che “le cattive compagnie corrompono le buone abitudini” (1 Corinti 15:33), invitando i fedeli a limitare al minimo ogni relazione con i non credenti.
Anche un compagno di scuola, un collega di lavoro o un parente non Testimone può essere visto come una minaccia spirituale. In questo contesto, le regole sulle amicizie tra i Testimoni di Geova rendono i rapporti autentici fuori dalla congregazione quasi impossibili, sostituite da rapporti formali, distaccati e finalizzati eventualmente solo alla “predicazione”.
b) Rapporti limitati con i non credenti
I Testimoni di Geova vivono in una bolla sociale. Ogni attività, svago, contatto e perfino la scelta del coniuge deve avvenire preferibilmente all’interno della comunità. Questo vale anche per:
- Sport di squadra (vietati se includono “mondani”)
- Viaggi e vacanze (da fare in compagnia di altri Testimoni)
- Cene e compleanni (non festeggiati, ma anche evitati se organizzati da altri)
- Relazioni affettive (vietato uscire con un non Testimone)
Il risultato è una vita sociale costruita artificialmente: le amicizie non sono frutto di affinità naturali, ma della condivisione di un’identità religiosa. Questo genera spesso un senso di isolamento, specialmente nei giovani, che si trovano a rinunciare a contesti normali come una festa di classe, una gita o una serata in pizzeria, pur di non trasgredire. Quando si parla di persone non credenti ci si riferisce ai soggetti che non credono nell’ideologia Geovista. Dunque questo gruppo comprende non solo gli atei ma anche i membri di altre religioni. Dunque anche se non ci sono regole scritte, i Testimoni di Geova non possono avere amici cattolici o facenti parte di altre religioni.
c) Il rischio dell’ostracismo
Il concetto di ostracismo è centrale nel sistema relazionale dei Testimoni di Geova. Chi trasgredisce le regole, si allontana volontariamente o viene disassociato, diventa automaticamente un “disassociato” o “apostata”, e deve essere completamente evitato, anche da amici e familiari.
Le conseguenze sono gravissime:
- Genitori che non parlano più ai figli
- Fratelli che si ignorano
- Amici di una vita che smettono di salutarti
Anche un messaggio, un like su un post o una telefonata possono essere considerati una violazione delle regole. Questo crea un sistema basato sulla paura dell’espulsione sociale, che funziona da potente deterrente alla dissidenza o al dubbio.
Chi viene ostracizzato spesso racconta di provare un senso di lutto anticipato, come se fosse morto agli occhi delle persone care. Ed è proprio questo il vero meccanismo di controllo: se hai tutto da perdere, farai di tutto per restare dentro.
8. Regole sul matrimonio e la famiglia
Ci sono regole strette sul fidanzamento tra Testimoni di Geova e non solo. Infatti non mancano anche le regole sul matrimonio. Il matrimonio e la vita familiare sono considerati dai Testimoni di Geova ambiti altamente teocratici, cioè sotto il controllo diretto della dottrina e dell’organizzazione. Non si tratta di semplici scelte private o affettive, ma di veri e propri atti spirituali che devono essere regolati da precise direttive.
Le regole sul matrimonio tra Testimoni di Geova sono molto rigide poichè ogni decisione coniugale o familiare – dalla scelta del partner alla gestione dell’educazione dei figli – viene filtrata alla luce delle pubblicazioni ufficiali e dei principi stabiliti dal Corpo Direttivo. Vediamo nel dettaglio le principali regole.
a) Sposarsi solo con altri Testimoni
Questa è una delle regole più ferree: un Testimone di Geova può sposarsi solo con un altro Testimone battezzato. Anche una relazione con un “simpatizzante” non battezzato è sconsigliata. In pratica, chiunque non sia pienamente inserito nell’organizzazione viene considerato una cattiva scelta matrimoniale.
Questo principio si basa sull’idea di “non mettersi sotto un giogo mal assortito” (2 Corinti 6:14), e ha conseguenze dirette:
- Relazioni con non Testimoni vengono osteggiate apertamente
- Fidanzamenti possono essere ostacolati o sorvegliati dagli anziani
- I giovani vengono spinti a cercare partner solo all’interno della congregazione, spesso in modo affrettato
Sposare una persona “del mondo” è visto come un pericolo per la fede e può portare a perdita di privilegi spirituali. Dunque anche se non c’è una regola rigida, un Testimone di Geova che si lega in matrimonio con un cattolico o con un soggetto di altre confessioni compresi gli atei, non è visto bene.
b) Divieto di divorzio (salvo per adulterio)
Il matrimonio, una volta celebrato, è considerato indissolubile, salvo che per un’unica eccezione: l’adulterio fisico. Infatti i Testimoni di Geova possono divorziare solo se uno dei due partner ha commesso fornicazione con un’altra persona, l’altro ha il diritto (ma non l’obbligo) di chiedere il divorzio.
Se tra i Testimoni di Geova l’adulterio è l’unico motivo per cui è consentito il divorzio, praticamente in tutti gli altri casi – abusi psicologici, maltrattamenti, assenza d’amore, incompatibilità caratteriale – il divorzio non è ammesso. La separazione legale è tollerata in situazioni estreme, ma i due restano sposati “agli occhi di Geova” e non possono risposarsi.
La pressione è enorme: molte donne (ma anche uomini) restano intrappolati in relazioni tossiche e infelici pur di non violare la legge divina. E se un Testimone divorzia senza motivo “biblico”, e si risposa, può essere disassociato per adulterio.
c) Educazione dei figli secondo i principi dell’organizzazione
Gli abusi verso i figli Testimoni di Geova partono già dal concepimento degli stessi. Infatti l’aborto nei Testimoni di Geova è severamente vietato. Dopodichè, in caso di concepimento per quanto riguarda gli anni avvenire anche l’educazione dei figli è regolata in modo molto preciso. I genitori Testimoni devono istruire i propri figli fin da piccoli nei principi della Torre di Guardia, attraverso:
- Studi biblici familiari settimanali
- Partecipazione obbligatoria alle adunanze
- Predicazione porta a porta anche per i minorenni
- Limitazione di amicizie scolastiche o attività extracurricolari
- Letture e contenuti selezionati (niente Harry Potter, niente fiabe “magiche”, niente film “immorali”)
Il bambino cresce quindi in un ambiente chiuso e dottrinalmente filtrato, dove ogni attività è valutata in base alla sua “congruenza con i principi biblici”.
Spesso, i figli vengono spinti a battezzarsi in giovane età, anche prima dei 13 anni, senza piena consapevolezza. Ma una volta battezzati, se decidono di uscire, verranno trattati come apostati, anche dai genitori.
9. Regole sul lavoro e le attività professionali
Anche la sfera lavorativa e professionale è sottoposta a un rigido controllo dottrinale tra i Testimoni di Geova. Lungi dall’essere un ambito libero dove ciascuno può esprimere sé stesso, il lavoro viene considerato uno strumento utile, ma secondario, da subordinare alla “vita spirituale” e alla predicazione.
Non esistono veri e propri elenchi ufficiali di professioni vietate, ma attraverso pubblicazioni, esempi nelle adunanze e pressioni sociali, si delinea con estrema chiarezza ciò che è “approvato” e ciò che non lo è.
a) Lavori considerati incompatibili
Le regole sul lavoro tra i Testimoni di Geova demonizzano interi settori professionali considerati incompatibili con la fede geovista. Tra questi troviamo:
- Forze armate e corpi armati (polizia, esercito, guardia giurata): vietati per principio, poiché il Testimone deve rimanere “neutrale” rispetto alla politica e alla violenza.
- Medici e infermieri in reparti dove si praticano trasfusioni: spesso scoraggiati, perché potrebbero trovarsi a somministrare sangue, cosa vietata dalla dottrina.
- Avvocati penalisti o giudici: ruoli in cui si esercita “autorità” sugli altri o si giudicano le persone sono visti con sospetto.
- Lavori in settori immorali secondo la loro morale (bar, discoteche, casinò, spettacolo, moda, ecc.)
- Commercio di tabacco, alcolici, pornografia o armi
Anche mestieri assolutamente legali ma “mondani” possono essere scoraggiati se troppo visibili, creativi o considerati frivoli: attore, influencer, musicista, artista, parrucchiere eccentrico, stilista, estetista.
Il principio non è la legalità, ma la conformità ai princìpi morali dell’organizzazione.
b) Ambizione e “pericoli della carriera”
Tra le espressioni più ripetute nelle pubblicazioni geoviste troviamo:
“non puntate alla carriera”, “vivete semplicemente”, “fate del ministero la vostra priorità”.
L’ambizione professionale viene vista con sospetto. Chi dedica troppe energie al lavoro viene considerato “spiritualmente debole”, troppo preso dalle cose del mondo. Questo vale anche per chi studia molto, fa carriera, o costruisce un’attività imprenditoriale.
Ance se non esiste una regola vera e propria che afferma che i Testimoni di Geova non possono frequentare l’università, ci sono lo stesso molti giovani Testimoni rinunciano agli studi universitari perché incoraggiati a fare pionierato o lavori part-time per avere più tempo da dedicare all’organizzazione.
L’obiettivo ideale non è diventare un professionista realizzato, ma un “pioniere regolare”, magari missionario o betelita (collaboratore nelle strutture della Watch Tower). Carriera e successo personale sono visti come ostacoli alla devozione.
c) Regole implicite su ricchezza e successo
Sebbene i Testimoni di Geova non condannino esplicitamente la ricchezza, nella pratica un Testimone troppo ricco, elegante o “in vista” viene percepito con sospetto. Perseguire obbiettivi finanzari comprende anche la formazione scolastica. Infatti come ribadito più volte gli adepti di questa setta non frequentano l’università dunque i Testimoni di Geova non festeggiano la laurea.
La ricchezza, secondo la narrativa ufficiale, può portare orgoglio, distrazioni spirituali e ridurre il tempo dedicato alla predicazione. L’ideale è lo “stile di vita semplice”, fatto di lavoro modesto, poche pretese, e piena disponibilità per l’opera del Regno.
Anche l’acquisto di beni materiali (auto lussuose, case grandi, abiti firmati) può diventare oggetto di critica, specialmente se visibile nella congregazione.
Inoltre, chi si arricchisce viene spesso visto come “poco spirituale”, mentre chi vive con poco ma partecipa molto all’attività geovista viene esaltato come esempio di fede.
Il messaggio implicito è chiaro: non ambire, non distinguerti, non desiderare troppo. E se lo fai, non farlo notare.
10. Regole alimentari dei Testimoni di Geova
Per i Testimoni di Geova, l’alimentazione non è solo una questione di salute fisica, ma rientra a pieno titolo nell’ambito della purezza morale e dell’integrità spirituale. Sebbene non esista un vero e proprio “manuale alimentare” ufficiale, la loro condotta è profondamente influenzata da principi biblici e direttive organizzative, che nel tempo hanno modellato un codice alimentare rigido e ricco di implicazioni religiose e culturali.
Se vuoi sapere cosa possono mangiare i Testimoni di Geova sappi che il principio cardine che guida le scelte alimentari è tratto da Atti 15:28-29, dove si esorta a “astenersi dal sangue”. Questa indicazione ha un impatto diretto e tangibile sulla vita quotidiana di ogni Testimone, condizionando le scelte a tavola e orientando anche il modo di relazionarsi con prodotti alimentari comuni. A questo si aggiunge una generale avversione verso tutto ciò che possa essere collegato a festività religiose non riconosciute o ad abitudini “mondane”.
Vediamo ora alcuni esempi concreti.
a) Il panettone e i dolci delle feste: cibo proibito o tollerato?
Il panettone, dolce tipico delle festività natalizie, non è vietato in sé, ma il suo consumo può essere malvisto da parte dei membri più conservatori. Poiché i Testimoni non celebrano il Natale, ritenuto una ricorrenza di origine pagana e non cristiana, mangiare cibi simbolicamente associati a questa festività può essere percepito come un gesto compromettente sul piano spirituale.
Anche se in teoria i Testimoni di Geova possono mangiare il panettone, molte famiglie della congregazione, durante il mese di dicembre è comune evitare panettoni, pandori e altri dolci festivi, non tanto per il loro contenuto, ma per ciò che rappresentano. In ambienti più rigidi, addirittura l’acquisto di questi prodotti può essere considerato un atto da giustificare, specie se fatto in pubblico.
b) Dolci e dessert: concessioni alimentari con riserve spirituali
In generale, i Testimoni di Geova mangiano i dolci poichè questi tipi di alimenti non sono vietati dalla dottrina Geovista, ma il loro consumo deve rimanere moderato. L’eccesso viene spesso associato a mancanza di autodisciplina, un tratto considerato negativo nella vita del cristiano. Tuttavia, la questione si complica quando si parla di dolci legati a festività religiose o a elementi simbolici estranei alla dottrina JW.
Dolci come le colombe pasquali, le uova di cioccolato con simboli religiosi o le torte natalizie decorate con croci o angioletti possono essere evitati per coerenza dottrinale. Anche qui, non si tratta tanto del gusto quanto del contesto: ciò che rappresenta un semplice dolce per molti, per il Testimone può diventare un rischio spirituale da evitare.
c) Il consumo di carne tra divieti religiosi e scelte etiche
I Testimoni di Geova mangiano carne poichè il consumo di tale alimento è permesso, ma a condizione che sia priva di sangue residuo. Questo divieto è preso molto sul serio e rappresenta una delle restrizioni più importanti e vincolanti per i membri della congregazione. Mangiare carne non dissanguata in modo corretto, o che contenga additivi a base di sangue, è considerato un peccato grave.
Molti Testimoni, per essere sicuri, evitano insaccati e carni conservate, oppure cercano prodotti con etichette dettagliate che ne garantiscano la conformità ai princìpi religiosi.
i) I Testimoni di Geova sono vegetariani? Riflessioni personali e considerazioni etiche
No, i Testimoni di Geova non sono vegetariani per dottrina. Anzi, l’alimentazione a base di carne è pienamente accettata e non viene in alcun modo scoraggiata dall’organizzazione, a patto che sia “pura” dal punto di vista biblico, ovvero priva di sangue.
Tuttavia, non tutti i membri condividono questa impostazione. Alcuni, per motivi di salute o etici, scelgono volontariamente di diventare vegetariani o vegani. Ma è una scelta personale, non incoraggiata né sostenuta dalla leadership religiosa.
“Quando ero dentro, per diversi anni ho davvero creduto di praticare la vera religione. Eppure, col senno di poi, una delle cose che più mi ha fatto riflettere è stato proprio il tema del rispetto verso gli animali. Mi sono chiesto: come può essere divina una religione che non ha alcuna obiezione morale sull’uccisione degli animali? Come può ritenersi pura una dottrina che considera normale nutrirsi di creature senzienti, ignorando l’impatto che tutto questo ha sulla salute, sulla vita e sul pianeta? Oggi penso che la vera spiritualità non può prescindere dal rispetto per ogni forma di vita. Gli animali si amano, non si mangiano. Una religione che non insegna questo, a mio avviso, non viene da Dio, ma dal suo opposto.”
ii) Mortadella e altri salumi “a rischio spirituale”
Se vuoi sapere se i Testimoni di Geova possono mangiare mortadella, sappi che tale alimento nonchè altri salumi simili vengono spesso evitati per precauzione. Il sospetto che possano contenere tracce di sangue, plasma o additivi non dichiarati li rende alimenti “a rischio”. Chi li consuma lo fa spesso in modo sporadico e con molta cautela, mentre chi desidera mantenere una reputazione “spiritualmente forte” all’interno della congregazione tende a eliminarli del tutto dalla propria dieta.
d) Il consumo di bevande alcoliche: limiti spirituali e ambiguità
I Testimoni di Geova bevono alcol poichè tale bevanda è tollerata, ma solo se consumato con grande moderazione. Bere un bicchiere di vino o una birra in occasioni sociali non è considerato sbagliato, ma l’ubriachezza è un peccato grave e può avere conseguenze anche disciplinari all’interno della congregazione.
Come accade in molte regole dei Testimoni, la percezione varia da famiglia a famiglia e da congregazione a congregazione. In alcuni ambienti si beve tranquillamente durante i pasti, in altri anche un semplice brindisi può essere visto con sospetto.
i) Coca Cola e altre bevande “stimolanti”
I Testimoni di Geova bevono Coca Cola poichè questa bevanda non è vietata, ma per molti anni ha suscitato controversie. Il problema principale riguardava la caffeina, considerata da alcuni un eccitante da evitare. Anche se oggi la maggior parte dei Testimoni la consuma senza problemi, in famiglie più conservatrici si preferisce evitarla, specialmente nei giovani, per evitare “cattive abitudini”.
ii) Il vino nelle cerimonie e nella vita quotidiana
Il vino ha anche un uso cerimoniale all’interno della religione. Viene utilizzato durante il Memoriale della morte di Cristo, ma solo da chi si considera “unto”, ovvero tra i 144.000 destinati a regnare con Cristo in cielo. Per gli altri, il vino è presente ma non viene consumato.
Nella vita quotidiana, i Testimoni di Geova possono bere vino poichè tale bevanda è tollerata se consumata in maniera equilibrata. Tuttavia, chi si espone pubblicamente bevendo in modo eccessivo può essere ammonito o anche sottoposto a restrizioni nella congregazione.
11. Regole assurde e poco conosciute
Oltre alle regole ufficiali che tutti conoscono — come il rifiuto delle trasfusioni di sangue o il divieto di festeggiare compleanni — esistono decine di norme minori, implicite, bizzarre o cambiate nel tempo, che compongono l’universo comportamentale dei Testimoni di Geova.
Si tratta di regole non sempre scritte, ma fortemente radicate nel contesto culturale dell’organizzazione. Alcune sono cambiate con gli anni, altre regole assurde dei Testimoni di Geova resistono ancora oggi. Tutte contribuiscono a creare un clima di controllo e uniformità, dove anche ciò che sembra banale può diventare motivo di colpa o disciplina.
a) Parole vietate e modi di parlare
Uno degli aspetti meno noti è l’uso controllato del linguaggio. Tra i Testimoni di Geova, molte parole ed espressioni comuni sono sconsigliate o addirittura vietate, perché considerate “inappropriate” o “mondane”.
Ecco alcuni esempi:
- Espressioni come “che fortuna”, “mi raccomando”, “toccati” o “in bocca al lupo” sono scoraggiate perché associate alla superstizione.
- Parole come “accidenti”, “diavolo”, “cavolo”, “mamma mia”, “porca miseria” sono viste come sostituti di imprecazioni e quindi vietate.
- Anche “ciao” è stato a lungo sconsigliato in certe congregazioni perché di origine mondana (si preferiva “salve” o “arrivederci”).
Inoltre, il tono di voce, il modo di raccontare una barzelletta o di esprimere entusiasmo devono sempre riflettere “dignità” e “sobrietà cristiana”. L’umorismo spontaneo viene spesso represso, e chi “parla troppo liberamente” può essere corretto dagli anziani.
b) Film, musica e sport vietati
Sebbene non esista un elenco ufficiale e pubblico di divieti, nella pratica quotidiana i Testimoni di Geova vivono con un sistema di regole non scritte che scoraggia o vieta gran parte dei contenuti e passatempi ritenuti “del mondo”. I membri devono evitare ogni forma di intrattenimento che contenga violenza, spiritualismo, immoralità sessuale, linguaggio volgare o valori considerati “corrotti” o “mondani”.
Esempi concreti:
- Guardare la TV, pur non essendo vietato in senso assoluto, è fortemente regolamentato. Molti programmi popolari, serie TV e film — soprattutto quelli d’azione, horror, fantasy o fantascientifici — sono considerati inappropriati o persino “satanici”. Classici del cinema come Star Wars, Harry Potter o Il Signore degli Anelli sono spesso citati negativamente nelle pubblicazioni ufficiali, in quanto ritenuti promotori di magia, violenza o spiritualismo. Dopodichè come sottolineo anche nella mia guida in cui spiego se i Testimoni di Geova possono guardare la TV, praticamente anche programmi apparentemente innocui, come reality show o talk show, vengono evitati per non “contaminare la mente”.
- La musica secolare, soprattutto rock, metal, rap o canzoni con tematiche romantiche ed emotive, è scoraggiata. Persino la musica strumentale può essere malvista, soprattutto se associata a un immaginario che esalta “il mondo” o valori contrari alla moralità biblica.
- Lo sport competitivo, come il calcio o le arti marziali, è spesso malvisto poiché viene considerato promotore di spirito di rivalità, idoli umani e aggressività, tutte qualità contrarie allo spirito “pacifico e mite” richiesto ai Testimoni.
- Andare al mare non è vietato, ma è soggetto a numerose restrizioni. La scelta del costume da bagno, la presenza in spiagge affollate, il contatto con persone “del mondo” e l’eventualità di essere visti in contesti “troppo rilassati” possono portare a giudizi severi. Alcuni membri evitano del tutto le località balneari per non essere “di inciampo” agli altri fedeli. Per approfondimenti leggi l’articolo “I testimoni di Geova vanno al mare“.
- Anche attività ricreative apparentemente innocue, come giocare a carte, possono essere malviste, soprattutto se associate a carte da gioco classiche, scommesse o ambienti non spirituali. Anche quando il gioco non ha nulla a che fare con il denaro, è spesso evitato per timore di sembrare “mondano”.
- Ballare, infine, è un’altra attività sottoposta a forti restrizioni. Nella guida “I Testimoni di Geova possono ballare” spiego che le danze sensuali, i balli di coppia o il frequentare discoteche sono fortemente scoraggiati o addirittura vietati. Solo in contesti “controllati” e con musica “approvata”, come ad esempio in alcune feste tra Testimoni, il ballo può essere tollerato — ma anche lì, la sorveglianza morale è alta.
- Persino truccarsi in modo vistoso, leggere romanzi fantasy, collezionare oggetti “misteriosi” (teschi, draghi, oggetti simbolici), o utilizzare espressioni come “mamma mia” o “accidenti” può essere visto come segno di debolezza spirituale o di influenza satanica.
In sintesi, ciò che per molti è semplice espressione di gusto personale o libertà culturale, per un Testimone di Geova può trasformarsi in un terreno minato di divieti e giudizi, dove il piacere innocente si trasforma in potenziale peccato.
c) Divieti che cambiano nel tempo
Uno degli aspetti più inquietanti del sistema geovista è la variabilità delle regole, che possono cambiare nel tempo senza ammettere esplicitamente che erano sbagliate prima.
Esempi storici:
- Fino agli anni ‘70, il trapianto di organi era vietato: era considerato cannibalismo.
- Fino a poco tempo fa, dire “salute” dopo uno starnuto era considerato superstizioso.
- Per decenni, la barba era vista come segno di ribellione e vietata: oggi è più tollerata, ma solo in certe zone del mondo.
- I pantaloni per le donne erano tabù assoluto fino a pochi anni fa, anche se oggi in alcuni Paesi sono accettati per “ragioni pratiche”.
- Fino agli anni ‘60, i Testimoni di Geova potevano fumare. Era visto come un’abitudine poco salutare, ma tollerata: persino alcuni pionieri e anziani fumavano. La svolta arrivò nel 1973, quando l’organizzazione stabilì che continuare a fumare dopo un periodo di sei mesi avrebbe comportato la disassociazione. Da allora, il fumo è considerato una pratica impura, incompatibile con lo “stato spirituale” di un Testimone. Un cambiamento drastico che mostra, ancora una volta, come le regole possono mutare… ma sempre in modo vincolante per i fedeli.
Questi cambiamenti avvengono tramite sottintesi, nuove sfumature o rivisitazioni interpretative, ma non viene mai ammesso un errore. Di conseguenza, chi era stato punito in passato per aver infranto una regola oggi superata, non riceve alcun risarcimento o scuse.
Il messaggio resta chiaro: non pensare con la tua testa, segui il programma aggiornato, obbedisci oggi anche se domani cambierà.
12. Esperienza personale: vivere sotto un regolamento non scritto
a) La pressione sociale costante
Avevo vent’anni quando iniziai a frequentare regolarmente le adunanze dei Testimoni di Geova. Venivo da un periodo oscuro, da fallimenti personali, da una profonda ricerca di senso. E loro mi offrirono qualcosa che, all’apparenza, sembrava ciò che avevo sempre cercato: un ambiente protetto, fatto di sorrisi, regole chiare e promesse di redenzione.
Ma col tempo, quell’ambiente cominciò a trasformarsi. Ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero sembrava dover passare attraverso un filtro invisibile. Non c’era bisogno di scrivere le regole nero su bianco, perché le sentivi ovunque: negli sguardi, nei commenti, nelle allusioni durante le adunanze. La pressione non arrivava da una voce autoritaria urlata da un pulpito, ma da un sistema che ti osservava senza sosta, facendoti sentire sempre in difetto, sempre “non abbastanza spirituale”.
Un giorno ti dicono che una parola è troppo “mondana”, il giorno dopo che un’amicizia ti sta “raffreddando spiritualmente”. Se un film ti emoziona troppo, è “pericoloso”. Se ridi troppo forte, sei “poco sobrio”. Se sogni in grande, stai perdendo la vista sul “Regno”.
E così, pezzo dopo pezzo, cominci a modellarti su quello che vogliono, a reprimere la tua identità, i tuoi gusti, i tuoi sogni. Ti adegui, perché non vuoi essere messo da parte. Perché, in fondo, temi che se non ti adegui, sarai solo.
b) Il giorno in cui mi ribellai alle regole
Il punto di rottura non fu improvviso, ma fu deciso. Ricordo benissimo il momento in cui ho capito che quella vita non mi apparteneva, che non stavo seguendo una fede, ma un copione scritto da altri. Non ero più io a decidere cosa fosse giusto o sbagliato, bello o brutto, vero o falso: erano le pubblicazioni, gli anziani, il gruppo.
Quello che avrebbe dovuto essere un percorso spirituale era diventato una gabbia fatta di frasi preconfezionate e gesti standardizzati. Non provavo più niente. Non avevo più voglia di fingere.
Così, senza rabbia, ma con lucidità, ho scelto di uscire. Di riprendermi la mia vita. Di tornare a pensare, scegliere, sbagliare, vivere per conto mio. Il gesto simbolico? Riprendere una vecchia abitudine che l’organizzazione mi aveva fatto rinnegare: fumare cannabis, non come atto di debolezza, ma come dichiarazione di libertà. Era il mio modo di dire: “Io decido. Da oggi, io sono di nuovo il padrone di me stesso.”
Non fu facile. Ma fu necessario. E oggi, a distanza di anni, non rimpiango nulla di quella ribellione, perché fu l’inizio della mia vera rinascita.
13. I miei libri: le regole raccontate da dentro
Dopo aver vissuto per anni sotto un sistema che ti insegna a pensare secondo uno schema fisso, sentivo il bisogno di trasformare quell’esperienza in qualcosa di utile, sincero e, perché no, liberatorio. Da questa esigenza sono nati i miei libri, che raccontano ciò che si vive dentro l’organizzazione dei Testimoni di Geova, con due approcci molto diversi ma complementari: uno satirico, l’altro analitico.
a) Testicoli di Genova: ironia, dogmi e obbedienza cieca
In questo libro ho scelto l’ironia come strumento di denuncia. Racconto esperienze vissute o viste da vicino, situazioni assurde, ridicole, a tratti grottesche, che rivelano quanto il peso della regola abbia sostituito la ricerca del senso spirituale.
Attraverso episodi ispirati alla realtà — nomi e contesti ovviamente modificati — il lettore entra nel mondo parallelo delle congregazioni, dove tutto ruota attorno all’immagine, all’obbedienza cieca, e a un’ossessione per il comportamento esteriore. Niente spazio per i dubbi, le emozioni autentiche o le sfumature. Si vive in bianco e nero.
Il risultato è un racconto tragicomico che, se da una parte fa sorridere, dall’altra lascia una profonda amarezza: perché sotto la superficie c’è la storia di tante vite sprecate dietro regole inutili.
b) Testimoni di Geova e Bibbia: come le regole soffocano la spiritualità
Qui il tono cambia: si entra nel cuore della dottrina. Ho analizzato, passo dopo passo, come l’organizzazione ha costruito una rete di interpretazioni selettive della Bibbia per giustificare il suo impianto normativo.
Parlo delle regole sul sangue, sulla sessualità, sulle amicizie, sulla musica, sul pensiero critico. Mostro le contraddizioni tra le Scritture e le applicazioni moderne, e come queste regole non conducano a una fede più profonda, ma a una forma di schiavitù spirituale.
Questo libro è pensato per chi vuole capire davvero cosa c’è dietro la facciata “biblica” dell’organizzazione. Per chi sospetta che la spiritualità non debba coincidere con l’obbedienza cieca, e che Dio non abbia bisogno di un regolamento di 500 pagine per essere trovato.
14. Conclusione: guida spirituale o controllo totale?
Quando si entra nel mondo dei Testimoni di Geova, tutto appare ordinato, preciso, strutturato. Le regole sembrano offrire sicurezza, stabilità, senso di appartenenza. Ma col passare del tempo, per chi guarda con occhi lucidi, quelle stesse regole iniziano a mostrare la loro vera funzione: non guidare, ma dirigere. Non proteggere, ma controllare.
Non si tratta di pochi precetti morali o di semplici consigli di vita: siamo di fronte a un sistema normativo capillare, che entra in ogni aspetto dell’esistenza. Dal modo di parlare a come vestirsi, da cosa leggere a chi frequentare, tutto viene filtrato attraverso l’ottica dell’organizzazione.
Il problema non è solo la quantità delle regole, ma la loro rigidità, la pressione sociale che le accompagna e l’assenza di reale libertà spirituale. Chi trasgredisce, anche in modo lieve, rischia l’emarginazione, l’ostracismo, o addirittura la disassociazione.
Ma la fede, quella autentica, non dovrebbe essere un insieme di “sì” e “no” imposti dall’alto. Dovrebbe essere un cammino personale, fatto di domande, scelte e persino errori. Nessuna regola, per quanto ben scritta, potrà mai sostituire la coscienza, il cuore e il libero pensiero.
Ed è proprio questo il punto: quando le regole diventano più importanti della persona, la spiritualità muore.
Ora non mi resta che augurarti buona permanenza su Soldionline.biz.
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